Sinodo sulla famiglia

 

Sinodo sulla famiglia, un atto d’amore nella storia

30-06-2014 di Victoria Gómez
fonte: Città Nuova

L’Instrumentum Laboris riflette lo stato di salute della famiglia. Risposte alle 39 domande dei questionari diffusi a novembre 2013 dalla Segreteria del Sinodo, sono arrivate da tutto il mondo. Tre i grandi temi

Una famiglia in piazza San Pietro
Una fotografia in 77 pagine delle sfide che la famiglia vive. Così potrebbe definirsi L’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo straordinario (5 – 19 ottobre prossimi). Esso sintetizza le risposte di 114 conferenze episcopali del mondo, e di altre 800 giunte da singole persone, associazioni o diocesi. Ne viene che la famiglia è sì cellula fondamentale della società, ma in crisi. Appare disgregata, scoraggiata, confusa, poco preparata. Eppure, non mancano segnali di speranza là dove l’approccio della Chiesa non è percepito come esclusivo, ma inclusivo nei confronti di chi vive situazioni irregolari.

Le riflessioni sono raccolte in tre grandi temi.

Primo: comunicazione del Vangelo della famiglia oggi. L’Instrumentum riporta la difficoltà diffusa di comprendere il valore della «legge naturale» alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna, con il rischio dellateoria del gender e dell’indebolimento del per sempre dell’unione coniugale. Vi si legge anche l’accettazione della poligamia o del ripudio del coniuge, del divorzio, convivenza e contraccezione. Inoltre si riscontra la privatizzazione della famiglia, che di fatto azzera il suo ruolo di cellula fondamentale della società. Da qui che venga richiesta la tutela dello Stato nei confronti dei nuclei familiari, il loro ruolo di soggetti sociali in tutti i contesti, l’esigenza di rafforzare il legame con le parrocchie o con realtà ecclesiali che diano sostanza all’essere una «famiglia di famiglie», una formazione permanente per i nuclei familiari in crisi, soprattutto là dove si registra la violenza domestica. Occorre «risanare le ferite subite e sradicare le cause che le hanno determinate», si legge, perché abuso, violenza e abbandono non permettono alcuna crescita.

Secondo: la famiglia davanti alle sue criticità e alle nuove sfide. Costituisce una parte del documento intensa e dai colori forti. Viene riportata la debolezza della figura paterna, la frammentazione dovuta a divorzi e separazioni, la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo e ruba il tempo alle relazioni interpersonali. Il documento rende evidente anche l’incidenza del lavoro sulla vita familiare: orari estenuanti, precarietà, lunghi spostamenti, assenza del riposo domenicale quali ostacoli per lo stare in famiglia. Altri ancora i fattori di criticità: migrazioni, povertà, consumismo, guerre, malattie sociali, come l’Aids. Vengono pure citate la diversità di culto tra i coniugi, da cui deriva la difficoltà di educare i figli, senza nascondere come fattore di crisi e di «rilevante perdita di credibilità morale» le «contro-testimonianze nella Chiesa», tra cui gli scandali sessuali, la pedofilia, l’incoerenza di quei presbiteri con uno stile di vita «vistosamente agiato».

Un ampio spazio è dedicato alle «situazioni di irregolarità canonica». Un grande numero delle risposte, infatti, si concentrano soprattutto sui divorziati risposati. In generale, si mette in risalto i molti che vivono con noncuranza tale condizione, non interessati ad accostarsi ai Sacramenti. Tanti, invece, si sentono emarginati per il divieto di accedere ad essi, il che viene percepito come punizione e suscita una «mentalità rivendicativa» nei confronti dei Sacramenti stessi. Da alcune Conferenze episcopali vengono chiesti nuovi strumenti per aprire la possibilità di esercitare «misericordia, clemenza ed indulgenza» nei confronti delle nuove unioni. Si attesta, però, che altre soluzioni – come praticate nelle Chiese ortodosse – non eliminano il problema dei divorzi. Quanto alla proposta avanzata da più parti di semplificare le cause di nullità matrimoniali, dal documento si leva un invito alla prudenza, per evitare ingiustizie ed errori e per non alimentare l’idea di un «divorzio cattolico». Si suggerisce, invece, di curare la preparazione adeguata di persone qualificate che accompagnino questi percorsi e di affrontare la pastorale familiare in modo integrale.

L’Instrumentum evidenzia, in sostanza, che per le situazioni difficili la Chiesa non debba assumere un atteggiamento di giudice che condanna, ma di una madre che accoglie i suoi figli, e sottolinea che «il non poter accedere ai Sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio».

Circa le unioni omosessuali, tutte le Conferenze episcopali si dicono contrarie all’introduzione di una legislazione che permetta tali unioni. Viene però richiesto un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone, e si evidenzia la mancanza ancora di programmi pastorali al riguardo. Le risposte riportate nell’Istrumentum si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione omosessuale, perché messo a rischio il bene del minore che ha bisogno di una madre ed un padre. Si fa presente tuttavia che, se tali persone chiedono il battesimo per il bambino, esso deve essere accolto da parte della Chiesa con «cura, tenerezza e sollecitudine».

Terzo: apertura alla vita e responsabilità educativa. L’Instrumentum constata come la dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita da parte degli sposi sia poco conosciuta. Da qui l’essere considerata spesso un’ingerenza nella coppia. Di qui la confusione in atto tra contraccettivi e metodi naturali di regolazione della fertilità. Questi ultimi, ritenuti inefficaci, andrebbero, invece, spiegati e ripresentati anche in collaborazione con centri universitari specifici. Necessario, dare più spazio a questo tema nella formazione dei presbiteri, spesso impreparati sull’argomento. Si domanda alla Chiesa chiarezza e non condanne generiche, anche nell’affrontare l’ideologia del gender, «sempre più pervasiva». Riguardo, infine, alla trasmissione della fede all’interno della famiglia – soprattutto quando genitori in situazione irregolare chiedono i Sacramenti per i propri figli – viene richiesta accoglienza senza pregiudizio, perché «molte volte sono i figli ad evangelizzare i genitori» e, allo scopo, che i ragazzi comprendano che «irregolari sono le situazioni, non le persone».

Questa la base del comune lavoro che aspetta i Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo che si raduneranno nel prossimo Sinodo straordinario. Cosa ne verrà? Ciò che appare chiaro ora è che ci si trova solo all’inizio di una «profonda riflessione» sulla famiglia, che offrirà i suoi risultati nell’ottobre 2015, con il secondo Sinodo dedicato a questo tema.

Una chiave di lettura convincente però è stata data, in contemporanea alla conferenza stampa sull’Instrumentum Laboris, nel corso dell’intervista trasmessa dalla Radio Vaticana a Anna e Alberto Friso, responsabili della realtà ‘Famiglie nuove’, del Movimento dei Focolari: «Il Sinodo ci appare come un atto d’amore storico che la Chiesa compie in un momento in cui domina l’individualismo; un grande messaggio di fiducia e di speranza non solo per l’antropologia cristiana».

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