Movimento dei Focolari
La fase 3 di Genfest 2024 si è conclusa, ma è solo l’inizio…

La fase 3 di Genfest 2024 si è conclusa, ma è solo l’inizio…

La terza fase di Genfest 2024, svoltasi ad Aparecida (Brasile), ha incluso laboratori organizzati dalle cosiddette United World Communities, luoghi di incontro in cui i giovani possono condividere i loro talenti e le loro passioni. Queste communities offrono l’opportunità di scoprire persone di talento, forme concrete di impegno e di avviare azioni e progetti finalizzati alla costruzione di un mondo più unito, che mirano a rispondere alle sfide locali e globali del mondo di oggi; ad attivare processi di cambiamento personale e collettivo; a far crescere la fratellanza e la reciprocità in tutte le dimensioni della vita umana. Una caratteristica importante di queste communities è che sono il frutto del lavoro tra persone di diverse generazioni. 

Proseguendo le esperienze delle precedenti fasi del Genfest, in questa terza fase i giovani hanno potuto partecipare a laboratori in diversi ambiti, la cui metodologia era basata sulla fraternità e sul dialogo, come una prova per progetti e azioni che ora possono essere sviluppati nella sfera “glocale” (progetti locali con una prospettiva globale). Le attività si sono svolte nei settori dell’economia e del lavoro, dell’interculturalità e del dialogo, della spiritualità e dei diritti umani, della salute e dell’ecologia, dell’arte e dell’impegno sociale, dell’istruzione e della ricerca, della comunicazione e dei media, della cittadinanza attiva e della politica. Le équipe responsabili della gestione dei laboratori erano composte da giovani e professionisti che hanno lavorato intensamente per mesi per organizzare queste attività.

D’ora in poi, le Comunità avranno un metodo di lavoro che consiste in tre fasi: Imparare, Agire e Condividere. La prima (Imparare) è un’esplorazione e un’analisi approfondita dei temi e delle questioni più attuali in ogni community, con l’obiettivo di identificare problemi e presentare soluzioni. La fase successiva (Agire) consiste nella realizzazione di azioni con un impatto principalmente locale, ma con una prospettiva globale. Infine, nella terza fase (Condividere), si propone alla comunità di promuovere spazi di scambio e dialogo continuo tra le iniziative, con l’obiettivo di rafforzare la rete di collaborazione globale. È stata creata un’applicazione – la WebApp  United World Communities, – che è uno strumento per la condivisione di idee, esperienze e notizie, oltre che per la promozione di progetti di collaborazione.

“Dio ha visitato il cuore di tutti”

Al termine della terza fase del Genfest, le Communities hanno presentato in modo creativo le loro impressioni e alcuni dei risultati delle attività svolte nei giorni precedenti. Da questo lavoro è nato il documento “The United World Community: One Family, One Common Home”, che sarà il contributo dei partecipanti del Genfest 2024 al “Summit of the Future” delle Nazioni Unite del prossimo settembre. Secondo i giovani che hanno presentato il testo, esso non è un documento conclusivo, ma vuole essere un “programma di vita e di lavoro” per le varie United World Communities, oltre che una testimonianza da presentare al “Summit of the Future”.       

“Con le nostre communities non vogliamo fare richieste, formulare slogan o lamentarci con i leader politici”, hanno detto i giovani. “Cerchiamo invece di dare un nome ai nostri sogni comuni, sogni di un mondo unito. Sogni personali e comunitari, che ci guideranno nelle attività che svolgeremo nei prossimi anni”. E hanno concluso: “Speriamo che vivendoli, ‘insieme’ e passo dopo passo, diventino segni di speranza per altri”.  

Alla conclusione del Genfest 2024 sono intervenuti anche Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari. Jesús Morán ha affermato che, sebbene l’esperienza della cura sia stata la più vissuta nella storia dell’umanità, non quella sulla quale più si è riflettuto. 

