Movimento dei Focolari

Un santo per amico

L’8 ottobre 2021 si è conclusa a Genova (Italia) la fase diocesana del processo di beatificazione di Alberto Michelotti e Carlo Grisolia. La loro è la storia di un cammino condiviso, di un amicizia vera capace di superare tutto. Come si fa a “farsi santi insieme? Non è semplice. Serve del tempo e soprattutto è necessario camminare nella stessa direzione, guardare alla stessa fonte di luce. È questa la storia di Alberto Michelotti (Genova 1958- Monte Argentera 1980) e Carlo Grisolia (1960 Bologna- Genova 1980), due giovani di Genova (Italia) per alcuni aspetti molto distanti tra loro, eppure legati da una grande amicizia e da un unico desiderio: mettere Dio al centro della propria vita. L’ideale e il carisma del Movimento dei Focolari li attrae fortemente e li unisce in un rapporto fatto di vera condivisione e fratellanza. Entrambi partono per il cielo nel 1980, a distanza di 40 giorni l’uno dall’altro, Alberto durante una gita in montagna, Carlo per un tumore. Due amici ed un unico processo di canonizzazione, avviato dal cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova nel 2005, che lo scorso 8 ottobre ha visto conclusa la sua fase diocesana. Ma chi sono davvero questi due ragazzi? Alberto ha la stoffa del leader, del vincente, ma la sua è una leadership di “servizio” che lo avvicina sempre di più al prossimo, soprattutto ai più bisognosi e ai giovani. Nato e vissuto con la sua famiglia alle porte di Genova, frequenta con i suoi genitori la parrocchia di San Sebastiano. Partecipa in maniera attiva alla vita parrocchiale e, dopo un iniziale coinvolgimento nell’Azione Cattolica, conosce grazie ad un sacerdote, Mario Terrile, la spiritualità di Chiara Lubich che lo travolge. È proprio durante la Mariapoli del 1977, meeting del Movimento dei Focolari, che Alberto riceverà in dono una notizia nuova, qualcosa che cambierà per sempre la sua vita: “Dio amore”. Lo stesso anno entra a far parte dei Gen (Generazione Nuova), la diramazione giovanile del Movimento, ed è qui, che conosce Carlo con il quale sperimenterà una profonda unità, capace di superare le differenze caratteriali che li contraddistinguono. Carlo, a differenza di Alberto, è un ragazzo più introverso e poetico. Studia agraria e gli piace leggere, suonare la chitarra e scrivere canzoni. È un sognatore, un tipo con le ali ai piedi, nulla a che vedere con la grande passione di Alberto per la montagna e la razionalità matematica, tipica di uno studente di ingegneria quale è. Eppure, ad unirli, c’è qualcosa di grande, il desiderio di portare agli altri l’ideale evangelico del mondo unito con gioia ed entusiasmo e, soprattutto, la voglia di mettere sempre in pratica il messaggio di Gesù “dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 15-20). Dai Focolari, che conosce fin da piccolo grazie ai suoi genitori, Carlo impara la strategia del “farsi santi insieme”, un invito lanciato da Chiara in un suo messaggio che diventa come un chiodo fisso per lui, in particolare dopo essersi trasferito a Genova per via del lavoro del padre. Vir, “vero uomo, uomo forte” non è solo l’appellativo che la Fondatrice del Movimento dei Focolari gli attribuisce, ma diventa nel tempo un programma di vita per Carlo che trae la sua forza da Gesù, l’unica fonte di energia possibile, come scrive in una sua canzone: “E respira nell’aria l’amore che ti dona questo nuovo sole che nasce su di te”. L’amicizia tra questi giovani dura tre anni, eppure tra le due anime sembra intravedersi davvero la maturità di chi ha condiviso molto, di chi ha fatto esperienza vera della vita, sviscerandola, quella maturità che, generalmente, è dei sapienti. Nel cammino di ricerca dell’Amore autentico scoprono la purezza come strumento per raggiungere insieme la vera libertà e condividere questo ideale con gli amici. Pensieri profondi si intrecciano in una trama tutta colorata, su pezzi di carta che un tempo sostituivano i nostri messaggi whatsapp. “Probabilmente per te sarà l’anno del militare – scrive Alberto a Carlo nel giorno del suo diciannovesimo compleanno – Forse nuove difficoltà, nuove gioie. Un po’ come la giornata di oggi  cominciata con un sereno fantastico e ora, alle 16, trasformatasi  in un  grigio invernale (…). Ma tanto sappiamo che dietro queste nuvole c’è il sole”. Alberto e Carlo, si specchiano l’uno nell’altro, riconoscendo gioie e paure, lotte e conquiste e, fiduciosi in quell’Amore che tutto può, sono pronti a vivere la frase del Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (GV 15,13). Alberto perde la vita sulle montagne cuneesi, il 18 agosto del 1980, cadendo durante una scalata in un canalone ghiacciato sulle Alpi Marittime. Carlo non riesce a partecipare al suo funerale. Il 16 agosto rientra dal militare per degli accertamenti dopo una serie di svenimenti e di paralisi agli arti. In poche ore e, dopo il consulto di un medico che non nasconde la gravità della situazione, viene ricoverato. Si tratta di neoplasia. Gli raccontano della morte di Alberto, ma il tempo è poco e bisogna correre all’ospedale. Saranno questi i 40 giorni che separano i due amici prima di ritrovarsi ancora, uniti per sempre. Negli ultimi giorni trascorsi in ospedale Carlo, pur senza forze, accoglie tutti con un grandissimo sorriso: “So dove vado – dice a un’infermiera – Vado a raggiungere un mio amico che è partito giorni fa in un incidente in montagna. Carlo sente forte la presenza di Alberto al suo fianco e non vede l’ora di compiere quel “salto in Dio” di cui parla alla mamma in ospedale. Un tuffo nell’immenso che lo riporta alla casa del Padre il 29 settembre del 1980. Oggi, a 40 anni di distanza, quell’invisibile patto suggellato nell’amicizia di Alberto e Carlo è più forte che mai e vive una nuova fase. Ciò che in realtà stupisce è la straordinarietà dell’evento. Nella storia della Chiesa non è mai accaduto che l’esame canonico di due cause distinte venisse condotto in parallelo e che riguardasse due amici. Affinchè Alberto e Carlo siano definiti prima beati ed in seguito santi sono necessari due miracoli avvenuti per loro intercessione, ma visto che la preghiera è unica per entrambi, saranno, ad ogni modo, “santi insieme”. La conferma di un’amicizia spirituale come possibile via della santità; la realizzazione nella loro vita di quel “come in cielo cosi in terra” e di quella gioia vera, frutto di una profetica ispirazione di Chiara: “Vi auguro di farvi santi, grandi santi, presto santi. Sono sicura di darvi in mano la felicità”[1].  

