Movimento dei Focolari

Sinodalità e comunicazione

Giornalisti, docenti, esperti della comunicazione: un laboratorio internazionale sul cammino sinodale “Quale comunicazione per la sinodalità?” Questo è il titolo di un webinar del 7 marzo scorso in diretta Youtube nato dopo un lungo confronto fra esperti della comunicazione. Un cammino sinodale avviato lo scorso anno con incontri mensili. Così su iniziativa di NetOne, la rete internazionale dei comunicatori del Movimento dei Focolari si è poi sviluppata l’idea del webinar. Papa Francesco durante la prima sessione del Sinodo di ottobre scorso aveva chiesto ai partecipanti il digiuno della parola. “La vera comunicazione ha un ritmo da rispettare: un tempo per tacere e un tempo per parlare – ha affermato Mons. Brendan Leahy, membro dell’Assemblea sinodale collegato da Limerick, Dublino -. La sinodalità comporta un’ascesi, quella capacità di guardare dentro di noi e offrire il ‘vino distillato’. Usare quindi le parole giuste e non parole vuote che portano a pettegolezzi. Penso che il Papa ci invita soprattutto ad imitare Maria, nella sua contemplazione”. “Una Chiesa sinodale è essenzialmente una Chiesa della comunione, che diventa reale quando c’è la comunicazione dei doni di ognuno – sostiene Mons. Piero Coda, segretario della Commissione Teologica Internazionale intervenuto all’evento -. Occorre puntare alla qualità della comunicazione: non proporre risposte supponenti ma scoprire le vere domande che albergano nella società per dare delle risposte profetiche”. Alle parole di Mons. Coda si lega l’intervento di Thierry Bonaventura, communication manager della Segreteria Generale del Sinodo: “La comunicazione è alla base di qualsiasi relazione umana. Dio è comunicazione, si auto comunica, è dialogo tra le Persone della Trinità. Tutte le questioni emerse durante la prima sessione del Sinodo di ottobre scorso sono legate al tema della relazionalità, la comunicazione ha permeato il Sinodo, anche se si è privilegiato il fare comunicazione piuttosto che il pensare la comunicazione”. A seguire l’intervento dall’Argentina Isabel Gatti, coordinatrice internazionale NetOne: “Dalla teoria della comunicazione è possibile offrire chiavi di lettura affinché i concetti filosofici e teologici della sinodalità possano migliorare le nostre pratiche ecclesiali nella dimensione individuale e in quella più sociale”. “La nostra Chiesa può essere una famiglia se, come Gesù e Maria, assumiamo i dolori dell’umanità sofferente che oggi ha tanti volti connessi alla comunicazione: polarizzazioni sociali, guerre, disuguaglianze sociali”. Un esempio di cammino sinodale è la riforma della comunicazione vaticana. “Il Papa desidera una Chiesa che sia in uscita, nella quale ci sia posto per tutti – sostiene Mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione -. Questo implica una comunicazione che da una parte abbraccia tutte le nuove tecnologie e dall’altra non dimentica nessuna delle vecchie, perché nessuno deve rimanere escluso. Poi c’è l’esperienza del Sinodo digitale, un processo missionario per andare a portare la carezza, l’annuncio di Gesù anche alle persone che non vivono nelle istituzioni della Chiesa”. Spazio poi all’intelligenza artificiale: in che modo ci interroga nella nostra professione di comunicatori? “La risposta va data con tre parole: conoscenza, creatività e responsabilità – afferma da Roma Giovanni Tridente, direttore della Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce -. Questa innovazione tecnologica bisogna conoscerla per capire come usarla. Va utilizzata con creatività per migliorare le nostre esistenze e c’è bisogno di responsabilità per utilizzarla anche dal punto di vista etico per far conoscere e rendere libere le persone di farsi una loro opinione”. Infine l’intervento di Liliane Mugombozi, giornalista della Repubblica Democratica Congo: “Quando comunichiamo stiamo donando qualcosa di noi, la nostra visione sul mondo, i valori in cui crediamo, le nostre paure, i dispiaceri, ma anche le conquiste, le vittorie, i dubbi, le speranze, le nostre domande più profonde. Un atto di comunicazione può essere un dono che favorisce incontri di persone, che crea contesti di dialogo e fiducia anche nelle situazioni difficili, e camminare insieme. Un proverbio Amhara (Etiopia) dice che “quando le ragnatele si uniscono, possono intrappolare anche un leone”. Spazio infine al dialogo e alle domande, esperienze e impressioni. Si avvertiva il desiderio di trasmettere e vivere una comunicazione più incisiva e sincera. Questo webinar è solo l’inizio di un percorso di sinodalità e comunicazione. Per info: net4synodcom@gmail.com