Questa situazione ha iniziato a cambiare, come ha dimostrato il Genfest, nel quale è emersa la cura come una risposta al bisogno di dignità umana. In questo senso, ha concluso, è importante che i giovani rimangano connessi a questa rete globale di comunità generative. Margaret Karram, da parte sua, ha detto di aver visto nel corso dell’esperienza del Genfest che i giovani hanno dato una testimonianza tangibile della loro fede e che sono già in azione per costruire un mondo unito. Per quanto riguarda in particolare la Fase 3, ha sottolineato la ricchezza di questa esperienza per la sua creatività, l’impronta intergenerazionale e interculturale e il fatto che, attraverso le communities, c’è la possibilità concreta di vivere la stessa esperienza del Genfest nella propria vita quotidiana. La Karram ha invitato i giovani a sentirsi protagonisti di queste comunità, il cui fondamento è l’unità. “Vi prego di non perdere questa opportunità unica che stiamo vivendo qui: Dio ha visitato il cuore di ognuno di noi e ora chiama tutti a essere protagonisti e portatori di unità nei vari ambiti in cui sono coinvolti”, ha concluso. 

Luís Henrique Marques

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Montet (Svizzera): chiude la cittadella dei Focolari

Montet (Svizzera): chiude la cittadella dei Focolari

In una assolata giornata di giugno 2024, oltre 400 ospiti provenienti da tutto il mondo si sono recati a Montet (Svizzera) per salutare la multicolore e internazionale comunità dei Focolari. Il centro di formazione del Movimento verrà infatti chiuso e la comunità concentrerà i propri sforzi su altri centri di formazione. Nel corso della seconda metà dell’anno 2024 la maggior parte dei residenti lascerà il piccolo paese della Svizzera francese per unirsi ad altre comunità.

I responsabili della “Mariapoli Foco”, come è chiamata questa cittadella, Maria Regina Piazza e Markus Näf hanno illustrato il percorso che ha portato a questo passo: “Per capire questa decisione, bisogna guardare al cammino che il Movimento dei Focolari ha percorso, considerando il calo delle vocazioni alla vita consacrata e le sfide della società odierna in tutto il mondo”. Si tratta di “ridistribuire le forze e ridurre le strutture per promuovere la vicinanza alle persone dove più serve”.

Gli ospiti presenti, provenienti dal mondo della politica, della società e delle Chiese, hanno sottolineato quanto la cittadella abbia plasmato e influenzato positivamente l’area circostante: è stata diffusa pace, senso di comunità, spirito di unità e fraternità ed è stata data una testimonianza di amore reciproco. In totale, quasi 3.800 persone hanno trascorso parte della loro vita qui nel corso di 43 anni, la maggior parte di esse erano adolescenti e giovani adulti.

In un messaggio di saluto, il Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra, Rev. Prof. Dr. Jerry Pillay, ha ringraziato per le ricche esperienze ecumeniche condivise e vissute insieme durante le visite annuali degli studenti a Ginevra e ha sottolineato che “la vera eredità del Centro di Montet non è la sua struttura fisica, bensì la comunione, le relazioni e i valori evangelici promossi”.

Cédric Péclard, sindaco di lunga data di Les Montets, al cui Comune appartiene il villaggio di Montet, si è molto rammaricato per questa chiusura. Tuttavia, si è compiaciuto per il fatto che il “Dado della pace” del parco del Centro dei Focolari sia stato donato al Comune. Questa scultura interattiva incarna e trasmette valori importanti per il Movimento dei Focolari e in realtà ha origine nel villaggio: un gruppo di focolarine l’aveva creato per lavorare con i bambini durante il loro soggiorno a Montet, poi “il dado” si è diffuso in tutto il mondo. Un grande modello mobile di esso, si trova oggi in un parco giochi nel centro di Les Montets.

Nel suo discorso, la Presidente dei Focolari Margaret Karram, presente a Montet insieme al Copresidente Jesús Morán, non ha nascosto quanto sia stato doloroso per la comunità internazionale chiudere questo sito. “Sentiamo molto chiaramente che dobbiamo guardare all’umanità che attende il dono della pace, dell’unità e che dobbiamo saper cogliere, anche attraverso le circostanze, il desiderio di Dio per noi e per le nostre attività e strutture”. La decisione di chiudere la cittadella dei Focolari a Montet non è stata presa a cuor leggero. “È come assistere alla potatura di un albero che ha dato tanti bei frutti per molti anni”. “Ma sappiamo che nulla accade per caso, ma la Divina Provvidenza è sempre dietro a tutto”. E ha incoraggiato tutti – ospiti e residenti – a portare l’esperienza acquisita a Montet nel mondo: “Molti di voi sarete destinati ad altre città, ad altri Paesi, ad altre comunità o ritornerete nel vostro Paese e porterete ovunque andrete la preziosa esperienza che avete vissuto qui e che, quindi, non solo continuerà, ma vi porterà una dimensione di amore ancora più grande che vi stupirà, perché sarà nuova”.

