L’avvenimento ecumenico al Grossmünster era stato preparato da una settimana di convivenza fraterna tra i 24 vescovi di varie Chiese e Comunità ecclesiali, esperienza che si ripete da 20 anni. Quest’anno si era svolta al Centro “Unità” dei Focolari, a Baar nel cantone di Zugo in Svizzera, dal 13 al 19 novembre. Provenivano da 12 nazioni, dal Brasile alla Svezia, dall’Inghilterra all’India. Si trattava di “fare un’esperienza di quella spiritualità di comunione che secondo Giovanni Paolo II deve caratterizzare tutto il nostro agire e, a maggior ragione, il nostro agire ecumenico”, spiega il moderatore del Convegno, il Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. E il frutto è stato visibile.

“Nella preghiera in comune e nel dialogo fraterno, durante le meditazioni bibliche e le conversazioni di spiritualità ecumenica, abbiamo potuto sperimentare quasi un presagio della piena comunione visibile fra le Chiese”, affermano i vescovi nei Messaggi che hanno inviato ai Capi delle rispettive Chiese a conclusione della loro riunione. Messaggi nei quali hanno espresso senza mezzi termini la loro risoluzione di testimoniare, in seno alle Chiese e tra i fedeli a loro affidati, “quella fratellanza che ci unisce sin d’ora, e di adoperarci in ogni modo, affinché si affretti il giorno nel quale i cristiani potranno accostarsi insieme alla Mensa del Signore e testimoniare in pienezza Cristo all’umanità, attraverso la nostra visibile unità”.

Mentre nelle edizioni precedenti del Convegno ci si era soffermati di più a sottolineare gli aspetti di convergenza, questa volta si sono toccati anche alcuni punti di divergenza. Continua a spiegare il Card. Miloslav Vlk: “La profonda unità in Cristo che abbiamo cercato di realizzare, permetteva di dialogare su argomenti delicati come l’eucaristia o il ministero petrino in un clima di amicizia e nel vicendevole ascolto”.

Tornando nei loro Paesi, i vescovi vogliono approfondire questi temi e, nel Convegno dell’anno prossimo, si spera di raccogliere le conclusioni. Una prospettiva che ricorda la convinzione, espressa da Giovanni Paolo II nel recente Messaggio alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani, che “nello scambio di doni a cui il movimento ecumenico ci ha abituati, nella ricerca teologica rigorosa e serena, nella costante implorazione della luce dello Spirito, potremo affrontare anche le questioni più difficili ed apparentemente insormontabili nei tanti nostri dialoghi ecumenici come, ad esempio, quella del ministero del vescovo di Roma”.

Nel desiderio di “conoscere di più la tradizione dell’altro per potersi amare di più”, i partecipanti hanno visitato anche diverse comunità cristiane del posto: dall’Abbazia benedettina di Einsiedeln, al Monastero siro-ortodosso di Sant’Augin ad Arth e a Zurigo “sulle orme di Huldrych Zwingli”. Occasioni per dare insieme una testimonianza di quella ritrovata fraternità che è forse il risultato più importante del cammino ecumenico fin qui compiuto. ??

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