Nov 12, 2018 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La sfiducia e la diffidenza nascono spesso dalla paura e dalla scarsa conoscenza. Di fronte a tensioni identitarie sempre più forti che minano la coesione sociale, sono numerose e fruttuose le occasioni di dialogo e condivisione spirituale create da associazioni o istituzioni religiose. È il caso di “Ensemble avec Marie”, nata da una esperienza in Libano e diffusa in Francia, Belgio e diversi Paesi dell’Africa, allo scopo di facilitare e promuovere, “con un approccio spirituale e popolare”, una società più fraterna. Aperta a tutti i cittadini che cercano modi di convivenza pacifica, rispettosa della libertà di culto e del diritto di essere diversi, “Insieme con Maria” parte proprio dall’unica donna menzionata per nome, 34 volte, nel Corano (un’intera sura, ognuna delle 114 ripartizioni del testo sacro, le è dedicata) e dal racconto dell’Annunciazione, riconosciuto come vero momento di contatto tra il Corano e il Vangelo. Entrambe le tradizioni, cristiana e musulmana, riconoscono infatti la concezione verginale di Gesù nel seno di Maria (Mariam), seguita all’annuncio dell’angelo Gabriele (Jibril). La giornata di Losanna si è aperta con la lettura in arabo e francese della sura su Maria, seguita dal racconto biblico. «Collaboriamo alla costruzione di una civiltà dell’amore e della pace, nel rispetto dell’identità di ciascuno», afferma il presidente dell’associazione, Gérard Testard. Anche il Movimento dei Focolari, attivo nel dialogo ecumenico e interreligioso a livello locale e internazionale, partecipa all’iniziativa. «Le parole dialogo, incontro, comunione sono essenziali per me. Sul piano verticale come su quello orizzontale. Questo è il motivo per cui mi impegno a tutto ciò che contribuisce all’unità e al rinnovamento della Chiesa» afferma Martin Hoegger, membro della comunità dei Focolari, pastore della Chiesa evangelica riformata del Cantone di Vaud, in Svizzera, tra i partecipanti all’incontro.
E Gwenaelle Dalalande, impegnata nel dialogo interreligioso: «Parlare di Maria come modello era un argomento molto vasto. Ho fatto una scelta e sottolineato solo alcuni aspetti. Alcuni momenti della sua vita possono arricchire anche le tappe della nostra. Riguardo all’Annunciazione ho chiesto: “Non ci sono forse anche nella nostra vita dei momenti di annunciazione?”. Sono quelli nei quali Dio si manifesta e noi siamo chiamati a rispondergli. Chiara Lubich sottolinea il legame tra la Parola di Dio e Maria, presentandola come colei che è “tutta rivestita di Parola”. Alla fine ho condiviso anche un’esperienza personale. L’esempio di Maria e la sua perseveranza nel dolore mi hanno aiutata a superare un periodo molto difficile. Rinnovando il mio sì a Dio, come ha fatto lei, ho ritrovato una nuova vita». Naceur Ghomraci, Imam e assistente spirituale nel carcere del cantone Vaud: «La forza e l’impegno di Chiara Lubich sono una grande scoperta per tutti i fedeli. Il suo invito a mettere alla base dell’agire la regola d’oro (“fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, presente in tutte le religioni), mi ha colpito molto. È un progetto di Dio al quale tutti devono contribuire». Nella sua comunità è in fase di costruzione una nuova moschea. «Vorrei dedicarla a Maria», afferma l’Imam, che ha partecipato anche al congresso internazionale di musulmani e cristiani organizzato dal Movimento dei Focolari, lo scorso mese di aprile. «Un mistero, un oceano senza fondo» definisce Maria il responsabile del centro che ospita l’incontro, l’Imam Abdel Ahid Kort, esprimendo l’opinione di tanti esegeti musulmani: «Una profetessa e una donna realizzata, che ci porta da una spiritualità individuale, la sua comunione con Dio, a una spiritualità impegnata, l’incontro con gli altri. Sempre animata dall’amore. Come ha superato le sue prove? Nel silenzio, nella preghiera e nell’altruismo. Ha vissuto il vero digiuno: quello del cuore, delle parole e delle vanità mondane». Chi è per l’Imam suo figlio, Gesù? «È il sorriso e l’umiltà dei miei fratelli cristiani. Mi insegna il perdono e l’amore per il nemico». A cura di Chiara Favotti (altro…)