Il futuro prevede la vendita della tenuta di 5 ettari. Un comitato guidato da Hugo Fasel, ex direttore della Caritas svizzera, supervisionerà la vendita e farà in modo che l’uso futuro della proprietà sia in linea con i valori del Movimento dei Focolari.

Andrea Fleming

Fonte: Fokolar-Bewegung 
https://fokolar-bewegung.de/nachrichten/fokolar-zentrum-der-franzoesischen-schweiz-schliesst

Amazzonia, terra della cura e del futuro 

Amazzonia, terra della cura e del futuro 

Si arriva a Juruti, nello Stato del Parà, da Santarém, dopo sette ore di motonave, il mezzo più veloce. Con fierezza, i suoi abitanti dicono che questa zona è il cuore della bassa Amazzonia brasiliana, dove l’unica “strada” di collegamento è il Rio delle Amazzoni, il “fiume-mare”, come lo chiamano i nativi. È infatti il primo fiume al mondo per portata d’acqua e il secondo per lunghezza. È lui a scandire il tempo, la vita sociale, il commercio e le relazioni tra i circa 23 milioni di abitanti di questa vastissima regione, dove vive il 55,9% della popolazione indigena brasiliana. Oltre ad essere uno degli ecosistemi più preziosi del pianeta, gli interessi politici ed economici sono causa di conflitti e violenze che continuano a moltiplicarsi quotidianamente. Qui la dirompente bellezza della natura è direttamente proporzionale ai problemi di qualità della vita e sopravvivenza.

“Osservare e ascoltare è la prima cosa che possiamo imparare in Amazzonia” spiega Mons. Bernardo Bahlmann O.F.M., Vescovo di Óbidos, a Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, arrivati per conoscere e vivere alcuni giorni con le comunità dei Focolari della regione. Li accompagnano Marvia Vieira e Aurélio Martins de Oliveira Júnior, co-responsabili nazionali del Movimento, insieme a Bernadette Ngabo e Ángel Bartol del Centro Internazionale del Movimento. 

Il Vescovo parla della cultura differenziata di questa terra, dove caratteristiche native convivono con aspetti del mondo occidentale. La convivenza sociale presenta molte sfide: povertà, mancanza di rispetto dei diritti umani, sfruttamento della donna, distruzione del patrimonio forestale. “Tutto questo domanda di ripensare cosa significhi prendersi cura delle ricchezze di questa terra, delle sue tradizioni originarie, del creato, dell’unicità di ogni persona, per trovare, insieme, una strada nuova verso una cultura più integrata”. 

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Un compito impossibile senza il coinvolgimento dei laici, spiega Mons. Ireneu Roman, Vescovo dell’Arcidiocesi di Santarém: “sono loro la vera forza della Chiesa amazzonica”. Nelle sue comunità parrocchiali i catechisti sono circa un migliaio e supportano la formazione cristiana, la liturgia della Parola e i progetti sociali. Mons. Roman domanda alla comunità dei Focolari in Amazzonia di portare il suo contributo specifico: “l’unità nelle strutture ecclesiali e nella società, perché ciò che serve di più a questa terra è ri-imparare la comunione”. 

La prima comunità maschile del Focolare è arrivata stabilmente a Óbidos nel 2020 su richiesta di Mons. Bahlmann e sei mesi fa si è aperta quella femminile a Juruti. Oggi in Amazzonia ci sono sette focolarini, tra cui un medico, due sacerdoti, una psicologa e un economista.

“Siamo in Amazzonia per supportare il grande lavoro missionario che la Chiesa svolge con i popoli indigeni”, spiegano Marvia Vieira e Aurélio Martins de Oliveira Júnior. “Nel 2003, una delle linee guida della Conferenza Episcopale Brasiliana era incrementare la presenza della Chiesa in questa regione amazzonica, perché la vastità del territorio e la mancanza di sacerdoti rendevano difficile un’adeguata assistenza spirituale e umana”.

Nasce così, 20 anni fa, il “Progetto Amazzonia” dove membri del Movimento dei Focolari provenienti da tutto il Brasile si recano per un periodo in luoghi scelti di comune accordo con le Diocesi, per realizzare azioni di evangelizzazione, corsi di formazione per famiglie, giovani, adolescenti e bambini, visite mediche e psicologiche, cure odontoiatriche e altro. 

