Ott 31, 2004 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Carpi, una cittadina dell’Emilia Romagna. La parrocchia del Corpus Domini si trova in una zona in pieno sviluppo, abitata da famiglie delle più varie provenienze. L’interesse è concentrato sugli affari, predomina l’indifferenza religiosa, la frequenza alla Chiesa è appena del sette per cento. Come andare incontro a questa gente? Dio ama tutti – L’azione pastorale del parroco non si limita al piccolo gruppo dei praticanti ma è rivolta a tutti. Avvicina ogni persona che incontra con un atteggiamento d’amore, sapendo che è un incontro con Gesù, e tanti ne sono conquistati e coinvolti. A loro comunica la sua scoperta: Dio è amore e vuole che anche noi ci amiamo. Basta vivere le sue Parole, che, se vissute, cambiano poco a poco la mentalità, promuovono lo spirito di comunione, suscitano il clima di famiglia. Ben presto tanti ne fanno l’esperienza. Iniziano gli incontri della Parola di Vita che poi si moltiplicano, si fanno nei caseggiati, coinvolgono sempre più persone. Si forma una vera comunità, aperta e accogliente, con uno stile di vita evangelico. Un uomo chiede al parroco un attestato d’idoneità per fare da padrino in un battesimo. Non è praticante e non è nemmeno certo di aver la fede. “Perché vuoi farlo?”, chiede il parroco. “Per far piacere a mia sorella che insistentemente me lo ha chiesto” risponde.“Un atto d’amore – rileva il parroco – è un pezzo di Vangelo vissuto!”. Lui non pensava di vivere il Vangelo, e rimane sorpreso. Nasce un colloquio su Dio che è amore e su come l’amore presente in ogni azione vissuta per gli altri è un riflesso di Lui. Rimane affascinato. Inizia un cammino di conoscenza del Vangelo. L’amore non ha frontiere – L’amore è sempre creativo e spinge a gesti di amicizia anche verso coloro che sono contrari. In parrocchia c’è un circolo di anziani ostili alla Chiesa per educazione e ragioni storiche. Stanno costruendo una nuova sede. E’ un’opera sociale, di aiuto a queste persone. Considerando l’aspetto positivo dell’iniziativa, il parroco propone al Consiglio pastorale di incoraggiarli, offrendo loro un contributo in denaro. C’è un iniziale rifiuto. Allora spiega che ai credenti tocca amare per primi. Acconsentono di dare una piccola somma. Lui l’accompagna con una calda lettera di ringraziamento per questo servizio a tutti gli anziani del quartiere. Il gesto ha parlato più di una predica: quando nel circolo si è ricevuto il dono e si è letta la lettera tutti avevano le lacrime agli occhi. Ed è incominciato un atteggiamento nuovo, di apertura, verso la Chiesa. Casa aperta anche a chi non può ricevere i sacramenti – La parrocchia è la casa di tutti: nessuno deve sentirsi escluso. Si trova il modo che tutti si sentano accolti, anche coloro che non possono ricevere i Sacramenti. Si spiega loro che possono intanto vivere la Parola di Dio, amare il prossimo, condividere gioie e dolori sapendo che Gesù ha detto: “Qualunque cosa avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. T. aveva alle spalle un matrimonio fallito e viveva da alcuni anni con F. Aveva ricevuto una formazione cristiana ed ora si sentiva lontana da Dio e rifiutata dalla Chiesa. Un giorno entra in parrocchia. Il parroco le va incontro, la saluta con calore. La donna si sente accolta e gli apre il suo cuore, comunica il suo dolore. Da lui, per la prima volta, si sente dire: “Dio ti ama immensamente”. E’ la luce: prende a frequentare gli incontri della Parola di Vita, si sforza di vivere il Vangelo, comincia a farne esperienza. E, come loro, molti sono stati conquistati dall’accoglienza cordiale trovata in parrocchia e dall’atmosfera di carità che si respira in quella comunità. Una comunità che è stata invitata ad offrire la propria esperienza anche in convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale. (altro…)
Ott 11, 2004 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Siamo a Budapest, in un quartiere con 4000 abitanti. Un pezzo di mondo secolarizzato dove più della metà sono cattolici solo per aver ricevuto il battesimo. La popolazione, formata soprattutto di giovani senza alcuna formazione religiosa e morale, è completamente abbandonata a se stessa. Il regime comunista, che ostacolava ogni forma di associazione, oltre a diffondere la cultura ateistica, non aveva costruito in quel quartiere infrastrutture che permettessero di potersi ritrovare per fare sport o altre attività ricreative e neppure uno spazio per la chiesa. Partire dall’unità – Dopo un mese di ricerche, i due sacerdoti incaricati dal vescovo di ravvivare la vita cristiana nel quartiere, trovano alloggio in una casa prefabbricata, le cui pareti permettevano di udire ogni sorta di rumori, anche i litigi e le non rare bestemmie dei vicini. Un’impresa ardua la loro! L’unica certezza era vivere loro per primi da veri cristiani, mettendo in pratica il comandamento dell’amore scambievole e