Lorenzo Russo

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La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

Mons. Piero Coda, teologo, Segretario della Commissione teologica internazionale, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia, ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Córdoba in Argentina. Una settimana di eventi ha caratterizzato l’inizio del mese di marzo 2024 presso l’Università Cattolica di Córdoba (UCC) in Argentina.  Tra questi: il Seminario Itinerario Córdoba 2024, Università dei Gesuiti e antropologia trinitaria e il conferimento del Dottorato honoris causa a Mons. Piero Coda teologo, Segretario della Commissione teologica internazionale, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia. Altri eventi correlati hanno permesso di far conoscere il pensiero e il contributo di Mons. Coda, che non si limita all’antropologia e alla teologia, ma raggiunge la Chiesa nel suo cammino sinodale e in quello del dialogo ecumenico e interreligioso. Il Seminario di Antropologia Trinitaria si è svolto dal 4 al 6 marzo. Il gruppo di studio, attivo da 11 anni, è composto da 14 persone, donne e uomini, francescani, gesuiti, sacerdoti, religiosi, focolarini e laici di diversi movimenti ecclesiali.  Sonia Vargas Andrade, della Facoltà di Teologia San Pablo dell’Università Cattolica Boliviana, ha affermato: “Ci siamo incontrati per riflettere sul percorso che un teologo latinoamericano deve seguire nel dialogo con la teologia europea, in particolare con l’Antropologia Trinitaria, tenendo conto di ciò che è tipico nostro, cioè la pluralità”. Il Seminario si è concluso evidenziando che l’elemento distintivo della Teologia Trinitaria – oggetto di studio del gruppo – è proprio l’unità nella pluralità: “il pensiero dell’altro vale quanto il mio, devo pensare dall’altro e nell’altro”, ha aggiunto Vargas Andrade. Mons. Piero Coda ha raccontato la sua esperienza diretta e la sua lettura della prima sessione dell’Assemblea sinodale, alla quale ha partecipato come membro della Commissione teologica della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Coda ha definito la prima sessione come una pausa per imparare a incontrarsi, ascoltarsi e dialogare nello Spirito. E ha aggiunto: “Il viaggio è appena iniziato. La pazienza e la perseveranza devono andare di pari passo con la saggezza e la prudenza, ma anche con l’entusiasmo e il coraggio di rischiare”. Il dott. Tommaso Bertolasi, docente presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), ha chiuso la discussione affrontando il tema “giovani e sinodalità”, sottolineando che i giovani sperimentano il Dio assente: “Dio è sperimentato come l’assente, colui che non c’è”. Di conseguenza, è necessario considerare l’esperienza dell’abbandono di Gesù sulla croce. “È proprio lì, nella morte e nella risurrezione, che Dio entra in ogni esperienza umana: da quel momento in poi non c’è più distanza da Dio, perché Dio è nell’assenza di Dio”. Da questa tesi ha dedotto diverse implicazioni per la Chiesa in generale, soprattutto per la pastorale giovanile. Il 6 marzo è stato il giorno del conferimento del dottorato honoris causa a Mons. Piero Coda. In questa occasione il Cardinale Ángel Rossi S.J., Arcivescovo di Córdoba, ha definito Piero Coda un “pellegrino della verità, che ha vissuto la sua vita in chiave di esodo e lo ha portato a lasciare la propria ‘terra’ per mettere il suo pensiero e le sue intuizioni teologiche in dialogo permanente con culture diverse, con coloro che non professano una fede esplicita o con altre discipline”. Padre Gonzalo Zarazaga S.J., Direttore del Dottorato in Teologia dell’UCC, presentando il contributo di Coda, ha affermato che “l’Ontologia Trinitaria di Piero Coda ci apre all’intimità del Dio Trino e ci invita a partecipare al suo amore in pienezza”. La rabbina Silvina Chemen, attraverso un videomessaggio, ha espresso il suo affetto, la sua ammirazione e la sua gratitudine a Piero Coda per il suo lavoro di rafforzamento dei legami interreligiosi con il Movimento dei Focolari Nelle sue parole di ringraziamento, Mons. Piero Coda ha dichiarato di considerare il riconoscimento ricevuto come un apprezzamento dello stile di comprensione e di realizzazione del lavoro filosofico e teologico, che si sta rivelando di grande attualità nel processo di riforma sinodale e missionaria in cui è impegnata la Chiesa, sotto la guida di Papa Francesco. E ha aggiunto: “Si tratta di imparare gli uni dagli altri, ascoltando insieme ciò che lo Spirito dice alle Chiese: nello scambio dei doni delle rispettive esperienze di inculturazione della fede e della missione, di cui le nostre comunità e culture sono portatrici”. La sua lectio magistralis aveva come titolo “Abitare la reciprocità del Padre e del Figlio nello Spirito Santo per ravvivare il senso e il destino della storia”.

