Movimento dei Focolari

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6,41).

Mar 1, 2025

Disceso dalla montagna, dopo una notte di preghiera, Gesù sceglie i suoi apostoli. Giunto in un luogo pianeggiante rivolge loro un lungo discorso che inizia con la proclamazione delle Beatitudini.   Nel testo di Luca, a differenza del vangelo di Matteo, esse sono solo quattro e riguardano i poveri, gli affamati, i sofferenti e gli afflitti, […]

Disceso dalla montagna, dopo una notte di preghiera, Gesù sceglie i suoi apostoli. Giunto in un luogo pianeggiante rivolge loro un lungo discorso che inizia con la proclamazione delle Beatitudini.  

Nel testo di Luca, a differenza del vangelo di Matteo, esse sono solo quattro e riguardano i poveri, gli affamati, i sofferenti e gli afflitti, con l’aggiunta di altrettanti ammonimenti contro i ricchi, i sazi e gli arroganti[1]. Di questa predilezione di Dio nei confronti degli ultimi, Gesù ne fa la sua missione quando, nella sinagoga di Nazareth[2], afferma di essere pieno dello Spirito del Signore e di portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri e la libertà agli oppressi.

Gesù continua esortando i discepoli ad amare perfino i nemici[3]; messaggio che trova la sua motivazione ultima nel comportamento del Padre celeste: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6, 36).

Tale affermazione è anche il punto di partenza di quanto segue: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lc 6, 37). Poi Gesù ammonisce tramite un’immagine volutamente sproporzionata:

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

Gesù conosce veramente il nostro cuore. Quante volte nella vita di ogni giorno facciamo questa triste esperienza: è facile criticare – anche con rigore – in un fratello o in una sorella errori e debolezze senza tenere conto che, così facendo, ci attribuiamo una prerogativa che appartiene a Dio solo. Il fatto è che per “toglierci la trave” del nostro occhio ci occorre quell’umiltà che nasce dalla consapevolezza di essere peccatori continuamente bisognosi del perdono di Dio. Solo chi ha il coraggio di accorgersi della propria “trave”, di ciò di cui ha personalmente bisogno per convertirsi, potrà comprendere senza giudicare, senza esagerare, le fragilità e le debolezze proprie e degli altri.

Tuttavia, Gesù non invita a chiudere gli occhi e a lasciar correre le cose. Lui vuole che i suoi seguaci si aiutino vicendevolmente nel progredire sulla via di una vita nuova. Anche l’apostolo Paolo chiede con insistenza di preoccuparsi degli altri: di correggere gli indisciplinati, di confortare i pusillanimi, di sostenere i deboli, di essere pazienti con tutti[4]. Solo l’amore è capace di un simile servizio.

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

Come mettere in pratica questa parola di vita?

Oltre a quanto già detto, cominciando da questo tempo di Quaresima possiamo chiedere a Gesù d’insegnarci a vedere gli altri come li vede lui, come li vede Dio. E Dio vede con gli occhi del cuore perché il Suo è uno sguardo d’amore. Poi, per aiutarci reciprocamente potremmo ripristinare una pratica che fu determinante per il primo gruppo di ragazze dei Focolari a Trento. 

«Agli inizi – così Chiara Lubich ad un gruppo di amici musulmani – non era sempre facile vivere la radicalità dell’amore. […] Anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi la polvere, e l’unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d’amore scambievole si raffreddava. Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere un patto fra noi e lo abbiamo chiamato “patto di misericordia”. Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo – a casa, a scuola, al lavoro, ecc. – nuovo, non ricordandoci affatto dei suoi difetti ma tutto coprendo con l’amore. […] Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava ad essere sempre primi nell’amare, a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica»[5].

A cura di Augusto Parody Reyes e del team della Parola di Vita


[1]Cf. Lc 6, 20-26

[2]Cf. Lc 4, 16-21

[3]Cf. Lc 6, 27-35

[4] Cf. 1 Ts 5, 14

[5] C. Lubich, L’amore al prossimo, Conversazione con gli amici musulmani, Castel Gandolfo, 1° novembre 2002. Cf. C. Lubich, L’Amore reciproco, Città Nuova, Roma 2013, pp. 89-90

©Foto di Yan Krukov-Pexels

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1 commento

  1. eusebio balocco

    Come esperto di organizzazioni complesse, riconosco che mantenere una sana neutralità di valutazione, quando osservo i comportamenti organizzativi, normali e patologici, spesso di distanti dagli standard etici molto difficili da conseguire, osservo che ciò richiede un sufficiente distacco dai miei inevitabili pregiudizi personali, culturali, professsionali, religiosi, consci e inconsci. La prospettiva evangelica può orientare, stimolare ma non sostituirsi ad esercizi di discernimento professionale se adeguatamente attrezzato. Grazie!

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