Gen 27, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Insieme a personalità del mondo politico e culturale, eravamo in 9.000 inchiodati alle sedie – ci scrivono dal Gen Verde a evento concluso – davanti alle immagini dell’olocausto nei campi di concentramento. Il 26 gennaio a Firenze, al Nelson Mandela Forum, un palco nudo dove s’intervallavano testimoni sopravvissuti alla Shoah, il racconto dei quali fa sanguinare le loro ferite ancora aperte». Come quelle di tanti che nel mondo sono ancora oggi vittime di genocidi, violenze, discriminazioni. Una scrittrice parla della madre che l’ha abbandonata a 4 anni per servire Hitler. Il male è una realtà che ancora insidia il mondo. I nostalgici neo-nazisti ancora mietono vittime per le strade, anche di una città bellissima come Firenze.
Così, con il titolo del meeting “Noi figli di Eichmann?”, gli organizzatori hanno fatto sì che ognuno si chiedesse “potrebbe succedere ancora?”. Giunta alla quarta edizione, l’iniziativa è rivolta agli studenti degli istituti superiori di tutte le province toscane, e si è svolta alla vigilia del Giorno della Memoria (27 gennaio), una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei. Tutto alla presenza del Sindaco del Comune di Firenze Matteo Renzi, del Presidente UPI Toscana Andrea Pieroni, del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale ha ribadito l’impegno affinché non si verifichino ancora, come purtroppo spesso apprendiamo dai giornali, atti di razzismo e persecuzione di minoranze etniche. Il Presidente ha chiesto che questo impegno lo prendessero tutti i presenti incominciando, ad esempio, a bandire dal linguaggio comune, espressioni offensive verso culture e popoli diversi.
Al Gen Verde, in collaborazione con un’orchestra multietnica di Arezzo, è stata affidata la conclusione dell’evento con canzoni e coreografie per testimoniare che la dimensione della reciprocità e dello scambio fra culture diverse è possibile. E l’attenzione dei ragazzi che in silenzio e con rispetto hanno accolto ogni intervento fa sperare che si possa dire con forza “mai più”.
E in primavera, nuove mete attendono il Gen Verde: la prima è la Spagna, dove da fine marzo a metà maggio il gruppo sarà in tournée, toccando fra l’altro le città di Jeréz, Granada e Jaén, – mentre altre tappe si vanno confermando – con lo spettacolo “Maria”. Per info: www.genverde.it (altro…)
Gen 26, 2012 | Non categorizzato
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Gen 25, 2012 | Non categorizzato
Gen 25, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una volta innescata, la fraternità genera una reazione a catena positiva, diffondendosi in modo esponenziale nelle relazioni interpersonali, nei rapporti quotidiani tra compagni di liceo e colleghi di lavoro, diventando stile di vita. Si costruisce così un mondo diverso: ognuno si impegna e assume la sua parte di responsabilità e di lotta “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere intorno a te”, diceva Gandhi.
Si può sintetizzare così l’esperienza fatta da studenti e insegnanti in un liceo ginnasio di Sarcelles, una città emblematica della periferia parigina. A scuola due ragazze, entrambe di origine straniera, litigano con grande violenza. È il 28 settembre 2007. Che fare? Rassegnarsi e chinare la testa? Pierre Benoit, l’insegnante di italiano, decide di reagire. Propone agli allievi “il metodo della fraternità”. Di cosa si tratta? Ogni mattina si lancia il “dado della fraternità” dove su ognuna delle sei facce è scritta una frase differente. Per esempio: “Considero ogni uomo un fratello, ogni donna una sorella”; “Guardo l’altro in maniera positiva”; “Faccio il primo passo verso l’altro”; “Vado anche verso il mio nemico”; “Capisco l’altro” e questo fino a quando “anche l’altro mi considera come un fratello”. Ogni giorno dunque un proposito diverso da mettere in pratica. Poi a fine settimana, ci si racconta come è andata.
