14 Nov 2003 | Chiesa
Signori Vescovi, Dott.ssa Paola Bignardi, Presidente dell’Azione Cattolica italiana, Eccellenza, mons. Francesco Lambiasi, Assistente generale, Signori e Signore, fratelli e sorelle, ringrazio anzitutto la Presidente e l’Assistente generale dell’invito rivoltomi il 2 luglio scorso a partecipare alla presente loro Assemblea nazionale straordinaria, per un breve intervento, invito che ho accettato con gioia. Sperando di far cosa gradita, vorrei cogliere quest’occasione per dire qualche parola sul rapporto che vi è o vi potrebbe essere fra le realtà ecclesiali (Associazioni, Movimenti, Nuove Comunità) oggi presenti nella Chiesa, secondo la mia esperienza. Dovrò quindi partire da lontano. Conosco l’Azione Cattolica per aver trascorso buona parte della mia giovinezza fra le sue fila. Anni speciali quelli per quest’Associazione, che godeva ancora della presenza di Armida Barelli e delle sue compagne. Anni gioiosi per me, per aver partecipato a tanti incontri a Trento, la mia città, e a convegni per la Gioventù Studentesca, in più parti d’Italia, dove ho ricevuto una solida formazione cristiana di base, di cui sono tuttora grata. Ebbene, è stato proprio in uno di questi convegni che è avvenuto in me – avevo allora 19 anni – qualcosa di nuovo: un primo accenno d’una chiamata tutta particolare da parte di Dio. Ero a Loreto quando, pur seguendo il corso, sono stata fortemente attirata alla “casetta” nella chiesa-fortezza, dove mi recavo ogniqualvolta potevo. Non avevo tempo di rendermi conto se storicamente quello fosse l’ambiente dove era vissuta la Sacra Famiglia. Inginocchiata accanto al muro annerito, qualcosa di nuovo e di divino mi avvolgeva e quasi mi schiacciava. Immaginavo e contemplavo la vita verginale di Maria e di Giuseppe con Gesù in mezzo a loro. Allora non capivo ciò che mi è stato chiaro in seguito: Dio mi chiamava a rivivere, in certo modo, quella vita, assieme ad altre compagne. E, se per le giovani d’allora erano possibili in pratica tre strade: il matrimonio, il convento, la verginità nel mondo, qui si apriva una quarta strada, quella che più tardi è stato il focolare: una piccola comunità di vergini, donne o uomini, che, in mezzo al mondo, per il costante reciproco amore vissuto e sempre rinnovato, hanno Gesù spiritualmente presente fra loro, secondo la sua promessa: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Si svelerà così in quel luogo quello che sarà il primo nucleo organizzativo dell’intero Movimento, il focolare, appunto, ma anche uno dei cardini principali, “Gesù presente in mezzo a noi”, di un nuovo stile di vita cristiana, di una spiritualità comunitaria e personale insieme, la “spiritualità dell’unità”. Spiritualità che si vive da quasi sessant’anni nel Movimento dei Focolari ed in ogni sua parte. “Spiritualità dell’unità” che il santo Padre, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, con il nome di “spiritualità di comunione”, propone ora a tutta la Chiesa perché venga vissuta a tutti i livelli. “Spiritualità dell’unità” e “spiritualità di comunione” sono, infatti, praticamente, la stessa cosa, come ha pure scritto il santo Padre ai Vescovi amici del nostro Movimento . Poco a poco, dopo Loreto, per seguire la mia strada e dedicarmi al Movimento nascente, ho dovuto lasciare l’Azione Cattolica, senza mai perdere, però, la certezza che un giorno avrei ripreso contatto: se Dio ci distingueva era senz’altro per un Suo disegno d’amore. E sono passati tanti, tanti anni. Come loro ricorderanno, poi, nella vigilia della Pentecoste 1998, Giovanni Paolo II, pensando maturo il tempo, ha radunato 60 Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità in Piazza San Pietro, mettendo in rilievo, nel suo discorso, queste realtà della Chiesa che, con le altre sorte nel passato, rappresentano l’aspetto carismatico di essa, aspetto coessenziale – come ebbe a dire – all’aspetto istituzionale. In quel giorno, io stessa, essendo venuta a conoscenza del desiderio della Chiesa e del Papa che i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità siano in comunione fra loro, rivolgendo la parola al santo Padre, mi sono detta completamente disponibile a questo scopo. Disponibilità che Egli – come mi ha scritto – ha apprezzato molto. Si è così attuata subito la comunione, dapprima fra alcuni Movimenti, fino ad arrivare ora ad una quindicina e, fra questi, molti dei