Movimento dei Focolari
“Stoc do” – “Sto qua” in terra Libera

“Stoc do” – “Sto qua” in terra Libera

Dal 2017 XFARM Agricoltura Prossima ospita nelle terre confiscate alla mafia a San Vito dei Normanni (Puglia- Italia) i campi di impegno e formazione promossi da Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Tra i partecipanti di quest’anno alcuni giovani del Movimento dei Focolari. Li vedi maneggiare la terra rossa di Puglia, nel sud dell’Italia, li osservi mentre la impastano con la paglia, li guardi mentre plasmano questa materia per creare qualcosa di ecologicamente sostenibile. E pensi che quanto stanno facendo abbia anche la forza della metafora. Hanno tra i 13 e 17 anni, si sono dati appuntamento a San Vito dei Normanni, nel brindisino, per dare il loro contributo alla rinascita di un bene confiscato ai clan. Per lo più sono figli di questa terra baciata dal sole e, in questo periodo, invasa dai turisti. Ma sono arrivati anche dal Piemonte e dalla Lombardia dove magari c’è ancora chi pensa che le mafie siano affare di quelli del sud dell’Italia. Loro no, sono scesi fin qui nell’alto Salento per spendere in maniera diversa alcuni giorni della loro vacanza e per dare un contributo al cambiamento. Sono una ventina in tutto, con l’energia la leggerezza e la voglia di divertirsi tipici della loro età, vivono da protagonisti quattro giorni pensati per loro da Libera e dal Movimento dei Focolari. Per qualche ora al giorno lavorano nei campi delle cooperative sociali che hanno avuto in gestione 50 ettari di uliveti e altre strutture sottratte ai boss. E nel loro impegno genuino leggi in controluce la voglia di sporcarsi le mani, di rimboccarsi le maniche, di essere attivi portatori di novità anche in una terra segnata dall’arroganza delle mafie. “Questa è terra nostra, restituita alla collettività”, sembrano dire mentre lavorano argille, sabbia e limi per costruire strutture in legno pensate per una società in cui tutto può essere circolare. A far loro da guida, i giovani del laboratorio urbano Ex Fadda e del progetto XFarm, un manipolo di appassionati di economia civile, di cittadinanza attiva, e di buone pratiche in agricoltura che dopo varie esperienze in giro per il mondo si sono ritrovati qui, nella terra in cui un tempo spadroneggiava la Sacra Corona Unita, per sperimentare un nuovo modello di convivenza, per provare a realizzare il sogno di comunità coinvolte attivamente nei processi rigenerativi. Una utopia realizzata qui, a due passi dalla bellezza selvaggia di Torre Guaceto (Brindisi- Italia), grazie anche alla “forza del Noi”. Realtà e associazioni diverse, laiche e cattoliche, forze sindacali come la Spi Cgil, contribuiscono per dare insieme a questi ragazzi un terreno comune dove cimentarsi con la costruzione di una società più solidale, più attenta a preservare l’ambiente e la giustizia sociale. “La memoria è speranza, impegno, è qualcosa che ci segna e ci spinge a non ripetere gli errori del passato” dicono i ragazzi, quando i responsabili del progetto “E!State Liberi” li spingono a riflettere su quel concetto così centrale nella storia della rete di associazioni creata da don Luigi Ciotti. Memoria che diventa viva con la testimonianza toccante dei coniugi Fazio che raccontano di loro figlio Michele, coetaneo di chi ascolta, ucciso a sedici anni nei vicoli di Bari Vecchia perché è finito al centro di un regolamento di conti fra clan con i quali lui non aveva nulla a che fare. “Io stoc do”, io sto qua, dice oggi Lella come orgogliosamente disse ieri alle mogli dei boss della mafia che pensavano che dopo l’omicidio avrebbero lasciato il quartiere e la città. Loro sono rimasti, per ottenere giustizia, per dare un nome e poi concedere il perdono a chi uccise Michele, ma anche per provare a dare un futuro diverso a quel pezzo di Italia macchiato dal sangue innocente del loro ragazzo per bene. “Siamo qua” ripetono quei volti puliti che oggi lavorano nei campi mettendosi in gioco, ci ricordano che un mondo migliore è ancora possibile. Basta cominciare prendendo un po’ di terra e provare a farne qualcosa di bello. “Nei suoi occhi ho visto una luce, una luminosità che non avevo mai visto in lui”, ha raccontato una mamma vedendo rientrare il figlio a casa dopo il campo. “Mi ha detto che non aveva mai vissuto giorni così”.

