“Partiamo dagli ultimi, da coloro che vengono scartati e abbandonati dalla società”. Nasce così il Centro anziani Hogar “Chiara Lubich” nell’amazzonia peruviana. Un luogo nel quale, grazie alla generosità di una famiglia insieme alla comunità dei Focolari, si accolgono anziani abbandonati, che hanno bisogno di aiuto, di essere curati, di un pasto caldo o semplicemente del calore di una famiglia.
In un mondo segnato da guerre, crisi e polarizzazione, il dialogo e la cooperazione rimangono le uniche vie per la pace. Con questa convinzione, l’ONG New Humanity ha aderito al Forum Globale dell’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (UNAOC) che ha convocato il suo Gruppo di Amici a Cascais, in Portogallo, dal 25 al 27 novembre. Con il tema “Uniti nella pace: ripristinare la fiducia, rimodellare il futuro – Riflettere su due decenni di dialogo per l’umanità”, l’evento ha riunito diverse parti interessate, tra cui leader religiosi, accademici, giovani, media e rappresentanti della società civile. Tra i partecipanti di alto profilo c’erano António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, Marcelo Rebelo de Sousa, Presidente del Portogallo, il Re Felipe di Spagna, diversi ministri degli Esteri in carica e precedenti primi ministri dei paesi europei.
L’ONG New Humanity del Movimento dei Focolari e membro del Consiglio Consultivo Multireligioso dell’UNAOC ha sottolineato l’impegno dell’organizzazione per promuovere una società giusta e unita, dove le fedi sono spazi di incontro e collaborazione. Radicata in decenni di iniziative popolari, New Humanity collega l’azione locale con la diplomazia internazionale per affrontare le sfide globali e promuovere la pace. Questa partecipazione ha sottolineato l’importanza degli sforzi multilaterali per ripristinare la fiducia e rimodellare un futuro di armonia e collaborazione tra le istituzioni internazionali, le organizzazioni religiose e il settore privato.
Il nostro impegno
Durante il Global Forum, Ana Clara Giovani e André Correia, rappresentanti dei giovani del Movimento dei Focolari, insieme a Maddalena Maltese, principale rappresentante dell’ONG New Humanity a New York, hanno presentato il documento “Insieme per prendersi cura – Per la nostra famiglia umana e la nostra casa comune”. Questo documento rappresenta un impegno da parte dei Giovani per un Mondo Unito (Y4UW) nei confronti del Patto per il Futuro, approvato dalle Nazioni Unite lo scorso settembre.
Al Genfest 2024, un raduno di 4.000 giovani provenienti da tutto il mondo tenutosi in Brasile, sono stati lanciati otto hub di innovazione per promuovere l’unità della famiglia umana e prendersi cura della nostra casa comune. Le otto Comunità Mondo Unito hanno consolidato e sviluppato proposte e progetti ispirati alla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, in linea con i principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e del Patto per il Futuro dell’ONU. Queste iniziative si concentrano su aree quali lo sviluppo sostenibile, l’azione per il clima, la promozione della pace e dei diritti umani, il dialogo interculturale, la coesione sociale e l’empowerment dei giovani.
Questi progetti e proposte costituiscono il nucleo del documento presentato a Cascais. Si apre con una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, riconoscendo i suoi instancabili sforzi per sostenere la pace e lo sviluppo sostenibile. Tra le proposte chiave vi sono l’istituzione di un Forum giovanile di alto livello per integrare le prospettive dei giovani nel processo decisionale globale e i preparativi per l’80° anniversario delle Nazioni Unite e la COP 30, che mostrano soluzioni guidate dai giovani per la sostenibilità urbana e la salute climatica.
Presentato a Miguel Ángel Moratinos, Alto Rappresentante dell’UNAOC, e a Felipe Paullier, Alto Rappresentante per gli Affari della Gioventù, il documento ha ricevuto una risposta entusiasta. Entrambi i leader hanno riconosciuto i contributi di lunga data di New Humanity e hanno espresso interesse ad analizzare ulteriormente le proposte. Questo impegno ha sottolineato il ruolo centrale dei giovani nella definizione delle politiche per un futuro giusto e sostenibile, rafforzando il legame tra le azioni di base e la diplomazia internazionale.