più importanti. Ci si incontra fra dirigenti due volte all’anno, ora in una sede, ora in un’altra. La comunione fra noi e i nostri Movimenti e Comunità è caratterizzata dalle più varie espressioni della carità: si attua il cosiddetto “scambio dei doni”, dove, pur rimanendo ben saldo e preciso il carisma di ognuno, si può sempre arricchirsi di ciò che i fratelli portano; si prega gli uni per gli altri, si condividono le gioie per le conquiste, i dolori per le prove; si offrono a chi è nella necessità i propri ambienti per convegni, ecc.; si presentano sulla propria stampa gli avvenimenti più significativi degli altri Movimenti, perché siano meglio conosciuti; si collabora in manifestazioni comuni, anche a livello europeo, per raggiungere scopi particolari, ecc. Subito dopo il 1998 ogni anno sono fiorite in tutto il mondo delle “Giornate” (200 finora) sostenute dai membri di diversi Movimenti, presenti i Vescovi del luogo o convocate da loro stessi. In esse, oltre ad assistere alla santa Messa ed ascoltare la voce dei Pastori, si presentano i propri carismi, si donano le proprie esperienze, con tavole rotonde, interviste, testimonianze, contributi artistici, ecc. In seguito, in molte diocesi del mondo, i più vari Movimenti hanno preso l’abitudine di presentarsi uniti, per attuare, ad esempio, programmi previsti dal piano pastorale delle singole chiese. Le “Giornate” e queste varie attività hanno rivelato, in genere, ai singoli Vescovi la grande ricchezza che i Movimenti e le Nuove Comunità portano, e fanno loro intravedere, per essi, la possibilità di rendere la Chiesa più unita, più bella, più viva, più dinamica, più familiare. Durante questi anni si è costatata la partecipazione spontanea alle nostre manifestazioni di persone appartenenti ad altre realtà ecclesiali, come all’Azione Cattolica, ad esempio, spesso perché sollecitate dai Vescovi. In seguito a tutto ciò Famiglie religiose, nate da antichi o meno antichi carismi, costatata la vitalità dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove Comunità, hanno desiderato anch’esse conoscerci e iniziare con noi una comunione. Così è stato, ad esempio, con l’intera famiglia francescana ad Assisi, con quella benedettina a Montserrat in Spagna, con la Congregazione di Madre Teresa a Calcutta, con le Piccole sorelle di Gesù a Roma, ed altri. Recentemente ci ha dato grande gioia un documento della “Congregazione per gli Istituti di vita consacrata” intitolato: Ripartire da Cristo. In esso si consigliano i e le religiose, come “un compito dell’oggi delle comunità di vita consacrata”, “di far crescere la spiritualità di comunione prima di tutto al proprio interno” e poi “oltre i suoi confini”, favorendo così la comunione fra i diversi Istituti. Mentre “nei confronti delle nuove forme di vita evangelica (i Movimenti, ad esempio), si domanda dialogo e comunione” , e si parla dei vantaggi della comunione per gli uni e per gli altri. Il documento ammonisce: “Non si può più affrontare il futuro in dispersione” . Tutto quanto ho riferito fin qui ci sembra voglia dire che lo Spirito Santo sta soffiando sulla Chiesa perché si compia, anche attraverso di noi, il grande desiderio del santo Padre: far sì che essa sia “la casa e la scuola della comunione” . Ed ora siamo qui insieme e non possiamo non chiederci: ci può, ci deve essere un rapporto fra l’Associazione di Azione Cattolica italiana, nel suo insieme, ed i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità? Mi sembra si possa trovare la risposta già nella Novo millennio ineunte al n. 45 dove Giovanni Paolo II scrive: “Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello (…). La comunione deve qui rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra Pastori e intero Popolo di Dio” ed aggiunge: “tra associazioni e movimenti ecclesiali”. Nella più recente Esortazione Apostolica, poi, post-sinodale: Ecclesia in Europa, Giovanni Paolo II all’art. 16 sottolinea: “(…) mentre esprimo (con i Padri Sinodali) la mia grande stima per la presenza e l’azione delle diverse associazioni e organizzazioni apostoliche e, in particolare, dell’Azione Cattolica, desidero rilevare il contributo proprio che, in comunione con le altre realtà ecclesiali e mai in via isolata, possono offrire i nuovi Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali”. “In comunione con le altre realtà ecclesiali e mai in via isolata”. Sono