Fuori dal tunnel

 
Il trasferimento in un nuovo Paese, l’esperienza della genitorialità e l’avvio della professione. L’importante è non arrendersi.

20160324NF-01Sia io che mia moglie siamo nati in Cameroon, dove ho conosciuto e iniziato a vivere la spiritualità dei Focolari.

Appena sposati, ci siamo trasferiti in Europa per 10 anni e successivamente in Canada, dove sono nati i nostri tre figli. Io sono farmacista e mia moglie sta per conseguire il titolo di infermiera. Arrivando in Canada  è cominciato  un periodo molto difficile per noi, dal momento che io non avevo ancora iniziato a praticare la professione e dovevo completare la formazione per equiparare il titolo di laurea in Canada, cosa che era più difficile di quello che potessi immaginare. Entrambi, sia io che mia moglie, avevamo necessità di studiare e per me era molto duro ed  umiliante, essendo già farmacista clinico EU, dover accettare  lavori poco qualificati con turni anche di notte per mantenere la famiglia. Cresceva sempre più la tensione tra me e mia moglie e tra me e i bambini.

Un giorno che dovevo studiare intensamente, sono entrato in una stanza che avevo appena riordinato e che mio figlio più piccolo giocando aveva riportato in una  grande confusione. In quel momento, ho sentito di aver  toccato il fondo: cercare di far fronte agli esami, i bambini, la casa, la cucina. Mi chiedevo  se tutti questi sacrifici che stavo facendo avessero un senso e se non fosse stato uno sbaglio  venire in Canada per dare una vita migliore ai nostri figli. Ero arrabbiato e ho scaricato tutta la tensione, rimproverando severamente mio figlio.

Mi dispiaceva aver rovinato il rapporto familiari: i bambini capivano che le cose non andavano molto bene  tra me e mia moglie. Mi chiedevo cosa avrei potuto e dovuto fare, così esausto com’ero e all’estremo delle forze. A un certo punto mi sono ricordato le parole di Gesù che sulla croce ha gridato il suo abbandono: in quel momento anch’io mi sentivo “abbandonato” nella mia condizione e ho cercato di accogliere questo dolore.

Anche se l’unità familiare ormai si era rotta, come potevo rimediare e scusarmi per il mio sfogo eccessivo? Quando mia moglie è arrivata a casa, abbiamo deciso di mettere tutte le questioni da parte e trascorrere un po’ di tempo tutta la famiglia insieme. Ci siamo confrontati con calma e alla fine è tornata tra noi la serenità, tanto che abbiamo anche pregato insieme.

Non era facile per noi essere studenti e genitori,  avere cura di tre bambini molto piccoli, ma grazie al sostegno concreto e spirituale di altre famiglie, stavamo uscendo “dal tunnel”. Mia moglie in giugno si è laureata ed io avevo l’ultima seduta d’esame. Abbiamo cercato di non chiuderci tra noi, ma di condividere la nostra vita e le nostre esperienze professionali con le persone in difficoltà. Questo ci ha aiutato a crescere nella sintonia coniugale e famigliare.

Ci è stato chiesto tanto come genitori, ma anche tanto abbiamo ricevuto soprattutto da una coppia canadese della parrocchia, che vedendo le nostre difficoltà ci ha sempre accolto in casa sua ogni volta che avevamo bisogno di un colloquio o di un consiglio. Ci siamo sentiti ricolmati di gioia e abbiamo visto come sono vere le parole del Vangelo “Cercate innanzitutto il regno di Dio…”.

Abbiamo raccontato la nostra storia ad altre coppie e abbiamo detto loro di non arrendersi. L’amore in famiglia e l’unità sono cresciute attraverso molte esperienze come queste, per le quali ringrazio Dio ogni giorno e spero di potere condividere con altri.

AN – Canada