Pionieri del sostegno a distanza

 
Gianni e Angela Rontani raccontano la loro esperienza nel nascente ufficio SAD di Grottaferrata

60 anni e passa di matrimonio. Giovinezza e amore che sembrano eterni. Ascoltando la storia di Gianni e Angela viene da pensare che forse il segreto sta nell’ aver messo il servizio agli altri alla base di scelte quotidiane e di un’intesa sempre rinnovata. Tra i primi a lavorare nell’ufficio del sostegno a distanza di AFN in Grottaferrata, ci raccontano come è cominciata la collaborazione.

I programmi di sostegno (SAD) si erano avviati dapprima in Libano negli anni ’70, poi in Brasile, fino a diffondersi in tanti Paesi del mondo. Per seguire tutto era necessario strutturare bene il lavoro, affidandolo a qualcuno con buona esperienza di computer e tanta disponibilità. “Avrei potuto restare ancora al lavoro in Videocolor ad Anagni dove ero impiegato, ma questo invito a collaborare con il SAD ci sollecitava tanto al punto che, d’accordo con Angela e i nostri 4 figli, ho deciso di andare in pensione anticipata il 31 dicembre 1992”. Gianni e Angela si mettono in gioco e per due anni tutti i giorni percorrono in automobile la strada che da Anagni, dove vivono, li conduce a Grottaferrata sede dell’ufficio del sostegno a distanza, allora nascente. “Si trattava di rimanere collegati coi referenti dei progetti che erano già una quarantina sparsi in varie parti del mondo, Africa, Asia, America del sud, Europa dell’Est. All’inizio è stato abbastanza difficile: “i programmi del computer non erano adeguati”. Anche per Angela fino ad allora mamma a tempo, non è facile cominciare a lavorare in ufficio, col computer: “avevo timore di sbagliare, di non capire, non essere all’altezza. Però tutti e due eravamo presi da questo desiderio di donarci.”

Era una vita che si alimentava della dedizione agli altri: “Ci ricordavamo il versetto del Vangelo ‘Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere’. E questo ci dava entusiasmo, voglia di partecipare”.

Sposatosi anche il loro ultimo figlio, Gianni e Angela nel 1995 si trasferiscono nei Castelli Romani. Lasciare Anagni è stato un taglio sofferto “sia per noi, ma soprattutto per i nipoti che erano piccoli, anche se ritornavamo una volta al mese ad Anagni per stare un po’ anche con loro”. Coi sostenitori intanto si costruisce una rete, dove base di tutto è l’amore. Si costruiscono rapporti veri, sinceri, profondi che rimangono nel tempo: “L’anno scorso dopo tanti anni abbiamo incontrato uno di questi sostenitori che lavorava in una cartiera e aveva coinvolto tutti gli operai per fare le adozioni a distanza: ci siamo subito riconosciuti e abbiamo rivangato i tempi passati.”

Di rapporti così stretti ne sono nati e consolidati tanti.

I sostenitori avevano motivo di parlarne ad altri di questa particolare forma di solidarietà: aiutare un bambino che è in difficoltà, lasciarlo nel suo ambiente è un’idea che piace molto e poi sapere che sul posto, dove si sviluppa il progetto, ci sono persone fidate che gestiscono il programma, ispira fiducia. Così l’azione del sostegno a distanza si diffondeva facilmente anche tramite passaparola.

Oggi la crisi economica, l’individualismo, la diffidenza crescente mettono qualche freno a questa che “è un’azione straordinaria.” Si tratta infatti aiutare le famiglie e i bambini in necessità a sopravvivere nel loro ambiente senza dover subire il trauma di spostarsi dal loro Paese. “Tu aiuti una persona sul posto. Un bambino, lo puoi mandare a scuola. Altrimenti non ci andrebbe.” Anche se a distanza, il bambino aiutato “diventa come parte della tua famiglia”.

Chiara Lubich nei suoi discorsi alle famiglie diceva che avrebbe desiderato che tutti gli orfanotrofi venissero chiusi, perché le famiglie potessero accogliere i bambini che erano negli istituti. Questa “è stata una spinta grande per fare da parte nostra tutto quello che era possibile”.

Nel 2015 a Gianni viene conferita dall’associazione la targa di “Pioniere del sostegno a distanza di AFN che ci ha guidato e sostenuto“. La nostalgia per l’esperienza vissuta si sente, concludono Gianni e Angela. La luce negli occhi e la certezza di aver trovato quel qualcosa della vita che col tempo non passa: “dobbiamo solo essere grati, perché siamo noi ad aver ricevuto tanto”. Un’esperienza che è ancora percettibile nel cuore ed è la spinta a vivere un presente che ha lo stesso slancio.

Giovanna Pieroni