parole queste che svelano ai nostri Movimenti una precisa volontà di Dio: cercare l’unità anche con le Associazioni ed in particolare con l’Azione Cattolica. E’ un’Esortazione quest’ultima del giugno scorso che mi ha fatto, fra il resto, apprezzare doppiamente l’invito della vostra Presidente e del vostro Assistente a venire oggi fra voi. Sarà questo il momento per dar inizio a ciò che il santo Padre vuole dall’Azione Cattolica, dal Movimento dei Focolari e dagli altri Movimenti? A nome del Movimento dei Focolari, che rappresento, posso dire che noi siamo a disposizione. Lo Spirito Santo indichi il tempo ed il modo a voi, fratelli e sorelle carissimi. Sia Maria Santissima, così presente nell’Azione Cattolica e nel Movimento dei Focolari, chiamato pure “Opera di Maria”, a consigliarci. E’ evidente che tutto non potrà essere che a gloria di Dio ed a vantaggio della Chiesa. Grazie dell’ascolto.
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19 Ott 2003 | Chiesa
Di Madre Teresa, m’è rimasto impresso il calorosissimo abbraccio finale che ci siamo date a New York, l’ultima volta che l’ho incontrata, nel maggio del 1997.
Era ammalata, a letto. Ero andata con l’intenzione di trattenermi qualche momento. Poi cominciò a parlare, a parlare della sua opera. Era il suo canto del Magnificat, una cosa meravigliosa! Era felicissima. Quell’abbraccio è rimasto per me come un segno, una promessa: che avrebbe continuato ad amarci con predilezione, perché così ci amava quando era in vita. Ed è perciò che sin dal momento della sua partenza, l’avevo annoverata tra i nostri protettori, certa sin da allora, come tutti, che sarebbe stata presto proclamata santa.
Madre Teresa ha realizzato in pienezza quello che il Papa definisce “genio femminile’ che sta proprio in ciò che Maria aveva di caratteristico: non era investita da un ministero, ma era investita dall’amore, dalla carità che è il più grande dono, il più grande carisma che viene dal cielo. Per noi è un modello. E’ infatti una maestra eccelsa nell’arte di amare. Amava veramente tutti. Non chiedeva al suo prossimo se era cattolico o indù o musulmano. A lei bastava che fosse uomo o donna, in cui riscopriva tutta la sua dignità. Madre Teresa amava per prima: era lei che andava a cercare i più poveri per i quali era stata inviata da Dio. Madre Teresa vedeva, come forse nessun altro, Gesù in ognuno: ‘L’hai fatto a me” era appunto il suo motto. Madre Teresa “si faceva uno” con tutti. S’è fatta povera con i poveri, ma soprattutto “come” i poveri. E’ qui che si differenzia dalla semplice assistente sociale o da chi è dedito al volontariato. Non accettava nulla che non potessero avere anche i poveri. E’ nota, ad esempio, la sua rinuncia e quella delle sue suore ad una semplice lavatrice, rinuncia che molti non comprendono – dicono: in questi tempi! -, ma lei faceva così perché i poveri non ce l’hanno e quindi nemmeno lei. S’è addossata, ha fatto propria la miseria dei poveri, le loro pene, le loro malattie, le loro morti. Madre Teresa ha amato tutti come se stessa, sino ad offrire loro il proprio ideale. Invitava, ad esempio, i volontari che prestavano per un certo tempo servizio alla sua Opera, a cercare la propria Calcutta là dove ognuno tornava. “Perché i poveri – diceva – sono un po’ dovunque”. Madre Teresa ha senz’altro amato i nemici. Non s’è mai fermata a contestare le accuse assurde che le si rivolgevano, ma pregava per i nemici. Dopo la sua partenza, l’ho conosciuta ancor più profondamente e con “avidità” ho letto libri su di lei. Ho ammirato M. Teresa in modo specialissimo per la sua determinazione. Aveva un ideale: i più poveri fra i poveri. E vi è rimasta fedele. Tutta la vita ha puntato su quest’unico obiettivo. Anche in questo è per me un modello di fedeltà all’ideale che Dio mi ha affidato. (altro…)
15 Ott 2003 | Chiesa
D. Tra i vari aspetti profetici del pontificato di Giovanni Paolo II si può annoverare senz’altro quella pagina nuova aperta la vigilia della Pentecoste ’98, a quel primo storico incontro con centinaia di migliaia di aderenti ai Movimenti e nuove comunità ecclesiali. Li aveva pubblicamente riconosciuti come “significative espressioni carismatiche della Chiesa” ed aveva riaffermato la “coessenzialità” tra la dimensione petrina-istituzionale e quella mariana-carismatica. Quali prospettive si aprono sul futuro da questa visione della Chiesa del Papa?
