Mar 24, 2021 | Chiesa, Nuove Generazioni
È il cammino verso la prossima Giornata Mondiale della Gioventù nel 2023. Il racconto di una giovane dei Focolari che collabora alla realizzazione dell’evento. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si svolgerà a Lisbona, capitale del Portogallo, nel 2023 sul tema “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). La pandemia lascia aperti degli interrogativi ma i lavori preparatori sono in corso da tempo. Mariana Vaz Pato, una giovane del Movimento dei Focolari, fa parte dell’equipe locale che collabora per la realizzazione dell’evento.

La croce del GMG
Il motto della GMG scelto dal Papa ricorda il “sì” di Maria a Dio e la sua fretta nel raggiungere sua cugina Elisabetta, come raccontato nel Vangelo. Cosa significa questo per i giovani di oggi, specialmente in questo tempo di pandemia? “Questo tema, prima di tutto, ci mostra un’azione “Maria si alzò” Possiamo capire che il Papa ci sfida ad uscire dalla nostra zona di comfort, ad alzarci e andare incontro all’altro. In secondo luogo, abbiamo il “sì” di Maria a Dio, che ci serve come esempio per dire anche noi il nostro “sì” e andare in missione. Il Papa ha lanciato il tema nel 2019, prima che questa pandemia esistesse. In questo momento, il tema scelto può sembrare contraddittorio con quello che stiamo vivendo, ma ci dice che la pandemia non può essere un ostacolo nel seguire Dio, che rende possibile quello che sembra impossibile”. I giovani di tutto il mondo sono esortati a identificarsi con Maria. È un modello alto: come possiamo lasciarci ispirare da Lei nella nostra vita quotidiana? “A Panama, il Papa ha detto che Maria è l’”influencer” di Dio e che nella sua semplicità ha detto il suo “sì”, diventando la donna più influente nella storia. È vero che trasformare il mondo è una missione ambiziosa, ma Maria ha potuto farlo con le sue virtù. Se seguiamo il suo esempio siamo sulla strada giusta”.
A che punto siete con la preparazione dell’evento? Quanti giovani sono attesi? “Date le circostanze è difficile fare previsioni. A ottobre è stato lanciato il logo, a novembre si è svolta la cerimonia di presentazione del simbolo e recentemente è stato lanciato l’inno. È stato sviluppato anche un itinerario di catechesi perché la GMG non sia solo un evento ma un viaggio vivo di approfondimento della fede. Non sappiamo come sarà il mondo nel 2023, ma le equipe stanno lavorando per fare di questo evento un momento decisivo nella vita dei giovani e per il rinnovamento della Chiesa e della società”. Alcuni giovani del Movimento dei Focolari sono coinvolti in questo lavoro preparatorio… “La Chiesa si sta organizzando in comitati che preparano il programma e curano gli aspetti logistici. Come Movimento siamo presenti in questi comitati con giovani, focolarini, coppie e persone coinvolte nel movimento parrocchiale, con vari compiti: dalla pastorale giovanile alla comunicazione con le comunità locali e il movimento parrocchiale in Portogallo, e poi la comunicazione con la zona dell’Europa occidentale e con i centri dei giovani del Movimento. Questa esperienza è una sfida, con tutti gli imprevisti di questi tempi, ma è anche una gioia scoprire il contributo che possiamo dare come Movimento e, soprattutto, poter fare questo cammino insieme alla Chiesa”.
Claudia Di Lorenzi
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Nov 4, 2020 | Focolari nel Mondo
Prendersi cura degli altri ricostruisce la comunità: è l’esperienza di Teresa Osswald, che nella città di OPorto, in Portogallo è animatrice di un piccolo gruppo di bambini. Fare attenzione a ciò che accade intorno a noi. Dedicare tempo ed energie a chi è nel bisogno. Mettersi nei panni dell’altro e condividerne gioie e fatiche. Spesso, amare chi ci sta accanto significa entrare nelle maglie del quotidiano e farsi prossimi. È l’esperienza di Teresa Osswald, che nella città di OPorto, in Portogallo è animatrice di un piccolo gruppo di bambini. Come tutti gli anni, quando la scuola chiude per le vacanze estive i bambini si godono il riposo all’aria aperta: chi al mare, chi in montagna, chi in città. Ve ne sono alcuni però che non hanno questa possibilità perché le loro famiglie vivono difficoltà economiche o non hanno familiari o amici che possano aver cura di loro mentre i genitori sono a lavoro. Quindi sperimentano una condizione di isolamento sociale anche perché vengono da Paesi lontani, con culture, tradizioni e religioni diverse. È la storia di tre bimbi portoghesi, i cui genitori sono originari delle Isole di S. Tomé, nella costa occidentale dell’Africa. Le vacanze in genere le trascorrono a casa, da soli e senza fare niente. Anche quest’anno sarebbe andata così se Teresa non avesse fatto proprio il loro disagio. Come per altri bimbi e altre famiglie nelle stesse condizioni. “Avevo una gran voglia di avere una risposta per tutte queste situazioni – racconta – Almeno per una famiglia siamo riusciti ad averla: a fine luglio avevo parlato ad un’amica di questi tre bambini che avrebbero trascorso il mese di agosto da soli a casa. Il giorno dopo mi fa arrivare delle informazioni sui campi estivi della nostra città”. Ma i posti sono pochi, la richiesta arriva tardi e non è chiaro se i bimbi possano partecipare. Teresa affida tutto a Dio: “sia fatta la tua Volontà”. Così i posti si trovano e anche il costo del campo viene sostenuto dalla comunità dei Focolari presente in città. Chi dona una somma poi sperimenta altrove un qualche “ritorno”. É il Vangelo che si compie, pensa Teresa: “Date e vi sarà dato” (Lc 6, 38). C’è poi la necessità di accompagnare i bimbi al campo al mattino e di riportarli a casa la sera. Non è facile trovare il tempo fra gli impegni quotidiani, ma Teresa si offre lo stesso: “vedo tre bambini felici che corrono verso la mia macchina. Non resta che stringere i lacci delle scarpine della più piccolina ed è tutto a posto”. Dopo una settimana arriva una telefonata: è una persona amica che le viene in aiuto e si offre di accompagnare i bimbi al suo posto. “Ed è stato così che, con un piccolo contributo di tanti – spiega – questi bambini hanno avuto l’opportunità di nuotare, ballare, socializzare, invece che restare chiusi in casa. Soprattutto, hanno avuto l’opportunità di contagiare insegnanti e altri bambini con la loro gioia e grande generosità”. E che bello sentire anche la gioia della mamma, commossa e grata. “Parole così forti che mi hanno lasciata scossa – confida Teresa – interessarci per tutto ciò che accade accanto a noi e il prenderci cura dell’altro ci ha fatto costruire un pezzetto di mondo unito nella nostra comunità”.
