I media, nelle Filippine, vivono una situazione molto critica. Negli ultimi due anni, infatti, tanti giornalisti hanno pagato con la vita il loro servizio alla verità. Come nel massacro del 23 novembre 2009 a Maguindanao (sud delle Filippine), quando 34 giornalisti sono stati uccisi a causa di dispute politiche e tribali. Anche altri colleghi che lottavano per i diritti umani sono stati minacciati, e alcuni anche uccisi. Uno dei casi più celebri è stato quello del Dottore Gerry Ortega, ambientalista e giornalista, assassinato il 24 gennaio 2011 per il suo impegno contro il diboscamento illegale a Palawan (isola delle Filippine occidentali). L’Editrice filippina dei Focolari, New City Press, da lungo tempo desiderava dare un suo contributo. E così, su invito dell’associazione professionisti dei media di Palawan, lo scorso 15 ottobre ha organizzato un media workshop con la partecipazione di quaranta giornalisti, di cui la maggioranza giovani e alle prime armi nella professione, perciò aperti a nuovi orizzonti. Alcuni, invece, temevano perfino che fosse organizzato dal governo con altri fini. “Comunicazione e Comunione: Media e Dialogo (il Giornalismo della Vita, Dialogo e Relazione)”, era il titolo del workshop. Sono state presentate alcune testimonianze di giornalisti che attingono ai valori della spiritualità dei Focolari per la loro professione; come quella di Jose Aranas, il quale ha tracciato il percorso della sua vita di giornalista definendo i media come strumenti essenziali al servizio della verità e sottolineando l’importanza della “pedagogia dell’arte di amare”, come l’ha definita. In pratica, mettersi di fronte all’altro e alle situazioni anche più delicate, con uno sguardo rispettoso e sincero, per riuscire a comunicare ciò che è essenziale e costruttivo. A seguire, i lavori pratici che hanno stimolato i partecipanti a trovare nuove idee per affrontare le minacce che i professionisti dei media subiscono. «Avvincente, in mezzo alla cultura dell’odio e alle interferenze politiche che pervadono i media, parlare di una “pedagogia dell’arte di amare” – dichiara uno dei partecipanti -. Vorrei anch’io imparare ad usarla nel mio lavoro, in ogni intervista, in ogni articolo. Così sarò capace di innalzare il livello di imparzialità e di etica nel mio agire.» «È la prima volta che partecipo a un corso di media che si fonda sui valori del Vangelo. Si sono allargate le mie prospettive. Più che lo “scoop” si tratta di riportare notizie, anche negative, ma rispettando l’altro. Mi piace il concetto di evidenziare la comunicazione e non il comunicatore.» «Questo seminario sembra una piccola cosa, ma avrà un grande effetto su di noi, uomini e donne che lavorano nei media» – afferma il direttore esecutivo del consiglio regionale. Un sacerdote che lavora al centro di azione sociale dell’isola di Palawan ha chiesto agli organizzatori di ripetere lo stesso corso due volte l’anno, come parte essenziale della formazione nella chiesa locale. A cura di New City Press
Essere fiduciosi
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