Da quel giorno il Papa ha acceso in noi un sogno: il sogno della chiesa del Terzo Millennio: la Chiesa-comunione. In questo tempo di riscoperta dei carismi non in contrapposizione, ma in profonda comunione con il Papa e i vescovi, mi si è aperta la speranza che verrà in rilievo soprattutto l’opera dello Spirito Santo, attirando il mondo a Gesù. Da quel giorno, proprio per rispondere al desiderio di comunione tra i Movimenti espresso dal Papa, avevo assunto l’impegno di dare inizio ad un cammino di comunione tra di noi, movimenti e nuove comunità. Non potevo certo immaginare gli sviluppi a cui assistiamo oggi: Pentecoste ’98 si è ripetuto da allora in innumerevoli diocesi, nei 5 continenti, con la presenza dei vescovi, con il coinvolgimento di centinaia di movimenti e comunità. Con frutti di nuova vitalità e speranza. L’eco di questo cammino è giunto anche ai movimenti e comunità sorti in questi ultimi decenni anche in altre Chiese, come nelle Chiese evangeliche in Germania. Un fenomeno questo prima d’ora a noi ignoto. Di qui è nata, a partire dal 1999, una fraternità tale che ha fatto nascere l’idea di darvi visibilità, ad esempio attraverso un grande incontro, l’8 maggio del 2004, a Stoccarda. Con esso cercheremo anche noi di portare, coi nostri carismi, un contributo all’ “Europa dello spirito”. D. Quale la sua esperienza diretta nel rapporto con il Papa? R. – Questo rapporto è diventato con gli anni sempre più profondo. Anzi ho vissuto un paio di volte un’esperienza un po’ particolare. Dopo un’udienza, ad esempio, in cui ho sperimentato un momento di grande unità col Papa, da figlia a Padre, ho avuto l’impressione che il cielo si aprisse ed ho sentito un’unione con Dio speciale. Ciò che la caratterizzava era il fatto che non avvertivo intermediari. Il Papa è “mediatore”, ma quando il mediatore ha contribuito ad unirti con Dio, scompare. M’è parso di capire che ciò dipende anche dal fatto che il Papa ha ricevuto le chiavi per aprirci il cielo: “A te consegnerò le chiavi del Regno dei cieli”… Forse queste chiavi non gli servono soltanto per cancellare i peccati, ma anche per aprirti ad un’unione più profonda con Dio. Sarà questo il segreto dei capovolgimenti d’anima e di storia da lui operati in questi 25 anni? Egli comunica Dio e Lui fa “nuove tutte le cose”. Una “Presenza” che si fa sempre più forte, più passa attraverso il carico di sofferenza. D. Ricorda qualche episodio particolare negli incontri con il Papa, in questi 25 anni? R. Mi si affollano alla mente molti momenti che hanno segnato altrettante pietre miliari nella nostra storia e non solo. Come quel giorno, era il 23 settembre 1985 – è un fatto ormai noto – sulla porta, al termine di un’udienza, guardando al futuro, ho ardito chiedere al Papa: “Ritiene possibile che il presidente del Movimento dei Focolari, di quest’Opera, che è di Maria, sia sempre una donna?”. “Sì – aveva risposto – magari!”. Ed è stato dalle sue parole, che motivavano quel “sì”, che mi si è aperta, per la prima volta, quella nuova coscienza della Chiesa nelle sue due dimensioni: quella petrina-istituzionale e quella mariana-carismatica. “Si ritrovano nella Chiesa nascente – aveva affermato, citando il teologo Hans Urs von Balthasar – e devono rimanere!”