Famiglia: la gioia dell’amore

 
Novità e sfide nell’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco divulgata l’8 Aprile. L’inno paolino alla carità, le aperture ai risposati, la centralità alla vità di coppia, fondamento della famiglia stabile. Una riflessione di Anna e Alberto Friso, membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

20160414-a«Dopo i due Sinodi sulla famiglia, con Amoris Laetitia ecco finalmente il pronunciamento del Papa. Di questo Papa. Il Papa della misericordia, che annovera consensi anche tra chi dice di aver ‘chiuso’ con la Chiesa, o di non credere affatto. La recente esortazione, con le sue oltre 100 pagine, incontra le attese sia di chi sperava nel cambiamento – molto evidente sul piano pastorale – sia dei più legati alla tradizione, giacchè il piano dottrinale è rimasto inalterato. Una mano tesa verso tutti, anche a chi si trova in situazione cosiddetta ‘irregolare’. Per Papa Francesco “nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare” (AL 325). Quasi a far cadere la tendenza a distinguere fra ‘regolari’ e ‘irregolari’ e a voler sottolineare che nessuno è condannato ed escluso senza rimedio.

L’apertura più significativa di Amoris Laetitia è certamente quella verso i divorziati in nuova unione, per i quali si prevede un percorso di crescita nella capacità di discernimento, accompagnati da pastori o, come anche menzionato, da “laici che vivono dediti al Signore” (AL 312) consapevoli di essere chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (AL 37). Un percorso che in certi casi, come detto nella nota 351 dell’esortazione, potrebbe sfociare anche nell’accesso ai sacramenti. Poiché, ribadisce il Papa, l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”.

Ma se a colpire l’attenzione dei media sono proprio le ‘aperture’ ai risposati, è nei capitoli 4 e 5 (sulla bellezza della famiglia che attinge al disegno trinitario e che si alimenta di quella carità di cui parla S. Paolo in Cor 1,13) che il suo merito va oltre. La centralità della vita di coppia è qui presentata forse come non mai: “È l’incontro con un volto, un ‘tu’ che riflette l’amore divino ed è il primo dei beni. O anche come esclamerà la sposa del Cantico dei Cantici in una stupenda professione d’amore e di donazione nella reciprocità: ‘Il mio amato è mio e io sono sua. Sono del mio amato e il mio amato è mio” (AL 12).

“…spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco, sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione” (AL 36). Un moto quasi autocritico, a significare l’intento di valorizzare l’eros iscritto nelle creature, mostrando il matrimonio nella sua realtà concreta di “combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo, di sofferenze e di liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri” (AL 126). Viene messo in rilievo ogni momento della vita quotidiana, superando la contrapposizione tra sacro e profano, tra evento solenne e insignificante, poiché niente è secondario agli occhi dell’amore e della fede.

Il Papa tiene conto anche delle aumentate aspettative di vita e i coniugi devono “scegliersi a più riprese” (AL 163), in una continua rigenerazione e cambiamento dei registri dell’amore: “Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità” (AL 163).

Grazie papa Francesco! Si sentiva il bisogno di uno sguardo della Chiesa che continua a presentare agli sposi l’ideale alto e mai raggiunto dell’armonia trinitaria. Come pure di una mano fraterna, la Chiesa, che si fa prossima a tutti, senza scartare nessuno».

Intervista rilasciata a Radio Vaticana da Anna Friso, membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, appena presentata l’attesa esortazione sulla famiglia di Papa Francesco.

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Foto: Creative Commons | by o5com Family Bonding Values

L’Esortazione post sinodale di Papa Francesco “Amoris Laetitia” mette in luce la bellezza della famiglia e le fa riscoprire il suo grande valore. Ne è convinta Anna Friso appartenente al Movimento Famiglie Nuove del Movimento dei Focolari e, insieme al marito Alberto, membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Adriana Masotti le ha chiesto come hanno accolto il documento del Papa:

R. – Anche in noi c’era molta attesa, perché ci aspettavamo veramente un pronunciamento sulla famiglia e sulle sue ferite. Allora, la nostra sorpresa è stata quando abbiamo sentito che c’era tutto un approfondimento sull’amore: sull’amore coniugale, sull’amore familiare. Perché per promuovere la famiglia, per dare alla famiglia la sua dignità, c’è bisogno di raccontarla e di spiegare anche a lei stessa – alla famiglia – quanto sia importante vivere l’amore, quell’amore che ne è il fondamento costitutivo. Noi, fra l’altro, abbiamo un’esperienza lunghissima di famiglia – festeggiamo quest’anno i nostri “primi” 50 anni di matrimonio – e sappiamo quanto valore abbia l’amore nella famiglia, che non è guidato da nessun altro interesse che non il bene dell’altro, che non la felicità dell’altro. E allora, in questa dimensione trovano spazio tutte le componenti dell’amore: a livello psicologico, a livello sentimentale, ma anche erotico. Questa è una specificità dell’amore coniugale che va ricordata e che non dovrà essere considerata più quel male accettato, ma un bene: quel regalo meraviglioso – come ha detto il Papa – che è dato agli sposi in corredo al loro “sì” per sempre.

D. – Ci sono poi nel documento i capitoli in cui si affrontano le situazioni di difficoltà, le ferite della famiglia. Emergono parole come “misericordia”, “discernimento”, “integrazione”. Vi aspettavate qualcosa di diverso?

R. – Mi sembra che sia stata fatta veramente la scelta giusta: dare spazio a tutti. La misericordia è il lasciapassare, cioè, è la porta spalancata per tutti, proprio nella soggettività di ciascuno. Non dimentichiamoci che in ogni storia di separazione, in ogni storia di un amore che finisce, di un sogno che si infrange, c’è sempre tanto dolore. Quindi, intanto, il dolore ha un’azione purificatrice molto grande e poi, in ogni scelta successiva, c’è pure la difficoltà di mettersi ancora in gioco. Io credo che con questa apertura possiamo veramente accogliere e sentirci accolti dalla Chiesa madre, ma soprattutto da Dio, che non smette di amare ciascuno di noi nel suo modo, che è quello infinito, quello che apre a tutti.

D. – Diciamo quindi che la Dottrina della Chiesa in questi casi, nel caso dei divorziati, non cambia. Eppure cambia molto lo sguardo, l’atteggiamento; la pastorale cambierà…

R. – La Dottrina, infatti, l’abbiamo ritrovata intatta e questo è molto importante per noi, perché abbiamo un fondamento che conferma una vita e che ci aiuta a porgere a tutti una verità che non può tramontare: la bellezza della famiglia stabile, che si riedifica ogni giorno con l’amore, in vista di una indissolubilità che gli è congeniale, proprio perché l’amore – l’amore coniugale, l’amore umano – ha questo DNA. Però, appunto, nel gestire – diciamo così – le varie situazioni, ci sembra che sia stata usata veramente la chiave giusta, per trovare per ciascuno la strada di una riconciliazione con la grazia di Dio, che si manifesta in tanti modi.