Movimento dei Focolari

Vincere per il bene comune

Partecipare ad un concorso cinematografico e utilizzare il premio per aiutare il prossimo. A pochi giorni dalla chiusura della Settimana Mondo Unito (SMU) 2022, condividiamo un’esperienza che arriva direttamente dalla Giordania. Una vera azione di ecologia integrale portata avanti dai ragazzi dei focolari sulla scia della campagna #DARETOCARE. “Vorrei invitarvi a intraprendere, insieme, un viaggio. Un viaggio di trasformazione e di azione. Fatto non tanto di parole, ma soprattutto di azioni concrete e improcrastinabili. (…) L’ecologia integrale è un invito a una visione ‘integrale della vita’, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso (…).” Con queste parole Papa Francesco, attraverso un videomessaggio si rivolge ai partecipanti del “Countdown”, evento digitale di TED sul cambiamento climatico, svoltosi nell’ottobre del 2020. Un invito a “fare” concretamente, per il bene del pianeta e di tutti noi: aver cura della casa comune e andare incontro ai bisogni dei suoi abitanti. Basta partire da piccole azioni, come hanno fatto questi Gen 3 della Giordania, i quali, con uno sguardo attento sul #DARETOCARE, sono riusciti davvero a creare un circolo “virtuoso” presentando il loro cortometraggio sull’ecologia “Nature Karma” al Middle Eastern Film Festival (Festival del Cinema del Medio Oriente). Raccontare l’importanza della cura per l’ambiente e vincere un premio è stato solo il primo passo per decidere, con convinzione, di voler dare una mano agli altri.

 A cura di Maria Grazia Berretta

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Serbia: costruire una casa, per essere casa

Serbia: costruire una casa, per essere casa

Un padre può permettersi finalmente di acquistare un’abitazione per i propri figli. Ma non ha le risorse economiche e fisiche per ristrutturarla da solo. Una comunità attorno a lui si attiva. Sono venuti in tanti ad aiutarmi, in tre giorni abbiamo potuto rifare il tetto e sostituire i soffitti in terra e paglia con quelli in cartongesso”. Queste le parole di entusiasmo di Janos Kalman, serbo, di nazionalità ungherese, padre di 3 figli. I lavori in corso a casa sua hanno qualcosa di straordinario. Fino a poco tempo fa viveva in una casa fatiscente e senz’acqua fra campi incolti, e il suo sogno era sempre stato averne una propria. Ma non se l’era mai potuta permettere. Grazie all’indennizzo per l’infortunio e alla generosità di tanti, ha potuto finalmente raggiungere la somma per acquistare un immobile. Si presentava però un ulteriore problema. Era da ristrutturare. “Avrei voluto poterla aggiustare – racconta – ma ero cosciente che da solo non ce l’avrei mai fatta.” Janos ha camminato per 10 anni con le stampelle a causa di un incidente sul lavoro. Ad oggi ha ripreso a camminare, ma non riesce ancora a piegare il ginocchio. Aveva bisogno di aiuto nei lavori. È così che la comunità dei Focolari si è messa in moto, mettendo in pratica il motto #daretocare (“osare prendersi cura”), proposto dai Giovani per un Mondo Unito. (www.unitedworldproject.org/daretocare2021) “Abbiamo deciso di fare una lista delle persone che avevano più bisogno – spiega Cinzia Panero, membro dei Focolari in Serbia – alcune erano in difficoltà economiche, altre malate, altre ancora senza una casa.” Tra queste ultime, quella di Janos, a cui rimane ancora del lavoro da fare, “ma l’aiuto che ho ricevuto è per me un grande dono” dice lui stesso. C’è ancora un dato importante che fa la differenza in questa storia: la casa di Janos si trova nella Vojvodina, regione autonoma della Serbia costituita da varie etnie (slovacchi, ruteni, rumeni, croati, con una maggioranza di popolazione di lingua ungherese). Inoltre, ai lavori di ristrutturazione hanno contribuito alcune persone della Repubblica Ceca, raccogliendo denaro per il materiale necessario e inviando in Serbia due partecipanti. Tutto questo con alcune attenzioni: chi ha contribuito economicamente, ad esempio, ha voluto scrivere un messaggio personale indirizzato a chi avrebbe ricevuto la somma inviata. I beneficiari hanno risposto con gratitudine e commozione. Un gesto che aiuta a costruire un senso di famiglia oltre la distanza. Un vero lavoro di squadra tra culture diverse. Tra i volontari che hanno aiutato, ce n’è uno che ha detto: “Oltre ad aiutare qualcuno che ne aveva bisogno, sentivo che stavo anche aiutando me stesso ad uscire dalla mia zona di confort”. Si può andare verso l’altro per costruire una casa. E così, essere casa.