. Ed è stata questa la grande novità che il Papa negli anni seguenti ha più volte richiamato. Ciò che sorprende è che il Santo Padre non vede il “profilo mariano” della Chiesa soltanto come realtà spirituale o mistica, ma anche come realtà storica e lo testimonia con i fatti, spalancando le porte alle novità dello Spirito. D. Ci racconti un altro fatto. R. Con gli anni sono nate, anche in giovani, famiglie, persone delle più varie categorie, anglicani, luterani, ortodossi e di altre Chiese, le stesse vocazioni fiorite nell’Opera di Maria tra i cattolici. Una novità per anni sotto studio da parte di molti canonisti. Ma sembrava non si trovasse una via di uscita. Ad un certo punto ne ho parlato con il Papa. Si è dimostrato apertissimo! Alla seconda udienza sull’argomento, anche quella volta, in piedi, mi dice con la sua consueta arguzia: “Ho capito. Devo dire: lasciate stare l’Opera di Maria che è di Maria!”. E la situazione si è sbloccata. Ricordo che di notte all’improvviso m’è passato un pensiero: “Se c’è un punto che è ancora di ostacolo nel cammino ecumenico, è proprio il ministero del Papa. Ma chi li ha ’accolti’ questi focolarini delle altre Chiese? Proprio il Papa”. Questo resterà nella storia. Il Santo Padre è andato poi ancora oltre: è stato per suo suggerimento che ora anche vescovi di altre Chiese si incontrano regolarmente, ormai da anni, per alimentare il loro ministero con la spiritualità dell’unità già condivisa da molti vescovi cattolici, di cui ha approvato il legame, non giuridico, ma spirituale con quest’Opera di Maria. (da Città Nuova, n.19 – 10 ottobre 2003) (altro…)
14 Ott 2003 | Chiesa
“In questo mondo colpito da terrorismo, guerre, vendette, il congresso mariano ci annuncia l’alba di un mondo di speranza,
pace, amore e santità”, un’impressione a caldo da Taiwan. E un giovane austriaco: “Tutto è stato di una freschezza incredibile. Niente di antiquato. Vedere Maria così è la cosa più geniale del mondo!”. “Ho scoperto che il rosario è veramente una preghiera di pace. E’ un antidoto alla guerra! ”, scrivono dalle Filippine. Dall’Argentina: “Oggi ho scoperto Maria come donna di pace, donna forte, donna modello per l’umanità”. E dall’Uganda: “E’ meraviglioso comprendere Maria in modo nuovo. Ci dà la spinta a portare Maria a casa e vivere con lei nella nostra società in cambiamento”.
Questi alcuni dei tanti echi arrivati dai 157 Congressi mariani che si sono svolti nel mondo durante l’anno del Rosario. Maria è stata riscoperta particolarmente come madre e modello di vita. Ha illuminato il cammino di molti che desiderano ora mettersi sulla sua via.
Un momento culmine era stato segnato dal Congresso mariano internazionale di Castelgandolfo, a cui hanno fatto eco i tanti Congressi che hanno tappezzato i cinque continenti. Una lode a Maria davvero planetaria che si è levata da ogni angolo della terra.
A Milano erano presenti 9000 persone, in Slovacchia 1900, in Corea 2250, nelle Filippine, a
Manila 1800, in Malesia 1300, nel Messico 1200, in Argentina, a Buenos Aires 3400, in Paraguay 2000, nel Congo 1500, in Burundi 3000. Solo per citare alcuni incontri.
Dappertutto i Congressi sono stati una forte esperienza ecclesiale vissuta molte volte con l’intera diocesi e preparati in comunione con gli altri Movimenti e Associazioni della regione, dando così rilievo all’aspetto carismatico della Chiesa, della sua dimensione mariana!
Giornali e TV ne hanno parlato. Vescovi, politici, artisti, rappresentanti di Movimenti ecclesiali e della cultura hanno offerto contributi notevoli. Altra caratteristica: la presenza, e in diversi casi la testimonianza, di fratelli e sorelle di varie Chiese. Anche alcuni seguaci di altre grandi religioni hanno dato il loro apporto riguardo a Maria.
