La famiglia: Chiesa domestica.

 
Fare della famiglia una piccola chiesa significa modellarsi proprio sulla famiglia di Nazareth.

[…]  E, per sapere come fare, guardiamo come lo Spirito ha spinto l’intera Opera di Maria a comportarsi, per far di tutti una sola cosa.  Noi abbiamo accolto nel nostro Movimento anche persone di altre religioni o lontane da Dio.  Amiamo queste persone come noi stessi; accettiamo con gioia quegli impegni che spontaneamente si assumono per essere parti integranti della nostra grande famiglia; li rendiamo partecipi di tutto il nostro patrimonio spirituale e materiale. Siamo l’Opera di Maria perché ci sono anche loro: senza di loro perderemmo la nostra identità.

Così deve essere anche nelle nostre famiglie.  Chi è un po’ lontano da questo o da ogni altro ideale cristiano, chi fosse d’altre idee o di altra fede, deve esser accolto da noi non solo con amore umano, ma con amore soprannaturale.  Occorre valorizzare quel poco che egli dà alla famiglia, saper mettere in luce le idee buone, fra le tante meno buone, che lo animano; renderlo partecipe, per quanto è possibile, delle ricchezze spirituali e materiali della famiglia. Far tutta la nostra parte, insomma, per amare bene questo o questi figli in modo che essi, anche se non hanno ancora accolto la luce della fede, ricambino in qualche modo l’amore e la famiglia diventi un’espressione dell’Opera di Maria.

Del resto fare della famiglia una piccola cellula dell’Opera di Maria, o una piccola chiesa – il che è sinonimo – significa modellarsi proprio sulla famiglia di Nazareth, su quella famiglia che viveva nella maniera più concreta e divina con Gesù presente in mezzo ad essa.  I suoi membri, per comporre questo capolavoro, amavano ognuno in modo soprannaturale e perciò per Dio e non per sé.

(Fonte: Chiara Lubich to the Congress on Family and Education: One and only teacher – Castel Gandolfo, May 2,1987)

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