Set 20, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una lettera nascosta La moglie di un mio amico, Sandra, era caduta in uno stato di prostrazione tale che non voleva più parlare con nessuno. Tutta la famiglia ne risentiva. Non sapevo come aiutarla. Una mattina chiesi a Dio di indicarmi una possibilità per fare qualcosa. Il pomeriggio ricevetti in regalo un elegante piatto di ceramica con dei cioccolatini, ben confezionato. Pensando che potesse essere un regalo gradito a Sandra, glielo mandai. Dopo poco Sandra mi chiamò, ridendo: “Mi mandi regali riciclati: in mezzo al regalo ho trovato una lettera indirizzata a te”. Cominciai a ridere anch’io e la telefonata divenne lunga, a cuore aperto. Sandra mi confidò le sue paure e io la incoraggiai a condividerle con la sua famiglia. Qualche giorno dopo il mio amico mi disse che Sandra aveva iniziato una dialogo nuovo con la madre e le sorelle, e qualcosa si era sciolto in lei. T. M. – Slovacchia Pentole di qualità Ero venuta a conoscenza di una giovane coppia di sposi, appena trasferitisi in Canada. Non avevano mezzi e cercavano un lavoro. Un giorno mi sono chiesta cosa potessi donare loro, che fosse utile. Aprendo l’armadio della cucina ho visto la mia pentola preferita, che cuoce molto bene perché di qualità. Ho avvertito l’invito di Gesù a distaccarmene e, dopo averla lucidata, ho invitato quella coppia a cena e gliel’ho regalata. Erano entrambi molto felici. Giorni dopo è venuto mio padre a trovarmi: nel bagagliaio della sua macchina c’era un regalo per me. Lui non sapeva cosa fosse, perché era un dono da parte di mia sorella. Aprendolo, ho visto che era un set di tre pentole della migliore qualità, e la più grande aveva la stessa misura di quella che avevo regalato. C. K. – Australia Speranza Ero una donna di strada. I momenti più difficili da sopportare erano i giorni di festa: lì sentivo più forte una solitudine che nessuno poteva riempire. Un giorno, mentre mi affrettavo verso la fermata dell’autobus, dal finestrino di un’auto un giovane mi chiese se avessi bisogno di un passaggio. Mi rassicurò, dicendomi che non si era fermato per un altro motivo. Quel gesto mi sconvolse e accettai. In macchina gli chiesi perché lo avesse fatto e come risposta mi regalò un libriccino, il Vangelo. A casa, provai l’impulso a leggerlo e andando avanti nella lettura sentii nascere dentro di me una nuova speranza. In seguito ho chiesto a un prete di potergli parlare. Così è iniziata la mia risalita. N. N. – Italia Affitto Non avendo di che pagare l’affitto mensile, io e mio marito ci siamo messi a pregare con fede. La sera stessa si è presentato il proprietario per riscuotere i soldi. Era giovedì. Alla mia richiesta di tornare sabato (non so perché ero sicura che avremmo pagato quel giorno) lui ha acconsentito. Abbiamo pregato ancora, insieme ai nostri sei figli. Venerdì mattina è venuto a farci visita un conoscente, nostro connazionale. Nel congedarsi, mi ha consegnato una busta. Conteneva 4 mila scellini. Eravamo strabiliati e felici: oltre a pagare l’affitto potevamo anche comprare da mangiare. F. P. – Kenya (altro…)
Set 16, 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Focolari ambulanti per il mondo” li aveva definiti Chiara Lubich. Sono formati da giovani, adulti, o famiglie, religiosi, adolescenti. Un progetto che si ripete, grazie alle esperienze positive e ai frutti che questa originale modalità di incontro e scambio sta portando in varie parti del mondo. Una di queste si è svolta a Maputo, la capitale e maggiore città del Mozambico, nonché il principale porto sulla baia di Delagoa, che si affaccia sull’Oceano indiano. Nella città sudafricana, piena di affollati e colorati mercati, molto animata soprattutto nelle ore serali, con una stazione ferroviaria progettata da Gustave Eiffel, dal 1 al 30 agosto si è “stabilito” il focolare “temporaneo” composto da Antonietta, Giovanni e Perga (di Loppiano), Padre Rogelio (Religioso di Maputo), D. Stefan (della Svizzera) e Fatima (del focolare di Johannesbourg). «All’arrivo a Maputo abbiamo subito stretto tra noi un patto d’unità. Nei vari incontri che abbiamo avuto nei giorni successivi con le persone del posto, giovani, famiglie riunite nelle case insieme con i loro colleghi di lavoro e amici, religiosi e religiose, abbiamo visto che la luce del carisma di Chiara Lubich entrava nei loro cuori, affascinati dal Vangelo che diventa vita. Altri bei momenti di famiglia sono stati quelli con l’arcivescovo D. Francisco Chimoio, che ci ha raccomandato “di non perdere la nostra gioia e di portarla nel mondo”, e con il Nunzio Edgar Pĕna, che ha sottolineato l’importanza del “seminare”».