Gianni Bianco

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Il Seed Funding Program: un’opportunità per agire a livello locale

Il Seed Funding Program: un’opportunità per agire a livello locale

Bando per progetti di impatto ecologico rivolti alle comunità locali del Movimento dei Focolari. Regole e condizioni di partecipazione. Le proposte saranno accettate fino al 30 giugno 2022. https://www.youtube.com/shorts/EEzMuPp6wHU Cos’è il progetto “The Seed Funding Program” si propone di sostenere e incoraggiare iniziative significative e promettenti in diverse parti del mondo verso la creazione di piani ecologici locali/nazionali per le persone e il pianeta all’interno delle comunità dei Focolari. L’obiettivo principale è quello di costruire piani ecologici locali all’interno delle comunità dei Focolari per camminare insieme verso un’ecologia integrale. La nostra ispirazione Il mondo si trova ad affrontare una complessa crisi sociale e ambientale. L’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco spiega come il grido dei poveri sia completamente interconnesso con il grido del pianeta. Non possiamo considerare il nostro rapporto con la natura come separato dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà agli altri. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha sostenuto che è partendo dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale capace di affrontare i problemi su scala globale. Infatti, ha proseguito Chiara, ciò che manca non sono le risorse tecniche ed economiche, ma un’anima in più, cioè un nuovo amore per l’uomo, che ci faccia sentire tutti responsabili verso tutti. Partecipa! Lo SFP è alla ricerca di iniziative giovanili e intergenerazionali (in corso o future) che mirino a un cambiamento del nostro stile di vita personale e comunitario, immaginando un rapporto sostenibile tra natura ed esseri umani e operando in un contesto locale. Verranno selezionati 10 progetti che saranno finanziati con un massimo di 1000 euro. Una giuria internazionale e interdisciplinare selezionerà i progetti in base ai seguenti criteri:

  1. Il progetto deve essere orientato all’ecologia integrale (a favore delle persone e del pianeta);
  2. Il progetto deve prevedere sforzi intergenerazionali con un ruolo significativo dei giovani nella leadership e nell’implementazione di ogni progetto;
  3. Il progetto deve coinvolgere la comunità locale (possibilmente a livello nazionale).
  4. Il progetto deve mostrare come i valori spirituali motivino l’azione ecologica (possibilmente con una dimensione ecumenica e interreligiosa).

Presentate il vostro EcoPlan e fate parte di questo percorso insieme! https://www.new-humanity.org/project/seed-funding-program/ Per partecipare a questo bando, potrebbe essere necessario compilare alcune informazioni fondamentali. Non perdetevi il quadro di riferimento e l’indagine sull’invito a presentare progetti. Sondaggio per i progetti Modelo del piano Il termine ultimo per compilare la domanda di partecipazione è il 30 giugno 2022. Il 15 luglio 2022 saprete se il vostro progetto è stato ammesso a ricevere un finanziamento iniziale. Una volta ottenuto il finanziamento, dovrete impegnarvi a compiere i primi passi del vostro progetto tra luglio e settembre 2022 e vorremmo vedere la vostra prima relazione entro la fine di ottobre 2022. Per ulteriori informazioni, contattateci all’indirizzo ecoplan@focolare.org. Ulteriori informazioni sul Piano della Fede per le persone e il pianeta sono disponibili sul sito https://www.faithplans.org/ (altro…)