María Laura Hernández Foto: per gentile concessione dell’UCC e di Guillermo Blanco

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Oikoumene – da tutta la terra

Oikoumene – da tutta la terra

Venerdì 1 marzo si è concluso nella storica città di Augsburg in Germania il 40° Convegno ecumenico di Vescovi amici del Movimento dei Focolari. 60 i partecipanti provenienti da 26 nazioni e appartenenti a 29 Chiese cristiane. “Dare to Be One. A call from Jesus to live the future, now” il titolo e più ancora la realtà dell’incontro. 1518 – Ad Augsburg (Germania) si trovano a discutere il cardinale romano Caetano, noto teologo tomista, e il monaco agostiniano Martin Lutero, docente di Sacra Scrittura all’università di Wittenberg (Germania), sulle 95 tesi sulle indulgenze che ha avanzato Lutero. Nulla da fare. Non si intendono. Lutero teme per la sua vita e sfugge di notte. 1530 – La Dieta del Sacro Impero Romano conduce ad Augsburg l’imperatore Carlo V che intende rimettere insieme protestanti e cattolici ormai divisi. Per l’occasione Filippo Melantone, teologo amico di Lutero, ha preparato la Confessio Augustana, una confessione di fede redatta per mettere tutti d’accordo. Il tentativo fallisce. 1555 – Durante un’ulteriore Dieta ad Augsburg si firma la Pace religiosa che assicura la coesistenza tra cattolici e luterani. Ogni principe dell’Impero stabilisce quale confessione si seguirà nel suo territorio, una decisione riassunta nell’espressione latina cuius regio eius religio (di chi è la regione è la religione) 1650 – Dopo la sanguinosa guerra dei 30 anni, che ha toccato pure Augsburg, si sanziona la libertà d’espressione religiosa e la parità di protestanti e cattolici in tutti gli uffici pubblici. Nasce l’Alta Festa della Pace che si celebra ancora oggi ogni 8 agosto. È in questo luogo carico di storia, Augsburg, che, su invito del Vescovo cattolico del posto Bertram Meier, si è svolto dal 27 febbraio al 1 marzo il 40° Convegno ecumenico di Vescovi amici del Movimento dei Focolari. Vi hanno partecipato 60 Vescovi di 26 nazioni, appartenenti a tutte le grandi famiglie di Chiese: ortodossi, Chiese orientali ortodosse, anglicani, metodisti, evangelici, riformati, cattolici di rito latino, armeno e bizantino. Mai erano stati tanti e con una provenienza così universale, che è stata rilevata anche dalla Sindaca della città, Eva Weber, quando ha ricevuto i Vescovi nel Municipio. Sin dagli arrivi, colpisce il rapporto tra questi Vescovi, tra cui sono anche due donne Vescovo di Chiese nate dalla Riforma. Ogni Chiesa viene accolta così com’è. Uno spirito semplice di fraternità permea le giornate, senza misconoscere le ferite e i punti di non accordo fra le Chiese che ci sono tuttora. Ma tutto è sotteso da quel patto di amore vicendevole che ha caratterizzato sin dall’inizio questi Convegni e che i Vescovi rinnovano solennemente pure