Movimento dei Focolari
Giovani: nuove idee grazie al web

Giovani: nuove idee grazie al web

Una scuola di formazione internazionale svolta interamente on line a causa del Covid con metodologie nuove e la partecipazione di 115 Gen 2, i giovani dei Focolari, di 18 nazioni. Un laboratorio replicato in vari punti del mondo. Può l’emergenza Covid fermare il nostro impegno a realizzazione un mondo più unito e la possibilità di farlo insieme? Una domanda che, in questi mesi, non ha lasciato in pace tanti Gen 2, i giovani del Movimento dei Focolari, insieme ai loro formatori. E così, se la pandemia ha impedito loro di viaggiare da un Paese all’altro o addirittura di uscire di casa, le nuove tecnologie hanno permesso ai giovani di continuare a lavorare per la pace e l’unità del mondo, anzi hanno favorito la nascita di iniziative nuove e originali, tutte rigorosamente via web. E così, guardando gli appuntamenti internazionali fissati da tempo, i giovani dei Focolari hanno deciso di non cancellare neppure l’annuale scuola internazionale di formazione per responsabili dei gruppi giovanili prevista per agosto 2020 in Italia, ma di farla, appunto, online. Certo, è stato necessario un po’ di lavoro in più per trasformare i programmi dei 10 giorni di scuola, adattarli alla modalità di formazione via web e cercare piattaforme e app che permettessero momenti di ascolto e approfondimento, ma favorissero anche momenti di comunione, tutti insieme e in piccoli gruppi. E’ nata così la “Scuola internazionale 2020” con un format tutto nuovo. Vi hanno partecipato 82 giovani e 33 adulti formatori di 38 nazioni e 16 lingue. “Imparare a lavorare online è una cosa positiva che ci ha lasciato il Covid – ha detto uno dei partecipanti dell’Argentina – anche perché facilita la partecipazione di chi, per motivi economici o di tempo, non aveva mai fatto e non sarebbe riuscito a fare un’esperienza internazionale spostandosi fisicamente”. La scuola dal titolo “Come in cielo così in terra” è stata incentrata su tematiche di carattere spirituale e di attualità, quali la pace, l’impegno sociale e la cittadinanza attiva, approfondite alla luce del carisma di Chiara Lubich. Uno dei focus è stato: “Dare to Care” (Osare prendersi cura), tema centrale del percorso (Pathways) che i giovani, con tutto il Movimento dei Focolari, si sono impegnanti a mettere in pratica. Ogni anno al percorso di Pathways è associato un colore: quest’anno è il nero che Chiara Lubich aveva legato all’impegno politico, civile e sociale per il bene comune. E, come il nero fa da sfondo a tutti gli altri colori, questo impegno è lo sfondo su cui risaltano i vari ambiti della quotidianità: la famiglia, la società, la scuola. Si è partiti da scritti della Lubich, poi esperienze di testimoni impegnanti in ambito politico e sociale; esperti come il teologo Padre Fabio Ciardi, membro della Scuola Abbà, il centro studi del Movimento dei Focolari; Alberto Lo Presti, direttore del Centro Igino Giordani; Daniela Ropelato e Antonio Maria Baggio, docenti dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Italia). “Siete gente che ha deciso di donare la vita – sono state le parole conclusive di Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari e del Copresidente Jesús  Morán – in questa scuola avete fatto la prova nel vostro laboratorio. Ora il laboratorio finisce, adesso si va a vivere”. E adesso questo scuola, insieme all’impegno di vita che porta con sé, si sta diffondendo e moltiplicando: i 100 partecipanti si sono fatti promotori di altre edizioni di essa in dieci diversi punti del globo.