meritare la presenza Gesù che dice: “dove due o più…”. Sarà Lui il parroco: Gesù in mezzo a loro. La Messa domenicale, celebrata nell’unica sala di riunioni del posto (quella del partito), nonostante abbiano messo inviti in tutti i caseggiati, raccoglie solo un centinaio di persone, per metà bambini. I due capiscono di non poter avvicinare le folle e puntano su quel piccolo gruppo di persone. Nelle celebrazioni liturgiche, nei piccoli gruppi di catechesi per bambini e per adulti ed in ogni altro tipo di incontro sottolineano il vero motivo del trovarsi insieme: vivere l’amore fraterno, creare il clima di accoglienza dell’altro, di servizio, vedendo in ognuno la presenza di Gesù. Una verità del Vangelo che attrae subito ed è messa in pratica. Le persone che vengono per la prima volta non solo tornano, ma ne portano altre. Anche quando si organizzano feste o gite, lo scopo deve essere sempre l’amore fraterno per poter godere della presenza di Gesù in mezzo. Alla scuola della Parola – La comunità si forma e cresce alla luce della Parola di Dio. Si punta su di essa, prima vissuta in prima persona e poi donata per essere messa in pratica da molti e ritornare incarnata nelle esperienze che vengono comunicate. E’ una dinamica che porta frutto, un linguaggio che tutti comprendono e sono molti ad esserne coinvolti. Gli adulti scoprono e sperimentano che la Parola illumina in maniera concreta i fatti del giorno, cambia radicalmente i rapporti umani, suscita la comunione, dà vita ad una comunità cristiana dove tutti, sacerdoti e laici, si mettono alla sua scuola. Anche i bambini della catechesi sono coinvolti nella vita della Parola e fanno le prime piccole esperienze che li portano ad avere un rapporto personale con Gesù. Il catechismo diventa un’interessante avventura di convivenza con Lui. Diventa consuetudine fare gli esercizi spirituali durante i tempi forti dell’anno liturgico, e così i due sacerdoti si ritirano per cinque giorni fuori città con gli adulti e i giovani più impegnati, poi tre giorni con gli altri. Gli esercizi sono un’esperienza concreta di Vangelo vissuto, un allenamento per continuare a casa, e nel lavoro la stessa vita di donazione fraterna. Si va in profondità nella spiritualità collettiva. Vivere e far vivere la comunione – Vedendo le necessità concrete della parrocchia, spontaneamente tanti si sentono responsabili per i vari compiti. Danno vita a gruppi che lavorano con uno stile nuovo, muovendosi in armonia: ci sono gruppi che lavorano nel campo assistenziale o in quello liturgico, altri curano l’armonia degli ambienti parrocchiali, altri ancora si dedicano ai giovani, curano lo sport, sono impegnati nella catechesi e mantengono contatti con gli altri abitanti del territorio. Le persone riscoprono la fede non più come una dottrina avulsa dalla vita, ma una luce dall’alto che illumina e conduce l’esistenza, che dà senso e trasforma le realtà attorno, la famiglia, la società, e riempie di gioia. Tra i frutti: cambiamenti di vita. Ci sono genitori, prima indifferenti, che hanno riscoperto la fede attraverso i loro bambini, e giovani che vogliono conoscere la comunità per il cambiamento dei loro genitori. Lo stesso avviene tra colleghi di lavoro e i compagni di scuola. Una comunità in crescita – I membri della comunità da un centinaio passano a circa 800 e quelli che frequentano regolarmente la catechesi da 80 a 350. Si è dovuta costruire una chiesa, intitolata alla Santissima Trinità, col desiderio di vivere l’amore trinitario che Gesù ha portato sulla terra. Apertura ad altre Chiese e religioni – Anche persone di altre chiese cristiane e persino ebrei ed un musulmano si sono sentiti attratti dalla testimonianza di vita di parenti o conoscenti. Un musulmano che accompagna la moglie alla Messa ha detto: “Io non ho in questo quartiere una moschea, ma in mezzo a voi sento la presenza di Dio, posso pregare e mi sento più vicino alla mia fede musulmana”. Le difficoltà: un trampolino di lancio – Ci sono anche i giorni difficili. E’ stato sostituito uno dei sacerdoti e in seno alla comunità sono nate alcune tensioni fra persone e gruppi, ma da questo dolore la comunità nel suo insieme si è consolidata e la comunione fra tutti ha messo radici più profonde. A chi domanda loro qual’è il segreto di tanta vitalità rispondono: Gesù presente in mezzo a noi. Ma aggiungono anche che questo si verifica quando, accettando le disunità, le debolezze e gli sbagli di ognuno, si cerca di andare oltre, trasformando il dolore in amore. Perché Gesù è risorto passando attraverso la morte. (altro…)
Set 12, 2004 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dopo il Concilio Vaticano II si sono moltiplicati anche nelle parrocchie i rapporti ecumenici fra comunità di varie Chiese. Riportiamo l’esperienza della parrocchia Santa Isabel de Hungria , a Platanos, una località di 10.000 abitanti a sud della città di Buenos Aires (Argentina).
