Si è concluso il 7 settembre ad Asunción, con 120 partecipanti tra dirigenti d’impresa, lavoratori e studenti provenienti anche dall’Argentina, il primo congresso paraguayano di Economia di Comunione (EdC); occasione tanto attesa che si è unita al tradizionale incontro di primavera degli imprenditori EdC argentini, il 34°. Focus dell’appuntamento era la figura dell’imprenditore che sposa il progetto di Economia di Comunione. «Un imprenditore – spiega il prof. Luigino Bruni, coordinatore mondiale del progetto, in collegamento Skype – che sceglie la povertà». Un’affermazione forte che potrebbe lasciar intendere che ricchezza o meglio, benessere, ed EdC sono incompatibili. La risposta giunge da German Jorge, (Paranà, Argentina) proprietario di un centro di distribuzione di materiali edili con 60 dipendenti: «L’imprenditore EdC soffre della povertà, altrimenti non sarebbe tale. Non è immune all’indigenza, ma fa di essa una scelta di vita, portandola nell’azienda». «Nell’economia capitalista” – continua Germán – l’obiettivo dell’azienda è generare ricchezza. Nel nostro caso generare ricchezza è un segnale che dice che le cose vanno bene, ma non è il fine. Il fine è la comunione e il processo stesso è comunione: ci generiamo come persone facendo azienda. E l’azienda in questo modo non è una macchina per fare soldi, ma una comunità di persone». Uno stile imprenditoriale, questo, di successo e vincente, come dimostra la storia di Ramon Cerviño di Cordoba, proprietario di una ditta di strumentazione medica. Spiega che il segno distintivo dello stile aziendale di un tale “leader d’impresa” è la scelta della comunicazione a tutto campo all’interno dell’ambiente di lavoro. Non pone i poveri prima dell’azienda, ma scopre, accetta e assume la diversità e le necessità dell’altro. Molte le testimonianze d’imprenditori che hanno fatto questa scelta: dalle storie di piccoli commercianti, come le vicende di una parrucchiera, di una negoziante e di una venditrice ambulante che hanno creato micro-imprese assieme alle loro famiglie, esempi stimolanti di lavoro e tenacia. Ma c’è anche la storia di una grande azienda come “Todo brillo”, a cui i partecipanti al congresso si sono recati in visita. Un’impresa paraguayana, leader nel campo delle pulizie, con oltre 600 dipendenti, nata dalla scelta di Maria Elena di rinunciare ad un posto come dirigente di una prestigiosa banca. Con i suoi figli ha avviato, lasciando tutti i vantaggi e le comodità del caso. «Avevamo ‘pensato’ questo progetto per dar lavoro a chi non aveva potuto studiare – racconta Maria Elena – per moltissimi di loro rappresentiamo l’unica possibilità d’inserimento occupazionale». Ora si torna tutti alle proprie attività e imprese ma con una forza ed un impegno in più: essere generatori di un’economia più umana e fraterna.
Andare oltre ai nostri schemi
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