I giovani e l’ecumenismo

I giovani e l’ecumenismo

In America Latina la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica romana, tuttavia, da tempo la conoscenza tra le varie chiese si fa strada. Il lavoro condiviso nel campo sociale, fa sì che i cristiani possano trovare sempre più spazi di vera unità. Uno dei momenti più forti è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che nell’emisfero sud si celebra attorno alla festa di Pentecoste. I giovani sono sempre più protagonisti nel compiere azioni concrete.   Da sempre i giovani sono attratti da ciò che è sconosciuto, dal diverso da sé, da tutto quello che rappresenta una novità, anche in ambito religioso, sono sempre più aperti a chi non è della propria chiesa. È un’esperienza che porta avanti Ikuméni, un laboratorio per giovani cristiani dell’America Latina (o latinoamericani), appartenenti a diverse chiese e tradizioni cristiane. “Fin dal primo giorno mi sono resa conto che sarebbe stata una sfida personale per ciascuna delle persone presenti, a partire da me che quotidianamente frequento persone per lo più cattoliche, come me.  In questo corso tutto era nuovo e ogni partecipante proveniva da una chiesa diversa”, dice Carolina Bojacá, una giovane colombiana dei Focolari. I giovani cristiani di diverse tradizioni diventano compagni di strada in questo percorso di formazione, che è una vera e propria esperienza inedita nel campo ecumenico. Partendo dalla fede comune in Cristo ciascuno si prepara a mettersi al servizio, sia nel campo dello sviluppo sostenibile, della pace e dell’assistenza umanitaria. “Ad agosto del 2021 ho frequentato in forma virtuale – continua Carolina – il corso per giovani sulle buone pratiche ecumeniche e interreligiose. Già dall’inizio si è creata un’atmosfera molto bella tra tutti e sentivamo forte il desiderio di costruire relazioni e conoscerci meglio… Nell’affrontare ogni tematica ci siamo anche resi conto che, per andare avanti, molte volte abbiamo dovuto lasciar cadere quei pregiudizi o preconcetti che spesso si creano all’interno di una comunità e che non ci permettono di aprire la mente e il cuore per accogliere l’altro. Solo così   è possibile scoprire la bellezza di ciò che ci unisce ma anche le differenze che ci fanno essere chi siamo come chiesa o realtà, senza che sia un impedimento lavorare insieme per un mondo più fraterno. Con il passare dei mesi ci siamo conosciuti e abbiamo avuto il nostro primo incontro faccia a faccia. È stato davvero bello vedere il nostro rapporto rafforzato, poterci abbracciare, pregare, dialogare e scoprire la diversità e la ricchezza di ciascuno, anche la mia.”. I giovani che seguono questo laboratorio si preparano al servizio comune. Come dice il documento Servire il mondo ferito del Consiglio Ecumenico delle Chiese ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, i cristiani devono sentire ora l’urgenza di una testimonianza comune: cristiani assieme al servizio, anche coinvolgendosi con persone di altre religioni in una solidarietà interreligiosa. Anche Carolina ed il suo gruppo si sono rimboccati le maniche: “A dicembre, con un’altra giovane del movimento dei Focolari che partecipava anche al corso, volevamo portare doni ad una comunità indigena sfollata a causa della violenza, che si trova nella periferia di Bogotá. Abbiamo proposto a tutti l’idea e c’è stata davvero una bella risposta: in molti hanno donato qualcosa e assicurato le loro preghiere dimostrando che, anche se appartenenti ad una chiesa diversa, ciò che ci motiva è quell’amore ispirato da Gesù che è il nostro modello comune. Per terminare il nostro tirocinio- continua Carolina- ognuno di noi ha dovuto raccontare delle attività svolte durante un incontro in presenza che si è svolto a Buenos Aires (Argentina). Ci siamo ritrovati con i partecipanti del corso Ikuméni, ma abbiamo avuto anche la presenza di membri di altre religioni che con gioia hanno condiviso i loro pensieri e le loro azioni concrete. Un momento speciale per poterci aprire anche al dialogo interreligioso”. Un’ esperienza totalmente nuova; una testimonianza della fraternità che si costruisce a partire dallo sforzo di ciascuno e il desiderio grande di conoscersi e fare cose grandi, tutti insieme. “Anche se il corso è finito – conclude Carolina -, è solo il primo passo per rispondere a una chiamata personale e continuare a rafforzare le nostre relazioni, poterci aiutare in queste azioni che ci fanno allargare il cuore e continuare a lavorare per rendere il mondo unito una realtà”.