Letizia Spano

(altro…)

Cile, dai ragazzi nasce un progetto di eco-educazione

Cile, dai ragazzi nasce un progetto di eco-educazione

L’interesse per l’ambiente, una proposta inaspettata e l’inizio di un impegno in ambito ecologico che oggi ha raggiunto ampie dimensioni. La storia di Javier, diciassettenne del Cile. Da sempre ho amato la natura ed ho avuto un rapporto speciale con essa. Nel 2017, sono venuto a conoscenza del grave danno che l’umanità sta provocando al pianeta, “ma – mi sono detto – cosa può fare un semplice adolescente per cambiare la realtà del pianeta?”. Un giorno, però, mia zia mi ha invitato a partecipare ad un Forum di Sviluppo Sostenibile nella sede della Cepal (Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi). Ero sorpreso, ma, incoraggiato dalla zia che mi ha detto come gli adolescenti debbano farsi carico di decisioni importanti e far sentire la loro voce per il nostro futuro, mi sono deciso a partecipare ed ho coinvolto, con l’aiuto della scuola, altri compagni interessati a problematiche sociali e ambientali. Durante il Forum abbiamo potuto conoscere gli Obiettivi di Sviluppo Sociale (ODS) e le azioni che, per raggiungerli, si realizzano in alcuni Paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Abbiamo anche potuto esprimere il nostro pensiero davanti alle autorità presenti. Tra le iniziative ci ha colpito “Concausa”, che fa parte della ONG “America Solidale”. Essa lavora specialmente per mettere fine alla povertà infantile e forma gli adolescenti affinché siano autentici agenti di cambiamento. Con due compagne abbiamo così deciso di proporre un progetto nella nostra scuola legato a “Concausa”, ma non abbiamo avuto successo. Dopo qualche tempo, visto il nostro interesse per queste tematiche, “Concausa” ha voluto realizzare nella nostra scuola un laboratorio chiamato “Azionatori” per aiutarci ad elaborare un progetto in un modo migliore. Tra le classi vedevamo tanta spazzatura gettata per terra. Ci siamo proposti così di favorire una migliore gestione dei rifiuti e del riciclo per creare una cultura ecologica. È nato il progetto “Eco-educazione”. I rifiuti erano soprattutto di Tetrapack e allora li abbiamo ti-utilizzati per creare “Eco-contenitori” dove differenziare i rifiuti che riutilizziamo anche per fare eco-mattoni. Grazie al nostro lavoro tanti dei compagni hanno imparato come riciclare e adesso hanno coinvolto i loro genitori per farlo nelle loro abitazioni. Nel frattempo anche insieme ai Ragazzi per l’unità dei Focolari dei quali faccio parte, abbiamo inserito, durante i nostri incontri periodici, workshop e approfondimenti su tematiche ambientali. Dopo un anno di lavoro con il nostro progetto “Eco-educazione”, siamo stati scelti per rappresentare il Cile in un Campo Continentale di “Concausa” che ogni anno si realizza nel nostro Paese e al quale partecipano progetti di tutto il continente. Io sono stato tra i partecipanti. L’esperienza è stata indimenticabile. Ho conosciuto persone di tanti Paesi, ognuno con una cultura diversa: conoscerci a vicenda ci ha fatto sentire uguali, eravamo e siamo una famiglia, una generazione che lotta per un futuro più unito e solidale. L’ultimo giorno siamo stati invitati a tenere un discorso di fronte alle autorità di “America Solidale”, Unicef e Cepal sulle diverse realtà che viviamo nei nostri Paesi e su come stiamo dando un contributo in favore dell’ambiente. Adesso con i partecipanti al Campo continuiamo a lavorare insieme attraverso videochiamate. Abbiamo ideato così il progetto “1000 Azioni per un Cambiamento” che cerca di generare azioni ecologiche per mitigare la crisi climatica. Per la sua realizzazione sono stato scelto io come rappresentante per il mio Paese. Qui la testimonianza di Javier in occasione del lancio della campagna Pathway 2020-2021 “Dare to care”

A cura di Anna Lisa Innocenti

(altro…)

