Mamma, perché non sono nata dalla tua pancia?

 
L’amore è una cosa molto grande, ha una dimensione immensa, che non immaginiamo.

Rosania e André, di Curitiba, sud del Brasile, sono sposati da 35 anni e hanno 3 figli: Maria Fernanda, di 28 anni, veterinario, André, di 26 anni, che frequentano la facoltà d’Amministrazione e Liliana, di 21 anni, che si sta preparando a entrare all’Università.
Rosania, ha conosciuto il Movimento durante l’adolescenza, in un momento della vita in cui si è alla ricerca di coerenza e autenticità di vita cristiana, motivata dalla delusione di avvertire intorno a me il vuoto e  nell’osservare le figure e i riferimenti familiari, pieni d’esempi d’infedeltà, alcoolismo e trattamento umiliante verso la figura femminile.

Rosania:  Molte volte mi sono vista davanti al tabernacolo per chiedere a Gesù di aiutarmi a trovare qualcuno che, con me, formasse una famiglia fondata sull’amore cristiano vero, se così era il Suo volere.
André,invece, viene da una famiglia in cui i genitori hanno cercato di formare i figli dentro i principi cristiani, anche se, a volte, veniva in rilievo la figura di un Dio giudice, ‘facendomi agire in tante occasioni più preoccupato della colpa che non l’aspetto misericordioso di questo Dio. Poi, a contatto con il Movimento, ho conosciuto un altro  Dio. Un Dio che è amore, che è misericordia.’

