Gen 28, 2022 | Nuove Generazioni
I Gen, i giovani dei Focolari, puntano alla santità. Sono giovani come tutti: con gioie, dolori, sogni, difficoltà. Ma sanno che ad una meta così ardita non si arriva d’un giorno all’altro. Si costruisce attimo dopo attimo e non da soli, ma insieme. Lo hanno espresso con testimonianze di vita, canzoni e racconti in una giornata mondiale che li ha visti riuniti virtualmente per oltre due ore domenica 19 dicembre 2021. Margaret Karram, Presidente dei Focolari, salutandoli li ha invitati a essere attenti a costruire con tutti rapporti veri, profondi, fermandosi davanti al prossimo per scoprirlo “qui ed ora”. Diamo la parola a loro attraverso questa selezione di esperienze di vita raccontate durante la giornata. Unità nella diversità La Repubblica dell’Indonesia riconosce alcune religioni ufficiali: Islam, Cristianesimo, Induismo, Buddismo, Confucianesimo e credenze tradizionali. La popolazione più numerosa è quella musulmana. Questa diversità fa sì che il dialogo interreligioso diventi un dialogo della vita quotidiana. Attualmente sto studiando per un Master in Scienze Farmaceutiche. Nell’università incontro molt amici provenienti da diverse isole, appartenenti a diverse religioni. Alcune di loro mi sono molto vicine, sono come mie sorelle. Io sono cristiana cattolica, l’amica accanto a me è Indù e le altre sono musulmane. Durante il mese del Ramadan, li accompagno spesso a rompere il digiuno. Una volta li ho invitati a romperlo insieme in Focolare. Si sono sentiti molto amati. Dopo l’incontro, uno di loro ha scritto sul suo profilo Instagram: “Non abbiamo lo stesso background, religione, età e nemmeno veniamo dallo stesso Paese, ma abbiamo un sogno: creare una casa migliore per tutti, sperare e pregare per un futuro prospero. Ci aspettiamo un mondo universale, come dice il motto del nostro Paese “Bhineka Tunggal Ika” – “Unità nella diversità”. Vivo in una pensionato dove la maggioranza delle ragazze sono musulmane. Quando si sono trasferite li’, all’inizio avevano paura di me, perché sembravo molto seria e la maggior parte di loro non aveva mai vissuto con persone non musulmane. Un giorno avevo tanti dolci e ho pensato di condividerli con loro. Il rapporto tra di noi sta crescendo. Cuciniamo insieme, mangiamo, facciamo sport, giochiamo insieme. La nostra esperienza di convivenza ha allargato il nostro orizzonte e siamo felici di questo. Tika (Indonesia) Amare al di là delle nostre forze Ho una sorella che studia architettura. Da tre mesi lei si stava dedicando al suo lavoro per la laurea, facendo anche tante notti in bianco. Doveva presentare un suo progetto della città: preparare la documentazione di presentazione e i modellini. Di solito gli studenti junior aiutano quelli senior, ma a causa del COVID-19, mia sorella doveva fare tutto da sola. Ad un certo punto ha chiesto aiuto a me e alla mamma. Ho risposto con gioia: “Va bene! Ti aiuto io!” Tuttavia ho pensato: “Anche io ho abbastanza da fare con i miei compiti in questo momento” e mi chiedevo “E’ stata una scelta saggia dire che l’avrei aiutata? È un compito importante per la sua laurea, potrò farlo bene? Non sarebbe meglio una persona che conosca la materia?” Tuttavia, vedendo mia sorella in difficoltà, ho pensato: “Se finisco in anticipo i miei compiti, potrò darle una mano”. Così, ogni sera l’ho aiutata con tutto il cuore nei suoi compiti, come fossero i miei. Alla fine ha potuto consegnare il lavoro, finito in tempo, con successo. Mi ha ringraziato molto ed è stata felice che questo lavoro sia stato completato non solo da lei, ma con la forza di tutti. Sarebbe una bugia se dicessi che ho aiutato mia sorella amando al cento per cento, senza lamentele, ma non mi sono pentita di averlo voluto fare, il mio cuore era sollevato e contento. Inoltre, dentro di me, c’era una piccola gioia. Mi è venuta in mente una frase del Vangelo che dice: “Chi rimane nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”, ed ho pensato: “Forse Dio avrà preso dimora in me?” Rosa (Corea) Tra guerra e speranza Studio ingegneria Informatica. È da bambino che cerco di vivere la spiritualità dei Focolari. Nell’ultimo periodo sentivo lontano il rapporto con Gesù e Maria. Mi chiedevo dove è Dio e come mai Egli permetta le difficoltà che viviamo qui in Siria, come la mancanza di corrente, i