La rivista “Città Nuova”, a partire dal novembre 2002, ha una nuova rubrica culturale: “Anno del rosario”. E’ uscito un nuovo volume di Chiara Lubich: “Maria trasparenza di Dio”, mentre un’altra pubblicazione è dedicata ai bambini, in un coloratissimo volumetto dal titolo “Era bellissima…”.
Ma ritorniamo al 16 ottobre 2002, in Piazza San Pietro, quando Giovanni Paolo II dà a Chiara Lubich una sua lettera personale.
In essa è scritto: “(…) Vorrei consegnare idealmente a tutti i Focolarini la preghiera del Santo Rosario (…). Offrite il vostro contributo, perché questi mesi diventino per ogni comunità cristiana occasione di rinnovamento interiore.”
L’adesione di Chiara era stata immediata. Come risposta al desiderio del Papa, fioriscono subito idee e progetti da concretizzare nel corso di quest’anno mariano. S’è sentita l’esigenza di ringraziarlo con messaggi dalle varie parti del mondo, per i frutti di vita nuova imprevedibili che ne sono scaturiti. (altro…)
4 Mag 2003 | Chiesa
E’ una cronaca inedita che rivela la forza di pace di Maria in atto nella storia dei popoli, nei momenti di più grave sofferenza, quella che il prof. Tommaso Sorgi, direttore del Centro Igino Giordani presenta al Congresso Mariano. Evidenzia “l’efficacia anche politica del maneggiare come arma la corona del rosario”. Un solo esempio: parla di quanto accaduto nelle Filippine pochi anni fa. A metà degli anni ’80, i vescovi lanciano una campagna di preghiera per la propria conversione, necessaria per ottenere dal Cielo la liberazione dalla dittatura di Marcos. Vi aderiscono 5 milioni di Filippini. Il mondo assiste ad un capovolgimento: “Il dittatore parte in esilio e la rivoluzione del rosario libera il popolo, senza spargimento di sangue”. E’ il Magnificat in atto: Maria magnifica il Signore che “disperde i superbi e rovescia i potenti dai troni…”. Il Magnificat, dunque, “può essere assunto come modello dell’agire politico”. E’ la prospettiva aperta dal prof. Sorgi, proprio oggi, quando si fa urgente “capovolgere le categorie fondamentali del potere”. Sorgi propone “il Magnificat come ’magna charta’ sociale”. Ma quella di Maria – precisa – è una “regalità d’amore”, una “regalità materna”. La politica potrebbe così assumere “il calore di un servizio d’amore”, “l’anima” di cui ha “estremo bisogno”.
“I grandi paesi civili e democratici scelgono la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti”. E’ la denuncia forte del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto nella seconda giornata del Convegno Mariano internazionale. Pone “un interrogativo che inquieta tutti”: “La guerra sarà di nuovo il futuro del mondo?”. Particolare è la sottolineatura che “la guerra è ancora un’attività in larga parte maschile”. Di qui, il prof. Riccardi mette in luce la forza di pace del “femminile”, mostrando in Maria colei che sotto la croce, “vinta” dalla violenza per l’uccisione del figlio, “nasconde tra le sue lacrime una forza di vita e di speranza” e “non si piega alla logica del vinto e del vincitore, dell’amico e del nemico”. “Il mistero della fede che vediamo in Maria – aggiunge – è che il forte può essere nel debole, il piccolo nel grande, la vita nel corpo della morte”. Oggi “Maria rappresenta la forza della pace in mezzo ai conflitti”. La “sollecitudine materna”, che va incontro alle necessità degli uomini “anche se inespresse”, mostrata da Maria alle nozze di Cana, viene sottolineata da Anna Pelli, con la sua riflessione su questo quadro evangelico, uno dei Misteri della luce che il Congresso sta approfondendo. Questa pagina del Vangelo si trova riflessa nell’esperienza raccontata da Carmen e Maricel. Una famiglia travagliata dal dolore: difficoltà economiche, alcol, droga, tensioni e ripercussioni sui figli, otto. In una baracca alla periferia di Manila. Una storia di resurrezione a partire dalla scoperta dell’amore di Dio e di Maria come modello da imitare. Carmen, la mamma, racconta come la sua vita è cambiata da quando è stata assunta al centro sociale di Bukas Palad e di come ha potuto ricominciare ad amare il marito, che da anni beveva e giocava. Maricel, una dei figli, è uscita dal giro della droga in cui si è trovata per sette anni, ha perdonato il papà – che nel frattempo aveva cambiato vita – e lo ha assistito negli ultimi giorni della sua vita. Un miracolo dell’amore, che si apre adesso verso altre famiglie povere del quartiere, alle quali Carmen e Maricel si dedicano lavorando come operatrici sociali a Bukas Palad.