Claudia Di Lorenzi
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Mag 28, 2018 | Focolari nel Mondo
“Sei stata tu a farci capire che il matrimonio significa apertura, realizzazione del progetto che Dio ha su di noi. Faremo tutti i nostri sforzi perché la famiglia e il mondo diventino come devono essere”. Maria da Conceição, per tutti noi semplicemente São, aveva scritto queste parole a Chiara Lubich, appena cominciata la nostra avventura. Ci siamo sposati a Braga nel 1981 – racconta Zé Maia – e dalla nostra unione sono nati sei figli. Poi sono arrivati i nipoti, che sono già nove. La stessa Chiara Lubich, tempo prima, le aveva indicato una frase del Vangelo come programma di vita: “Egli deve crescere e io diminuire” (Giov. 3, 30). Quante volte me l’aveva ripetuta!» Zé e São, entrambi portoghesi, nel 2002 si erano trasferiti con i figli alla cittadella dei Focolari “Arco Iris”, 50 chilometri da Lisbona, per dare un contributo concreto alla sua costruzione. Nel novembre 2016, São stava partecipando, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), al convegno “Insieme per l’Europa”. «Prima di partire – prosegue Zé – mi aveva confidato: “Sono contenta di parteciparvi, credo che sarà questo il cammino che dovremo fare”. È stato il suo ultimo atto di amore, nella gioia di dare la propria vita per gli altri. Il giorno 11, all’improvviso, per un infarto, Dio l’ha chiamata a sé.
E adesso? Sto facendo l’esperienza di vivere lei, che è in me, in quella “sola carne”, tra cielo e terra. Non posso perdere la freschezza delle sue ultime parole, quella sfida ad “andare avanti insieme e con coraggio”. Ricomincio ogni giorno, con lo stimolo e l’aiuto della vita del focolare. A casa, in famiglia, stiamo scoprendo un “nuovo noi” e sperimentiamo che quello che abbiamo costruito con l’amore rimane. E continua, perché l’eternità è il perfetto amore. Vivo nella ricerca continua di come diventare, insieme, padre e madre. Vivo come se São fosse qui con me, facendo casa agli altri, o nelle spese. Insieme a lei prendo dei fiori, preparo un buon pranzo per i figli o quelle cose buone che piacciono ai nipoti. Insieme a lei dico una parola che corregge, costruisce, o incentiva. È un dialogo continuo, tra terra e cielo. Ho fatto una nuova scoperta, Gesù Eucaristia. Lì è il momento del “nostro” incontro. I momenti di dolore esistono, ma ci fanno dilatare il cuore verso il prossimo. La solitudine c’è, è un’ombra vera. Bisogna voltarle le spalle e guardare la luce. Alla fine di ogni giornata scopro la gratitudine, quando alzo lo sguardo per riuscire a vedere l’invisibile, anche se la paura appare come un ladro, di nascosto, per rubarci la pace. A volte l’anima desidera volare via, andare in un altro posto. Ma poi lascio che quel raggio di luce mi parli, mi saluti e mi accompagni». «Talvolta scrivo due righe ai figli, per raccontare loro quello che sto vivendo con la loro madre: “Ogni giorno, nel caleidoscopio dell’anima, lei si mostra con nuove bellezze, con tutte le sfumature del cielo azzurro. E allora la contemplo nel suo mistero”. La vita continua, fatta di momenti di famiglia e di vita di comunione con tutti. Sì, è vero, sento il bisogno di lei, della sua compagnia, della sua complicità, della sua condivisione. Non si è mai pronti a vedere partire il proprio compagno, a restare soli, senza la sua parola o il suo sguardo, sotto ogni aspetto, affettivo, psicologico, relazionale. Ma anche in concreto, con i figli, la famiglia, il lavoro. Nel ’67, Chiara Lubich aveva rivolto alle famiglie questa riflessione: quando uno dei due “parte” per il cielo, “avviene che il matrimonio, che aveva fatto di due creature una sola cosa, non solo fisicamente ma spiritualmente, per il sacramento del matrimonio, si rompe, per volontà di Dio. È qualche cosa di divino – se così si può dire – come una piccola Trinità che si spacca”. Si vive allora una vera purificazione, che si affronta mettendosi ad amare chi ci sta intorno. Quest’anno ho scoperto cosa significhi Dio-Amore, l’Amore: più che le cose di Dio, Dio stesso. Solo l’amore resta. Abbiamo ritrovato una breve preghiera scritta da São: “Aiutaci a diventare la famiglia che tu hai pensato. Dammi la grazia di superare le difficoltà con sapienza, ingegno, intelligenza e bontà. Aiutaci a vedere tutto con la tua luce”». Gustavo Clariá (altro…)