#daretocare, osare e prendersi cura

#daretocare, osare e prendersi cura

Partirà il 20 giugno prossimo, in diretta mondiale YouTube, #daretocare, la campagna dei giovani dei Focolari per “farsi carico” delle nostre società e del pianeta. Jesùs Morán, co-presidente dei Focolari: “Occorre una nuova agenda etica; la cura ha una spiccata vocazione politica e una forte dimensione planetaria”. #daretocare”, ovvero “osare prendersi cura”. I giovani del Movimento dei Focolari hanno preso sul serio le parole di Papa Francesco e di molti altri leader religiosi e civili di collaborare concretamente alla cura della Casa Comune. Attraverso questo nuovo percorso vogliono quindi essere cittadini attivi e interessarsi a tutto quello che accade nel mondo per cercare di costruire un pezzetto di mondo unito. “In questo tempo di profonda crisi umanitaria, a causa del Coronavirus, sta emergendo una nuova visione – sostiene Jesús Morán, co-presiedente del Movimento dei Focolari – cioè la necessità di un nuovo modo di comportarsi, di vivere, una sorta di nuova agenda etica, come dicono alcuni esperti. E in questo contesto una categoria sta diventando centrale, ed è quella della cura, il farsi carico, l’occuparsi degli altri, della società, del pianeta”. Osare prendersi cura vuol dire quindi essere protagonisti nella vita di tutti i giorni per risolvere problemi, avviare dialoghi per una società migliore, essere attenti all’ambiente e alle persone di qualsiasi colore, religione, cultura. Soprattutto oggi dove il razzismo torna a riemergere, dove la libertà degli uomini torna ad essere minata da regimi totalitaristici, dove le armi e le guerre vogliono imporre il proprio dominio sulla pace e l’unità fra i popoli. “La cura è una categoria molto ampia, bella, poliedrica – continua Morán -. L’etica della cura ha a che fare con la dignità della persona, questo è fondamentale, è proprio il cuore della cura; non è una cosa intimistica, privata. Anzi, la cura ha una spiccata vocazione politica e una forte dimensione planetaria, anche se non dimentica il locale perché dopo, è localmente che ci prendiamo cura degli altri, è proprio nei rapporti personali, nella società, nel locale. Però questa dimensione planetaria è importante”. Papa Francesco ne ha parlato il 24 maggio scorso durante il quinto anniversario della Laudato sii, promuovendo un anno speciale di riflessione – fino al 24 maggio 2021 – per riportare all’attenzione di tutti il tema della cura del creato. E per creato si intende non solo l’ambiente che ci circonda, ma anche le persone, l’economia, la politica, il sociale… Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, definiva la politica come “l’amore degli amori”. Il politico è colui che sta al servizio della propria gente, e, conclude Morán, “oggi c’è bisogno più che mai di questo tipo di amore, e la categoria della cura lo esprime bene, è proprio un concentrato di questo amore di cui stiamo parlando. Allora la proposta dei giovani dei Focolari è questa: mettere la cura al centro della politica e della nostra vita di cittadini”. Quindi, dopo un anno dedicato ad azioni e progetti su pace, diritti umani e legalità, il prossimo 20 giugno con la campagna #daretocare i giovani dei Focolari aggiungono un altro tassello, quello della “cura”, sviluppata e approfondita attorno a cinque tematiche principali: ascolto, dialogo e comunicazione, uguaglianza, fraternità e bene comune, partecipazione e cura del pianeta. E come farlo? Seguendo la metodologia tipica dei “pathways”, i percorsi che per il terzo anno stanno percorrendo: imparare, agire e condividere. Allora: coraggio e osare. Appuntamento al prossimo 20 giugno, ore 14 (Cest + 2), con un evento online mondiale su Youtube per lanciare questa grande idea #daretocare. Per maggiori informazioni visitate il sito dello United World Project

Lorenzo Russo

  (altro…)