Rosania: Quando abbiamo cominciato a uscire insieme abbiamo voluto, fin dall’inizio, che il nostro rapporto fosse basato sull’amore a Lui. Ci sforzavamo di non chiuderci in noi stessi, cercando di amare tutti, essendo al servizio.
Cercavamo di dialogare sempre, anche su argomenti allottenere-la-gravidanza-con-la-donazionee volte polemici, ma che sarebbero stati d’importanza per tutta la nostra vita di famiglia, tali come fede, affettività, economia, educazione dei figli, ecc.
Anche prima di sposarci sapevamo che non avremmo potuto avere dei figli biologici. La decisione di adottare era condivisa da noi due fin dall’inizio.
Ciononostante, per me, André, non era facile giacché, essendo medico pediatra, ho sempre avuto stretto contatto con molte famiglie, particolarmente nel momento della nascita, presenziando e partecipando alla gioia sperimentata da esse.
Perciò, dopo che ci siamo sposati, non sono mancate a noi obiezioni all’adozione e suggerimenti favorevoli ai metodi d’inseminazione e fecondazione artificiali.
L’impossibilità d’avere figli biologici non ci motivava a cercare, nell’adozione, un modo di riempire un vuoto, ma sì il desiderio di offrire ai figli che Dio ci inviasse, il frutto concreto del nostro amore soprannaturale e incondizionato.
Abbiamo trovato nell’amore evangelico il segreto della fecondità dell’amore naturale. La costatazione dell’impossibilità di generare figli, anche se in un primo momento si presentava come un dolore, si mostrava come una possibilità concreta di rompere le frontiere biologiche della famiglia naturale e trasformarsi in un amore che cerca, che va incontro. Abbiamo sempre cercato di fondare il nostro rapporto con loro sulla verità, fin dalla culla. Cercavamo sempre di raccontare la loro storia in modo ludico, nella misura della loro comprensione, con sincerità e onestà.
Quando abbiamo visto Maria Fernanda per la prima volta, abbiamo avuto la certezza del passo che avevamo fatto.
Al momento dell’arrivo di Andrea jr, 2 anni e mezzo dopo, ormai abbiamo potuto vivere la stessa esperienza insieme a Maria Fernanda.
L’arrivo di Liliana è avvenuto 4 anni dopo, in seguito a un periodo di 2 mesi di degenza in incubatrice, per prematurità. È stato toccante il modo come Maria Fernanda e André hanno espresso il desiderio di sollevare la sofferenza di lei con un amore raddoppiato.
In una certa occasione, Rosania si è imbattuta con i tre che parlavano e ridevano nella stanza:
“Mamma – hanno detto i due più grandi –, Liliana non capisce perché lei non è nata dalla tua pancia”.
Rosania gli aveva già raccontato più volte la loro storia, ma questa volta si è accorta che Liliana aveva bisogno di dire qualcosa importante: “Mamma, io volevo essere nata dalla tua pancia!”
“Guarda, figliola mia – ha riflettuto la mamma –, Dio che è padre di tutti ha pensato: la Liliana è speciale, l’Andrea jr e la Maria Fernanda sono speciali anche. Essendo bambini speciali io li manderò ad una coppia speciale. Se tu fossi nata dalla mia pancia, forse non saresti stata tu”.
Certe volte, nella classe in cui studiava Maria Fernanda, la maesHappy Familytra ha trattato d’argomenti della realtà brasiliana, come i bambini di strada, i minori abbandonati e le adozioni. Durante la merenda, con grande spontaneità, Maria Fernanda ha detto ai suoi compagni che era adottata, e questi sono rimasti perplessi. “Tu stai scherzando!”, hanno esclamato.
Rosania si è subito accorta quando la figlia è tornata a casa pensierosa. Dopo uno spuntino hanno parlato di quello che è successo:
– Sei rimasta preoccupata della reazione dei tuoi compagni? – ha domandato la mamma.
– No! – ha risposto la bambina.
– E gli altri ne sono rimasti? – ha proseguito Rosania.
– Sì, ne sono rimasti, ma lo vedo così normale, non capisco cosa c’è di diverso.
– In realtà, non c’è proprio niente di diverso! Perché l’amore è una cosa molto grande, ha una dimensione immensa, che noi nemmeno l’immaginiamo. Tu, con questo tuo modo carino d’essere, cambierai tante cose. Quanti sono nella tua classe?
– Con me siamo 25.
– Tu hai detto che a T. piacerebbe avere dei fratelli. Quanti fra i tuoi amici sono arrivati oggi a casa e hanno detto: “Mamma, Maria Fernanda è adottata!”. Fra i tuoi 24 compagnetti, tutti, o una parte di loro, sono arrivati a casa e hanno detto che tu sei adottata. A quanti di loro piacerebbe avere un fratello biologico o adottato e non ce l’hanno!
L’altro giorno, una compagna di classe, C., ha detto: “Maria Fernanda, io volevo averti come sorella”.
Avvertivamo che ognuno di loro portava in sé il dolore generato dalla propria storia, però volevamo dar loro la certezza che l’amore vince tutto. Anche riaffermare la convinzione che le persone che hanno generato loro, sono state portatrici di un amore capace di perdere per il bene dell’altro, che hanno saputo donare per amore.
In questo cammino non mancano sfide e, in questo senso, cerchiamo di amarli con un amore esclusivo, che va incontro alle necessità specifiche di ognuno. Così, in alcuni momenti ci vuole una coccola, una carezza. In altri sarà necessario agire con energia e fermezza. C’è stato un momento in cui, durante una discussione accesa, Andreuccio ha messo in questione il motivo per il quale l’abbiamo adottato, mettendo in dubbio l’autenticità del nostro amore. Allora è stato il momento di riaffermare il nostro amore vero per lui e che, da allora in poi, lui non dubitasse mai di questo sentimento.
Cerchiamo d’avere con loro un dialogo aperto, basato sulla fiducia, sulla valorizzazione di ognuno. Ci accorgiamo che tante volte occorre aprire la casa per accogliere i loro amici, senza categorizzare nessuno. Constatiamo che questi loro amici si sentono proprio a loro agio nella nostra casa e spesso portano con sé delle realtà familiari, tante volte dolorose. Da noi trovano un ambiente d’accoglienza.
Oggi, dopo qualche anno, possiamo dire che con l’apertura alla vita, nella prospettiva che siamo tutti figli di un solo Padre, è Lui che realizza la famiglia che, in fondo, desideriamo. Basta che restiamo con il cuore aperto e aderiamo prontamente alla sua Volontà.