Il linguaggio dell’Arte, che oggi ha raggiunto un momento culminante, ha fatto penetrare ancor più profondamente in questo ‘Mistero della luce’, anzi ha portato nel cuore del Vangelo: il coreografo Stefanescu più che rappresentare la festa delle Nozze, ha preferito cogliere il senso più profondo del miracolo dell’acqua che si cambia in vino, simbolo del sangue stesso che Gesù presto avrebbe versato per compiere il più grande miracolo, la Resurrezione.
Un’altra pagina di questo intenso evento mariano è stata segnata dall’apporto dei nuovi carismi alla comprensione vitale di Maria e del Rosario. Si è aperta con la tavola rotonda dei rappresentanti di vari movimenti e comunità ecclesiali: Rinnovamento Carismatico nternazionale, Comunità di Sant’Egidio, Cursillos, Schoenstatt e Legionari di Cristo. “Godevo per la condivisione della testimonianza di tanti carismi, e mi sembrava di vedere Maria presente e viva in ciascuno e in seno alla Chiesa” ha scritto un ’navigatore’ del Paraguay, che ha seguito il Congresso via Internet. E dall’Argentina: “La carrellata degli esponenti dei diversi Movimenti è stata la testimonianza della varietà dei doni che fa bella la Chiesa”.
Nella mattinata, particolarmente profonda la testimonianza di don Pasquale Foresi, cofondatore dei Focolari e primo focolarino sacerdote. Sono emersi il volto del sacerdozio rinnovato dall’impronta di Maria e la fecondità di una vita spesa nella costruzione della sua Opera. (altro…)
2 Mag 2003 | Chiesa
“Io non sono d’accordo con gli attentati suicidi”. “Ed io non sono d’accordo con i bombardamenti sulle vostre città”. Due battute tra una giovane palestinese e un soldato israeliano ad un posto di blocco nei Territori palestinesi. E’ una cronaca “rovesciata” quella che viene raccontata dal grande palco nella sala del Centro Mariapoli di Castelgandolfo, dove è in corso il Congresso Mariano Internazionale promosso per l’anno del rosario indetto del Papa. Il suo intento era rilanciare questa preghiera mariana da lui definita “un compendio del Vangelo”, e riportare gli uomini di oggi alla ricerca di pace e di una nuova dimensione dello Spirito, e a “contemplare Cristo con gli occhi di Maria” ed essere come lui “costruttori di pace” e di “un mondo più vicino al disegno di Dio”.
E’ una cronaca, quella offerta dalle molte esperienze, che mostra la potenza del Vangelo capace di disinnescare l’odio con l’amore al nemico. E’ una via obbligata “dopo l’11 settembre, che ci ha messi di fronte a un bivio, e tocca a noi imboccare la via giusta”, come ha detto mons. Pietro Coda. E’ quanto ha testimoniato anche Dieudonné del Burundi: 12 i famigliari massacrati barbaramente, ma non per questo cambia il suo stile di vita. Decide di mettere in atto l’arte evangelica dell’amore anche nei confronti dei militari che sono spesso “senza pietà”: può capitare di incontrarli nel momento in cui si trovano nel bisogno, come è successo con un soldato ubriaco, sull’orlo di un ponte, da lui soccorso. Questo uno squarcio delle testimonianze incastonate nel 1^ dei cinque quadri in programma nel Convegno: i 5 misteri della luce che, insieme alle riflessioni teologiche, aiutano a penetrare nelle varie tappe della vita di Gesù e di Maria. Primo quadro, il Battesimo di Gesù: “E’ l’invito a riconoscere Gesù come figlio di Dio – ha commentato P. Fabio Ciardi – così che possa far annegare nelle acque del battesimo il nostro ‘uomo vecchio’ e farci rinascere a vita nuova, per ritrovarci tutti fratelli e sorelle nel cuore dell’unico Padre”. Come ha evidenziato mons. Domenico Sorrentino, prelato del Santuario di Pompei, tracciando la storia del Rosario, Giovanni Paolo II invita ad un passo in avanti rispetto al passato: “Non si limita ad affidare la pace all’intercessione di Maria, ma la presenta come frutto di questa preghiera che ’è preghiera di pace’, perché facendo contemplare Cristo”, “esercita un’azione pacificante”. Ed è un’esperienza di contemplazione quella che stanno vivendo a Castelgandolfo, non solo le oltre 1500 persone di 70 Paesi presenti in sala, ma che raggiunge i più diversi punti del mondo grazie al collegamento con 11 satelliti messi a disposizione con generosità dall’ Esa, Telepace, l’americana EWTN e la CRC del Canada che hanno permesso a molte TV nazionali e locali e tramite internet di trasmettere l’intero Congresso. 