Per ampliare la portata e l’efficacia di questo lavoro, gli Ambasciatori del Mondo Unito, una rete giovanile, svolgeranno un ruolo fondamentale nel collegare le iniziative popolari alle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, assicurando che le azioni locali abbiano risonanza a livello globale.
New Humanity continua il suo impegno nel collegare le iniziative di base con le organizzazioni importanti, portando avanti la sua missione di promuovere la fraternità, il dialogo e lo sviluppo sostenibile. I rapporti nati durante il Forum Globale dell’UNAOC saranno fondamentali per rafforzare l’impatto dei nostri progetti e amplificare le voci dei giovani di tutto il mondo.
Ana Clara Giovani e Maddalena Maltese
Per scaricare il documento, in inglese, fare click sull’immagine
Stamattina, mentre facevo la spesa al supermercato, sono passata vicino ad un grande carrello dove una commessa accumulava cartoni ed ho notato due di essi erano a terra.
Nel timore di esserne stata io, inavvertitamente, a farli cadere, ho chiesto scusa, poi ho raccolto i cartoni e li ho sistemati sul carrello.
La commessa mi ha ringraziato dicendo di non preoccuparmi. Poi, facendo un commento ad alta voce ha aggiunto: «È rara la gentilezza!». Un’altra persona che si trovava a passare lì vicino ha confermato: «È proprio vero!». Al che la commessa le ha raccontato, a mo’ di spiegazione, cosa era successo.
Quanto a me, ero contenta, anche perché questo piccolo episodio mi ha fatto tornare in mente una frase sentita tempo fa e che mi aveva colpita: invitava a “seminare la gentilezza”. Mi è sembrata una “carezza” di Dio.
G.S. – Italia (*)
Sanare rapporti
Ho un fratello, cristiano cattolico, che ha sposato una donna tedesca della Chiesa evangelica. Quando si sono stabiliti in Italia, il rapporto tra mia madre e mia cognata non è stato facile, anche se lei non si era opposta a che i figli venissero educati nella Chiesa cattolica. Quanto a me, cercavo di farmi “mediatrice” tra lei e mamma. Anche mia cognata soffriva per questa incomprensione, sanata tuttavia poco prima che nostra madre morisse. Da tempo, condivido quotidianamente con lei, tramite whatsapp, il “Pensiero del giorno” che ci aiuta a vivere quotidianamente l’amore evangelico. Un giorno invitava ad “essere misericordiosi”, con questa breve frase di commento: “La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto”. Immediata è stata la sua risposta: “Se ti ho fatto star male in qualche circostanza negli anni passati, perdonami”. Stupita, le ho risposto a mia volta: “Anch’io ti chiedo scusa”. E lei: “Non ricordo nessun episodio per il quale dovrei scusarti…”.
C. – Italia (*)
Chiamati e testimoni
Una persona molto cara mi ha chiesto di scrivere qualcosa sulla mia esperienza di insegnante per una sua conoscente di un altro Paese che stava facendo un progetto sull’educazione ai valori.
Ho capito che era un’opportunità per trasformare in testimonianza e “annuncio” quella che, in qualche modo, è stata, nel corso della mia vita, la mia risposta personale alla “chiamata” a vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo come insegnante e come madre.
La stesura ha richiesto molte ore di scrittura, cancellazione, correzione, riscrittura, ricordando aspetti che avrei potuto aggiungere, eliminandone altri che mi sembravano irrilevanti e, soprattutto, filtrando ogni parola con amore. Ho cercato di mettermi al posto della persona per cui stavo scrivendo, perché, anche se non la conoscevo, potevo amare Gesù in lei.
L’ho inviato alla mia amica, con la consapevolezza che forse non era proprio quello di cui aveva bisogno, ma pronta a cambiare tutto.
Con mia grande sorpresa, lei mi ha risposto: “Ho già inviato la tua lettera ed è piaciuta molto”. Senza dubbio non era lo scritto in sé che piaceva, ma l’opera che Dio ha fatto in me e che, condivisa, poteva essere una piccola luce per gli altri.
E, naturalmente, le altre cose che dovevo fare in quei giorni sono state facilmente risolte, poiché ci sono stati dei cambiamenti di programma che mi hanno lasciato il tempo libero per farle.
