Il dialogo come stile

 
In Italia, la famiglia di Annamaria e Mario Raimondi: “La spiritualità dell’unità ci ha aperto il cuore e la mente verso fratelli di cultura e fede diversa”.

IMG-20180112-WA0003La nostra vita di famiglia e il dialogo ecumenico
Cercare di attualizzare la spiritualità dell’unità nella nostra famiglia ci ha portati a vivere molte occasioni che ci hanno aperto il cuore e la mente verso fratelli che mai avremmo pensato di conoscere. Abbiamo conosciuto di più così anche l’impegno della Chiesa nel dialogo in campo ecumenico. Nonostante le differenze dottrinali, più ricco è stato il rapporto umano che ci ha fatto sentire fratelli. Molte le occasioni che ci hanno unito come fratelli, come condividere la crescita dei figli, aiutarsi nel darci la possibilità di fare vacanza, cercare lavoro, casa, permessi di soggiorno, un trasloco, etc.
Tutto è cominciato nel 1975, quando coi nostri bambini piccoli, siamo stati in Inghilterra ospiti della famiglia di un collega di Mario, docente all’Università per una collaborazione nella ricerca scientifica. Lui, Joe, ebreo e lei, Zaga, atea con quattro figli coetanei dei nostri bambini. Condividendo la vita di ogni giorno con loro, è cresciuto il desiderio di conoscerci di più. Joe, riavvicinatosi alla fede, ha iniziato a ritrovare un rapporto con le sue radici. Alla sua morte precoce, il figlio durante il funerale, ha guidato una preghiera in ebraico per la famiglia e siamo stati invitati a presenziare anche noi in un momento molto commovente.
Il rapporto coi loro figli e con la moglie divenuta anziana e ammalata continua anche ora. Abbiamo partecipato al matrimonio delle figlie e il primo nipotino, non a caso, è stato chiamato Mario! Queste amicizie non sono forti solo perché c’è un’intesa umana, ma perché fraterne, avendo alla base il rispetto profondo l’uno dell’altro nella diversità, che lascia libero ciascuno di essere se stesso e gode dell’amore disinteressato.
Nei momenti importanti della nostra famiglia , Zaga, vedova, è venuta da sola in Italia per la professione religiosa di Elena, nostra figlia, entrata nelle suore di Maria Ausiliatrice. Zaga, atea, figlia di un Colonnello comunista della Yugoslavia, ha partecipato con grande intensità e attenzione alla lunghissima celebrazione in chiesa a Milano. La vita continua e il rapporto creatosi non si attenua, legato da momenti semplici, importanti e profondi delle nostre famiglie.
L’estate scorsa un altro episodio: ci era stata segnalata la notizia del ricovero in emergenza di un signore anziano inglese, ammalatosi improvvisamente durante una gita turistica sul lago di Como, era stato ricoverato in condizioni molto gravi in un ospedale abbastanza vicino a casa nostra. Non sapeva l’italiano e con la moglie erano veramente in difficoltà. Soli perché il resto della comitiva era ripartita per l’Inghilterra. Durante la degenza, siamo andati a trovarli ogni giorno, aiutandoli nella comunicazione con i medici per la terapia. Non abbiamo fatto cose straordinarie con loro, se non vivere ogni giorno il presente e volergli bene, condividendo la sospensione della salute e dialogando su tutto: ci siamo sentiti uniti come se ci fossimo conosciuti da sempre.
Dopo che si è ristabilito, sono potuti ripartire. Solo l’ultimo giorno, Antony ci ha salutato con una benedizione e in quel momento abbiamo scoperto che era un ministro anglicano. Con un grande abbraccio a lui e alla moglie, ci siamo detti arrivederci. Il ricordo di quell’incontro è rimasto impresso in tutti noi ed è vivo il mutuo scambio di auguri e di affetto che continua nelle ricorrenze e nelle festività.
AnnaMaria e Mario Raimondi

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