Un “tour”, non certo turistico, nello Zimbabwe, per due settimane nel mese di agosto, è stata l’esperienza vissuta da tre focolarine. «Una esperienza – scrive Cielito del Portogallo – che consiglierei a tanti, perché apre il cuore, la mente e l’anima ai bisogni dell’umanità. Due settimane che mi sono sembrate mesi, tale è stata l’intensità di ogni giornata». Dopo un breve giro di Johannesburg (Repubblica del Sudafrica), «primo approccio alla povertà di questo continente, ma ancora ben diverso da quello che abbiamo avuto dopo», il piccolo gruppo si è trasferito a Bulawayo, ospiti di una signora in un quartiere della periferia, condividendo in tutto le sue condizioni di vita e la povertà. «Lo Zimbabwe – spiega – è un paese per lo più cristiano e la vita delle persone ruota attorno alla vita delle parrocchie, con un forte senso di appartenenza. I nostri amici del Movimento avevano preparato per noi, come programma, un “tour” delle varie parrocchie della città. Sono più di mille le persone che abbiamo incontrato in quei giorni, molte delle quali bambini e giovani, a cui ci siamo presentate raccontando le nostre esperienze basate sul Vangelo. Partivamo ogni mattina affidandoci a Maria, senza sapere chi avremmo incontrato. Mettevamo quello che ci poteva essere utile negli zaini e via, confidando unicamente nello Spirito Santo. Lasciando a Dio la “regia” della giornata, assistevamo con stupore a quello che Lui operava. Abbiamo trovato generosità, prontezza e impegno, pur nella povertà dei mezzi, e questa è stata per noi una grande testimonianza». «Nella seconda settimana – conclude – ci siamo trasferite all’interno del Paese, in una missione (un “college” fondato dai Gesuiti 130 anni fa), e da lì per due giorni in uno sperduto villaggio rurale, per visitare un gruppo di persone che da anni vive la Parola di vita. Gente poverissima, ma capace di un’accoglienza squisita. La loro generosità, la loro fede semplice e profonda e la purezza del loro cuore ci hanno conquistato. In questo luogo sperduto, in mezzo al nulla, abbiamo visto con i nostri occhi che il carisma dell’unità è davvero universale». Chiara Favotti (altro…)
Ago 1, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il più piccolo Una vicina di casa, in pena per lo scarso profitto scolastico del suo bambino, non sapeva come aiutarlo nei compiti. Per lavorare, infatti, usciva di casa alle 5,30 del mattino e tornava solo la sera. Le ho proposto allora di mandarlo da me a studiare con il mio. Non era facile, perché dovevo aiutare anche l’altro figlio più grande e tenere il più piccolo, di appena un anno. Ma sono stata felice di poter essere d’aiuto a qualcuno. M. M. – Venezuela
Fabbrica di armi Finalmente avevo trovato un lavoro, in una fabbrica dotata di sofisticati sistemi di sicurezza. Ero incredulo, e consideravo ormai finiti i nostri problemi. Dopo poco venni a conoscenza di un particolare che mi era stato tenuto segreto: quella fabbrica costruiva armi. Mi chiesero se avevo problemi di coscienza, e disinvoltamente risposi di no. Non avrei mica risolto io il problema, oltretutto rinunciare avrebbe significato tornare in strada. Ma non ero più in pace con me stesso. Parlandone con mia moglie e alcuni amici, capii qual era la scelta da fare. Mentre tornavo a casa, di nuovo disoccupato, piangevo senza freno, ma in fondo alla mia anima c’era anche una gioia insolita. Avevo messo davanti a tutto il mio essere cristiano, quindi uomo di pace. Non potevo immaginare che di lì a poco mi sarebbe stata offerta la possibilità di un altro lavoro, gratificante e soprattutto in linea con la mia coscienza. D. R. – Italia Con animo diverso Nostro figlio era tornato da un periodo di vacanza vissuto in un modo che come genitori non potevamo approvare. Abbiamo deciso di parlargli dopo cena, decisi a dirgli che o cambiava stile o se ne doveva andare via da casa. Per tutto il giorno mi sono chiesta se quell’aut aut fosse veramente per il suo bene. Ne ho anche parlato con delle mie amiche, e il dubbio cresceva. Forse, pensavo, occorreva saper aspettare, aggiungere amore nel nostro rapporto, come Gesù ci insegna. Dopo averne parlato con mio marito, ci siamo disposti con animo diverso, non più per imporre la nostra posizione. “Parlaci di te…”. Abbiamo parlato due ore, ci siamo sentiti liberi di dirgli tutto quello che pensavamo. Ci ha ascoltato fino in fondo e, pur non condividendo le nostre idee, ci ha fatto partecipi dei suoi travagli. Abbiamo ringraziato Dio per averci guidato. C. W. – Austria Un tipo sospetto Nel paesino dove ci siamo trasferiti per il lavoro non