Apr 9, 2020 | Sociale
Per New Humanity, ONG dei Focolari il tempo della pace in Siria è adesso. L’appello inviato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, alla Commissione e al Parlamento Europeo. Numerose le autorità politiche, civili e religiose che stanno aderendo. “Chiediamo di promuovere una sospensione delle sanzioni economiche al governo siriano in modo che il popolo abbia accesso ai mercati e ai servizi finanziari internazionali per ricevere le forniture mediche e i fondi necessari per difendersi dal virus COVID-19”. È questo il succo dell’appello promosso da New Humanity, ONG dei Focolari, in risposta – in primis – al grido della popolazione siriana giunta al decimo anno di guerra civile ed ora pesantemente provata dalla pandemia che ha raggiunto anche questo Paese. Ma non solo: al grido del popolo si aggiungono le voci di personalità da tutto il mondo. È di pochi giorni fa il messaggio di Antònio Guterres, Segretario Generale ONU, sulla condizione che ci vede tutti uniti a combattere il comune nemico: “Al virus non interessano nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi. Li attacca tutti, indistintamente. Intanto, conflitti armati imperversano nel mondo. E sono i più vulnerabili – donne e bambini, persone con disabilità, marginalizzati, sfollati – a pagarne il prezzo e a rischiare sofferenze e perdite devastanti a causa del Covid-19”. “Di appelli a fini umanitari ne sono stati fatti a centinaia per la Siria – spiega Marco Desalvo, presidente della ONG – ma ora ci troviamo in una condizione eccezionale. Se da un lato il Covid-19 ci pone tutti su uno stesso grado di vulnerabilità, la risposta che i nostri stati sono in grado di dare è fortemente diseguale. Abbiamo redatto questo appello per il Segretario Generale delle Nazioni Unite, e per Istituzioni europee, per chiedere la sospensione, almeno temporanea, dell’embargo per ogni presidio medico e per le transazioni finanziarie, affinché la Siria possa rifornirsi di medicinali e materiale sanitario”. “Questo appello non entra nel merito delle varie posizioni politiche – spiega l’On. Lucia Fronza Crepaz, già deputato al Parlamento italiano, tra i promotori dell’appello” – al contrario, vuole andare oltre i partiti, poiché l’obiettivo di salvaguardare la popolazione civile siriana è al di sopra di qualsiasi orientamento politico o ideologico”. All’appello hanno aderito già diversi esponenti del mondo politico, accademico, scientifico, religioso e civile italiano e non, come Romano Prodi, il sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali, sen. Steni Di Piazza, Patrizia Toia e Silvia Costa, d. Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele Onlus e di LIBERA, Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale dell’Associazione Papa Giovanni XXIII (APG23), Michel Veuthey, docente di diritto internazionale alla Webster University (Svizzera), Andrea Olivero, presidente emerito ACLI, Cornelio Sommaruga, già presidente Croce Rossa Internazionale, P. Bahjat Elia Karakash, ofm. Superiore dei frati francescani a Damasco. Aderisci alla petizione su change.org
Stefania Tanesini
(altro…)
Mar 11, 2020 | Sociale
“Ritorno al futuro, per un’economia più umana” è il titolo dell’appuntamento che si è svolto il 4 marzo scorso all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Imprenditori, studiosi ed economisti insieme per un’economia più giusta, inclusiva e sostenibile. In linea con il grande evento “The Economy of Francesco”. “Nel 2000 abbiamo aperto una piccola azienda di cosmetica, in un locale di 60 metri quadrati con un solo dipendente. Oggi lavoriamo in uno stabile di 7500 metri quadrati dove lavorano 43 persone e produciamo circa 100 mila pezzi al giorno. Il nostro profitto e la nostra forza sono le persone”. Queste le parole di Marco Piccolo, imprenditore di Torino (Italia), 45 anni e 4 figli, che ha anche il tempo di fare l’educatore in parrocchia ai giovani. Con la sua azienda aderisce all’Aipec, l’Associazione italiana di imprenditori per un’Economia di Comunione, legata a quell’intuizione che ebbe Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, basata sul modello economico che pone al centro dell’azienda l’uomo come persona e la “cultura del dare”. La Reynaldi di Marco è un’impresa che ha scommesso sui giovani e sulle donne (70% fra dipendenti e dirigenti) ma anche sulla sostenibilità ambientale: l’azienda infatti non emette CO2, non spreca acqua e non è dannosa per l’ambiente. Queste caratteristiche spingono molte grandi aziende del nord Europa e degli Stati Uniti ad acquistare i loro prodotti. “Con una visione imprenditoriale del genere si riesce a trasformare un sistema economico, fare bene le cose e puntare alla cura delle persone che stanno in azienda” racconta all’incontro organizzato a Roma, all’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede, dal titolo “Ritorno al futuro, per un’economia più umana”. L’evento, promosso dall’università Cattolica del Sacro Cuore, Movimento dei Focolari e dall’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede è nato dalla volontà di offrire un’occasione per riflettere circa l’odierno sistema economico e la necessità di avviare un processo globale di rinnovamento affinché l’economia del futuro sia più giusta, inclusiva e sostenibile, in linea con il grande evento “The Economy of Francesco” voluto dal Santo Padre che si terrà ad