Giovani e legalità, sulla scia di Pathways for a United World

Giovani e legalità, sulla scia di Pathways for a United World

Un campus a Bologna (Italia) sulla legalità, promosso dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari. Uno spazio di formazione, partecipazione e azioni sociali per attivare processi di cambiamento e ricostituzione del tessuto sociale. Dal 20 al 28 luglio, una quarantina di giovani provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia, si sono dati appuntamento a Bologna (Italia) per dare vita ad un Campus durante il quale impegnarsi concretamente per gli altri. Hanno conosciuto e lavorato con associazioni e gruppi che si impegnano in ambito civile, come l’integrazione degli immigrati e la lotta al gioco d’azzardo. Hanno collaborato con centri estivi e giovanili, mense, trovando insieme modi diversi e originali di fare le cose. 27175c27 fc40 4d3b 9de2 046783b520e4“Il Campus – ci spiega Francesco Palmieri, uno degli organizzatori – nasce da una prima esperienza a Siracusa, qualche anno fa, che ha avuto successo e poi si è ripetuta a Roma e a Torino. Quest’anno, a Bologna, i giovani hanno individuato il quartiere della Cirenaica, un quartiere multietnico nel quale la situazione sociale è molto complessa.  Il Campus è un’esperienza di impegno civile che parte da giovani per altri giovani come noi, per rispondere a una domanda: possiamo fare qualcosa?”. Si parla di impegno personale, quindi, anche durante i momenti di formazione con vari esperti, da magistrati a professori universitari, da volontari a sacerdoti e laici impegnati in prima linea in ambito civile. Il tema della legalità viene a galla, declinato sotto più aspetti, come l’accoglienza dei migranti, la lotta alle mafie e al gioco d’azzardo. “Questa esperienza del Campus – dice ancora Francesco – ci arricchisce e ci fa tornare a casa con tante risposte a domande che magari non ci eravamo mai poste”. Tra gli esperti presenti c’era la prof. Adriana Cosseddu, responsabile della rete internazionale Comunione e diritto. Le abbiamo fatto qualche domanda: I giovani dei Focolari, hanno lanciato nel 2018 “Pathways for a united world”, sei percorsi per un mondo unito con azioni e approfondimenti su sei grandi tematiche. Dopo il primo dedicato ad economia, comunione e lavoro, con il secondo quest’anno si vogliono approfondire diritti umani, giustizia, legalità, pace. Quali gli obiettivi? “Si tratta di percorsi che, insieme alle Comunità dei Focolari nel mondo, i giovani e i ragazzi si impegnano a vivere da protagonisti, per concorrere a fare dell’umanità una famiglia. Le vie sono tante e quest’anno ne abbiamo scelte quattro: aprire le porte al dialogo e all’accoglienza perché i diritti umani vengano riconosciuti e attuati. Operare con tutte le forze per la pace, perché si arrivi a superare la logica dello-scontro con l’in-contro, e la pace sia perseguita universalmente come diritto dell’umanità. Ma per una pace autentica occorre praticare la giustizia, custode delle relazioni, che fondano la nostra convivenza. Ed ecco l’importanza della legalità, che chiede anche attraverso norme e comportamenti di attivare processi capaci di spezzare la logica del profitto e del privilegio, della corruzione diffusa, per promuovere imparzialità ed equità”. 74cbcf7b 3e5a 4fbb 8ff5 8ecbc7ec1ec1Qual è il “di più” che il carisma dell’unità porta al diritto? “Il carisma dell’unità genera sull’altro un nuovo sguardo: non l’estraneo o un nemico, da cui difendermi, ma un dono per me, nella ricchezza della sua diversità. La reciprocità, che nel diritto si traduce in diritti – doveri, diventa nel “di più” dell’amore reciproco richiamo alla responsabilità verso l’altro, di cui devo aver cura. Così, se oggi il diritto tende a tutelare i diritti degli individui, l’orizzonte che Chiara Lubich ci ha aperto è quello di un diritto “strumento” di comunione. E la comunione indica un obiettivo: operare perché le concrete relazioni umane, anche quelle che si svolgono sotto il segno del diritto, aiutino le parti coinvolte a guardare oltre sé e riconoscersi reciprocamente, nella rispettiva dignità e secondo una libertà responsabile, per aprirsi alla collaborazione. Così si generano frammenti di fraternità”.   Prossima tappa:

  • Seminario internazionale “Dai Diritti Umani al Diritto alla Pace: in cammino con l’umanità”, promosso dalla rete internazionale “Comunione e Diritto”, a Loppiano (Italia), dal 19 al 21 settembre 2019

