Perdonare per poter amare

 
Ero arrabbiata con Dio perché mi aveva portato via tutto quello che avevo.

Ero l’unica a sostenere economicamente la famiglia perché mio marito si rifiutava di trovare un lavoro. Si aspettava persino che io gli dessi un assegno mensile! Ero continuamente sottoposta a violenze domestiche, fisiche e psicologiche; solo la domenica potevo stare in pace perché potevo andare in chiesa con i miei figli e stare con Gesù.

Mi ha rubato soldi e gioielli di famiglia che ha usato per giocare d’azzardo e naturalmente ha perso tutto. Quando ha saputo che l’avevo raccontato alle mie sorelle, si è infuriato e mi ha cacciata di casa. Non solo ero in difficoltà economiche, ma avevo anche perso la custodia dei miei figli perché allora non ero consapevole dei miei diritti. I miei suoceri, e i fratelli di mio marito, mi hanno aiutato a pagare la scuola dei nostri figli. Ero terrorizzata e trovavo tranquillità solo dormendo con un coltello sotto il cuscino. Ero arrabbiata con Dio perché mi aveva portato via tutto quello che avevo. Per molti anni ho smesso di andare in chiesa.

Dopo qualche tempo, mi sono ripresa finanziariamente e mi sono sentita sicura per la prima volta nella mia vita. Potevo permettermi lo stile di vita che pensavo mi fosse stato tolto quando mi ero sposata. Avevo amicizie importanti. Sono stata in grado di ristabilire i rapporti con i miei figli, all’inizio attraverso internet e successivamente di persona.

Pensavo che Dio mi avesse abbandonato e, non avendo una guida spirituale, ho riabbracciato il mondo. Ho anche iniziato una relazione con un uomo gentile e di buon cuore. Ero proprio felice. E per dodici anni la mia vita è stata così.

Poiché anche mio marito aveva una nuova relazione, ho pensato che fosse tempo di liberarmi completamente di lui. Ho chiesto l’annullamento del matrimonio. A metà del processo, però, ho sentito un debole sussurro nel mio cuore che mi diceva che non era la strada giusta da percorrere. Mi sono resa conto che un annullamento in tribunale mi avrebbe solo liberato civilmente dal matrimonio, ma agli occhi della Chiesa sarei stata sempre sposata con mio marito. Così ho abbandonato la questione. Dopo qualche tempo mio marito si è ammalato e ha avuto bisogno di un’operazione a cuore aperto a cui è sopravvissuto. A quel tempo, lui era solo, mentre io ero felice con il mio nuovo compagno. In quel momento ho assaporato il gusto della vendetta, ma quasi subito ho sentito in cuore che dovevo perdonare e ho capito che anch’io avevo bisogno di essere perdonata. Nonostante le mie lamentele e le accuse contro di lui, anch’io avevo fallito, specialmente con i miei figli.

Un giorno, in chiesa, sono venuta a conoscenza di un gruppo di sostegno per genitori single e separati. Ho partecipato a diverse riunioni e mi sono resa conto che, contrariamente a quanto si crede, la Chiesa non volta le spalle a coloro le cui famiglie o relazioni sono in crisi. Ho riscoperto una Chiesa amorevole. Sapevo di essere a un bivio e di dover fare una scelta. Ho scelto Dio. Ho rinunciato alla relazione che avevo. Ho lasciato il mio lavoro ben pagato e ho iniziato a esplorare altre opzioni che mi avrebbero permesso di stare il più lontano possibile dal mondo duro e materialista in cui vivevo in quel momento. La parte migliore è che ho ricominciato ad andare alle messe domenicali e anche a confessarmi.

Questo cambiamento mi ha permesso, anche se con molta difficoltà, di guardare mio marito con occhi nuovi, riconoscendo le sue fragilità e il suo temperamento volubile. Dopo più di un decennio, in occasione della morte di suo padre, ho superato la mia riluttanza e ho trovato il coraggio di incontrarlo, di parlare a lungo con lui e di perdonarlo. Abbiamo deciso di rimanere amici e di non avere più relazioni con altri. Ho finalmente tolto il coltello da sotto il cuscino.

Nella nostra chiesa parrocchiale, alla fine, mi sono trovata sempre più coinvolta nel servizio come responsabile del ministero del culto. Sono anche incaricata di organizzare un gruppo di comunità ecclesiali di base, una delle quali era raramente visitata e dove vivevano molte famiglie povere. Abbiamo scoperto che la povertà è una delle ragioni che le tiene lontane dalla chiesa, perché anche la domenica è per loro un giorno di lavoro. Ho continuato a costruire relazioni nella comunità.

Veramente, l’amore genera amore.

Da Famiglie in azione: un mosaico di vita – Ed. Città Nuova