Un primo passo: cercare di rispondere al disagio socioculturale a livello “macro” facendosi direttamente carico del disagio che si presenta a livello “micro”, nella singolarità cioè del nostro vissuto quotidiano. Così è stato per un’insegnante di Italiano nella periferia Nord di Parigi che ha scelto di non chiedere il trasferimento, ma di continuare nel suo impegno in quella realtà multiculturale e con studenti provenienti da situazioni di svantaggio socio-economico. Impegno spesso duro, con costi da sostenere (come l’auto fracassata a calci solo perché identificata appartenente ad un’insegnante), ma capace di dare speranza e possibilità a chi si sentiva scartato, con la forza che viene da uno sguardo che sa credere nelle possibilità dell’altro. Esperienza e strategia condivisa da un’altra docente nei quartieri tristemente noti di Palermo (Sicilia) – tra cui Brancaccio, dove è stato ucciso padre Puglisi – dove l’opzione per gli ultimi ti porta a doverti reinventare ogni giorno, rimettere in gioco con passione e professionalità, per smuovere una situazione che può maturare in occasione di fraternità. Impegno a tutto tondo, fatto proprio anche dalla “Rete Progetto Pace” in cui vengono coinvolti migliaia di ragazzi e numerose istituzioni per offrire, attraverso azioni concrete di solidarietà e le più diverse attività, risposte alla ricerca di senso delle nuove generazioni. I testi degli interventi, tra cui quelli della Commissione Internazionale EdU e del prof. Tiziano Vecchiato, Presidente della Fondazione Zancan, saranno disponibili a giorni sul sito www.eduforunity.org.
Essere sempre famiglia
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