La proposta trae ispirazione dal “dado dell’amore”: un gioco lanciato da Chiara Lubich ai bambini per rendere il gesto della fraternità più ludico. Nella scuola parigina, il “dado della fraternità” è proposto in una versione più universale, senza riferimenti al linguaggio religioso, dunque alla portata di tutti. I ragazzi accettano e ne diventano da subito i primi protagonisti. Il bilancio è entusiasmante: la scuola diventa scenario di un mondo diverso dove per la prima volta si intrecciano storie di amicizie e di riconciliazione. Una ragazza commenta: “Per una parola, per uno sguardo, per una frase ripetuta da un altro… è troppo stupido arrivare a distruggersi”.
Presto, l’esperienza vissuta diventa oggetto di cortometraggi: sono i ragazzi stessi a lavorarci, raccontando storie in cui una parola di riconciliazione ha saputo rompere cerchi di violenza e inimicizia. Quello stesso anno, nel 2007, si propone un Festival dal titolo emblematico: “La Fraternità nella scuola, la Fraternità nella città”. Vi partecipano più di 250 persone tra cui anche tre Sindaci.
Un anno dopo si fonda un’associazione, che si chiamerà Fratern’Aide; l’obiettivo è di aiutare a costruire pace, fraternità e solidarietà fra tutti. È il 6 giugno 2008. Molte iniziative sono state promosse in questi anni. I giovani di Sarcelles vincono il Primo Premio del Concorso Nazionale istituito dalla Lega per i Diritti dell’Uomo: “Scritti per la fraternità”. I ragazzi vanno a presentare il loro metodo ad altre scuole del territorio parigino finché l’Associazione è invitata a fine ottobre 2010 dalla Rete delle Scuole di Cittadini (RECIT). All’esperienza si interessa anche il filosofo Bruno Mattei, professore all’Università di Lille, autore, tra l’altro, di un libro intitolato “È possibile, la fraternità?”. Il “metodo” arriva addirittura all’Unesco (che nel 1996 aveva consegnato a Chiara Lubich il Premio per l’Educazione alla Pace) dove è presentato ad un pubblico di ambasciatori. Come dire: quando la fraternità si mette in moto, nulla può fermarla! (altro…)
Gen 24, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Dare un po’ del proprio tempo alle persone che non hanno l’opportunità di vivere il Natale in una famiglia, con una buona cena, i doni e il clima di festa. E’ nata con questo desiderio, ormai da qualche anno, l’iniziativa “Natale per la gente della strada”, che si è svolta durante le feste natalizie, in una delle piazze più famose ma anche la più transitata da vagabondi e poveri di Santiago del Cile, piazza “Yungay”.
L’evento è stato lanciato dai gen di Santiago ed ha visto la partecipazione di oltre 100 persone. Tanti hanno collaborato in diversi modi: adulti, giovani, bambini. Tutti protagonisti della festa,fin dalla sua preparazione, e il giorno di Natale la gioia che si respirava in piazza era “il frutto di questa generosità”. “E’ stata una bella opportunità per andare all’incontro dell’altro”, racconta Karina. “I nostri invitati erano persone ubriache, senza lavoro, senza famiglia, abbandonati, che cercano di sopravvivere giorno per giorno, che dormono nelle banchine di questa piazza. Un’esperienza che ci aiuta a distruggere le barriere del pregiudizio, del timore nell’andare all’incontro del ‘diverso’… a capire che l’altro è un dono per me, a provare la gioia di dare.” Tanti gli squarci dolorosi di vita raccolti nel corso della serata: madri in attesa del sesto figlio, giovani coppie con bambini di pochi mesi, solitudini.
Racconta Roberta: “Un signore stava osservando sul marciapiede… lo invitiamo ad avvicinarsi e sedersi con gli altri ad un tavolo. Non vuole, anche se dice di avere fame… Intanto ci racconta la sua storia. Gli offriamo una “empanada” che riceve con piacere, ma subito aggiunge “Io non mangio se anche voi non mangiate!!” Dopo pochi minuti siamo tutti con una “empanada” in mano e gli diciamo: “Adesso andiamo a sederci!!”. “Solo se venite anche voi!”, ci dice. Tutti insieme, con lui dietro a noi per essere sicuro che non lo lasciamo solo, andiamo. E’ felice!! Per noi è una lezione, capiamo quanto sia importante non solo dar da mangiare, ma far sentire l’altro uguale a sé.”