Il legittimo amore coniugale viene assunto nell’amore divino. Niente di meno: l’amore che passa tra moglie e marito entra nel circuito dell’amore della SS. Trinità, è lo stesso fluido che passa fra le tre Persone, perché l’amore vero è Dio, è lo Spirito Santo. Quindi amandovi tra di voi vi ricambiate lo Spirito Santo: altro che sacerdozio! Sempre siete in uno stato di sacro: il sacerdozio che vuol dire? Stato in cui si dà il sacro alla società, all’umanità: e la famiglia allora dà il sacro, santifica la società oltre che santificare se stessa[1].
Ottobre 1969: L’autentico amore coniugale è assunto nell’amore divino», cioè è incluso nell’amore della Santissima Trinità. Quando io amo mia moglie e mia moglie ama me, quando amiamo i figli e i figli amano i genitori, ma soprattutto quando i due coniugi si amano, passa tra loro lo Spirito Santo come tra il Padre e il Figlio. È l’amore, è la Santissima Trinità in loro, è Dio Amore che vive in loro. Ecco perché è un ‘grande sacramento’, ecco perché i coniugi sono i sacerdoti di questo sacramento e conferiscono la grazia del Sacramento. E la grazia si esprime soprattutto in questo dono, questo carisma, di fare di noi i veicoli dell’Amore di Dio. È enorme. Io amo mia moglie e opero l’Amore di Dio. Cioè, questo amor che passa tra me e mia moglie è lo stesso di quello che passa tra Padre e Figlio nella Santissima Trinità: è Spirito Santo. Quindi la vita coniugale diventa tutta una Messa, tutta un sacerdozio, tutta una Chiesa[2].
Ottobre 1978: Se si vive il sacramento del matrimonio, la famiglia è un tempio, è una “piccola chiesa” e quello che passa tra moglie e marito è lo Spirito Santo, è lo spirito di Dio. Dio è amore e visto cristianamente l’amore è veramente scambio di Dio tra i componenti della famiglia. Io dico che il marito si può santificare amando la moglie: la moglie si può santificare amando il marito e tutti e due si possono santificare amando anche i figli[3].
A Famiglie Nuove, 12 ottobre 1969: Basta che io amo mia moglie, basta che mia moglie ama me, e in lei e in me c’è Dio. La nostra cucina, la nostra stanza di lavoro, la nostra stanza da pranzo, diventa subito un tempio, un tabernacolo, dove c’è Dio.
(Fonte: Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani – Colomba Kim, Ed. Città nuova 2011)
[1] Discorso del ottobre 1968: AIG II, 6, 35, p. 10.
[2] Discorso del 12 ottobre 1969: AIG II, 6, 44, p. 6.
[3] Discorso del 19 ottobre 1978: AIG II, 7, 106, p. 2.