[1] Messaggio di Chiara Lubich in “GEN”, Anno XV (1981), n. 4, p. 2-3

Maria Grazia Berretta

 

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Problem solvers tra Glasgow e la Serbia

Cosa accomuna un gruppo di capi di Stato e alcuni ragazzi in Serbia? Tutti cercano soluzioni ad un problema comune: proteggere il nostro pianeta che soffre. Mentre i grandi della Terra sono radunati nel Regno Unito per la COP26, alcuni giovanissimi serbi ci raccontano di una giornata ecologica che hanno vissuto. “È così che la nostra Storia dovrebbe finire? Il racconto della specie più intelligente condannata dall’essere troppo umana per riuscire a vedere il panorama globale e dal voler perseguire obiettivi a breve termine.” Con voce grave e potente David Attenborough, naturalista e divulgatore scientifico 95enne, ha pronunciato queste parole di fronte ai grandi della Terra durante la COP26. La “Conferenza delle Parti”, organizzata delle Nazioni Unite e iniziata lo scorso 31 ottobre, è incentrata come sempre sul tema del cambiamento climatico. Quest’anno in particolare è percepita da molti come la grande occasione per prendere importanti decisioni riguardo al tema dell’ecologia ed ecologia integrale. Secondo tanti esperti, se non si agisce subito in maniera decisa, sarà troppo tardi. I capi di Stato radunati a Glasgow hanno un grande potere di decisione; ma è anche vero che si respira la necessità di un cambiamento che veda tutti come protagonisti. Un cambiamento fondato da un lato sulla collaborazione tra Stati, dall’altro sulle azioni concrete a livello locale. Interessando ciascuno di noi. Proprio nel corso di questa seconda settimana di accordi e negoziati internazionali, abbiamo deciso di farvi conoscere una breve storia, inviataci da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Durante una giornata ecologica organizzata alcune settimane fa, questi giovanissimi si sono messi al lavoro per cercare soluzioni intelligenti a problemi concreti, nel rispetto del Creato.  “Siamo i più grandi problem solvers (risolutori di problemi) mai esistiti sulla Terra. – ha continuato Attenborough nel suo discorso alla COP- (…) e la natura è il nostro alleato principale.” Anche questi ragazzi hanno ideato nuovi modi di risolvere i problemi che vivono, cercando di essere ecologici, sostenibili e rinnovabili. Uno dei primi giorni di lavoro della COP26, Papa Francesco ha twittato: “Non c’è più tempo per aspettare; sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica. Bisogna agire con urgenza, coraggio e responsabilità per preparare un futuro nel quale l’umanità sia in grado di prendersi cura di sé stessa e della natura.” Ognuno di noi può fare la propria parte, chi all’interno di una conferenza internazionale, chi attraverso un cambiamento della propria routine quotidiana. L’importante è iniziare, da subito, e insieme. Ecco il video della giornata ecologica organizzata da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Attiva i sottotitoli in italiano o inglese!