Vivere la Chiesa nella sua dimensione comunitaria attraverso il metodo sinodale. Questo uno dei messaggi scaturiti dal Convegno ecclesiale organizzato dal Movimento dei Focolari di Italia e Albania che si è tenuto a inizio novembre presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo in Italia. Un evento che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone, di diverse età e vocazioni, che aderiscono alla spiritualità dei Focolari, ma anche referenti di altre associazioni.
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili dei Focolari in Italia e Albania hanno messo in luce il percorso compiuto finora insieme ad altre realtà della Chiesa italiana. È nato tutto da “un profondo dialogo cresciuto nel tempo, tra sacerdoti e laici; un lavorare insieme, persone di tutte le diramazioni dell’Opera di Maria (ovvero Mov. dei Focolari); una valorizzazione crescente di tutti quelli che a vario titolo operano nella chiesa locale e negli organismi diocesani e nazionali. […] Sentiamo che in questi ultimi anni è molto cresciuta questa sensibilità all’interno del Movimento e sia a livello nazionale che locale si collabora molto di più con altri Movimenti e Associazioni ecclesiali”.
Nella prima giornata, il prof. Vincenzo Di Pilato, docente di Teologia fondamentale e coordinatore Accademico del Centro Evangelii Gaudium ha messo in rilievo (testo) la figura di Maria come Madre di Dio e Madre dell’umanità, evidenziando la radice trinitaria dell’incarnazione e la dimensione sociale di Maria.
A seguire il Card. Giuseppe Petrocchi ha approfondito la realtà dell’essere Chiesa oggi, sottolineando come occorre avere una bussola valoriale per capire come muoversi, quale chiesa essere e come essere chiesa. Bisogna studiare e amare il contesto socioculturale del territorio in cui si agisce e guardare i segni dei tempi: cosa il Signore ci chiede oggi.
Spazio quindi a varie esperienze su progetti educativi rivolti alle persone emarginate, sulle nuove generazioni, la fraternità universale, l’opzione dei “poveri” per una sinodalità inclusiva.
La seconda giornata si è arricchita con la presenza della Dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia, Vita, la quale ha portato il saluto e l’incoraggiamento del Prefetto del Dicastero il Card. Kevin Joseph Farrell. La dott.ssa Ghisoni ha donato una riflessione meditativa dal titolo “Dimensione mariana: una Chiesa dal volto sinodale”. Ripercorrendo la vita di Maria ha affermato che anche noi dobbiamo “fidarci di Dio che è fedele. A noi, lontano da ogni trionfalismo, stare in piedi davanti alle situazioni più dure della nostra società, della nostra famiglia, del nostro movimento. A noi non vergognarci se sembriamo appartenenti ad un gruppo di falliti, se abbiamo tra noi dei pusillanimi, e accogliere la chiamata ad una sempre nuova generatività, annunciando con la vicinanza, la cura, l’ascolto, con intelligenza, attenzione e dialogo, che Dio è fedele, è vicino, è misericordioso”.
E ha ricordato le parole che il Cardinale Farrell ha indirizzato al Movimento dei Focolari nell’80° della sua nascita: “L’ideale che Chiara (Lubich) vi ha trasmesso rimane sempre attuale, anche nel mondo secolarizzato di oggi, così diverso da quello degli inizi dell’Opera. Il vostro carisma contiene in sé una grande carica vitale, ma come dice spesso il Santo Padre: ‘non è un pezzo da museo… bisogna che entri in contatto con la realtà, con le persone, con le loro inquietudini e i loro problemi. E così, in questo incontro fecondo con la realtà, il carisma cresce, si rinnova e anche la realtà si trasforma, si trasfigura attraverso la forza spirituale che tale carisma porta con sé’”.
Con Marina Castellitto e Carlo Fusco si è approfondito il tema sull’universale vocazione alla santità, attraverso le figure di alcuni membri dei Focolari per i quali è stata avviata la causa di beatificazione.
A seguire l’esperienza della Settimana Sociale dei cattolici italiani tenutasi a Trento nel mese di luglio 2024. “Quei giorni sono stati un’esperienza di ascolto e approfondimento del qui ed ora del nostro tempo: interrogarci sul nostro essere comunità di credenti nella più vasta comunità ecclesiale e quindi politica come storia e trama di relazioni umane” ha affermatoArgia Albanese presidente del Movimento politico per l’unità (Mppu) Italia.
