Le immagini che scorrono sullo schermo dovrebbero narrarci la vicenda giudiziaria di Manuel Mena. Ma facciamo fatica a riconoscere il suo volto. Ha appena varcato la porta del carcere, finalmente libero, e attorno a lui si sono subito stretti gli abbracci dei suoi familiari, e le lacrime e le urla di gioia creano un commovente gioco di intermittenze. Miguel era stato arrestato e condannato ingiustamente a 17 anni, e alcuni errori procedurali e investigativi avevano reso palese l’ingiustizia. Il suo caso è uno degli ultimi trattati da “Progetto Innocenza”, un’iniziativa all’avanguardia in America Latina, sorta all’insegna della fraternità nel 2007 all’università Manuela Beltràn di Bogotà ad opera di Juan Carlos Cardenas e altri che, ispirandosi all’ideale dell’unità, hanno orientato ad un servizio gratuito il dipartimento accademico giuridico sulle vicende di malagiustizia.
L’innovativa azione costituiva una tessera del mosaico che si è andato componendo lo scorso 4 aprile all’università Beltràn con contributi giunti da Venezuela, Ecuador, Perù, suscitando il vivo interesse degli oltre 400 presenti, tra cui politici, accademici, artisti ed esponenti di varie Chiese cristiane. Il simposio internazionale – promosso sul tema “Il dialogo con la cultura. Via alla fraternità” dal Movimento dei Focolari dei Paesi coinvolti – non aveva l’intento di condurre una ricognizione sulle iniziative esistenti, quanto di individuare i tratti salienti di un dialogo riproducibile in altri contesti. Miguel Niño, coordinatore dei lavori, ha evidenziato infatti il dialogo come categoria culturale e dimensione esistenziale riconducibili a Chiara Lubich e ne ha evidenziato declinazioni e livelli, da quello interpersonale a quello multietnico, da quello interculturale a quello tra i saperi. Ce n’è a sufficienza per intuire le ragioni e le sfide che la cultura della fraternità deve oggi affrontare nell’Ispanoamerica. E la necessità e la fecondità di appuntamenti come questo sono state sottolineate da Giancarlo Faletti, copresidente dei Focolari, nel portare il saluto della presidente Maria Voce, che ha seguito i lavori in collegamento telematico. Che si tratti di una frontiera ricca di futuro è emerso pure dalla crescente influenza operata dalla Cattedra libera Chiara Lubich, istituita dal rettore, prof. Lombardi, dell’università cattolica di Maracaibo, in Venezuela. Gli ambiti di incidenza riguardano ormai quelli culturali e artistici, economici e sociali, etici e pedagogici, con un coinvolgimento di altre nove università e di associazioni di carattere culturale.
Università e istituzioni pubbliche di vari Paesi seguono con attenzione anche le altre iniziative presentate al simposio, che vanno dalla sfida multietnica e interculturale – sfida apertissima nel crogiuolo di tipi umani del continente latinoamericano -, sino alla riqualificazione di ambienti urbani, dalla promozione della cultura dell’unità alla ricerca di fattori etici di sviluppo culturale. Insomma, un quadro di scenari appassionanti, che traggono origine e linfa culturale dal principio della fraternità universale, di cui ha parlato, in apertura del convegno, Alberto Lo Presti, politologo italiano. Egli ha mostrato l’attualità di quel principio per la cultura contemporanea: «Le trasformazioni del mondo globale – ha indicato – mettono in rilievo l’interdipendenza e il comune destino dei popoli- Ed è per questo che hanno bisogno della cultura della fraternità, capace di rappresentare con efficacia i traguardi verso cui la storia sta correndo». Paolo Lòriga, inviato
Essere fiduciosi
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