prezzi alti e la dura situazione economica. Inoltre, tutto questo aveva un effetto nel mio rapporto con gli altri. Recentemente sono andato a Londra per un mese per visitare le mie sorelle e lì ho partecipato ad un weekend con i gen, i giovani dei Focolari. Questa esperienza mi ha aiutato a trovare molte risposte e a ritrovare me stesso vivendo la spiritualità dell’unità. Non mi dimenticherò mai dell’amore che ho trovato tra i gen, un amore che mi ha riempito il cuore… era come se ci conoscessimo da molto tempo. Queste esperienze mi hanno colpito tanto e ho sentito di conseguenza che qualcosa cominciava a cambiare dentro di me. Appena rientrato in Siria c’era anche qui un congresso gen al quale ho partecipato. Per la prima volta dopo 10 anni riuscivamo a trovarci, a causa delle situazioni difficili della guerra. È stata una ricca esperienza segnata dall’amore reciproco e vissuta come in un’unica famiglia. Ho sperimentato che la pace interiore cresceva in me giorno dopo giorno. Le esperienze vissute nei due weekend con i gen e le persone che ho incontrato, hanno lasciato un tocco profondo nel cuore e mi hanno aiutato ad essere nuovamente quella persona positiva che guarda in avanti con coraggio. Ci sono periodi in cui, per via delle pressioni a cui siamo sottoposti nella vita, perdiamo la speranza… come se fosse la fine del mondo e non ci esistesse più niente. Se proviamo tuttavia Dio, con la Sua grazia, ci permette di ritornare a Lui e scopriamo che le cose difficili vissute sono state come una nostra piccola partecipazione alle sofferenze di Gesù in croce. Ci rendiamo conto che i nostri dolori erano piccoli dinanzi alle Sue sofferenze vissute per redimerci. Una cosa che sento di dire è che quando viviamo momenti dolorosi nella vita, che sembrano non aver fine, essi possono finire nella luce, ma sta a noi chiedere nella preghiera l’aiuto di Dio. Lui è sempre pronto ad aiutarci e con grande speranza possiamo ricominciare e anche avere un rapporto sempre più forte con Lui. Paolo (Aleppo, Siria) All’incontro dei più sofferenti Dopo il terremoto di due anni fa in Croazia abbiamo deciso di fare un’azione andando nei luoghi dell’epicentro. Cercando il modo migliore di essere utili, il parroco di Sisak ci ha sorpreso, chiedendoci di collaborare con lui per preparare un gruppo di ragazzi rom alla prima comunione. Ci siamo messi d’accordo di andare ogni settimana per alcuni mesi nel villaggio di Capranske Poljane dove vivono rom musulmani e cristiani (ortodossi e cattolici). Con loro facevamo catechismo, scenette, giochi… Da questo incontro sono nati bellissimi rapporti che continuano e crescono ancora oggi. Tramite i focolarini abbiamo anche conosciuto e visitato una famiglia di Petrinja, che vive in una situazione molto difficile (sia per via del terremoto che della realtà socio-economica in cui si trovano) Con l’aiuto anche della Caritas siamo riusciti a comprare materiale e strumenti sia per riparare la casa che per riprendere il lavoro. E’ rinata in loro la speranza! In un incontro con i gen ho sentito che dovevo fare un passo per uscire fuori dalla mia zona di confort – ispirato dall’esempio di tanti in tutto il mondo – ho voluto “scendere in strada” per cercare di amare gli altri come se stessi. Un giorno siamo stati a Sisak per parlare col parroco di come andare avanti con i rom e abbiamo, poi, visitato questa famiglia di Petrinja e portato loro varie cose di prima necessità. Abbiamo visto come hanno usato i soldi che avevamo raccolto per sistemare il loro soggiorno che adesso è veramente accogliente! Abbiamo portato anche un laptop per permettere ai bambini di seguire la scuola online. Mi sono sentito come a casa. C’era una bellissima atmosfera familiare. Anche se fino a quel momento non avevo fatto niente di concreto per la loro situazione, ho dato quello che potevo: me stesso con la mia buona volontà e un po’ del mio tempo. Sono grato a Dio che mi ha dato questa occasione di amare e voglio continuare ad amare perché ho ritrovato la gioia centuplicata che voglio condividere con gli altri ed ora con voi. Thiana e Peter (Croazia) (altro…)
Ott 20, 2020 | Nuove Generazioni
Un Webinar per ripercorrere la vicenda del Movimento Gen, una delle più rivoluzionarie aggregazioni giovanili del secolo scorso, che continua la sua corsa anche nel XXI secolo.