Laura Salerno

Giornata Ecologica in Serbia (altro…)

Buon compleanno Chiara Luce Badano

Buon compleanno Chiara Luce Badano

Il 29 ottobre 1971 nasceva la Beata Chiara Luce Badano. Vari gli eventi nel mondo per ricordarla. A Sassello (Italia), suo paese d’origine, la Santa Messa, il Timeout e la proiezione di un video inedito con un’intervista ai genitori a cura della Fondazione Chiara Badano. La Beata Chiara Luce Badano oggi avrebbe compiuto 50 anni. Nasceva 50 anni fa, il 29 ottobre del 1971 ed è oggi un esempio di vita per migliaia di giovani. Chiara ha vissuto poco meno di 19 anni e “Luce” è il nome che Chiara Lubich le ha proposto, aggiungendolo al suo e augurandole di essere portatrice della luce che porta l’amore di Dio. Poco più che adolescente aveva conosciuto l’Ideale dell’unità ed era diventata una Gen, la generazione di giovani e ragazzi del Movimento dei Focolari. Sempre attenta al prossimo, ha vissuto la sua giovinezza come una ragazza normale e forse non avrebbe mai immaginato di dover fare i conti con la malattia a soli 17 anni: una malattia grave. Se oggi Chiara Luce fosse in vita come sarebbe e per cosa avrebbe speso la propria vita? Una domanda che in tanti ci poniamo, proprio perché sentiamo Chiara Luce vicina, una di noi, ieri come oggi. Lo abbiamo chiesto a tre dei suoi amici più stretti, Chicca e Franz Coriasco e Cristina Cuneo, della Fondazione Chiara Badano. “In base a quanto abbiamo vissuto con lei, possiamo immaginare che sarebbe una ragazza assolutamente normale – afferma Chicca -, ma conscia che, vivendo il Vangelo e l’ideale di Chiara Lubich, si possono fare cose grandi”. Cosa le starebbe a cuore? “Crediamo che siano proprio i giovani di oggi a poter rispondere a questa domanda – sottolinea Cristina -. Uno degli ultimi messaggi di Chiara Badano, infatti, quasi un testamento, è stato quello della “consegna” ai giovani della fiaccola “come alle Olimpiadi”. Così come tanti stanno facendo, con il loro impegno concreto per ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, per la cura dell’ambiente, per la tutela del bene comune, nelle situazioni più dolorose proprie di ciascun contesto. Tanto più in questo periodo di emergenze pandemiche. Risanare le ferite aperte, insomma, come lei per tutta la vita ha provato a fare: nel suo piccolo, ma sempre con grande concretezza”. E Franz aggiunge: “In un suo tema scriveva: ‘Spesso l’uomo non vive la sua vita perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto del passato o proiettato nel futuro. In realtà l’unico tempo che l’uomo possiede è l’attimo presente, che va vissuto interamente sfruttandolo appieno… Prenderemmo così coscienza del valore della nostra vita, dono prezioso che non può e non deve essere sciupato né bruciato in egoismi sterili ed inutili ambizioni”. Un appuntamento quotidiano con lei e con tanti nel mondo era il Timeout: ogni giorno a mezzogiorno ci si fermava a chiedere la pace. Era un’urgenza fondamentale per lei e che crediamo resti tale per tutti noi anche oggi”. La Chiesa l’ha beatificata il 25 settembre 2010 dopo aver riconosciuto il miracolo per la guarigione improvvisa di un ragazzo di Trieste (Italia). Dal 28 al 30 ottobre in varie parti del mondo ci saranno eventi per ricordarla. Il primo sarà il 28 ottobre alle ore 20 p.m. (Easter Time – Stati Uniti e Canada) l’evento organizzato da New City Press, Living City e YCNA (Youth Center for North America) con pezzi artistici, momenti interattivi e interventi di persone toccate dalla testimonianza di vita di Chiara. Nel programma un messaggio di una testimone diretta che ha conosciuto Chiara. Sarà l’occasione anche per presentare due nuovi libri su Chiara in inglese: “Blessed Chiara Badano. Her Secrets to Happiness”, indirizzato in particolare ai ragazzi, con testo di Geraldine Guadagno e illustrazioni di Loretta Rauschuber, e “In my staying is your going. The Life and Thoughts of Chiara Luce Badano” a cura della Fondazione Chiara Badano. A Sassello (Italia), sua città natale, il 29 ottobre ci sarà una Santa Messa alle ore 18 p.m. (ora italiana) in diretta streaming sul sito chiarabadano.org. A seguire la proiezione del video “Chiara Badano: una vita di luce” (regia di Marco Aleotti) con interviste inedite ai suoi genitori che raccontano di lei e della loro vita di famiglia. Il video sarà poi disponibile per la visione nei giorni a seguire sempre sul sito a lei dedicato. Sabato 30 ottobre, festa liturgica, alle ore 12 p.m. (ora italiana) direttamente dal cimitero di Sassello, attorno a Chiara Luce e sempre in diretta streaming, ci sarà il Timeout: un minuto di silenzio per chiedere la pace in tutto il mondo. Alle ore 15.00 (ora italiana) la Santa Messa dalla parrocchia Santissima trinità di Sassello celebrata dal vescovo Mons. Luigi Testore con la partecipazione del postulatore, Padre Gianni Califano. Al termine ci sarà la premiazione dei vincitori del Premio Chiara Luce Badano 2021.