Di Laura Salerno

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La pandemia e il rischio di una “catastrofe educativa”

La pandemia e il rischio di una “catastrofe educativa”

Nelle Filippine l’impegno dei Giovani per un Mondo Unito attraverso il progetto #daretocare per promuovere iniziative in aiuto degli studenti. La “scuola a distanza” è uno dei tratti caratteristici di questo tempo di pandemia. A tutte le latitudini, i governi adottano misure volte a limitare il contagio da Covid-19 senza compromettere la continuità dell’insegnamento. Accade che i ragazzi non si recano più fisicamente a scuola ma si “incontrano” con professori e studenti in “aule virtuali”: è il web il teatro della loro formazione. Nei paesi sviluppati questo modello comporta non poche difficoltà. La perdita del rapporto diretto mette a rischio la qualità dell’insegnamento e priva i ragazzi di quel “luogo” di crescita e sviluppo che è la relazione umana. Significativo è poi il disagio che nasce dalla “clausura” forzata e dalla necessità di riorganizzare la quotidianità fra smartworking, babysitter, esami clinici e incombenze varie. Nei Paesi in via di sviluppo, o in aree rurali carenti di infrastrutture informatiche, a queste problematiche se ne aggiungono altre strutturali. Sono molti i territori dove internet “non arriva” e dove famiglie in difficoltà – le cui condizioni, in tempo di pandemia, si sono fatte più severe – non sono in grado di acquistare per i loro ragazzi materiale didattico, pc e abbonamento alla rete internet. È qui che si rischia quella “catastrofe educativa” di cui parla Papa Francesco nel suo Messaggio per l’evento dedicato al “Patto Globale per l’educazione”, lo scorso 15 ottobre. Nelle Filippine sono molte le regioni dove la popolazione sperimenta queste difficoltà. Qui, fra i Giovani per un Mondo Unito ci sono insegnanti che promuovo iniziative in aiuto dei loro studenti e realizzare il percorso #daretocare, cioè osare per prendersi cura: essere cittadini attivi e interessarsi a tutto quello che accade nel mondo per cercare di costruire un pezzetto di mondo unito. Frances Roble insegna ai bambini di prima elementare. Fra i suoi alunni quelli delle famiglie più povere non hanno il materiale scolastico per seguire le lezioni. Per assicurare loro la continuità degli studi, Frances ha fatto appello all’intera comunità dei Focolari affinché tutto l’occorrente venga loro donato: “Ci rialziamo insieme – spiega – aiutando gli altri nel bisogno a rialzarsi”. Ronald Allan Relador insegna in una scuola pubblica. Diversamente che in passato, all’inizio di quest’anno, per frequentare le lezioni i suoi studenti hanno dovuto iscriversi online. I più tuttavia non avevano né un pc né la connessione ad internet. Anche Ronald si è adoperato per raccogliere fondi destinati all’acquisto dei computer e per iscrivere lui stesso alcuni studenti. I soldi raccolti però non bastavano a coprire tutte le esigenze, finché una nota band musicale del Paese ha deciso di aiutarli con una importante donazione. “Mi sento appagato e benedetto dopo averlo fatto – racconta – la generosità di Dio è immensa!”. Anche Jaquilyn Marie  P. Jumuad insegna in una scuola elementare. Racconta che il  passaggio all’autoapprendimento online non è facile e mette in luce la difficoltà di molti genitori nel sostituirsi agli insegnanti, mancando loro stessi di una formazione di base. “L’aiuto offerto dai Giovani per un Mondo Unito – dice – ci consente di dare ai nostri studenti l’istruzione di qualità di cui hanno bisogno”.

Claudia Di Lorenzi

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#daretocare in Vietnam: lavorare insieme per la fratellanza universale

#daretocare in Vietnam: lavorare insieme per la fratellanza universale

L’impegno dei giovani dei Focolari Ho Chi Minh City, in Vietnam per le persone in difficoltà: farsi carico dei loro bisogni attraverso la distribuzione di 300 pacchi di merci alle famiglie e 370 piccoli regali per i bambini. Nel mese di luglio 2020, alcuni Gen2, giovani dei Focolari di Ho Chi Minh City, in Vietnam, hanno voluto fare qualcosa di concreto per l’operazione #daretocare – la campagna dei giovani dei Focolari per “farsi carico” delle nostre società e del pianeta -, per aiutare le persone della comunità in difficoltà. Hanno scelto di andare a condividere il loro amore nel distretto di Cu M’gar, nella provincia di Dak Lak. È un luogo con la più ampia area di caffè e la gente proviene da un’altra etnia. È a 8 ore di macchina dall’HCMC. “Abbiamo iniziato a confezionare e vendere frutta, yogurt e patate dolci online. Abbiamo raccolto vestiti usati per adulti e bambini, abbiamo ricevuto alcune donazioni e a un certo punto le restrizioni per COVID19 sono finite, così abbiamo potuto vendere merce come “raccolta fondi” alla parrocchia. Durante la preparazione è stata una grande sfida per noi vedere le cose insieme, non sono mancati malintesi e disaccordi. Ma sapendo che ci sono 300 famiglie che ci aspettano, continuiamo ad andare avanti con amore, pazienza e un po’ di sacrificio. Il 17-18 ottobre, con 30 giovani energici ed entusiasti, abbiamo fatto un viaggio significativo. Abbiamo potuto distribuire 300 pacchi di merci alle famiglie e 370 piccoli regali per i bambini. Durante il viaggio ci siamo resi conto di quanto siamo fortunati e felici rispetto alle situazioni di queste famiglie. Abbiamo condiviso ciò che abbiamo portato per dimostrare il nostro amore, ma alla fine abbiamo ricevuto più AMORE attraverso i loro sorrisi… Infatti, ogni volta che ci avviciniamo a loro sembra che ci conosciamo da molto tempo. Durante il viaggio alcuni giovani hanno portato i loro amici. Ci siamo trovati insieme da diverse parti del Vietnam. C’era la gioia di conoscerci ognuno, di ridere e di lavorare insieme come fratelli e sorelle senza distinzioni. Grazie per questo progetto #daretocare, una buona scusa per lavorare insieme e costruire questa fraternità tra di noi”.

