Movimento dei Focolari
Tonino: un cristiano autentico

Tonino: un cristiano autentico

Antonio De Sanctis ci ha lasciati il 21 giugno scorso. Ha incarnato splendidamente la figura del “volontario di Dio” che, per i Focolari, annovera persone con una spiccata dedizione al sociale. Antonio De Sanctis FamigliaTonino, così lo chiamavano tutti,ci ha lasciati il 21 giugno scorso. Ha vissuto a Frascati, bella cittadina dei Castelli Romani alle porte di Roma (Italia). Ha incarnato splendidamente la figura del Volontario di Dio che, per il Movimento dei Focolari, annovera persone con una spiccata dedizione al sociale, promotrici di azioni a beneficio dell’umanità.Numerose le iniziative in cui egli ha operato personalmente e comunitariamente e di alcune di esse è stato l’ispiratore. Marito fedele e premuroso di Maria; padre presente; lavoratore instancabile; cittadino impegnato e capace di creare rapporti autenticamente fraterni, Tonino ha trovato nella collettività il luogo dove rendere visibile la presenza di Dio e della Chiesa, senza il timore di rompere inutili perbenismi o convenzioni sociali. Attento agli ultimi, ben disegnano la sua vita le parole delle Opere di Misericordia, precetti imprescindibili per un cristiano: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi…” Sono queste ultime che ne connotano fortemente l’esistenza spesa a sostegno di diversi detenuti e dei loro familiari. Un’occasione fortuita ne segna l’inizio. In carcere vede tantissimi giovani. Un giorno raccoglie da una suora volontaria una nota di dolore per “i carrelli di stampa pornografica” che entrano in quel luogo. “Sono tornato a casa con questo pensiero e sulla piazza principale ho incontrato il parroco di un paese vicino, un mio vecchio amico. E a lui ho confidato subito la mia perplessità. Mi ha risposto: Antonio De Sanctis malattia“Quello che hai detto a me, vieni a dirlo domenica prossima ai miei parrocchiani, così da raccogliere offerte per inviare Città Nuova ai carcerati”. È l’inizio: per tanti anni, le domeniche, alle varie messe tra Roma Sud e i Castelli Romani, con la sua voce inconfondibile, modesta e timida,racconta il suo impegno per i carcerati e chiede donazioni per abbonarli alla rivista dei Focolari. Decine i numeri spediti nelle varie carceri da lui frequentate. Dal febbraio 2012 Città Nuova, con il titolo: “L’arcobaleno oltre le sbarre”, ha pubblicato in 4 puntate le esperienze di Tonino e della sua famiglia dal sapore tipico dei “fioretti francescani”. (1) In alcuni casi, in apparenza azzardati, non ha esitato ad accogliere detenuti a casa. Per molti di loro è diventato un secondo padre anche quando tornati ad essere uomini liberi.Lo stralcio della lettera di MG ne dà un saggio: “A casa vostra, mi sono sentita finalmente “a casa”. In nessun luogo ho percepito questo senso di appartenenza a un luogo, a delle persone. Siete stati il cuneo attraverso cui la pietà di Gesù è arrivata fino al mio cuore attraverso questo ho capito quale posto occupa Dio nella mia vita. Il mattino è il mio primo pensiero ed è l’ultimo quando vado a dormire. Sono felice perché è arrivato nella mia vita come un grande uragano che da tutto spazza via. Antonio, tu sei, con tutta la tua famiglia, una testimonianza vivente del Vangelo, sei un Opera di Dio”. Il giorno del funerale nella cattedrale di Frascati c’erano in tanti. I suoi tre figli: Miriam, Gabriele, Stefano lo hanno salutato con queste parole: “Porto sicuro dove approdare al termine di una giornata di sole o dopo una tempesta: tu c’eri sempre, pronto ad ascoltarci, accoglierci, incoraggiarci, spingendoci a riprendere il largo senza timore”. Era il 22 giugno, a concelebrarlo c’erano il cognato don Enrico Pepe e il Cardinale João Braz de Aviz.

Lina Ciampi

(1) Per leggere le esperienze di Tonino clicca qui: L’arcobaleno oltre le sbarre/1  –  L’arcobaleno oltre le sbarre/2L’arcobaleno oltre le sbarre/3L’arcobaleno oltre le sbarre/4 (altro…)

La fraternità per umanizzare la giustizia

La fraternità per umanizzare la giustizia

La fraternità può diventare nuova linfa per rivitalizzare le relazioni e umanizzare la giustizia e apre interessanti prospettive a livello culturale. E’ questo il dato più significativo emerso dalle 3 intense giornate di confronto svolte dal 18 al 20 novembre 2005, tra circa 700 operatori del campo: magistrati, docenti universitari, avvocati e studenti convenuti a Castelgandolfo da oltre 35 Paesi di 4 continenti per interrogarsi sul tema: “Relazionalità nel diritto. Quale spazio per la fraternità?” per iniziativa del gruppo internazionale “Comunione e Diritto” del Movimento dei Focolari.

L’impatto della fraternità nei diversi ambiti del diritto appare evidente innanzitutto dalle molte esperienze attuate sui fronti e nei Paesi più diversi: in Perù nel dirimere gravi conflitti tra i campesinos e le compagnie minerarie che pretendevano di sfruttare le terre da loro da sempre abitate, così in Europa, con magistrati e avvocati impegnati in prima linea a salvaguardare i valori della fraternità nel diritto di famiglia; in Sud America, nel campo del diritto minorile, o, in USA ed Austria, seguendo nuovi percorsi per la reintegrazione dei condannati nella comunità; o ancora nel lavoro per trasformare il diritto internazionale in diritto dei popoli e non solo degli Stati. Così, dal vissuto può prendere il via la ricerca culturale. Il Convegno è stato aperto da un messaggio di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. C’è, nelle sue parole, una chiave che può illuminare il compito degli operatori del diritto, proprio nella direzione della fraternità? Risponde, in un’intervista alla Radio Vaticana, il prof. Fausto Goria, Docente di Diritto romano all’Università di Torino: Certamente Chiara ha detto una cosa importantissima: che nel piano di Dio – come lei che è carismatica, lo vede – il rapporto tra le persone è quello di essere un dono reciproco, ed è in questo rapporto di donazione reciproca che ognuno si realizza come persona. E questo vale anche per i gruppi, per gli Stati. Il fatto di tradurre in esperienza e poi in norma giuridica questo principio, credo che richiederà un certo numero di anni – ma potrà fornire una interessante e utile prospettiva di sviluppo.   (altro…)