L’associazione “Il Raggio” ha messo in campo un progetto di coinvolgimento e integrazione con i detenuti del carcere di Castrogno in provincia di Teramo. L’incontro aveva come tema “Letture e musica oltre le sbarre” con la finalità di un segnale di vicinanza e speranza attraverso la cultura come veicolo di libertà. Il progetto si è concluso con l’invito all’amministrazione comunale e ha avuto risonanza mediatica sulla stampa locale.
“La nostra esperienza presso il carcere di Castrogno è cominciata quasi per caso. D’accordo con la direzione dell’area trattamentale della casa circondariale, sono stati programmati una serie di incontri con i detenuti della 3^ e 4^ sezione con lo scopo di creare momenti di lettura e di commento di alcuni articoli della rivista Città Nuova che venivano scelti mese per mese.
All’inizio si percepiva una sorta di scetticismo da parte della direzione dell’Area ed una sottile diffidenza da parte dei detenuti che si chiedevano: ‘ma questi chi sono, cosa vogliano, cosa ci guadagnano’.
Con molta costanza e superando anche momenti di stanchezza e pregiudizio, siamo riusciti ad incontrare i detenuti dapprima una volta ogni 15 giorni, poi una volta a settimana, il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17. E’ molto bello e commovente vedere i “nostri amici” aspettarci alle sbarre dei finestroni che danno sul cortile interno e sentire la loro voce che grida “sono arrivati, sono arrivati……!!!!”
Ora, sono più di due anni, anzi fra poco tre, che questa esperienza va avanti. Posso dire che di momenti forti ce ne sono stati tanti, come per esempio l’incontro tra detenuti ed alunni delle scuole superiori il 25 maggio scorso, che ha rappresentato un momento decisivo per molti studenti.
Personalmente non ho mai avuto timore di cancelli, sbarre, porte blindate. Questo mi ha aiutato ad essere distaccato da paure o da sensazioni di chiuso e dare pienamente la mia attenzione a ciò che si viveva in quei momenti. Mi ha anche aiutato molto pensare che anche Gesù ha provato lo smarrimento del carcere e che è stato messo in croce circondato da due ladroni che ha amato. Alla fine del mio tempo quello che mi verrà chiesto è: “ero carcerato e sei venuto a trovarmi, ero malato e mi hai curato”.
Insieme ai detenuti (italiani, rom, albanesi, rumeni, serbi, nordafricani ) ho imparato a vivere tre parole forti: incontro, ascolto, racconto. Vivendo queste tre parole anche nel rapporto con mia moglie, abbiamo cominciato a parlare di più, confidarci maggiormente le preoccupazioni e le mie gioie. Abbiamo imparato a far evadere il nostro animo dalle sbarre invisibili della consuetudine”.
Luisa e Amedeo
Per approfondire:; https://certastampa.it/31593-i-detenuti-di-castrogno-lavoreranno-per-migliorare-la-citta-e-risarcire-le-vittime.html