La prima reazione è stata di gratitudine. Nella Iuvenescit Ecclesia il Movimento dei Focolari vede un invito a proseguire nel cammino che l’ha accompagnato fino ad oggi. In particolare il richiamo alla «reciprocità tra doni gerarchici e doni carismatici», alla loro «coessenzialità» sembra interpretare appieno l’esperienza maturata, giorno dopo giorno, dalla nuova realtà ecclesiale fondata da Chiara Lubich. Con l’intervista a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, proseguiamo il ciclo dedicato all’approfondimento della lettera della Congregazione per la dottrina della fede, su cui nelle scorse settimane sono intervenuti Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo e don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione. «Il documento – sottolinea Maria Voce – parla chiaro: la Chiesa è una, è “un corpo” chiamato a incarnare il mistero di comunione della vita trinitaria. Protagonista del ringiovanimento della Chiesa è lo Spirito Santo che agisce, in particolare, attraverso i carismi. Il documento riconosce dunque ai movimenti una cosa importante: la capacità, se corrispondiamo alla grazia, di rivitalizzare la Chiesa. Con uno scopo chiaro: contribuire a immettere la vita di Dio negli ingranaggi della vita sociale, farla “toccare” dagli uomini e donne immersi nella complessità del nostro mondo. Il punto centrale del documento è la reciprocità, la coessenzialità nella vita della Chiesa tra doni gerarchici e doni carismatici. Si tratta di un richiamo esplicito all’insegnamento conciliare. Sì, mi pare che la lettera ponga in maniera inequivoca una pietra miliare di notevole portata dottrinale, sia nel riferirsi al Concilio Vaticano II, sia nel riconoscere una “convergenza del recente magistero ecclesiale” sulla coessenzialità: medesima origine e medesimo fine dei doni gerarchici e dei doni carismatici, tema che in questi anni non era stato recepito sufficientemente e aspettava un approfondimento. Una coessenzialità che voi sottolineate far parte da sempre della vostra esperienza. Dagli inizi il Movimento dei Focolari ha teso a questo intimo rapporto con chi nella Chiesa aveva il carisma del discernimento. Lo si vede, ad esempio, dalla lunga storia della sua approvazione, inseguita con determinazione adamantina e fiducia totale, a volte nella sofferenza, da Chiara Lubich e da quanti generavano con lei questa nuova creatura. La narra lei stessa nel suo libro “Il Grido”. I riconoscimenti poi, come si sa, sono arrivati abbondanti. Anche altri rappresentanti di Chiese cristiane hanno voluto esplicitare il proprio riconoscimento, a cominciare dal patriarca ecumenico Athenagoras I, dal vescovo luterano Hermann Dietzfelbinger, dal primate anglicano Michael Ramsey e da tanti altri. La lettera sottolinea che non può esistere contrapposizione tra Chiesa delle istituzioni e Chiesa della carità. Che significa da una parte rinunciare a ogni presunzione istituzionale, dall’altra all’autoreferenzialità. In che modo si possono evitare questi rischi? Vivendo ciascuno per lo scopo per cui la Chiesa esiste: l’umanità intera. Nel concreto e nel locale avviene poi il reciproco implementarsi con la ricchezza di ciascuno. La fraternità universale esige l’impegno di tutti e richiede infiniti piccoli passi. Dal 30 giugno al 2 luglio, ad esempio, 300 movimenti e comunità nati in seno alla Chiesa cattolica e a molte altre Chiese si sono dati appuntamento a Monaco, in Germania. ‘Insieme per l’Europa’, è un cammino iniziato nel 1999 e che continua insieme per il bene di questo continente, che deve riscoprire se stesso e ha gravi doveri verso il resto del mondo. E per realizzare l’armonia di cui parla il documento, come e dove bisogna operare? Credo che dobbiamo procedere con fiducia sulla strada che indica. Forse occorre approfondire maggiormente le conseguenze del riconoscere la coessenzialità tra doni gerarchici e carismatici. Bisogna pensare come avviare nella pratica una profonda e concreta partecipazione di ambedue aspetti ai vari livelli della Chiesa. Non basta la constatazione, mi sembra che si debbano trovare anche le modalità operative per procedere insieme. Uno slogan per il documento potrebbe essere quello di “Unirsi per una Chiesa in uscita”. Come interpretare questo impegno? Quella dei dialoghi è la via percorsa dai Focolari, manifestatisi via via con chiarezza, legati a fatti precisi e a incontri con persone concrete. Non quindi strategia, ma sostanza della relazione nel vicendevole riconoscimento e nel reciproco amore. Da qui il maturare del dialogo all’interno delle proprie Chiese, tra le chiese cristiane, con le altre religioni, con persone di riferimento non religioso, con la cultura contemporanea. Alcuni interpreti sottolineano come papa Francesco sia spesso un tantino severo verso i movimenti. È così? Non lo ritengo severo. Trovo sintonia fra le sue parole e gesti e il vissuto dei movimenti. È uno dei Papi che più è entrato in contatto con essi partecipando a manifestazioni o nelle udienze. Così con il Rinnovamento nello Spirito, Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, Schoenstatt… Lo ha fatto anche con i Focolari ricevendo i 600 partecipanti all’Assemblea generale del 2014. Certe sue precisazioni che ad osservatori esterni possono risultare rimproveri, spronano i movimenti a vivere il proprio carisma, ad essere più fedeli allo Spirito Santo per meglio contribuire alla Chiesa comunione. Nitide le sue parole dello scorso aprile nella sua inaspettata visita alla Mariapoli di Roma a Villa Borghese. Con un’immagine, ha sottolineato l’importanza e la capacità dei movimenti di vivificare i vari ambienti: «trasformate i deserti in foresta». L’ultima parte del documento contiene l’invito a guardare a Maria. Un “richiamo” che in qualche modo fa parte del vostro stesso essere Movimento. Maria è la carismatica per eccellenza e ciò la pone al centro della Chiesa nascente, custode della presenza del Risorto fra gli apostoli che, in una Chiesa che non sapeva ancora di essere tale, solo lei poteva bene interpretare. «La dimensione mariana della Chiesa precede la sua dimensione petrina», scrive Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem: infatti non siamo i cristiani a “fare” la Chiesa ma è il Risorto che ci precede. Da qui il richiamo al Movimento dei Focolari, chiamato dal suo specifico carisma a generare Gesù spiritualmente laddove i suoi membri vivono. Una vocazione descritta negli Statuti con parole forti: essere – per quanto è possibile – una continuazione di Maria, proprio in quella sua specifica opera di dare al mondo Cristo. Il vostro obiettivo, mi corregga se sbaglio, è edificare tutti insieme la civiltà nuova dell’amore. Dove bisogna operare soprattutto in questi tempi? Quali le periferie in cui è necessario essere presenti? Le periferie sono là dove c’è un di più di sofferenza. Papa Francesco non smette di indicarle. Non sono solo le povertà materiali ma anche quelle spirituali: la perdita di senso, lo smarrimento delle radici cristiane in un’Europa logorata dal consumismo, dall’edonismo, dal potere economico e tecnologico, la devastazione del creato, le stragi, il dramma umanitario dei rifugiati e le migrazioni di massa, i tanti conflitti armati. Le periferie sono infinite. Non si tratta di fare tutti insieme la stessa cosa, ma di lavorare insieme con lo stesso scopo: trasformare il deserto in foresta. Riccardo Maccioni, 7 agosto 2016 Pdf dell’intervista
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