Argentina: Toneremo a brindare

 
Il lockdown vissuto dalle famiglie del quartiere Entre Ríos in Argentina. Poco più di 3 anni fa ci siamo trasferiti per lavoro nel sobborgo di Paraná, Entre Ríos, in Argentina, in una piccola strada dove vivono 12 famiglie. La maggior parte delle quali vive lì da più di 40 anni.

Dal momento in cui siamo arrivati, ci siamo proposti di creare legami di fraternità tra tutti, interessandoci alla realtà di ogni famiglia, conoscendoci attraverso un saluto cordiale quando ci incrociavamo sul marciapiede e una breve chiacchierata per strada o in un negozio. Nell’ascolto attento di ciascuna persona, abbiamo conosciuto la loro vita e condiviso esperienze profonde di dolore e di necessità, alle quali abbiamo cercato di rispondere con  piccoli gesti concreti. Ad esempio andando ad acquistare delle medicine per un vicino malato, delle scarpe per un altro, assicurando le preghiere ad una famiglia per una certa situazione difficile, ascoltando una persona che vive da sola con scarse risorse economiche e bisognosa di parlare della sua vita;  Intrattenendoci con quella persona che non è ben vista da qualcuno ed è trattata con diffidenza. O ancora, quando abbiamo potato l’albero di casa nostra o spazzato le foglie autunnali dal marciapiede, ci siamo offerti di farlo anche per il vicino.

Poco dopo che ci siamo trasferiti, è arrivata anche un’altra famiglia, proprio di fronte a casa nostra, con la quale è stato facile per noi iniziare a costruire un rapporto. La loro figlia di 13 anni ha cominciato a partecipare agli incontri degli adolescenti del Movimento dei Focolari (Gen 3) che si tenevano a casa nostra. A poco a poco l’isolato ha cominciato ad animarsi. Anche gli altri vicini hanno iniziato ad avere più confidenza tra di loro. Un’altra coppia appena sposata, che si è trasferita di recente, si è unita a noi nell’intento di costruire la fraternità nel nostro quartiere, aiutandoci a vicenda.

Tra queste famiglie, alcune sono credenti: alcune cattoliche, una evangelica, una musulmana, una buddista, altre non manifestano una fede religiosa, ma, quello che è nato e sviluppato tra tutti noi gradualmente è un vero e proprio rapporto fraterno.

All’inizio del  periodo di lockdown per la pandemia da Covid-19, la madre della ragazza che si incontra con noi, d’accordo con una  sua vicina, ha iniziato ogni sera ad aprire le finestre e ad applaudire il personale sanitario, i poliziotti, ecc., come è avvenuto anche in altri luoghi. Così abbiamo iniziato ad aprire anche noi le nostre finestre per unirci all’iniziativa. Le case oltre il nostro isolato hanno iniziato ad accendere le loro luci e si sono unite agli applausi, mentre in sottofondo risuonava la canzone della cantante spagnola Lucia Gil  “Volveremos a brindar” (“Torneremo a brindare”) composta da lei nei suoi giorni di quarantena. Questa canzone ci rappresenta più dell’inno nazionale, ed esprime  i sentimenti di tutto il mondo in questo momento di pandemia. Al momento dell’applauso, José (musulmano) offre la sua preghiera. A seguire, un’altra canzone viene condivisa con l’altoparlante, richiamandoci alla solidarietà, all’accoglienza  e all’accettazione dell’altro come se stessi. Questo atto ripetuto ogni sera è un momento magico, speciale, profondo, atteso, confortante, che ci fa sentire che siamo tutti sulla stessa barca, come ha detto Papa Francesco.

E mentre aspettiamo questo momento speciale ogni sera alle 21, durante il giorno le relazioni tra noi crescono. Ci aiutiamo l’un l’altro quando andiamo a fare la spesa, condividiamo il pasto con una o con l’altra famiglia, parliamo via whatsapp per aiutare quelli che vivono soli affinché si sentano parte di questa famiglia di quartiere. Siamo attenti ad aiutare tutti quelli che passano vendendo i prodotti dei loro piccoli orti o a quelli che chiedono qualcosa da mangiare. Il bisogno degli altri deve ferirmi nella mia carne. Il dolore, l’incertezza, la paura, ci hanno uniti ancora di più.

Qualche giorno fa abbiamo scoperto che Channel 9 del Paraná, che raggiunge tutta la provincia di Entre Ríos e anche Santa Fe, ha chiesto notizie su come si stava vivendo la quarantena nei diversi quartieri. Così abbiamo inviato la nostra esperienza e ci hanno subito contattato per fare un servizio in diretta. I produttori del canale, il reporter e la conduttrice del telegiornale erano sorpresi e commossi dall’esperienza che hanno potuto condividere con noi. Quasi all’unisono, mentre la storia andava avanti, i cellulari di tutti i vicini hanno cominciato a squillare facendoci  sapere che stavano seguendo la TV e si sono congratulati per l’iniziativa.

Molti di noi hanno parenti che vivono in altre parti del mondo, ai quali mandiamo la nostra solidarietà e anche a loro un applauso fraterno, esortandoli a continuare con coraggio ad andare avanti e a quelli che hanno quarant’anni suggeriamo di replicare questi momenti nei loro quartieri.

Un granello di sabbia per costruire la fraternità universale! Oggi nel nostro quartiere c’è pace, serenità, gioia e speranza.

Duly e Jorge Yañez (Paraná, Entre Ríos, Argentina)