“Forse non riusciremo a risolvere i tanti problemi di questa gente – dice Edson Gallego, focolarino sacerdote del focolare di Óbidos e parroco – ma possiamo essere loro vicini, condividere gioie e dolori. È quello che cerchiamo di fare da quando siamo arrivati, in comunione con le diverse realtà ecclesiali della città.”  

Le focolarine spiegano che non è sempre facile perdere le proprie categorie mentali: “Spesso ci illudiamo di dare risposte, ma siamo noi che usciamo arricchite da ogni incontro, dalla forte presenza di Dio che emerge ovunque: nella natura, ma soprattutto nelle persone”.

A Juruti le focolarine collaborano con le realtà della Chiesa che svolgono azioni di promozione umana e sociale. Il “casulo” “Bom Pastor” è una delle 24 scuole materne della città, con una specifica linea pedagogica che forma i bambini alla consapevolezza della propria cultura e tradizioni, al senso comunitario, alla coscienza di sé e dell’altro. Una scelta importante per una formazione integrale e integrata. Mentre l’Ospedale “9 de Abril na Providência de Deus” è gestito dalla Fraternità “São Francisco de Assis na Província de Deus”. Serve la popolazione della città (51.000 abitanti circa), le località vicine e le comunità fluviali, con una particolare attenzione a chi non può permettersi di pagare le cure. Le Apostole del Sacro Cuore di Gesù, invece, animano il Centro di convivenza “Madre Clelia” dove accolgono un centinaio di giovani l’anno, creando alternative di formazione professionale e contribuendo allo sviluppo personale, in particolare dei giovani a rischio.

Anche la comunità del Focolare da anni opera in sinergia con le parrocchie e le organizzazioni ecclesiali. Incontrandola, insieme ad altre comunità venute da lontano, Margaret Karram ringrazia per la generosità, concretezza evangelica e accoglienza: “Avete rinforzato in tutti noi il senso di essere un’unica famiglia mondiale e anche se viviamo distanti, siamo uniti dallo stesso dono e missione: portare la fraternità dove viviamo e in tutto il mondo”. 

Attraverso un reticolo di canali che si snodano dentro la foresta amazzonica, a un’ora di barca da Óbidos, si arriva al Mocambo Quilombo Pauxi, una comunità indigena di un migliaio di persone afro-discendenti. È seguita dalla parrocchia di Edson, che cerca di andare almeno una volta al mese per celebrare la Messa e, insieme ai focolarini, condividere, ascoltare, giocare con i bambini. La comunità è composta da circa un migliaio di persone che, pur immerse in una natura paradisiaca, vivono in condizioni particolarmente svantaggiate. Isolamento, lotta per la sopravvivenza, violenza, mancanza di pari diritti, di accesso all’istruzione e alle cure mediche di base, sono le sfide quotidiane che queste comunità fluviali affrontano. Anche qui, da due anni, la diocesi di Óbidos ha attivato il progetto “Força para as mulheres e crianças da Amazônia”. È indirizzato alle donne e all’infanzia e promuove una formazione integrale della persona in ambito spirituale, sanitario, educativo, psicologico, di sostentamento economico. Una giovane madre racconta con fierezza i suoi progressi nel corso di economia domestica: “Ho imparato molto e ho scoperto di avere capacità e idee”. 

Certamente si tratta di una goccia nel grande mare delle necessità di questi popoli, “ed è vero – riflette Jesús Morán – che, da soli, noi non risolveremo mai i tanti problemi sociali. La nostra missione, anche qui in Amazzonia, è cambiare i cuori e portare l’unità nella Chiesa e nella società. Ha senso quel che facciamo se le persone orientano la loro vita al bene. È questo il cambiamento”. 

Accogliere, condividere, imparare: è questa la “dinamica evangelica” che emerge, ascoltando i focolarini in Amazzonia, dove ciascuna e ciascuno si sente chiamato personalmente da Dio ad essere suo strumento per “ascoltare il grido dell’Amazzonia” (47-52) – come scrive Papa Francesco nella straordinaria esortazione post-sinodale Querida Amazonia – e per contribuire a far crescere una “cultura dell’incontro verso una ‘pluriforme armonia’” (61).