© CSC Audiovisivi – Archivio
Nell’anno del centenario di Chiara Lubich, non si poteva non riprendere la vicenda del Movimento Gen, che vide la luce nel 1967, e che ha coinvolto nella sua idealità di un mondo unito centinaia di migliaia di giovani, nel mondo intero. Un Webinar, lo scorso 18 ottobre, moderato dal giornalista RAI Gianni Bianco, ha voluto ripercorrere la vicenda di un’aggregazione giovanile che, pur tra alti e bassi, ha saputo formare uomini e donne che si sono fatti spazio nella vita non attraverso atti di forza o di ambizione sfrenata, ma attraverso l’ideale evangelico del farsi tutto a tutti. Gente che, sia restando nell’alveo del Movimento, sia allontanandosene, ha continuato a “vivere” delle intuizioni carismatiche della Lubich, ognuno nella propria dimensione spirituale e professionale. Tra i presenti, Franz Coriasco, autore del libro Generazione nuova. La storia del Movimento Gen raccontata da un testimone, per i tipi di Città Nuova. Una visione personale, è la sua, e nello stesso tempo collettiva, non solo per la ricerca appassionata e approfondita da lui realizzata, ma anche per la coralità delle centinaia di interventi che ne sostengono la narrazione. Era presente pure Luigino De Zottis, colui che assieme a Virgo Folonari era stato scelto nel 1966 da Chiara Lubich stessa per iniziare il Movimento Gen. Nel suo intervento ha ricordato coloro che avevano permesso la nascita della nuova aggregazione di giovani legati al focolare: «L’ispirazione di Chiara è stata inattesa – ha detto −, ma ci ha coinvolti in modo più che radicale. La mia vita e quella di un’infinità di altri giovani ha avuto uno sviluppo inatteso. Ricordo che a noi adulti che dovevamo dar vita al Movimento Gen Chiara ci disse: “Voi adulti non dovete far niente per far nascere il movimento dei giovani. Dovete essere per loro come degli angeli custodi”». Una “regola”, questa della relazione intergenerazionale, che ha fatto storia e che continua a essere innovativa. Il cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della congregazione per la vita consacrata, ha pure partecipato, essendo stato uno dei primi “Gens”, cioè i Gen seminaristi. Ha focalizzato l’attenzione sull’elemento centrale del carisma lubichiano: «Gesù abbandonato non è una piccola cosa, è il riconoscimento di una verità, ciò che premette di andare avanti quando le difficoltà sembrano insormontabili». E con parole forti ha invitato il Movimento a ritrovare il proprio spirito di comunione originario. Tra tutti gli interventi di persone che sono restate attivamente all’interno del Movimento, significative le parole di Margherita Karram, che viene dalla Terra Santa, che ha così sintetizzato la sua avventura con Chiara: «Rivoluzione, quella dell’amore evangelico che ama persino i nemici. Identità, la mia terra mi ha lasciato la convinzione che la mia vera identità è quella di Gesù di Nazareth. Infine, cuore, perché il Vangelo va vissuto con radicalità, con un cuore di carne, non di pietra, senza erigere muri». 
Conlet Burns

Laura Salerno
«Siamo all’inizio della fine o alla fine dell’inizio?», si chiedeva nel suo intervento Franz Coriasco. Ha risposto Jesus Moran, attuale copresidente dei Focolari: «Oggi non siamo più nella fase dell’utopia dell’unità, la coscienza dell’unità nell’umanità è tragica. O diventiamo uno o ci distruggiamo. Le possibilità per i Gen di oggi sono enormi, perché c’è una coscienza più chiara di cosa sia l’unità. Sono convinto che siamo all’inizio di nuovi sviluppi, che mostrano un carisma incarnato». La conclusione del webinar è stata affidata ai Gen di oggi – per tutti Laura Salerno, Conlet Burns e Anna Aleotti − e non poteva essere altrimenti, perché l’avventura continua. Il Movimento Gen è nato nel periodo dell’esuberanza giovanile del 1967-1968, e i Gen dell’epoca avevano un piglio rivoluzionario. Ma ancor oggi lo sono, come ad esempio testimoniano i giovani Gen libanesi scesi in piazza proprio un anno fa, a partire dal 17 ottobre 2019, per propugnare una società meno corrotta, più fraterna, più giusta, più inclusiva. Makran, Salim, Mia e i loro amici mostrano che la spinta rivoluzionaria del 1967 continua ad essere valida nel 2020.