La giornata è proseguita con l’esperienza della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL) alla presenza della segretaria dott.ssa Maddalena Pievaioli. La Consulta è il luogo nel quale esse vivono in forma unitaria il rapporto con l’Episcopato Italiano offrendo la ricchezza delle loro associazioni e accogliendone fattivamente i programmi e le indicazioni pastorali. L’augurio è che si possa sempre più diffondere questa realtà all’interno delle Associazioni.
A chiudere la condivisione di alcune buone pratiche come il Centro Evangelii Gaudium, le esperienze del Movimento Diocesano di Pesaro e Fermo e approfondimenti sul dialogo ecumenico e su quello interreligioso, sul dialogo con persone di convinzioni non religiose e su quello con il mondo della cultura.
L’ultimo giorno ha visto la partecipazione di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari. Margaret ha raccontato la sua recente esperienza al Sinodo in quanto convocata tra nove personalità in qualità di invitati speciali. “Il Sinodo, con i suoi 368 partecipanti, tra vescovi e laici, di cui 16 delegati fraterni di altre Chiese cristiane, ci ha offerto un esempio perfetto della dimensione universale di questa speranza – ha affermato Margaret –. Venivamo da 129 nazioni e ciascuno di noi era portatore della propria realtà: di pace, di guerra, di povertà, di benessere, di migrazione, di gioie e dolori di ogni genere. Per questo direi che il primo messaggio forse il più importante, è la dimensione profondamente missionaria del Sinodo. […] E la prima lezione che abbiamo imparato è: camminare insieme, testimoniare insieme, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La seconda lezione è stata la pratica spirituale del discernimento che richiede: libertà interiore, umiltà, fiducia reciproca, apertura alla novità”. (…) La nostra responsabilità è “quella di farsi portatori di sinodalità in ogni ambito: quello ecclesiale in primis, basti pensare a quanti tra noi, e qui sarete moltissimi! sono impegnati nella propria Chiesa locale. Ma, noi membri dell’Opera di Maria, non possiamo limitarci solo a questo ambito, siamo un Movimento laico e questa laicità è essenziale, viene dal Carisma e non possiamo perderla. Il Sinodo ha sottolineato in moltissime occasioni che dobbiamo ‘allargare la nostra tenda’ per includere proprio tutti, specialmente quelli che si sentono fuori”.
Jesús Morán ha tenuto una meditazione-riflessione sull’essere oggi Chiesa di speranza. “La speranza – ha affermato – ci fa superare la paura. La speranza va unita alla fede e all’amore, le tre sorelle della vita teologale. La speranza è una virtù comunitaria, ci libera dall’isolamento dell’angoscia e ci lancia verso il “noi”; un “noi” che diviene amore concreto al fratello”.
La provincia spagnola di Valencia ha subìto, alcuni giorni fa, uno dei più grandi disastri naturali della sua storia, dopo che forti piogge hanno causato massicce inondazioni – la DANA – nelle città e nei paesi della regione.
Al momento si contano 214 morti e 32 persone ancora disperse. Si stima che siano state colpite 800.000 persone, un terzo degli abitanti della provincia di Valencia. Circa 2000 piccoli locali commerciali sono stati invasi da acqua e fango e hanno perso tutto. Le automobili navigavano, come se fossero barchette di carta, per le strade ammucchiandosi l’una sull’altra. Non è ancora stato stilato l’elenco di quante famiglie abbiano perso la fonte del loro sostentamento. Un grande disastro aggravato dalla proroga indefinita delle opere pubbliche necessarie per evitare che si verifichino vere e proprie inondazioni come queste.
Un grande disastro che, però, è stato affiancato da una grande solidarietà. Nei giorni successivi, quando le acque hanno iniziato a ritirarsi ed hanno reso visibile l’accumulo di fango che ricopriva tutto, migliaia di volontari, per lo più giovani, hanno iniziato ad arrivare nella zona del disastro camminando con pale e scope per mettersi al lavoro.
“Questa è stata, e continua ad essere, una tragedia immensa. Molto al di là di quanto avremmo potuto immaginare. Non riuscivamo a credere che stesse succedendo”, afferma José Luis Guinot, oncologo medico e presidente dell’Associazione Viktor E. Frankl di Valencia per il supporto emotivo nella malattia, nella sofferenza, nella morte e in qualsiasi perdita vitale. È stato convocato dal Consiglio comunale per collaborare a un centro di assistenza sanitaria e di supporto creato per l’occasione, per “ascoltare e accogliere coloro che hanno bisogno di raccontare cosa è successo loro e cosa stanno vivendo”.