Stefania Tanesini

Premio Klaus Hemmerle: ponti per il bene dell’intera famiglia umana

Premio Klaus Hemmerle: ponti per il bene dell’intera famiglia umana

Il 26 gennaio, il Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, card. Michael Czerny, si è recato in Germania, ad Aquisgrana, per ricevere il Premio Klaus Hemmerle 2024. Si è svolta venerdì 26 gennaio 2024, nella Cattedrale di Aquisgrana (Germania) l’undicesima edizione del premio Klaus Hemmerle, il premio che il Movimento dei Focolari conferisce ogni due anni dal 2004, a persone che, come l’ex Vescovo di Aquisgrana, hanno lavorato per costruire ponti, nella Chiesa e nella società. Quest’anno, a 30 anni dalla morte di Klaus Hemmerle (1929-1994), a ricevere questo importante riconoscimento è stato S.E. il card. Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il premio è stato consegnato dal Rettore dell’Università di Filosofia di Monaco, prof. dr. Johannes Wallacher il quale ha sottolineato, nel suo discorso d’onore, i servizi resi da Czerny allo sviluppo teologico e il suo impegno nell’attuazione socio-politica della Dottrina Sociale della Chiesa, nel contesto dei vari compiti e delle fasi della sua vita. Ha inoltre parlato della “visione della fraternità globale come segno dei tempi e chiave centrale per trovare risposte ai bisogni attuali”, una visione per la quale Czerny si è impegnato ed è, non da ultimo, un modello motivante. Nella sua decisione, la giuria presente ha sottolineato l’instancabile impegno del card. Czerny a favore della dignità umana e dei diritti umani, il suo invito ad “accettare le differenze e imparare dalle altre culture” per costruire “un mondo più giusto”, dedizione per cui anche il nunzio apostolico in Germania, Sua Eccelnza Mons. Nikola Eterović, ha mostrato la sua gratitudine. “La fraternità di tutti gli uomini è il tema guida di Papa Francesco – ha affermato il vescovo di Aquisgrana, Helmut Dieser – definendo il cardinale Czerny, “un sostenitore e un pioniere di questo impegno”. Anche la Presidente dei Focolari, Margaret Karram, si è congratulata con il card. Czerny attraverso un messaggio che è stato letto durante la cerimonia, sottolineando il suo significativo impegno nella costruzione di una cultura di unità e di dialogo, riconoscendolo come alleato nello sforzo di mediare nei conflitti e di promuovere la solidarietà reciproca. Nel suo discorso, il cardinale Czerny si è soffermato sul magistero sociale di Papa Francesco per una trasformazione socio-ecologica, ha fatto riferimento a diversi testi della Dottrina, che considera oggi all’avanguardia e si è detto d’accordo con il Papa, che nella sua enciclica “Fratelli tutti”, ha chiesto di sostituire la “cultura dell’usa e getta” con una cultura dell’incontro. “Dobbiamo spostare la nostra attenzione dal profitto alla prosperità, dalla crescita economica alla sostenibilità e dalla materialità alla dignità umana” ha affermato, sottolineando l’importanza di “ripensare il concetto di progresso e di ripristinare un senso di comunità”, un cammino che porta dall’io al “noi”. In conclusione, ha ringraziato i presenti per il loro “ruolo cruciale nel dare forma a nuove logiche che possono proteggere il nostro fragile ambiente e dare potere alle nostre comunità frammentate”. Ricevere questo premio è per lui un incoraggiamento a “continuare a concentrare tutte le forze di bene esistenti nel senso di uno sviluppo olistico, a servizio e beneficio dell’intera famiglia umana”.

Andrea Fleming Foto di Martin Felder

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80° del Movimento dei Focolari: il carisma come dono