Lorenzo Russo

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Obiettivo mondiale Fame Zero

Obiettivo mondiale Fame Zero

Continua il progetto dei Ragazzi per l’unità dei Focolari per sconfiggere la fame nel mondo. Sabato 16 ottobre 2021 un live streaming globale dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana) dove centinaia di giovani si riuniranno per testimoniare il loro impegno. “Siamo sicure che da adesso ci impegneremo con tanto più entusiasmo per questo obiettivo. Ci sentiamo ormai parte della generazione Fame Zero. È un grande sogno immaginare che anche grazie al nostro contributo tra pochi anni non ci sarà più la fame nel mondo”. Con queste parole Elena e Agnese, Ragazze per l’unità del Movimento dei Focolari, parlavano alla Fao, a giugno del 2018. Elena e Agnese insieme ad altre 630 ragazze dai 9 ai 14 anni di 16 Paesi sedevano nella grande sala plenaria (vedi il video) della sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) a Roma (Italia). Il messaggio di invito della Fao ai Ragazzi per l’unità era molto chiaro: “Giovani, abbiamo bisogno di voi, aiutateci a sconfiggere la fame nel mondo”. Sono 17 gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che il 25 settembre del 2015 i 193 Stati Membri delle Nazioni Unite hanno approvato impegnandosi ad attuarli entro quindici anni (2015-2030). Il secondo obiettivo è Fame Zero: sconfiggere la fame dal nostro pianeta. Queste ragazze firmarono la carta di impegno, diventando così le prime cittadine Fame Zero. Da quel giorno è partita una gara d’amore globale dai Ragazzi per l’unità per raggiungere l’obiettivo Fame Zero. In Venezuela ad esempio la situazione è scoraggiante. Le famiglie povere temono più la fame che la pandemia di Covid 19. Ma attraverso un Centro di alimentazione i ragazzi riescono ad aiutare un gruppo di famiglie. Dal 2017 inoltre, grazie ad una rete di professionisti medici, psicologi, nutrizionisti e alcuni parroci si cerca di costruire rapporti sociali più sereni sulla base della Regola d’oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. In Thailandia invece i ragazzi distribuiscono semi di verdura ad amici e alle loro famiglie per piantare verdure organiche e aiutarli a risparmiare denaro, dato che soffriamo di questa crisi globale. In Argentina Fran fa parte di un gruppo chiamato “Corazones solidarios”, giovani studenti universitari che ogni giorno escono in strada per offrire la colazione alle persone che sono senza casa. “Quando ti avvicini a loro – racconta – i loro volti cambiano, ti accolgono a braccia aperte e fanno un posto per te nel loro cuore. Ogni mattina, usciamo di casa per fornire il servizio, andiamo con le borse piene e torniamo con i thermos vuoti e i cuori felici”. In Portogallo i ragazzi di Lisbona vanno in un quartiere dove vivono molte famiglie in difficoltà. È iniziata una gara d’amore per recuperare coperte, cibo in scatola, e varie persone si sono offerte per cucinare pasta e riso. Ma appena consegnavano del cibo, ecco che arriva la provvidenza con altro cibo da distribuire ad altre famiglie. Queste ed altre testimonianze saranno raccontate durante il live streaming – adatto a ragazzi, giovani e adulti – di sabato 16 ottobre 2021 dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana). La diretta sarà tradotta in 12 lingue, basta accedere a questo link. La carta d’impegno #testacuoremani. Per vivere e diffondere un nuovo stile di vita, i Ragazzi per l’unità hanno ideato otto sentieri da vivere personalmente o in gruppo. C’è poi la carta di impegno, che li rende cittadini