Michele Zanzucchi
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Set 30, 2020 | Nuove Generazioni
Il suo sorriso, la sua gioia di vivere, il suo impegno per la giustizia e la pace. Queste sono le parole che continuano a tornare per evocare Myriam Dessaivre, 26 anni, che ha perso la vita domenica 9 agosto in Niger. Con lei sono stati uccisi altri cinque giovani francesi oltre all’autista e guida nigeriana che li ha accompagnati quel giorno a visitare la riserva delle giraffe a Kouré, situata 60 km a sud-est della capitale Niamey. I giovani francesi erano in missione umanitaria con l’ ONG Acted in un Paese che soffre di crisi multiple, all’ultimo posto in termini di sviluppo umano. Laureata in comunicazione e informazione presso l’istituto cattolico di Tolosa e master in studi sulla pace alla Paris-Dauphine, Myriam, martire per la pace, si è specializzata nella risoluzione dei conflitti politici. Il tema della sua tesi di laurea è “Lo Stato colombiano e le Farc: verso una possibile riconciliazione?”. La sua formazione si stava sviluppando anche sul campo poiché lavorava in Colombia, Tunisia e Ciad. Il 18 giugno 2016 ha illustrato la sua scelta di studi durante il consiglio nazionale dell’associazione Mouvement de la paix. Aveva allora 21 anni. Siamo colpiti dalla forza delle sue parole e dalla risonanza che assumono oggi. Citiamo il suo intervento al termine di questo articolo. “Personalmente, ho l’impressione che una parte crescente della nostra generazione voglia promuovere la pace. Poi penso che anche i social network aiutino questa tendenza: non solo per la profusione di cattive notizie, ma si nota comunque un aumento di una sorta di “solidarietà globale”. L’indignazione per gli orrori attuali (attacchi terroristici, guerre in Medio Oriente, carestia) viene trasmessa istantaneamente sui social network, e ci troviamo direttamente colpiti da questa notizia, arrivando addirittura a dirci “Quando ci vado? ” Ecco perché non mi sorprende che sempre più di noi vogliano intraprendere professioni di pace, forse semplicemente per darci i mezzi per vivere in un mondo migliore.” Questo mondo migliore, aveva imparato a costruirlo anche grazie alla spiritualità dei Focolari e al suo impegno con i giovani del Movimento. Suo padre, Jean-Marie, morto nel 2014, era un volontario. “Era la mia migliore amica”, dice Sophie, sconvolta. “L’ho conosciuta quando avevo 13 anni durante una Mariapoli a Lourdes. Potresti ridere di tutto e di più con lei”, dice. “Aveva grandi convinzioni e difendeva i valori della pace e della giustizia sociale. Non era un lavoro facile ma lei era appassionata, al suo posto, realizzata”, testimonia l’amica. “Mi scalda il cuore sapere che per quanto ingiusta, terribile e violenta sia stata la sua morte, non è stata priva di significato. Ha dato la sua vita per quello che credeva fosse giusto. ” Un altro amico, Carl, vedeva Miriam “come una persona radiosa, umile e bella che ha dato la sua vita al servizio della vita, della pace, degli altri”. Per lui questo è il significato della sua morte: “Mi rendo conto che per tutta la sua vita ha costruito un messaggio che ci viene consegnato grazie alla sua partenza per il paradiso. È il martirio del male che in un modo o nell’altro ognuno di noi si nutre quotidianamente di cattive azioni e/o inazione.” “Myriam ha realizzato il suo sogno, la sua passione unendo la sua esperienza e il suo impegno sul campo”, condivide Anne-Marie, una focolarina che la conosceva. “È diventato evidente ai 120 rappresentanti Gen di tutto il mondo, riuniti per un congresso online dal 7 al 14 agosto, che Miriam sarà il prezioso angelo custode del Progetto #Daretocare (osare e prendersi cura) finalizzato a promuovere tutte le iniziative sulla cittadinanza attiva nei settori della giustizia sociale, politica ed economia.” Per Anne-Marie, “è come se ora ci dicesse: ‘Avanti! Non caricarti di cose inutili!”
Emilie Tévané, per Nouvelle Cité
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Ott 14, 2019 | Collegamento
Sono 195, vengono da 67 Paesi del mondo e hanno dai 17 ai 35 anni. Rappresentano tutti i giovani dei Focolari e si sono incontrati per conoscersi, interrogarsi, progettare un mondo più unito. Insieme. https://vimeo.com/362964042 (altro…)