La famiglia è il contenitore di ogni dolore e luogo privilegiato dove imparare a condividere la sofferenza e dargli un significato. La riflessione emerge durante la quattro giorni a Castel Gandolfo (3-6 Novembre 2016), dove dirigenti Famiglie Nuove di varie zone d’Europa e di alcuni paesi degli altri continenti, come Paraguay, Taiwan, Filippine e Libano, hanno cercato di approfondire alcune tematiche di particolare importanza per la famiglia oggi nel mondo, guardando a “Gesù Abbandonato: radice dell’unità nella gioia del Risorto”, come diceva il titolo del Convegno.
Oggi c’è un rifiuto della sofferenza, si cerca di emarginarla anziché condividerla, ma in realtà, questo rende ancora più deboli. Marco e Antonella a fine maggio, dopo alcuni segnali legati allo stress, un pomeriggio vanno con la figlia al pronto soccorso per togliersi ogni dubbio sulla sua salute. La tac invece conferma la presenza di un problema molto serio. «Questa croce era troppo grande per me e mi soffocava» spiega la mamma che sperimenta una via di uscita, aprendosi con i familiari e gli amici più cari. Scopre così che «quel dolore diviene occasione di una forte esperienza di unità con tutti, ci cambia la vita».
La condivisione è fondamentale perché ridimensiona le difficoltà che si possono incontrare ed aiuta ad attribuire un significato alla sofferenza, acquistando la capacità di elaborarla. Luigi e Raffaella, ora animatori di famiglie, ricordano quegli anni dopo il matrimonio per niente facili e come, entrando in un gruppo di famiglie giovani, si siano sentiti sostenuti.
«Fare rete è la nuova frontiera della famiglia per risolvere tante crisi spesso causate dalle conseguenze della cultura individualista e dalla mancanza di comunicazione», osservano Letizia e Michele De Beni, ma «occorre preparazione, l’ arte di accompagnare le famiglie in situazioni difficili». In questo periodo Famiglie Nuove sta cercando nuovi strumenti e metodi da offrire agli animatori perché possano affinare la capacità di stare vicine alle coppie in difficoltà, proprio accompagnandole.
Inoltre da alcuni anni si propone l’iniziativa rivolta a coppie che vivono situazioni di crisi: i “Percorsi di luce” che si tengono periodicamente a Loppiano. Si è fatto il punto al riguardo durante il Congresso, evidenziando la metodologia che comprende psicologia e spiritualità e la caratteristica principale: l’amore scambievole tra animatori, partecipanti ed esperti che aiuta tutti a mettersi in gioco.
Molto spesso è la povertà a sfidare duramente le famiglie. La mancanza di lavoro o la forte precarietà incidono sulla vita e le relazioni. Diventa imprescindibile la necessità di essere solidali in una prospettiva di fratellanza. Si diffondono per questo iniziative e progetti per mantenere viva la cultura del dare. Alcune famiglie organizzano raccolte per i più bisognosi, altre sentono la spinta a vivere con meno cose materiali: «molte volte abbiamo aperto gli armadi e deciso che tutto ciò che non avevamo utilizzato per un po’ di tempo lo davamo a qualcuno che ne aveva più bisogno».
Davanti alle piccole e grandi sfide che si presentano ogni giorno nella vita quotidiana delle famiglie per le quali verrebbe la tentazione di fermarsi, possiamo trovare il coraggio di andare avanti riconoscendo «la stessa impotenza di Gesù sulla croce, il Suo fallimento, la Sua solitudine. Spesso vivendo così il dolore diventa fecondo».
Infatti, per concludere con papa Francesco, «se la famiglia riesce a concentrarsi in Cristo, Egli unifica e illumina tutta la vita familiare. I dolori e i problemi si sperimentano in comunione con la Croce del Signore … che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore» (Amoris Laetitia 137).