80° del Movimento dei Focolari: il carisma come dono

Rimanere “nei crocevia dell’oggi” con lo stesso atteggiamento fiducioso e generoso di Maria. È quanto ha augurato il Card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, nell’omelia pronunciata nella Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma) durante la Santa Messa di ringraziamento del 7 dicembre 2023, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita del Movimento dei Focolari. “Carissimi, nel giorno in cui 80 anni fa ha avuto inizio il carisma focolarino, qui, nella casa di Maria, vicini alla mangiatoia e al mistero della sua maternità divina, ringraziamo il Signore per il dono di Chiara Lubich e della grande famiglia che attorno a lei ha preso vita. Ripeto a voi le parole dell’Angelo Gabriele a Maria: “Non temete!”. Anche voi “avete trovato grazia presso Dio!”. Con queste parole S.E. il Card. Kevin Joseph Farrel, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha incoraggiato il Movimento dei Focolari, presiedendo la S. Messa che si è svolta, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma, il 7 dicembre 2023. A 80 anni dal “Sì” di Chiara Lubich a Dio, il Card. Farrell, durante la liturgia con cui la Chiesa celebra la solennità dell’Immacolata Concezione, ha invitato i presenti a fare memoria dell’incontro con il carisma, “certo- dice- che tutti voi avete abbracciato l’ideale focolarino come un grande dono di grazia, come favore di Dio”, spronando ciascuno continuare con fedeltà a portarlo nel mondo. Per leggere l’omelia integrale è possibile visitare la seguente pagina sul sito ufficiale del Dicastero.  

a cura di Maria Grazia Berretta

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Tutti responsabili di tutti: una formazione in rete

A partire da oggi, 20 novembre 2023, sono disponibili le nuove Linee Guida per la Formazione in materia di Tutela dei Minori e Persone in situazione di Vulnerabilità elaborate dal Movimento dei Focolari. Margarita Gómez ed Étienne Kenfack, Consiglieri del Centro Internazionale del Movimento per l’aspetto Vita fisica e natura, ci offrono alcune delucidazioni. Illustrare le caratteristiche necessarie per impegnarsi concretamente nella tutela della vita e della dignità di ogni persona: è questo ciò che contraddistingue le nuove Linee Guida per la Formazione in materia di Tutela dei Minori e di Persone Vulnerabili (FTMV) nel Movimento dei Focolari, in uscita oggi, 20 novembre 2023, Giornata Internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza. Un lavoro che ha visto la collaborazione diretta di 40 specialisti e persone impegnate in questo campo provenienti da tutti i continenti e che punta esclusivamente a fornire gli elementi necessari affinché in ogni Paese dove opera il Movimento dei Focolari si possa sviluppare un’adeguata strategia formativa orientata alla prevenzione e a estirpare qualsiasi tipo di abuso, sia all’interno del Movimento, sia negli ambienti dove i suoi membri si trovano (lavoro, quartiere, scuola). Già dal 2013 il Movimento si era impegnato nella formazione per la tutela dei minori, con un lavoro capillare in tutti i Paesi dove opera e un corso di sei ore che conteneva i principi fondamentali. Questo sforzo formativo a dicembre del 2022 aveva raggiunto 17.000 persone, e anche se la formazione era aperta a tutti, era realizzata soprattutto per le persone che avevano responsabilità o contatto diretto nelle attività con minorenni. A seguito del report sui gravi casi di abuso sessuale registrati in Francia, pubblicato a un anno dall’indagine della GCPS consulting, è nata la forte esigenza di offrire a tutti gli appartenenti al Movimento dei Focolari di qualsiasi età, vocazione, nazione, ruolo, una formazione mirata. Per questa ragione le Linee Guida rappresentano uno strumento universale, lasciano ampio spazio per un’adeguata inculturazione e un’attuazione specifica nel particolare contesto di provenienza. “La formazione è rivolta a tutti, e per ‘tutti’ intendiamo non solo gli appartenenti al Movimento ma anche alle persone che lavorano nelle nostre strutture – afferma Étienne Kenfack. Le Linee Guida, invece, sono rivolte ai responsabili del Movimento nelle diverse aree geografiche e alle loro equipe che si occuperanno di implementarle”. Le Linee Guida entreranno in vigore il 1º gennaio 2024, per un periodo di 20 mesi ad experimentum. Un periodo di confronto per poter raccogliere tutte le modifiche e le trasformazioni che serviranno per il futuro. “Il documento- continua Margarita Gómez poggia su una risorsa chiave per noi, e cioè la comunione: quindi, si lavorerà in rete, ci sarà una commissione internazionale e delle equipe che localmente porteranno avanti il progetto; ci saranno momenti di scambio, con collegamenti online per aiutarci a risolvere dubbi, per condividere buone pratiche. Non a caso abbiamo deciso di intitolare il nostro programma formativo ‘Tutti responsabili di tutti’. Mi auguro che queste Linee Guida troveranno una grande accoglienza nelle nostre comunità e che in pochi mesi avremmo dato un notevole impulso alla formazione in questa materia”.

Maria Grazia Berretta

https://youtu.be/OsZW-DC_E7U (altro…)