La famiglia e il suo agire politico e sociale: Osare!

 
Non stiamo vivendo un tempo di cambiamento, ma un cambiamento di tempi; non basta una stagione di riforme istituzionali.

Osare per fare una politica che cura la famiglia umana

Vorrei concludere fermandomi sulla parola OSARE.
Questa non è un’epoca di cambiamenti, è un cambiamento d’epoca, ha affermato Papa Francesco.
Non è sufficiente una stagione di riforme dentro le istituzioni.
Sì, sarà necessario anche quello, ma ciò che occorre decisamente fare è

  • darsi delle nuove regole;
  • trovare strumenti nuovi, non prestabiliti;
  • usare parole e azioni dirompenti.

Se c’è un disegno, una vocazione su ogni uomo e su ogni donna, anche le nostre comunità, le nostre città, i nostri popoli custodiscono e possono rivelare una storia, una vocazione.
Le nostre comunità non sono la semplice somma di tanti individui, non sono un intreccio di percorsi casuali, ma sono la composizione e ricomposizione della famiglia umana, famiglia di famiglie.
Per questo occorre lavorare impegnarsi.

La famiglia è una comunità e quindi, metterla in prima linea nella costruzione delle comunità civili, non permette che il mondo unito diventi una massa di individui senza storia e senza radici.
Avere come protagoniste le famiglie aiuta, coopera alla realizzazione il disegno di un mondo unito, costruito da diversità che si incontrano e dialogano tra loro.

Nelle nostre città, nei nostri popoli si intravede allora un disegno che ha già una storia.
E’ una storia che ha profonde radici nel passato, che prende vigore dal presente, ma chiede soprattutto di esprimere le sue potenzialità future.
Ogni comunità evidenzia così la sua peculiarità diversità e potrà diventare, con l’assistenza di una politica che ‘cura’, un tassello necessario ed insostituibile alla composizione dell’unità della famiglia umana.
Ci vuole però il coraggio di abbandonare la stretta visuale del proprio angolo, come chiave di lettura e di progettazione politica, per  di riconoscere e assumere come soggetto politico la famiglia umana.
Detto in altre parole, Perché, sul piano della nostra quotidianità famigliare, se ogni uomo è mio fratello, allora il progetto di vita di mio fratello è il nostro.
La sua aspettativa di vita è la nostra, il bilancio della mia famiglia, del nostro Comune, come quello della nostra Nazione si struttura e si relativizza sulla condizione dell’altro popolo.
Chiara Lubich, nel suo ultimo discorso politico a Londra alla Camera dei deputati, descrive una politica capace di questa impresa:
“Un giorno mi sembrò di comprendere cosa volesse dire la politica come amore. Se dessimo un colore ad ogni attività umana, all’economia, alla sanità, alla comunicazione, all’arte, al lavoro culturale, alla amministrazione della giustizia… la politica non avrebbe un colore, sarebbe lo sfondo, il nero, che fa risaltare tutti gli altri colori. Per questo la politica deve ricercare un rapporto continuo con ogni altro ambito di vita, per porre in questo modo le condizioni affinché la società stessa, con tutte le sue espressioni, possa realizzare fino in fondo il suo disegno. È chiaro che in questa continua attenzione al dialogo, la politica ha il dovere di riservare a sé alcuni specifici spazi: dare le priorità in un programma equo, fare degli ultimi i soggetti privilegiati, ricercare sempre e comunque la partecipazione, che vuol dire dialogo, mediazione, responsabilità e concretezza.”

A noi la sfida!