Genfest 2012: Grazie Budapest!

2 settembre 2012

Mattina conclusiva in città. Piazza Santo Stefano, in pieno centro, allestita per la celebrazione della S. Messa, accoglie i ragazzi cattolici del Genfest. E’ presieduta dal cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Budapest. I giovani appartenenti ad altre Chiese celebrano le proprie liturgie nei rispettivi luoghi di culto, mentre per i 160 tra musulmani, buddisti e hindu è pronto uno spazio proprio. Poco prima di mezzogiorno si incontrano tutti a Piazza Santo Stefano per un momento comune di silenzio e di raccoglimento per la pace, il Time out.

La preghiera di questa mattina è stata per molti un momento importante per fermarsi e entrare nel proprio intimo. Gli ideali di cui hanno parlato nei giorni scorsi, i progetti, ma anche le esperienze concrete vissute hanno trovato in questa mattinata di raccoglimento una conferma della propria validità.

Il prossimo appuntamento è a Rio de Janeiro. Dal palco due brasiliani invitano alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2013. “Let’s bridge” continuerà a fare parte giorno per giorno della vita di tutti, nell’impegno assunto nei giorni di Budapest. A questo anche la bella città dei ponti sul Danubio ha dato il proprio contributo.

Comunicato stampa conclusivo n°8

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Aggiornato al 2 settembre 2012
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Genfest 2012: DAY 2 – sera

1 settembre 2012

Ore 21:00, Ponte delle Catene. È da circa mezz’ora che stanno arrivando i 12.000 partecipanti del Genfest. È ormai buio, e ciò risalta il bell’effetto delle luci sulle acque del Danubio. È uno scenario suggestivo, più che meritato dopo i quasi7 chilometridi camminata lungo i viali di Budapest.

La marcia era partita dalla Sport Aréna verso la grande Piazza degli Eroi. Davanti un banner con la  scritta “Let’s bridge”  largo tutta la corsia. Come all’Aréna, anche qui i giovani sventolano le bandiere di tutti i Paesi. A contribuire alla festa anche l’elicottero di DUNA TV che sorvola la folla. A Piazza degli Eroi la marcia si ricompatta per riprendere il percorso lungo viale Andrássy, verso Piazza Széchenyi. Il Ponte delle Catene, già chiuso al traffico, è lì a due passi e incomincia a riempirsi.

Tutto è pronto per il flashmob. I giovani portano con sé un pezzo di stoffa leggera a forma di sciarpa. Sopra vi sono stampati il logotipo del Genfest e il segno “=”. Alla voce di Stop diffusa dall’impianto tutti si fermano e distendono con le mani in alto la sciarpa. Il silenzio è assoluto. Inizia un countdown immaginario di 30 secondi, concluso alla voce di “3, 2,1”con grida di gioia e sventolare di sciarpe. Ora ciascuno dei partecipanti scrive sulla propria sciarpa a che cosa è “=” il “Let’s bridge” del logotipo. Poi la scambia con l’uno, con l’altro, con l’altro ancora…. Un simbolo della condivisione di uno stesso ideale, da rendere concreto in molteplici forme.

Sono le 22:30, la folla si disperde. Si sente dire che il momento appena vissuto è stato il più grande flashmob fatto finora sopra un ponte. Questi giovani sono visibilmente fieri del fatto, anche per il contributo che porta nel dare visibilità a quanto si propongono di fare. Ma colpisce ugualmente un particolare della manifestazione che passerà inosservato. Due automezzi erano stati previsti per seguire la marcia e raccogliere la spazzatura creata dai 12.000. Sono stati dichiarati disponibili per altre necessità: i ragazzi non buttavano per terra i rifiuti.

Video su youtube: The Biggest Flashmob on a Bridge! (Genfest in Budapest)

Aggiornato al 2 settembre 2012
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Genfest 2012: DAY 2 – pomeriggio

1 settembre 2012

Alle 15:30, rifocillati con la tipica Káposzta ungherese, i 12.000 partecipanti continuano la “costruzione” iniziata la mattina.

La realizzazione del ponte è la tappa successiva. Immagine dell’unità, passa attraverso azioni concrete in tutti gli ambiti del quotidiano. Senza dimenticare qual è la chiave di volta che permette all’arco del ponte di non crollare: amare anche quando c’è il dolore. Lo illustrano alcuni giovani italiani impegnati in un centro di accoglienza per immigrati clandestini, portando con sé le immagini e la voce dei loro amici. Ma anche Adhelard e Ariane, che dal Burundi fanno tutti partecipi della vita in un campo di ex rifugiati alla periferia di Bujumbura. Oppure Kaye, che dalle Filippine porta la sua dura esperienza di separazione familiare. Sono storie che finora non hanno avuto un finale felice, ma che vissute con amore permettono di sperimentare la pienezza della vita anche in queste situazioni dolorose.

Si creano così basi solide che permettono di attraversare il ponte, ultima tappa di questo percorso figurato. Il ponte permette l’apertura verso molte strade. Lo sanno Issa, cristiano di Nazaret, e Noura, musulmana di Gerusalemme. Si incontrano regolarmente, assieme ad altri giovani cristiani, musulmani e ebrei, che nel frattempo si fanno presenti alla SportAréna via Facebook, per approfondire la conoscenza reciproca e pregare per la pace.

Si arriva alla presentazione del United World Project, concepito e sviluppato da alcuni dei giovani presenti. Un progetto che punta a creare un osservatorio mondiale per le azioni di fraternità, mettendo in luce il molto che già si fa in questo campo. Cerca anche un riconoscimento dell’ONU per l’iniziativa, e con questa finalità lancia una raccolta di firme che inizia dal palco. Un braccialetto arancione diventa simbolo dell’adesione personale di ciascuno al progetto. La raccolta di firme e la creazione dell’United World Network, prima tappa del progetto stesso, impegnerà i giovani per i prossimi mesi.

Vi aderiscono anche Kosho Niwano, Presidente designata del movimento buddista giapponese Rissho Kosei-kai, che assieme ad una delegazione di questo movimento buddista del Giappone saluta i presenti.

Infine l’atteso intervento di Maria Voce. La presidente dei Focolari è accolta con un lungo e caloroso applauso. Si dice emozionata nel vedere dal palco la marea di giovani che attendono ancora una sua parola. Dice di avere il cuore preso da questa generazione e vuole aiutarla a guardare in alto, a non avere paura. “Siate voi stessi ed entrate personalmente nella società. Il vostro contributo è unico, irrepetibile, diverso da quello degli adulti. La generazione che vi precede vi guarda con fiducia, abbiate anche voi la stessa fiducia”. Invita poi tutti a passare subito all’azione. Un’azione caratterizzata dall’amore che tocca i cuori e li porta ad amare. Un amore concreto, che inizia dalle piccole azioni che fanno grande la vita e incidono sulla società. “Solo l’amore è creativo!” dice Maria Voce citando Massimiliano Kolbe, per concludere con le parole di Chiara Lubich invitando tutti a portare nel mondo “un supplemento di amore”.

È grande la gioia dei 12.000 nel lasciare la SportAréna. Sono le 17:30. È ora di raccogliere la cena e avviarsi alla marcia verso il Ponte delle Catene, sul Danubio, per il flashmob di “Let’s bridge”. Il pensiero sulla pioggia che la mattina era passato per la mente di qualcuno sembra lontano. Certo, le nuvole sono scomparse, ma è stata la giornata vissuta all’Aréna ad imporsi nei cuori e nelle menti di tutti.

Aggiornato al 1° settembre 2012
BF
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