Da una mangiatoia alla Croce

Foto: Pixabay

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Robert Chelhod, al centro, con i focolarini ad Aleppo
Come hai trovato le persone al tuo rientro? «Scoraggiate e deluse. Ma anche desiderose di andare avanti. C’è una stanchezza degli anni passati, delle condizioni di vita, ma allo stesso tempo la volontà di ripartire». Cosa si può fare per la Siria oggi? «Per chi ha una fede, continuare a pregare. E poi scommettere con i siriani che il Paese è vivo. In Siria abbiamo bisogno di sostegno. Non solo dal punto di vista economico, certamente importante , ma di credere con noi che questo Paese, culla di civiltà, può rinascere. Che ancora la pace è possibile. Abbiamo bisogno di sentire che il mondo sente la nostra sofferenza, quella di un Paese che sta scomparendo». Coordini sul posto i progetti sociali sostenuti attraverso l’Amu. Come vi muovete? «I progetti vanno dall’aiuto per il vitto all’aiuto alla scolarizzazione. Poi ci sono gli aiuti sanitari, perché la sanità pubblica, per mancanza di medici, medicinali e strumenti, non riesce a rispondere a standard minimi di accessibilità. Oltre gli aiuti alle famiglie, si sono strutturati alcuni progetti più stabili: due doposcuola, a Damasco e Homs, con 100 bambini ciascuno, cristiani e musulmani; due progetti sanitari specifici, per cure per il cancro e per la dialisi; e una scuola per bambini sordomuti, attiva già da prima della guerra. Questi progetti offrono una possibilità di lavoro a tanti giovani del posto. La questione lavoro è fondamentale. Stiamo sognando nel prossimo futuro la possibilità di lavorare sul microcredito per far ripartire le attività. Aleppo era una città piena di commercianti, che oggi ripartirebbero, ma manca il capitale iniziale».
Tanti invece continuano a partire… «L’esodo, soprattutto dei cristiani, è inarrestabile. Il motivo è l’insicurezza, la mancanza di lavoro. La chiesa soffre, questa è storicamente terra dei cristiani, prima dell’arrivo dell’islam. E cerca di fare il possibile per aiutare e sostenere. Ma le risorse sono molto poche. La maggioranza dei giovani è nell’esercito. Trovi qualche universitario, o ragazzi. Ma la fascia 25-40 non c’è. Nella città di Aleppo si calcola un calo dei cristiani da 130mila a 40mila, mentre sono arrivati tanti musulmani sfollati dalle loro città distrutte». Che riflesso ha questo sul dialogo interreligioso? «Ad Aleppo i cristiani si consideravano un po’ l’élite del Paese. Con la guerra, visto che le zone musulmane sono state colpite, tanti si sono rifugiati nelle zone cristiane. Quindi i cristiani si sono aperti ai musulmani, hanno dovuto accoglierli. Il vescovo emerito latino di Aleppo, mons. Armando Bortolaso, durante la guerra mi ha detto: “Adesso è il momento di essere veri cristiani”. Allo stesso tempo i musulmani hanno conosciuto più da vicino i cristiani. Sono stati toccati dall’aiuto concreto.C’è il positivo, c’è il negativo. Il positivo è che questa guerra ci ha uniti di più tra siriani». Fonte: Città Nuova (altro…)
La mia famiglia è composta da me, mia sorella e mia madre che ci ha cresciute da sola. Abbiamo passato momenti molto critici: mia madre faticava a trovare lavoro. In più c’erano attriti con la padrona di casa, perché non avevamo soldi per l’affitto. Per mia madre era davvero un calvario amministrare i pochi soldi che guadagnava. Per questo è stato molto importante il sostegno che abbiamo avuto attraverso l’associazione Azione per Famiglie Nuove onlus (AFN) del Movimento dei Focolari. Di lì a poco, poi, si è aperto nella zona sud della nostra città, Cochabamba (a 2.600 mt d’altezza), il Centro Rincón de Luz, nel quale si offre sostegno scolastico e un pasto al giorno ai bambini e ai ragazzi che frequentano le scuole del quartiere. Il centro è stato un altro grande aiuto per me, mi ha ridonato il sorriso e permesso importanti momenti di formazione. Nel Centro eravamo come una grande famiglia nella quale i professori spesso ci facevano da “secondi genitori”. Grazie alle persone che hanno avuto fiducia in me, oggi posso raccontare con orgoglio che ho terminato il mio corso di studi con buoni risultati e sto seguendo il primo semestre all’università. Presto sarò una professionista.
Cercherò di far arrivare l’aiuto ricevuto alle persone che ho intorno, iniziando, ad esempio, dal Centro per trasmettere le mie conoscenze ai bambini. Vorrei anche aprire un posto per le persone che vivono in strada, offrendo loro un modo per andare avanti. Ho capito che si può cambiare la vita di un bambino e indicargli la strada per un futuro migliore. Per questo invito tutte le persone ad aiutare: tutti possiamo! Per me la cosa più importante non è stata solo l’aiuto economico, ma la fiducia che mi hanno dato: essa è un seme di speranza, è una luce che si accende non solo nel ragazzo, ma anche nei suoi genitori. Vedi il video Fonte: Teens (altro…)
La Comunità di Sant’Egidio compie 50 anni. Una storia cominciata il 7 febbraio 1968, a Roma, da Andrea Riccardi insieme a un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo. «Abbiamo scoperto in questi anni, insieme a tante persone nel mondo, la gioia del Vangelo», ha dichiarato il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo. «A Sant’Egidio, nel cuore di Trastevere (Roma) – si legge nel comunicato diffuso per l’occasione – è partita un’avventura che ha portato la Comunità nelle periferie umane ed esistenziali dei diversi continenti, dall’impegno tra i poveri di ogni condizione fino ai programmi per la cura dell’Aids e la registrazione anagrafica, dal dialogo interreligioso al lavoro per la pace». Il prossimo sabato 10 febbraio “il popolo di Sant’Egidio” si radunerà nella basilica romana di San Giovanni in Laterano per una celebrazione presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. A nome dei Focolari ci sarà la presidente Maria Voce, insieme ad alcuni suoi collaboratori. Nel suo caloroso messaggio ringrazia «vivamente lo Spirito Santo per il carisma che ha elargito alla Chiesa e all’umanità e per i frutti scaturiti in questi cinquant’anni di vita, grazie anche alla vostra fedeltà». Aggiunge che «la Comunità, sparsa oggi in 70 Paesi, ha contribuito e contribuisce a edificare la pace nel mondo, attraverso un dialogo coraggioso a tutti i livelli e con un’attenzione del tutto particolare verso i più dimenticati dalla società», e ricorda la pace ottenuta nel 1992 in Mozambico e i “corridoi umanitari” in favore dei rifugiati. Maria Voce sottolinea, tra tanti momenti vissuti insieme, uno “speciale”: «il gioioso impegno assunto all’unisono e in modo del tutto particolare da Chiara Lubich e Andrea Riccardi, dopo lo storico incontro dei Movimenti con il Papa nella Pentecoste del 1998, che ha prodotto molti frutti per la gloria di Dio». E conclude con l’augurio suo e dei Focolari «di realizzare pienamente il disegno di Dio sulla vostra Comunità». Guarda il nuovo sito: www.santegidio.org (altro…)