7000 i punti collegati con internet in questo primo giorno. 20.000 le persone calcolate. Solo qualche flash dai molti messaggi e-mail giunti da tutto il mondo: “Impressionante – scrivono da Amersfoort in Olanda – come l’alta spiritualità e la concretezza vadano insieme”. Da Edimburgo: “Stiamo vedendo la trasmissione. E’ piena di luce e ci fa sentire parte di essa”.
La profonda dimensione spirituale di questo evento mariano si annunciava sin dalle prime battute: “Ci soffermeremo sul Rosario che è un ripetuto canto di amore a Maria – ha detto il prof. Giuseppe Zanghì, direttore della rivista Nuova Umanità – ed è anche e soprattutto un aprire gli occhi dell’anima sui misteri della vita del Figlio di Maria. E mentre noi apriremo le nostre menti e i nostri cuori a Gesù, sarà Gesù a parlare di Maria ai nostri cuori e alle nostre menti con quel parlare che non termina in povere parole, ma in creature nuove”.
Uno dei molti aspetti di novità di questo evento mariano: l’apporto della dimensione carismatica alla comprensione vitale di Maria e del Rosario, contributo offerto con questo Congresso, in risposta al particolare messaggio consegnato a Chiara dal Papa in piazza S. Pietro lo stesso 16 ottobre 2002, giorno in cui rilanciava la preghiera del Rosario. Momento culmine, l’intervento di Chiara Lubich che ha comunicato i doni di luce delle origini di quell’Opera, il Movimento dei Focolari, che la Chiesa riconoscerà come “Opera di Maria”. Chiara rivive uno dei momenti più drammatici degli inizi: “Sotto un atroce bombardamento, bocconi a terra, coperta di polvere densa come l’aria, alzandomi da terra, quasi miracolata, in mezzo alle urla dei presenti, calma e piena di pace, ho avvertito d’aver provato nell’anima un profondo dolore mentre ero in pericolo di vita: quello di non poter più recitare, qui in terra, l’Ave Maria”. Più tardi comprenderà: “Quest’ Ave Maria” doveva essere fatta di parole vive, di persone che, quasi altre piccole Maria, dessero al mondo l’Amore”. Quell’Amore che è Gesù stesso che “oggi – ha aggiunto – possiamo ’generare’ spiritualmente, come promette il Vangelo: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (nel mio amore, spiegano i Padri) io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Compito, questo, definito come “primario nella società secolarizzata di oggi” dal cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, durante l’omelia. La fondatrice dei Focolari ha parlato della scoperta del nuovo volto di Maria, “d’una bellezza incomparabile: “tutta Parola di Dio, tutta rivestita della Parola di Dio”, e della chiamata di ogni cristiano a ripetere, come Maria, Cristo, Verità, Parola, con la personalità che Dio ha dato a ciascuno”. Una visione “ricca di conseguenze, ad esempio, nel campo ecumenico”. Mercoledì ne daranno testimonianza appartenenti alle Chiese luterana, evangelica riformata, rumeno ortodossa e copta ortodossa. Elemento ulteriore di novità che continuerà a percorrere tutto l’evento è il posto privilegiato degli spazi artistici: dai canti, alle musiche, alle danze di varie culture, ai brani letterari – da Dante a Sartre – perché di Maria “non si parla, si canta. L’amore fiorisce in poesia” come canta il Gen Verde, su una meditazione di Chiara. (altro…)