Un nuovo modo di vedere e vivere la vita

 
Aureliana e Julian vivono a Lambare, in Paraguay. Sono sposati da 30 anni, hanno 5 figli e due nipoti e nel 2019 hanno partecipato alla "Scuola di Loreto" nella Mariapolis Lía, ad O'Higgins in Argentina.

“Si tratta di un’esperienza di poco più di 3 settimane rivolta a famiglie di diversi Paesi”. – Afferma  Julian. “Durante questo periodo, circondati da una natura abbondante, si svolgono attività di lavoro, di formazione e si condividono  esperienze, cercando di rafforzare l’unità famigliare per essere più capaci di rispondere alle sfide del mondo di oggi. I momenti di formazione umana e spirituale, sia personali che di coppia, si alternano con attività che si svolgono insieme. Nella quotidianità, si vive una  dinamica di reciproca collaborazione e di scambio per giorni interi, facendo a turno nel dedicarsi al lavoro e alla casa. Un esercizio che in molti  solitamente non facciamo nella vita quotidiana e che significa “una rivoluzione” per diversi partecipanti”.

“È stata un’esperienza meravigliosa, perché abbiamo imparato che possiamo vivere come la famiglia di Nazareth, dando tempo al lavoro, alla riflessione, alla ricreazione e dedicando spazio a noi stessi come coppia”, dice Aureliana che racconta la sua esperienza durante un incontro con altre famiglie che si sono riunite a casa sua per ascoltare ciò che hanno vissuto.

“È stato davvero un dono per il quale crediamo che Dio ci stesse preparando da tempo. Quando ci hanno parlato di questa possibilità, abbiamo pensato che avremmo avuto difficoltà di adattamento e che sarebbe stato difficile per i nostri figli venire con noi. Sono già cresciuti e la maggior parte di loro ha i suoi impegni e il più giovane non era convinto dell’idea di accompagnarci. Ma evidentemente Dio voleva che andassimo, abbiamo detto di sì e Lui ha fatto il resto”, diceva Aureliana.

Racconta inoltre che tutto è stato guidato dalla Provvidenza fin dall’inizio, poiché pochi giorni prima del viaggio ha dovuto subire un intervento chirurgico d’urgenza, che ha quasi messo a rischio i programmi. “Ma ero così calma e anche il medico che avrebbe potuto dirmi di sospendere tutto, mi ha detto di attendere qualche giorno di riposo e che poi  tutto sarebbe andato bene e che avrei potuto viaggiare. Ed è stato così, siamo partiti e in seguito stavo così bene che  mi sentivo come se non avessi avuto niente prima”, dice.

Julián concorda sul fatto che il viaggio non è stato facile, ma ne è valsa la pena aver fatto il passo di partire. “Non avevo mai sperimentato nulla di simile” – dice. “Sono rimasto impressionato dalla gente, dal modo in cui si sono presi cura di noi, dalle altre coppie che abbiamo incontrato e con cui abbiamo fatto amicizia durante quel periodo e dallo spazio che ci è rimasto per fare tutto. Nella nostra vita quotidiana, a causa del lavoro, dei figli e di tanti impegni, siamo sommersi dalle preoccupazioni e  dalla mancanza di  tempo e invece lì tutto era possibile. Vorremmo cercare di vivere così anche adesso che siamo tornati a casa e nella nostra realtà quotidiana”, dice.

Guardarsi l’un l’altro in modo diverso.

Aureliana e Julián dicono che hanno attraversato molte prove nei loro anni di matrimonio, alcune delle quali molto dure, ma le hanno superate. Tuttavia, ammettono che molte volte le urgenze della vita quotidiana, l’attenzione ai figli, il lavoro o qualsiasi altra cosa a cui davano la priorità come per un meccanismo di difesa, rimandavano di parlare dei loro problemi di coppia, delle cose a cui tenevano, che piacevano loro o non piacevano. “Essere in grado di poterlo  fare ala scuola Loreto,  per noi è stata una grande novità e una benedizione”, dicono.

Raccontano l’incredibile esperienza del contatto con le altre famiglie e la condivisione delle loro diverse realtà. C’erano coppie che stavano insieme da anni e per esempio una che partecipava  alla scuola come sua luna di miele. “Avevano tutti così tanto da condividere, da insegnare, che ci siamo sentiti davvero appagati e benedetti a stare con loro”, hanno affermato.

Vivere la scuola ogni giorno

Dicono che sono tornati con un altro ‘chip’. “Grazie a Dio,  gli anni di lavoro ci hanno dato una casa, una bella famiglia e una piccola attività che ora gestiamo tutti insieme. Ma abbiamo capito che ci sono molte cose che dobbiamo fare come coppia e una di queste è fare un uso migliore del nostro tempo, destinandolo a ciò che è davvero importante e prioritario. Cerchiamo di sostenere le altre famiglie in modo che anche loro provino quello che proviamo noi ora”, dice Julian.

Aureliana afferma che appena arrivati a casa, hanno preso una decisione che considerano importante. “Abbiamo riunito il personale della nostra azienda e ridotto le ore di lavoro. Quando abbiamo comunicato la novità dell’uscita anticipata, abbiamo raccomandato  di usare quel tempo in più a loro disposizione  per stare con le loro famiglie, per portare i loro figli a giocare, condividere il tempo con i loro partner, fare progetti insieme, parlare. Crediamo che in questo modo possiamo collaborare affinché altre famiglie possano vivere questa esperienza”, dice.

“Appena tornati ci sono state delle difficoltà a causa di un piccolo litigio tra due dei nostri figli. Forse in altri tempi avremmo imposto una punizione o avremmo cercato di risolvere tutto urlando. Questa volta abbiamo chiesto loro di pregare insieme. – Afferma ancora Aureliana. –  Dopo quel momento si sono abbracciati e sono andati avanti con le loro cose. Ora in diversi momenti uno di noi chiama gli altri per pregare.  È un nuovo modo di vedere e vivere la vita”, dice.

“Nei momenti difficili”, conclude Julian, ” nel nostro rapporto di coniugi, come genitori, o  anche sul lavoro, abbiamo imparato a riconoscere la sofferenza di Gesù abbandonato che ho potuto approfondire in quei giorni alla Scuola Loreto. Ora lo riconosco e mi riempie davvero la vita vedere le cose in modo diverso. Tutto ha un senso, la nostra famiglia ha un senso, come tutto quello che viviamo  e crediamo per essere in futuro migliori”, conclude.