conosciamo nessuno. Le colleghe mi dicono anzi di non dare confidenza a nessuno, perché ci vive gente poco raccomandabile. Mio marito, con il suo carattere estroverso, inizia presto a parlare con diverse persone, soprattutto con un signore che incontra ogni giorno dal giornalaio. Le colleghe, nuovamente, mi mettono in guardia e mi avvisano che quella persona, in particolare, ha avuto seri problemi con la giustizia. Qualche giorno dopo la nostra bambina si sente male e peggiora velocemente. Mi sento smarrita. In quel momento mio marito si ricorda che quel signore incontrato dal giornalaio gli aveva regalato una piantina dove erano indicati tutti i numeri di pubblica utilità, compreso ospedale, medico e farmacista. Tutto è risultato facile grazie alla cartina del “tipo sospetto”. Per me è stata una forte lezione: l’amore verso il prossimo viene prima di ogni giudizio. L. S. – Italia (altro…)
Lug 26, 2018 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Abbiamo vissuto qui a Loppiano – scrivono gli organizzatori – giorni speciali nella prima scuola per operatori pastorali. Siamo in 75, provenienti da varie regioni italiane, e una rappresentanza dall’America Latina e dal Ruanda». Chiesa locale: comunione e missione – Percorsi pastorali alla luce della Evangelii Gaudium, è stato il titolo scelto per il corso che si è svolto, dal 15 al 21 luglio nella cittadella internazionale di Loppiano (Italia), promossa dal Movimento dei Focolari insieme al Centro Evangelii Gaudium (CEG), laboratorio di formazione, studio e ricerca, dell’Istituto universitario Sophia (IUS). «Ci siamo stupiti dall’effetto che questa proposta ha prodotto sui partecipanti: sia per la condivisione profonda e matura delle esperienze ecclesiali di ciascuno, sia per le risposte che la spiritualità dell’unità offre per i loro bisogni, sia per la presenza spirituale di “Gesù Maestro” che ha illuminato l’esperienza pastorale». «Di qualità e spessore – continuano – gli interventi dei relatori, frutto di una elaborazione comune e in sintonia gli uni con gli altri. I laboratori interattivi pomeridiani, poi, ci hanno messo a disposizione dei metodi adatti per concretizzare i contenuti che ci sono stati offerti».
La scuola aveva come obiettivo quello di proporre strumenti teorici e pratici a quanti sono impegnati a rendere la spiritualità dei Focolari “visibile e sperimentabile” nelle articolazioni della Chiesa italiana, consci che “si tratta di un dono che lo Spirito ha dato a Chiara Lubich per l’intera Chiesa del nostro tempo”. In apertura, c’è stata una ricca introduzione al “metodo trinitario” dell’ateneo di Loppiano, a carico di Mons. Piero Coda, direttore dell’Istituto, e un tema programmatico di S.E. Card. Giuseppe Petrocchi, Presidente del CEG, dal titolo Protagonisti nella vita della diocesi e delle parrocchie. Il commento di uno dei presenti: “Bellissima l’analisi del neo cardinale. Ogni concetto suscitava volti, emozioni… Credo di avere assorbito una certa mentalità umana, soprattutto per quanto riguarda l’annuncio a parole. Con la scusa di rispettare la libertà altrui, mi nascondo e privo gli altri del grande dono ricevuto. Il Card. Petrocchi ci ha parlato con forza e nella sua analisi si sentiva tutta la passione per la Chiesa, per l’umanità, e il segreto per contribuire a rinnovarla”. Altri importanti interventi sono stati svolti da Mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione dell’Educazione cristiana e dal Prof. Vincenzo Buonomo, rettore magnifico dell’Università Lateranense. “La relazione di Mons. Zani – commenta un giovane – mi ha molto illuminato. Ci vuole un progetto: la Parola, mettersi alla scuola di “Gesù Maestro”, vivere relazioni nuove, esprimere la dimensione comunitaria della Chiesa, la dimensione del dialogo che genera fraternità universale”. Altri commenti:“Interessante questa scuola per riscoprire il valore della Parola incarnata e rinnovare le strutture umane della Chiesa”. “La nostra via missionaria passa attraverso la carità vissuta, e quindi, vedendola, altri desiderino parteciparvi”. “Bella ed esauriente la parte teorica di questa scuola. Oggi, terzo giorno, sono andata in crisi, dopo un esame di coscienza per ciò che mi sono spesso proposta e non riesco a fare. Quindi crisi costruttiva”. “Sento la necessità che tutti possiamo avere questa formazione perché il nostro agire sia supportato da questo tipo di conoscenza”. Il corso proseguirà con una seconda parte che si svolgerà nella prima metà di ottobre presso alcune chiese particolari, là dove sono in atto esperienze significative. Gustavo Clariá (altro…)