(altro…)

Pace, legalita’, diritti umani: l’impegno dei giovani dei Focolari per il 2020

#intimeforpeace – in tempo per la pace: è l’hashtag che esprime l’impegno dei giovani dei Focolari per il prossimo anno e che è già al centro di campus, workshop e corsi in diverse parti del mondo. A partire da Loppiano (Italia). Se fino a maggio 2019 si sono concentrati su azioni e campagne per un’Economia più umana, di comunione, attenta a chi non ha, da un paio di mesi i giovani dei Focolari stanno iniziando a lavorare anche nei diversi ambiti della Giustizia. Sì, perché Economia e Giustizia sono i primi due step di Pathways for a United World: sei percorsi della durata di un anno ciascuno, sui quali si sta concentrando l’impegno e l’azione dei Giovani per un Mondo Unito (GMU) a tutte le latitudini. “Ogni anno affrontiamo una sfida diversa senza però dimenticare l’impegno che ci siamo presi l’anno precedente” – ci spiega uno degli organizzatori – “il nostro impegno va dall’economia alla politica, dalla giustizia all’arte, dal dialogo tra culture allo sport e stiamo mettendo in moto azioni, collaborazioni e progetti basati sulla fraternità, con un impatto locale che però punta al globale”. “In time for peace” è dunque il motto che riassume l’impegno di questo prossimo anno che si concluderà in Corea, dal 1 al 7 maggio 2019. Nel frattempo sono diversi gli appuntamenti di formazione, approfondimento e scambio “mondiale” dei Gen e dei GMU anche sui temi della giustizia, della pace, della legalità e dei diritti. Significativo quello di Loppiano (Italia), dove dal 7 al 22 luglio scorso si è tenuta una Summer School con 40 giovani da molti Paesi, tra cui Corea, Hong Kong, Malta, Scozia, Italia, Brasile, Cuba, Myanmar, Polonia, Colombia. Maria Giovanna Rigatelli, avvocato, della rete di Comunione e Diritto, ha partecipato in qualità di esperto, evidenziando l’importanza di esperienze simili che permettono ai giovani di immergersi sia nel patrimonio culturale che nelle ferite dei diversi Paesi con cui vengono in contatto. «La situazione mondiale vede una mancanza di conoscenza dei valori dei diritti degli uomini. Durante la scuola è emersa l’importanza dell’impegno personale per contribuire ad esempio, al dramma delle due Coree, o a quello di Hong Kong. In tanti punti del mondo si può accendere la luce con il nostro impegno». “La nostra nazione è divisa in due – ha commentato Y., coreana – e abbiamo tante ferite che però non giustificano questa divisione. Per avere la pace dobbiamo avere imparare a dialogare. Durante la scuola ho pensato: se continuiamo ad amare, ad amare, ad amare, forse, alla fine riusciremo a riunire le due Coree!”. E a proposito della crisi che sta vivendo il suo Paese D. ha spiegato: “Prima di venire qui, sono successe tante cose a Hong Kong che mi hanno fatto pensare che la pace potrebbe non essere l’unico modo per risolvere i problemi e che, forse, a volte, abbiamo bisogno di usare la violenza. Mi sentivo frustrato. Ma sono stato molto felice di quello che ho vissuto qui e delle tante persone che hanno parlato con me di pace. Quest’anno, come giovani approfondiremo e vivremo il ‘pathway’ (sentiero) dedicato ai diritti umani, alla giustizia e alla pace. Dunque mi chiedo: è bene usare la violenza, che le persone siano ferite e ammazzate? Qui, ho imparato come amare gli altri e come focalizzarci sull’amore fra noi. So che percorrere la strada della pace è difficile, ma penso che dobbiamo cercare di realizzarla senza usare la violenza. Quando torno a casa, voglio usare quello che ho imparato e ho sperimentato a Loppiano per amare le persone a Hong Kong, anche quelle che odio”.

Letizia Spano

(altro…)