Il dott. Guinot racconta che qualche giorno dopo, partecipando alla Messa domenicale, gli fa male sentire che si prega solo per i morti, per le persone colpite dall’alluvione, senza proporre nient’altro. Poi riflette e pensa “Attenzione, non basta solo pregare, anche se dobbiamo pregare molto. È necessario stare vicino alle persone per dare speranza. E’ lì noi come cristiani, come Movimento dei Focolari, dobbiamo dare quella speranza al di là delle cose molto dure che viviamo. Ma insieme e uniti è il modo in cui possiamo aiutare a uscire da questa situazione”.
In una delle località colpite, una famiglia dei Focolari con bambini piccoli ha avuto la casa allagata. Non ci sono state conseguenze gravi, ma nulla di ciò che avevano è più utilizzabile: lavatrice, frigorifero, tutti gli elettrodomestici, i mobili… L’aiuto delle altre famiglie non si è fatto attendere: chi ha lavato tutti i loro vestiti, chi ha regalato loro una lavatrice nuova…
Eugenio è un membro dei Focolari che ha una disabilità dovuta alla poliomielite. Per anni è stato impegnato nella Federazione degli Sport Adattati di Valencia, di cui è stato il Presidente. Ha molti problemi di mobilità e nei giorni successivi all’alluvione non è stato in grado di muoversi. Ma, con il telefono a portata di mano, da casa ha mobilitato le associazioni locali dei disabili che si sono organizzate per chiedere aiuto. “Dobbiamo dare idee, aiutare a creare solidarietà, generare donazioni”, chiarisce José Luis Guinot e così queste associazioni hanno reperito sedie a rotelle per coloro ai quali l’alluvione le ha rese inutilizzabili.
“Penso che sia un allarme per l’intera società. È noto che in Spagna stiamo vivendo un periodo di conflitto politico molto polarizzato”, riflette José Luis. “Ma c’è un’altra società di persone, ci sono tanti giovani che pensiamo siano sempre attaccati ai social network e che invece, ora sono lì, nel fango, e ci chiedono una società della solidarietà, un mondo unito, una società dove la fraternità sia sentita. Questo messaggio, fino ad ora, non era stato accettato bene dai politici. Ma ora nessuno lo può mettere in discussione”.
Con la comunità dei Focolari si incontreranno il prossimo fine settimana, per pensare e pianificare insieme, passati questi giorni di emergenza, il servizio che possono fornire. Perché “tra due o tre mesi ci sarà bisogno di sostegno emotivo, di sentirsi parte di qualcosa, di una comunità o di una parrocchia… Lì avremo un compito molto grande: usare molto il telefono, essere in grado di andare a trovare le persone, lasciare che ci raccontino, incoraggiarle sapendo che è molto difficile quello che vivono, ma che siamo al loro fianco”. Un compito in cui tutti possono e devono essere coinvolti, come dice José Luis: “Anche se non puoi muoverti da casa, se sei vecchio, se hai bambini piccoli… hai la possibilità di parlare con i tuoi vicini, di fare telefonate e dare un incoraggiamento. Trasmettere senso di comunità…A coloro che stanno soffrendo per la perdita di persone care, di beni essenziali, non spiegherò nulla, darò loro un abbraccio e dirò: ‘Vi aiuteremo a trovare la forza di andare avanti’”.
