Ott 5, 2020 | Centro internazionale
Il 3 ottobre scorso, durante il Collegamento CH – la video conferenza bimestrale che collega le comunità dei Focolari nel mondo – Maria Voce ha fatto un appello a tutti, chiedendo un impegno non da poco: vivere rapporti sul modello di quelli “trinitari” dove ognuno faccia emergere l’altro, trovando “la sua più profonda identità” e ponendo così le fondamenta per una società fraterna. La video-chiamata avveniva a poche ore dalla firma ad Assisi di “Fratelli tutti”, l’ultima enciclica di Papa Francesco. Non si poteva quindi non sentirsi chiamati in prima persona. Di seguito una sintesi dell’intervento della presidente dei Focolari. Domanda: Oggi, il Papa ad Assisi ha firmato l’enciclica con questo titolo bellissimo: “Fratelli tutti”. In un tweet ha scritto: “Lo sforzo per costruire una società più giusta implica una capacità di fraternità e uno spirito di comunione umana”. Ti ha sorpreso la scelta di questo argomento da parte del Papa? Maria Voce: Per niente! Perché è il bisogno più grande dell’umanità di oggi. Il Papa ha saputo farsene eco e con questa enciclica ha voluto metterci tutti insieme a cercare la risposta a questo bisogno dell’umanità. Viene da domandarsi però: “Cosa possiamo fare?” A questo punto vorrei rivolgermi proprio a tutti quelli che si sentono chiamati da Dio a fare qualcosa per rispondere e a farlo dandosi completamente, senza misura, senza paure. Tutti quelli che hanno trovato nel carisma dell’unità, nel carisma di Chiara Lubich, un aiuto, che ha fatto loro vedere che è possibile, che ha fatto loro fare l’esperienza concreta, vera, profonda dell’unità su questa terra; a tutti questi io vorrei dire: “Facciamolo insieme, facciamolo insieme!” Sì, abbiamo ricevuto un dono che ci ha permesso di farne l’esperienza. Ma questa chiamata alla fraternità, che per noi è la chiamata al “Che tutti siano uno” (Gv 17,21), all’unità, questa chiamata vorrebbe che sulla terra si vivesse come in cielo, come – lasciatemelo dire – nella Trinità – dove l’unità e la distinzione coesistono, dove ogni persona rispetta l’altra, ogni persona fa spazio all’altra, ogni persona cerca di fare emergere l’altro, ognuno cerca in un certo modo di perdere se stesso fino in fondo, perché l’altro possa esprimersi completamente. E in questo non si annulla, anzi manifesta la sua vera, la sua più profonda identità. Un’unità così grande ha un esempio solo: Gesù che ha saputo perdere completamente il suo essere Dio per farsi uomo e per condividere sulla croce – nel momento dell’abbandono – tutti gli abbandoni, tutti i dolori, tutte le angosce, tutte le sofferenze, tutti gli estremismi, tutte le vittimizzazioni, le lacerazioni che gli uomini di tutti i tempi, di ogni condizione vivono e hanno vissuto, e li ha fatti propri, con questo amore così grande che è riuscito a rifare, a ricostruire quell’unità che si era spezzata fra Dio e l’uomo, fra gli uomini tutti e anche con tutto il creato. Se riusciamo ad avere un amore così grande, possiamo testimoniare al mondo che questa unità c’è, che questa unità è possibile, che questa unità è già cominciata. Io vorrei che con tutti quelli che in questo momento mi ascoltano potessimo essere per il Papa una prima risposta già avviata e che gli dessimo consolazione e speranza, perché qualche cosa è già cominciato. Che fossimo tutti insieme, noi, piccolo gruppo che si ispira al carisma ricevuto da Chiara Lubich, un principio, una particella piccola ma efficace di quel lievito che penetra nell’umanità e che la può trasformare in un mondo nuovo. Io vorrei prendere questo impegno insieme a tutti voi. Io ci sto, io voglio mettercela tutta, e invito tutti quelli che vogliono a fare altrettanto!
A cura di Stefania Tanesini
Qui l’edizione integrale del Collegamento CH. (altro…)
Ott 5, 2020 | Chiara Lubich
L’8 maggio 2004 a Stoccarda, in Germania, Chiara aveva davanti a sé circa 9000 persone nel primo appuntamento di “Insieme per l’Europa”. Un momento storico, in cui ha offerto la chiave per costruire la pace del continente-mosaico che è l’Europa e nel mondo intero: costruire brani di fraternità universale. La fratellanza universale è ed è stata un’aspirazione profondamente umana presente, ad esempio, in grandi anime. Martin Luther King rivelava: “Ho un sogno: che un giorno gli uomini (…) si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli (…); e che la fratellanza (…) diventerà l’ordine del giorno di un uomo di affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo.”2 Il Mahatma Gandhi, a proposito di sé, affermava: “La mia missione non è semplicemente la fratellanza dell’umanità indiana. (…) Ma, attraverso l’attuazione della libertà dell’India, spero di attuare e sviluppare la missione della fratellanza degli uomini.”3 La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. Molte correnti spirituali, poi, nei secoli, hanno cercato di attuare questa rivoluzione. Una vita veramente fraterna fu, ad esempio, il progetto audace e ostinato di Francesco d’Assisi e dei suoi primi compagni4, la cui vita è un esempio mirabile di fraternità che abbraccia, con tutti gli uomini e le donne, anche il cosmo, con fratello sole e luna e stelle. Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. […] Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. […] Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). Una seconda esigenza di quest’amore è che si ami per primi. L’amore portato da Gesù in terra è infatti disinteressato, non aspetta l’amore dell’altro, ma anzi prende sempre l’iniziativa, come Gesù stesso ha fatto dando la vita per noi quando eravamo ancora peccatori e quindi non amanti. […] L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo tutto a tutti: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. […] Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. E’ più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: […] Questo amore, che raggiunge la sua perfezione nella reciprocità, esprime la potenza del cristianesimo perché attira su questa terra la stessa presenza di Gesù fra noi uomini e donne. Non ha forse egli detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20)? E non è questa sua promessa una garanzia di fraternità? Se egli, il fratello per eccellenza, è con noi, come potremmo infatti non sentirci fratelli e sorelle gli uni degli altri? […] Che lo Spirito Santo aiuti tutti noi a formare nel mondo, lì dove siamo, brani di fraternità universale sempre più estesi, vivendo l’amore che Gesù ci ha portato dal Cielo.
Chiara Lubich
2 Cf MARTIN LUTHER KING, Discorso della Vigilia di Natale 1967, Atlanta, cit. in Il fronte della coscienza, Torino 1968. 3 M.K. GANDHI, Antichi come le montagne, Milano 1970, p.162. 4 Cf card. R. Etchegaray, Omelia in occasione del Giubileo della Famiglia francescana, in «L’Osservatore Romano», 12 aprile 2000, p.8. https://vimeo.com/464141004 (altro…)