Una comunità viva – Durante gli anni ’70 la popolazione di Platanos crebbe rapidamente per il grande flusso migratorio dalle province interne dell’Argentina. La parrocchia di Santa Isabel è un mosaico di persone di differenti origini: italiane, spagnole, olandesi, jugoslave e ungheresi, e vi si è formata una comunità viva, aperta al confronto, alla condivisione, alla comunione con tutti. Attorno al parroco, un sacerdote italiano legato al Movimento dei Focolari, nasce ben presto un gruppo di persone, animate dalla spiritualità dell’unità, che si impegnano a vivere il Vangelo. Si incontrano periodicamente per comunicarsi la “Parola di Vita” e si raccontano le esperienze vissute, per aiutarsi nel cammino spirituale. Si crea così la famiglia con uno stile nuovo di vita che, poco a poco, si diffonde in tutta la parrocchia e nei quartieri. Coinvolge le realtà ecclesiali presenti come il Cammino Neocatecumenale, il Collegio delle Suore Ungheresi, ed apre il dialogo con cristiani delle varie Chiese. Rapporti ecumenici sempre più profondi – A favorire la nascita di rapporti fraterni tra membri di varie Chiese è stato anche il contatto con persone della Chiesa riformata. Il parroco sente il bisogno di contattare il pastore riformato e inizia fra le due comunità un rapporto che diventa sempre più profondo. Nel tempo sono nate varie attività ecumeniche svolte d’accordo con i responsabili delle rispettive Chiese: corsi biblici cui partecipano membri di varie denominazioni, un coro ecumenico di 50 persone per occasioni particolari, momenti vissuti insieme durante le ricorrenze e le feste più importanti. Ogni anno, ad esempio, alcuni giorni prima di Natale, per far sentire a tanti che non frequentano la chiesa l’atmosfera della nascita di Gesù, si è pensato di organizzare insieme, cattolici e membri della Chiesa riformata, una processione lungo le strade del quartiere con canti e musica fatti soprattutto da giovani e bambini, partendo dalla parrocchia cattolica per ritrovarsi alla conclusione nel tempio della Chiesa riformata. La Via Crucis del Venerdì Santo si svolge lungo le vie della cittadina e alcune famiglie preparano le stazioni nelle loro case. Un anno è stato proposto di fermarsi per una stazione nella casa di una famiglia della Chiesa Pentecostale che ha accolto con gioiosa sorpresa questo privilegio. Il giorno di Pasqua una giovane signora avvicinando il parroco lo ringrazia di cuore. Sua madre aveva rotto i rapporti con lei e suo marito da quando si era convertita alla Chiesa Pentecostale. Dopo la via Crucis del Venerdì Santo, li ha invitati a pranzo, ha chiesto scusa dicendo che si era resa conto che i cattolici non sono come lei credeva. Informato dei rapporti cordiali che erano nati in quella parrocchia, il Vescovo cattolico della diocesi è andato a far visita alla comunità riformata. Fu un giorno veramente importante: “E’ la prima volta – rilevò felice una signora – che un vescovo cattolico entra in un tempio riformato”. E quale non fu la sorpresa dei medici del posto nel trovarsi di fronte un pastore protestante bisognoso di cure, accompagnato da un sacerdote cattolico, e nel constatare poi come il pastore fosse oggetto di tante attenzioni da parte di cattolici. In risposta alle urgenze sociali della zona la comunità parrocchiale si sente interpellata anche dalla difficile situazione sociale del territorio. Per andare incontro alle necessità più urgenti ha fondato, da alcuni anni, la “Casa del Niño Lourdes”. Tutti i giorni una ottantina di bambini, dai tre ai quindici anni, per metà provenienti da famiglie di diverse Chiese, ricevono pasti, svolgono attività educative, sportive, ricreative. Si tocca con mano l’amore di Dio che interviene con tanta provvidenza. I bambini insieme agli educatori della Casa vivono una parola del Vangelo e pregano insieme. L’unità che si crea va oltre le diversità ecclesiali, culturali e storiche. (altro…)