I Gen e i giovani dei Focolari del Vietnam

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#daretocare, i giovani e la politica

#daretocare, i giovani e la politica

Stiamo assistendo a un periodo di grandi cambiamenti, trasformazioni e contraddizioni che possono aprire nuovi modi per cercare il bene comune. Attraverso la nuova campagna #daretocare i giovani dei Focolari vogliono porre il tema della cura in cima dell’agenda politica locale e globale. Dal 20 giugno scorso è partita la nuova campagna dei giovani del Movimento dei Focolari dal nome #daretocare – in continuo aggiornamento sul sito dello United World Project -, cioè “osare e prendersi cura”, farsi carico delle nostre società e del pianeta. Cosa c’entra #daretocare con la politica? Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari credeva che ci fosse una vera vocazione alla politica, una chiamata personale percepita nella propria coscienza e nata da certe circostanze, ispirata da un bisogno sociale debole che sta chiedendo aiuto, da un diritto umano violato o dal desiderio di fare qualcosa di buono per la propria città o nazione. Ma è valido ancora oggi? Javier Baquero da Bogotá in Colombia, Cristina Guarda dall’Italia e Frantisek Talíř da Zubčice in Repubblica Ceca ci aiutano a rispondere a questa domanda. Loro sono giovani del Movimento dei Focolari e fanno parte della rete del Movimento Politico per l’unità, espressione dei Focolari per una cultura dell’unità in politica. “Ho lavorato in politica da quando avevo 13 anni e formalmente al governo da quando ne avevo 18 – racconta Javier che oggi lavora all’ufficio del sindaco di Bogotá -, e ho lavorato con persone che hanno integrità, che hanno la capacità di affrontare la corruzione, che sono trasparenti. Quindi forse ci sono persone corrotte, ma sono solo alcune. Per me il principio più importante in politica è il servizio. Perché uno mette le proprie conoscenze, abilità, professioni al servizio di una società, dell’umanità, del pianeta. E non lo fai da solo ma insieme ad altre persone. Quindi, il principio che dovrebbe guidare ogni politico è il servizio, un atteggiamento di servizio per rispondere ai bisogni di una società. #daretocare, osare e prendersi cura significa innanzitutto sentire ed essere vicino ai problemi della mia città ma non solo: è pensare e costruire politiche pubbliche per risolvere questi problemi”. Cristina che negli ultimi cinque anni è stata in politica aggiunge: “Sì, lo so, a volte mi sento disgustata osservando l’odio creato da alcuni politici, la cospirazione del silenzio, la pigrizia o la sordità di fronte ad alcuni problemi complessi. Ma per questo motivo, io e noi dobbiamo agire e fare del nostro meglio. Nella mia azione politica voglio esprimere il mio intenso amore per gli altri facendo del mio meglio per aiutarli a vivere meglio, per alleggerire le loro preoccupazioni e dare loro tutti gli strumenti per realizzare le loro vite così come le sognano”.   “La politica non è male in sé. La politica è fatta da politici, che possono essere più o meno bravi a farla – afferma František, attivista politico regionale. Ecco perché è necessario che i nuovi politici entrino sempre in questo campo e provino a farlo nel miglior modo possibile. Parlare di politica come un servizio è ciò che Papa Francesco mi ha suggerito quando ci siamo conosciuti un anno e mezzo fa. Penso che questa sia la ricetta per una buona politica. La chiave sta realmente nel servire gli altri. Il punto cruciale è il mio pensiero: faccio politica per me stesso o lo faccio per servire? E ogni volta che devo prendere una decisione – piccola o grande – posso scegliere: sto mettendo me stesso per primo o gli altri? E se gli altri vengono messi al primo posto allora andrà tutto bene”! Ecco perché è importante creare reti, pensare e agire a favore del bene comune, prendersi cura di tutti. Per seguire gli eventi della campagna #daretocare visitate il sito dello United World Project.

 A cura dei giovani dei Focolari

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