Carlos Mana

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Musica in azione. Il Gen Rosso in Bosnia- Herzegovina 

Musica in azione. Il Gen Rosso in Bosnia- Herzegovina 

Un viaggio per portare solidarietà ai migranti che lasciano il proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. La musica del Gen Rosso sulla scia della condivisione e della fraternità.  “Stiamo affrontando tanti problemi ma con voi, con questo tipo di attività ci sentiamo spinti ad andare avanti”. Queste le parole di un migrante fuggito dal Pakistan a causa dei problemi che affliggono il Paese. Oggi lui, come migliaia di altri migranti si trova in un campo profughi di Lipa e Borići in Bosnia Herzegovina e ha potuto incontrare il Gen Rosso. Dal 4 all’8 maggio 2022, infatti, il gruppo artistico internazionale è ritornato per la seconda volta nei luoghi della “rotta balcanica”, dove ogni giorno transitano i migranti che scappano dal proprio Paese a causa di guerre o persecuzioni. Solidarietà e dignità ai migranti, far crescere la speranza di un mondo migliore, rinforzarne l’autostima, e respirare insieme aria di famiglia: questo l’obiettivo del viaggio organizzato con l’aiuto della Jesuit Refugee Service (JRS) che fornisce alloggi e aiuti essenziali ai richiedenti asilo e ai migranti. “Siamo già stati qui ad ottobre 2021 – racconta Michele Sole, uno dei cantanti – ed è stata una bella sensazione tornare in luoghi familiari. Questa volta siamo andati in un campo profughi più grande di Lipa dove abbiamo incontrato altri profughi e la cosa sorprendente è sempre vedere come i sorrisi e l’accoglienza senza pregiudizi, possono fare la differenza e far brillare i loro volti!” Gesti di accoglienza, piccoli doni nei brevi momenti vissuti con loro, hanno offerto a qualcuno uno spiraglio di gioia e di luce. Un’altra tappa è stata la visita all’istituto scolastico “Giovanni Paolo II” di Bihać e l’incontro con un centinaio di ragazzi che hanno potuto partecipare ai workshop di danza e canto e assistere a due concerti del Gen Rosso. Durante questi giorni, insieme agli alunni e ai loro genitori anche alcuni migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan ed Iran hanno potuto partecipare attivamente alle manifestazioni artistiche. “Era il nostro modo di provare ad integrare tutti e a sperimentare quanto sia importante e inimmaginabile il dono della condivisione fraterna con questo pezzo di umanità sofferente” ha aggiunto Michele. “Non so cosa mi è successo stamattina – racconta una donna musulmana presente – ma sentivo che la vostra musica mi entrava dentro e mi sentivo commossa e fortunata di essere qui. “Grazie, grazie davvero, per la passione e la speranza che ci avete dato – racconta un ragazzo afghano -, il canto è stato molto bello. Al coro dei messaggi di gioia e speranza si aggiunge quello del dirigente scolastico dell’Istituto di Bihać: “Il concerto è stato qualcosa di speciale. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo. È stato un grande onore e piacere per noi avervi qui nella nostra scuola”.