quest’anno, promettendosi di condividere le gioie e le croci l’uno dell’altro. Ne nasce un’originale sinodalità ecumenica, com’è stata definita da vari partecipanti. Dare to Be One. A call from Jesus to live the future, now (Osare essere uno. Una chiamata di Gesù a vivere il futuro, ora) è l’ardito motto del convegno e, più ancora, del cammino al quale partecipano anche la Presidente e il Copresidente dei Focolari, Margaret Karram e Jesús Morán. Tre i temi principali approfonditi, ciascuno illustrato da esperienze: l’ecumenismo ricettivo come metodologia ecumenica che porta ad imparare gli uni dagli altri; la comune chiamata a testimoniare il Vangelo in un mondo diviso in cerca di pace; Gesù crocifisso e abbandonato come via per affrontare la notte del mondo e rispondervi in modo generativo. Ancora una data: il 31 ottobre 1999. Sono 25 anni da quando la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica hanno siglato proprio ad Augsburg la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, riconoscendo che, su questo punto chiave del dissenso nel 16° secolo, oggi non c’è più motivo di separazione. Una Preghiera ecumenica commemora lo storico evento nel luogo della firma: la chiesa evangelica di Sant’Anna. Il giorno dopo una tavola rotonda ne approfondisce la portata. Il Rev. Ismael Noko, allora segretario generale della Federazione Luterana Mondiale, illustra il cammino umile e tenace che ha reso possibile la firma e ha visto la successiva adesione di altre tre Comunioni Mondiali (metodista, riformata e anglicana). Il dott. Ernst Öffner, allora Vescovo evangelico regionale di Augsburg, racconta come si era adoperato, insieme al Vescovo cattolico dell’epoca, a coinvolgere la popolazione e tutta la città era in festa. Il Vescovo cattolico Bertram Meier parla delle sfide e delle opportunità del cammino che è ora davanti a noi. Durante tutto il convegno si è sempre di nuovo guardato alle attuali minacce per la pace e la giustizia. Molto importante a questo riguardo il video messaggio sulla situazione che si vive in Terra Santa, che il card. Pizzaballa ha mandato ai Vescovi partecipanti al convegno. Su questo sfondo, due realtà hanno dato particolare speranza: lo sviluppo della rete ecumenica “Insieme per l’Europa” che coinvolge circa 300 Movimenti e comunità di varie Chiese, e la visita alla Cittadella ecumenica di Ottmaring (Germania) dove da 56 anni cattolici e luterani di diversi Movimenti danno una testimonianza di unità nella diversità, un cammino non sempre facile in cui da ogni crisi sono nati nuovi sviluppi. Per il futuro si punta alla crescita delle reti locali, al collegamento fra tutti attraverso periodici collegamenti web e  newsletter, in vista di un prossimo incontro internazionale fra due o tre anni.

Hubertus Blaumeiser

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I giovani e la tratta di esseri umani