attivi mettendo in moto la testa, il cuore, le mani. Testa. Usiamo la testa per studiare ed informarci. Più conosco la realtà in cui vivono i poveri, più efficace sarà il mio impegno. Cuore. Ascoltiamo col cuore il grido di chi soffre: sensibilizziamo noi stessi e tanti altri. Non posso sconfiggere la fame nel mondo da solo ma posso coinvolgere più persone possibili per raggiungere l’obiettivo. Mani. Apriamo le mani al dono dell’accoglienza, mettiamoci in azione concretamente e quotidianamente per sconfiggere la fame. Impegniamoci ad evitare ogni tipo di spreco.

Lorenzo Russo

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GMG: chiamati per nome

GMG: chiamati per nome

È in preparazione la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Un cammino di preparazione verso il 2023 dove i giovani si ritroveranno attorno al Papa a Lisbona. È vero. Tra chi ha più sofferto in questo periodo di emergenza sanitaria si trovano i giovani. Hanno visto la sua esteriorità, la sua espansione verso l’esterno tagliata di colpo. Non hanno potuto frequentare la scuola, l’università, il lavoro. Sono stati tagliati fuori della vita sociale, degli amici. Ma é anche vero che i giovani sono stati i primi a mettere in moto la solidarietà, a lottare per la vita, infondere speranza, essere costruttori di pace, curare l’ambiente. Papa Francesco li ha ascoltati, ha sentito da loro quanto hanno vissuto e vivono in questo tempo e pochi giorni fa ha fatto pubblico il suo messaggio per la GMG 2021 con un invito mobilizzante: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. “Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma é anche vero che quando un giovane si rialza, é come se si risollevasse il mondo intero”, afferma. Mette di fronte a loro la vicenda del giovane Paolo che mentre era verso Damasco per arrestare alcuni cristiani, Gesú in mezzo ad una luce “più splendente del sole” lo chiama per nome: “Saulo!”. Quasi come se Francesco oggi volesse chiamare ogni giovane per il suo nome. E ripercorre con loro il camino di testimone di Cristo che ha fatto Paolo. Infine dice loro “Alzati” e testimonia la tua esperienza, l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane. Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità, i diritti umani. Testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale. Testimonia che sempre si può ricominciare e che Cristo vive. “Io vedo questo messaggio come una grande sfida per noi giovani”, mi confida Klara María Piedade, 27 anni, una giovane del Brasile. “Penso che è una risposta e una conferma che veramente dobbiamo essere responsabili di renderci protagonisti del mondo unito, di un mondo più fraterno”. Klara é una dei giovani che quest’anno sono al Centro dei Giovani per un mondo unito dei Focolari. Infatti da maggio scorso si danno da fare su diversi fronti per la cura della casa comune facendo eco alla Laudato Si’. Dare to care – Osare avere cura – é il loro programma che li vede come principali promotori. “Dobbiamo essere protagonisti”, ribadisce Klara, “non solo a parole ma con le nostre azioni. Cambieremo il mondo se facciamo questo primo passo. È molto importante mettersi in rete con quegli che già fanno qualcosa”. Si é appena conosciuta la data della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona, in Portogallo in agosto del 2023. Intanto, quest’anno a novembre, nella festa di Cristo Re, si celebrerà  in tutte le diocesi del mondo. Un percorso di preparazione aperti alle sorprese di Dio, “che vuole far risplendere la sua luce sul nostro camino”.