Lorenzo Russo

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Dare per salvaguardare l’ambiente in rete: azioni concrete per un pianeta fragile

Dare per salvaguardare l’ambiente in rete: azioni concrete per un pianeta fragile

Il 13 maggio 2022 si è tenuto l’evento “Dare una rete all’ambiente”. Finalmente in presenza, tantissimi studenti, insieme ad altri collegati via streaming dal mondo, hanno festeggiato e condiviso i risultati di un anno di lavoro per il bene del pianeta. Sono oltre 500 i ragazzi che venerdì, 13 maggio 2022, nella splendida cornice dell’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma, hanno animato con grande gioia quella che potremmo definire una vera festa per la Terra che ha chiuso l’anno scolastico 2021-2022 del progetto “Dare per salvaguardare l’ambiente in rete.” 10 gli istituti superiori del Lazio (Italia) presenti e molti altri, collegati via streaming da diverse parti d’Italia e del mondo, insieme per poter raccogliere i frutti nati aderendo al progetto. Durante l’anno, infatti, 8.000 studenti di 39 scuole italiane e di altri 12 Paesi, educati al risparmio energetico, hanno firmato un patto e l’hanno concretizzato con 200 azioni personali di risparmio. La monetizzazione di tali atti, finanziata con 10 centesimi ad azione da sponsor familiari, e conteggiati tramite l’App DPSAR, ha permesso di sostenere vari progetti di solidarietà in contesti di povertà e degrado ambientale come conseguenza dei cambiamenti climatici. Uno sguardo rivolto al pianeta e ai suoi abitanti a partire dalla nostra quotidianità. Ce ne parla Andrea Conte, coordinatore del progetto, astrofisico e insegnante di matematica e fisica presso il Liceo Classico di Pescara (Italia). Che cosa significa dare una “rete” all’ambiente? Questo percorso di educazione per la salvaguardia dell’ambiente è stato ideato nel 2008 a Roma dalla docente Elena Pace e il nome del progetto inizialmente era solo “Dare per salvaguardare l’ambiente”. L’idea di introdurre la parola “rete” nel 2019 è stato davvero un salto di qualità: ogni singola classe continua a svolgere azioni concrete ma non è più sola. Ciascun ragazzo, con i propri compagni e con l’aiuto delle famiglie continua a compiere atti per il bene della Terra, ma è in rete con altre scuole che fanno la stessa cosa. Siamo partiti coinvolgendo le scuole italiane ed oggi questa rete si è sempre più allargata. Ci sono state azioni che hanno portato ad un cambiamento radicale? La creatività dei ragazzi la fa da padrona naturalmente. Una scuola di Roma (Italia), ad esempio, ha deciso di annullare completamente l’uso di bottigliette di plastica, ma per farlo ha portato avanti un lavoro scientifico, ideando un sistema per pesare la plastica, una specie di “plasticometro”.  Ogni volta che qualcuno gettava via una bottiglietta di plastica si assumeva l’impegno di utilizzare la borraccia. Rapidamente hanno visto una diminuzione del peso della plastica prodotta e nel giro di pochissimo tempo sono riusciti ad azzerare la plastica. Una vera rivoluzione. Perché l’interesse sulla questione ecologica oggi cresce sempre più proprio tra i più giovani? L’ecologia c’è sempre stata, si parla di cambiamenti climatici da decenni, ma oggi i giovani sentono gli influssi che arrivano da questa società in continua evoluzione e avvertono l’esigenza di attivarsi concretamente. Nonostante si parli di un peggioramento continuo della situazione, la sensibilità aumenta così come i progetti promossi dalle amministrazioni delle singole cittadine, dalle scuole, e aumenta questo senso di cittadinanza, il desiderio di essere individui consapevoli e attivi nel rendere il nostro pianeta sempre più sano. Che messaggio cerchi di dare ai tuoi studenti ogni giorno? Intanto ho la fortuna di insegnare delle cose che mi appassionano tanto e in cui credo e questo è davvero un dono. Quando facevo le superiori non avevo gli stessi stimoli che hanno loro e sono contento di poterglieli dare. Ho iniziato a rendermi conto delle difficoltà in cui si ritrovava il pianeta solo all’università, studiando astronomia e astrofisica. Quando ci si distacca dalla superficie terrestre e si volge lo sguardo all’ universo, si coglie davvero la fragilità della Terra. Così io faccio sempre un paragone ai ragazzi, dicendogli che quando ci si distacca da sé stessi e ci si rivolge all’altro, ci si rende davvero conto di quanto possiamo dare, ognuno nella nostra diversità.

Maria Grazia Berretta

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