I giovani e la tratta di esseri umani

Dal 2 all’8 febbraio 2024 una settimana di mobilitazione e preghiera contro la tratta di esseri umani. A Roma (Italia) l’incontro di 50 giovani di tutti i continenti fra cui alcuni ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari. La tratta di esseri umani è il processo attraverso il quale le persone vengono costrette o attirate da false prospettive, reclutate, trasferite e obbligate a lavorare e vivere in condizioni di sfruttamento o di abuso. È un fenomeno, come avvertono i recenti rapporti delle Nazioni Unite, in continua e drammatica evoluzione. Dal 2 all’8 febbraio 2024 si è svolta la settimana di preghiera contra la tratta di persone. Istituita da Papa Francesco nel 2015 la settimana include sempre l’8 febbraio, festa di Santa Bakhita, una suora sudanese che da giovane fu schiava, venne venduta e maltrattata, fu vittima di tratta e simbolo universale di lotta contro questa piaga dell’umanità. Il tema di questo anno era Camminare per la dignità. Ascoltare, sognare e agire. Migliaia di persone in tutto il mondo si sono radunate per riflettere, pregare e condividere la propria esperienza di impegno contro questo fenomeno globale. A Roma (Italia) tanti giovani provenienti da diversi Paesi – Kenya, Giappone, Stati Uniti, Thailandia, Albania, Canada, Messico, Francia, Italia – hanno partecipato a conferenze, flash mob, momenti di preghiera sul tema, all’Angelus e all’udienza con Papa Francesco tenutesi durante la settimana. Fra di loro anche alcuni Gen2, giovani del Movimento dei Focolari. Prisque Dipinda, della Repubblica democratica del Congo racconta: “L’evento più significativo per me è stata la preghiera vigil of prayer nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore di Roma. È stato un momento importante davanti a Dio, l’emozione nel condividerlo insieme ad altri giovani che portano nel cuore la sfida sulla tratta umana. Ma anche una responsabilità di far parte dei protagonisti contro questo fenomeno. Penso che per i giovani che hanno partecipato sia servito anche per prendere coscienza che tanti nel mondo soffrono, per vari motivi: economici, politici, religiosi. È stata l’opportunità per riflettere e iniziare insieme a progettare qualcosa contro la sofferenza”. Fra i Gen2 presenti c’erano anche Michel Haroun, franco libanese e Miriana Dante, italiana. “Non ho mai avuto un impegno particolare contro la tratta umana – afferma Michel -. Ho qualche esperienza nel servizio ai migranti che arrivano nella mia città o ai confini fra Stati. Ad esempio qualche anno fa sono stato a Trieste (Italia), punto di arrivo della rotta balcanica attraverso la quale giungono in Italia migranti da tante parti del mondo devastate dai conflitti. Ma non ero abbastanza consapevole del fatto che i profughi, prima di arrivare in Europa – ma è valido anche per l’America Latina, gli Stati Uniti o altre parti del mondo – subiscono violenze e abusi in maniera organizzata. Questi giorni vissuti a Roma insieme ad altri giovani provenienti da diversi continenti, con lingua, culture, appartenenti a varie Chiese cristiane, sono stati un’esperienza ricca di rapporti personali che spero dureranno, perché alla fine affronteremo (ma affrontiamo già) il mondo insieme, in quanto parte della stessa generazione”. “Mi ha emozionato scoprire la storia di Santa Bakhita – gli fa eco Miriana -. Era stata schiava, fu venduta. Successivamente affrontò con coraggio tutto quello che aveva vissuto in passato, lanciando messaggi contro il traffico di esseri umani. Mi son chiesta da dove abbia preso tutta quella forza. Mi ha fatto molto bene aver incontrato tanti miei coetanei che si impegnano su queste tematiche. Non persone adulte con una lunga esperienza alle spalle, ma giovani della mia stessa età, provenienti da tutto il mondo che hanno sogni e speranze in un futuro migliore. La differenza culturale non l’abbiamo sentita, perché ci legava l’unità fra di noi grazie all’obiettivo comune: lottare contro il traffico di esseri umani”.

Lorenzo Russo

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Don Cosimino Fronzuto: insieme tra parrocchia e impegno nella città