La comunità dei Focolari ha lanciato una campagna di raccolta fondi insieme alla Fundación Igino Giordani, fondi che saranno gestiti sul posto per aiutare le vittime. I danni materiali e le perdite sono innumerevoli. Chi è sopravvissuto si è trovato senza più letti, tavoli, frigoriferi, lavatrici, automobili, materiali di lavoro…
I contributi di solidarietà possono essere erogati attraverso: Fundación Igino Giordani CaixaBank: ES65 2100 5615 7902 0005 6937 Proprietario: Fundación Igino Giordani Concetto: Emergencia DANA España Se desideri detrarre la tua donazione, invia i tuoi dati fiscali a info@fundaciongiordani.org
La pace è il risultato di un progetto: un progetto di fraternità fra i popoli, di solidarietà con i più deboli, di rispetto reciproco. Così si costruisce un mondo più giusto, così si accantona la guerra come pratica barbara appartenente alla fase oscura della storia del genere umano. Tanti anni sono passati dalla prima pubblicazione di questo scritto, che risulta ancora oggi molto attuale, in un momento in cui il mondo è dilaniato da conflitti efferati. La storia, ci dice Giordani, potrebbe insegnarci molto…
La guerra è un omicidio in grande, rivestito di una specie di culto sacro, come lo era il sacrificio dei primogeniti al dio Baal: e ciò a motivo del terrore che incute, della retorica onde si veste e degli interessi che implica. Quando l’umanità sarà progredita spiritualmente, la guerra verrà catalogata accanto ai riti cruenti, alle superstizioni della stregoneria e ai fenomeni di barbarie.
Essa sta all’umanità, come la malattia alla salute, come il peccato all’anima: è distruzione e scempio e investe anima e corpo, i singoli e la collettività.
Secondo Einstein, l’uomo avrebbe bisogno di odiare e distruggere: e la guerra lo soddisferebbe. Ma non è così: i più degli uomini, interi popoli, non mostrano questo bisogno. Comunque lo reprimono. Ragione e religione poi lo condannano.
“Tutte le cose appetiscono la pace”, secondo san Tommaso. Difatti tutte appetiscono la vita. Solo i matti e gl’incurabili possono desiderar la morte. E morte è la guerra. Essa non è voluta dal popolo; è voluta da minoranze alle quali la violenza fisica serve per assicurarsi vantaggi economici o, anche, per soddisfare passioni deteriori. Soprattutto oggi, con il costo, i morti e le rovine, la guerra si manifesta una “inutile strage”. Strage, e per di più inutile. Una vittoria sulla vita, e che sta divenendo un suicidio dell’umanità.
[…] L’ingegno umano, destinato a ben altri scopi, ha escogitato e introdotto oggi strumenti di guerra di tale potenza da destare orrore nell’animo di qualunque persona onesta, soprattutto perché non colpiscono soltanto gli eserciti, ma spesso travolgono ancora i privati cittadini, i fanciulli, le donne, i vecchi, i malati, e insieme, gli edifici sacri e i più insigni monumenti di arte! Chi non inorridisce al pensiero che nuovi cimiteri si aggiungeranno a quelli tanto numerosi del recente conflitto e nuove fumanti rovine di borghi e città accumuleranno altri tristissimi ruderi? Chi finalmente non trema pensando come la distruzione di nuove ricchezze, conseguenza inevitabile della guerra, possa aggravare ulteriormente quella crisi economica, da cui sono travagliati quasi tutti i popoli, e specialmente le classi più umili?” [1]. […]
L’inutilità fu ribadita da Pio XII nel 1951: “Tutti hanno manifestato con la medesima energica chiarezza il loro orrore della guerra, e la loro convinzione che questa non è, e ora meno che mai, un mezzo proprio a dirimere i conflitti e a ristabilire la giustizia. A questo possono riuscire solo delle intese liberamente e lealmente consentite. Che se potesse esser questione di guerre popolari – nel senso che esse rispondono ai voti e alla volontà delle popolazioni –, ciò non sarebbe mai se non nel caso d’una ingiustizia così flagrante e così distruttiva dei beni essenziali di un popolo da rivoltare la coscienza di tutta una nazione” [2].
Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare: per giunta, distrugge i mezzi della vita. È una industria funeraria: una fabbrica di rovine.
Solo un folle può sperare di dedurre beneficio da una strage: salute da uno svenamento, energia da una polmonite. Il male produce male, come la palma produce il dattero. E la realtà mostra, anche in questo campo, l’inconsistenza pratica del machiavellico aforisma secondo cui “il fine giustifica i mezzi”.
Il fine può essere la giustizia, la libertà, l’onore, il pane: ma i mezzi producono tale distruzione di pane, d’onore, di libertà e di giustizia, oltre che di vite umane, tra cui quelle di donne, bambini, vecchi, innocenti d’ogni sorta, che annullano tragicamente il fine stesso propostosi.
In sostanza, la guerra non serve a niente, all’infuori di distruggere vite e ricchezze.