Carlos Mana

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Ecuador: prendersi cura della casa comune

Ecuador: prendersi cura della casa comune

Una testimonianza di ecologia integrale: i giovani e le comunità uniti per la salvaguardia delle mangrovie “Un habitat distrutto, bruciato, attaccato da rifiuti e pesticidi. Le mangrovie qui stanno diventando questo. Vogliamo aiutare la nostra terra, e la nostra gente.” Così parla Sirangelo Rodrigues Galiano, focolarino 49enne di origine brasiliana, ma ormai ecuadoregno di adozione. Vive nella provincia di Esmeraldas, regione afro-ecuadoriana a Nord dell’Ecuador, conosciuta come provincia verde. Clima tropicale, spiagge da sogno, ricchissima biodiversità. È soprattutto la presenza delle mangrovie a creare un habitat naturale così unico, ma oggi in pericolo a causa dell’uomo. Le mangrovie sono formazioni vegetali costituite da enormi radici, periodicamente coperte dalle maree. Queste caratteristiche permettono la creazione di un habitat estremamente particolare, ricco di animali e vegetali impossibile da trovare altrove, adesso a rischio estinzione. Sirangelo dal Brasile si è trasferito in Ecuador nel 2016, quando questa zona è stata duramente colpita da un terremoto. Grazie all’AMU (Azione per un Mondo Unito), FEPP (Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio) e Fundación Amiga si è dato avvio al progetto Sunrise, di cui Sirangelo è responsabile. Il progetto ha portato aiuti a 3 villaggi distrutti dal sisma, Salima, Dieci agosto e Macará, i cui abitanti sono ancora oggi grati per tutto ciò che hanno ricevuto. “Dopo alcuni anni dall’emergenza del terremoto – spiega Sirangelo – oggi ne incombono altre: quella climatica e quella dei giovani, spesso spinti a partire perché senza lavoro, o a divenire vittime del commercio di droga.”  Si è dato avvio dunque a Sunrise +, programma di pulizia, riforestazione delle mangrovie e formazione sul tema ecologico. “Hanno partecipato circa 400 giovani. Ormai ci troviamo periodicamente per pulire e sensibilizzare al tema l’intera comunità. L’attività è iniziata con i giovani, ma adesso vogliamo coinvolgere tutti.” Uno degli attori principali di questa nuova esperienza è stato il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica di Muisne, che sta lavorando insieme al governo e ad altre quattro ONG. Interessante è che siano stati proprio i giovani ad indicare come progettare Sunrise +. Attraverso la metodologia del  6X1, 6 step per 1 obiettivo: osservare il contesto e le problematiche; pensare a possibili soluzioni; coinvolgere; agire; valutare l’operato; celebrare. Tutto questo per perseguire la pace. “Il nostro obiettivo è essere al fianco della popolazione. – conclude Sirangelo – Oggi sono soprattutto i giovani a chiederci aiuto e noi cerchiamo di esserci per e con loro. Amano la loro terra, ma spesso sono costretti a lasciarla. Vogliamo aiutarli a rimanere, trovando nuove opportunità, proprio a partire dal preservare le ricchezze naturali. Grazie a loro si sta innescando un cambiamento di mentalità per la preservazione del nostro Pianeta, la nostra casa comune.”

Laura Salerno

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