Don Cosimino Fronzuto: insieme tra parrocchia e impegno nella città

Un sacerdote di Gaeta (Italia), che essendo parroco non solo si è speso per i suoi parrocchiani, ma li ha coinvolti in favore della città. Don Cosimino Fronzuto fu un sacerdote italiano che nacque a Gaeta nel 1939. È morto a 49 anni, nel 1989 dopo una intensa vita spesa al servizio del prossimo, dei più bisognosi e della società della sua città. Viveva vicino al mare, ma non amava fare il bagno e aveva paura di andare in profondità. Un giorno, da bambino, volendo vincere questa difficoltà, si tuffò e, per dimostrare che aveva toccato il fondo, mise la mano nella sabbia raccogliendo, con grande meraviglia, un piccolo crocifisso di ferro, che poi portò con sé per tutta la sua vita. Nel 1963 fu ordinato sacerdote e iniziò il servizio come vicerettore del locale Seminario diocesano. Venuto in contatto con la spiritualità dell’unità, aderì al Movimento dei Focolari. Nel 1967 venne nominato parroco della parrocchia S. Paolo Apostolo a Gaeta, incarico che ricoprì fino agli ultimi giorni della sua vita. In quegli anni fiorì il Movimento Parrocchiale, espressione del Movimento dei Focolari nella Chiesa locale, che generò tanti frutti soprattutto tra i giovani, che oggi sono impegnati in città come sacerdoti, nella famiglia, nella vita politica e in vari ambiti civili e professionali, nelle diverse realtà nel Movimento dei Focolari e che continuano ad essere molto attivi anche vita parrocchiale. Durante il ministero pastorale esercitato in parrocchia, con il suo stile pieno di amore e di attenzione verso tutti, in particolar modo verso gli ultimi (ragazze madri, ex detenuti, tossicodipendenti, sfrattati, sbandati), impostò la comunità puntando semplicemente, ma con forza e decisione, solo a vivere il Vangelo in tutte le situazioni e nelle realtà più diverse. Così non gli mancarono occasioni per prendere posizione anche nei confronti di tante realtà sociali lontane da una dimensione veramente umana e cristiana. Scriveva nel suo diario: “Abbiamo osservato che nelle ore di catechesi c’erano dei bambini che erano piuttosto malandati, denutriti, mi sono anche ricordato che in quella stessa famiglia i ragazzi grandi non avevano ricevuto né la Cresima né la Comunione, proprio niente. Stavamo verso la metà di marzo, ed ho pensato: se non li prendiamo adesso, non li prendiamo più. Allora andai in quella casa e mi accorsi (erano le 12,30) che si stava semplicemente cucinando della pasta e che non ci sarebbe stato altro da mangiare per tutti quanti. Mi accorsi che, nonostante il capo famiglia fosse un piccolo imprenditore, addirittura mancava il vetro alla porta che pendeva sulla balconata e in questa stanza, dove mancava il vetro, dormivano alcuni dei dieci figli. Immediatamente cominciai a parlare del catechismo, ma cercai anche di guardarmi intorno e di rendermi conto. Poi la sera, dopo l’adorazione, parlai alla comunità di questa situazione. Mano mano che anch’io me ne rendevo conto, raccoglievo tutti i dati: dissesto economico, avvisi di sequestro, problemi di salute dei bambini. Allora si passava la mattina pensando solo a questa famiglia, per vedere secondo diversi aspetti come stavano le cose, condividere il lavoro, assicurare il cibo e, nello stesso tempo, tener in mano i grandi perché ricevessero una vera catechesi. Una sera mi sono reso conto che dovevo fare a tutti una proposta. Dentro di me avevo deciso, ma cosa valeva la mia decisione di parroco? Poteva anche valere, ma volevo che la decisione venisse da Dio e quindi scelta nell’unità con la comunità che mi dava la garanzia che fosse Dio stesso a fare le cose. Così proposi di mettere a disposizione di questa famiglia i circa due milioni (di lire) che avevamo in parrocchia per risolvere il caso fino a rimetterli in grado di nuovo di tornare al lavoro. Posso dire che sin dal primo momento tutti si mostrarono favorevoli. Questo è stato l’inizio, poi questa situazione ha avuto diversi sviluppi. Ancora ieri ho partecipato ad una riunione di condominio in cui avevano deciso di togliere al padre il lavoro che aveva cominciato e non aveva finito. Ho fatto di tutto perché lo portasse a termine e potesse avere anche dei soldi. Il cammino sarà ancora molto lungo,  è più di un mese che gli stiamo accanto, vicini e lui dice: “Mi sta ritornando la voglia di vivere, mi sta ritornando la voglia di vivere”. Ma l’intervento non è stato operato soltanto da me, l’intervento è stato un po’ collettivo, molti vanno a portare continuamente tutto quello che è necessario e non ci preoccupa tanto la mancanza di cose, ma ci preoccupa non far mancare l’amore, perché sono state delle persone evidentemente non amate, sono state infatti calpestate in certi diritti (…)”. Domenica 21 gennaio 2024, l’Arcivescovo di Gaeta, mons. Luigi Vari in una cattedrale gremita di personalità civili, religiose e di fedeli, ha dato inizio alla causa di beatificazione di Don Cosimino Fronzuto.

Carlos Mana

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