Assisi il prossimo novembre. L’azienda di Marco è un esempio virtuoso di un’economia più umana. Un’economia che, usando le parole di Papa Francesco “fa vivere e non uccide, include e non esclude, si prende cura del creato e non lo depreda”. La Reynaldi è stata una delle prime aziende in Italia a trasformare la propria forma giuridica da società for profit a ‘Società Benefit’, cioè integra nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera. “Abbiamo cura delle persone che lavorano con noi ed è per questo che vogliamo che il tempo del lavoro non debba essere opprimente – continua Marco -. Vogliamo che ci sia tempo di vita per la famiglia e che le persone stiano bene”. Tante solo le imprese o le cooperative virtuose, sulla scia di quella di Marco. Come Conad, società cooperativa della grande distribuzione italiana che coinvolge gli uffici Caritas per non sprecare il cibo dei propri supermercati, destinandolo a chi ne ha bisogno. O ancora, quando deve acquistare prodotti da altre aziende, verifica se queste sfruttano manodopera minorile o utilizzano fenomeni di caporalato. Lo afferma Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad intervenuto al convegno: “Se ognuno di noi fa la propria parte, sia nei comportamenti che nel rilasciare alla comunità una parte del tuo benessere, allora questo può contribuire ad un miglioramento complessivo della società”. Se si vuole ridefinire il progresso economico per il futuro, bisogna coinvolgere soprattutto i giovani che sanno porsi delle domande, sanno dialogare e sanno trovare risposte importanti. E il Papa ha voluto che siano proprio loro gli artefici dell’evento The Economy of Francesco. “Sappiamo bene che San Francesco d’Assisi è fonte d’ispirazione per un modo di intendere l’economia e la finanza. Speriamo che l’evento di novembre ci aiuti a riscoprire questo” sostiene Suor Alessandra Smerilli, consigliere di Stato della Città del Vaticano -. “E ad Assisi i giovani cercheranno di fare proposte e lavorare in 12 villaggi tematici dove cercheremo di coprire tutti i temi importanti per arrivare a presentare una proposta per ogni villaggio, come impegno personale ma anche come impegno per le istituzioni, imprese e politica” conclude suor Alessandra. Ma c’è bisogno di fare rete, dialogare fra istituzioni, imprese e università per trovare soluzioni per aiutare i giovani a trovare lavoro. Lo ha ricordato proprio l’Ambasciatore Pietro Sebastiani: “Il mondo di oggi è più complesso di una volta e molte società sperimentano da troppo tempo la piaga della disoccupazione giovanile. Ma le opportunità esistono e ciascuno deve perseguire il proprio talento”.
Lorenzo Russo
(altro…)
Mar 9, 2020 | Sociale
Molti in tutto il mondo i gesti concreti di sostegno, comunione e condivisione di storie di speranza per diffondere l’“antivirus” della fraternità. “Non sono più ‘io che ho paura del contagio’ oppure ‘io che me ne frego del contagio’, ma sono IO che preservo l’ALTRO. Io mi preoccupo per te. Io mi tengo a distanza per te. Io mi lavo le mani per te. Io rinuncio a quel viaggio per te. Io non vado al concerto per te. Io non vado al centro commerciale per te. Questa è un’occasione per trasformare un’emergenza in una gara di solidarietà̀”. Con queste parole una giovane dei Focolari in un ampio post su Facebook incoraggia ad un cambio radicale di mentalità e di azione in questi giorni in cui il suo Paese, l’Italia, è salito al secondo posto nella classifica mondiale delle nazioni colpite dal Coronavirus. Una diffusione che si sta propagando in tutto il mondo, producendo una crisi i cui effetti indiretti sulla tenuta dei vari Paesi colpiti sono molteplici: dal sistema sanitario alla scuola, all’economia. “Pur comprendendo le preoccupazioni che oggi angosciano tanti attori economici – scrive l’economista Luigino Bruni, coordinatore internazionale dell’Economia di Comunione -, riteniamo che il ruolo delle “imprese civili” non possa esaurirsi solo nella contabilità dei danni e nel contribuire alla diffusione degli allarmi. È questo il momento di dimostrare che lo Stato siamo noi. E che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing ma è una pratica reale che si attiva soprattutto nel momento della crisi: dimostrando attenzione ai beni comuni (la salute, il lavoro), praticando una comunicazione corretta, formulando proposte concrete e sostenibili con una visione d’insieme, attivando azioni concrete rivolte alle persone più fragili, valorizzando un sistema fatto da imprese, famiglie, scuole, università, organizzazioni ed enti che diventino protagonisti di una nuova e indispensabile solidarietà proattiva”. Bruni cita una storia di responsabilità sociale di questi giorni, quella di Mahmoud Ghuniem Loutfi, che lavora come rider a Torino (Italia). Per riconoscenza verso la città che lo ha accolto ha comprato mascherine per la Croce Rossa locale. Non ha pensato al proprio danno economico ma si è chiesto che cosa poteva fare per la sua comunità, e quindi anche per sé stesso. Come Mahmoud, in questi giorni tanti stanno sperimentando esperienze di cooperazione, condivisione e solidarietà. Gloria, una giovane dei Focolari in Cina ci racconta da Hong Kong come la tecnologia aiuti a mantenere i contatti fra le varie persone: “cerchiamo di organizzare incontri in videoconferenza per restare sempre più uniti in questo periodo speciale. Visto che adesso bisogna stare di più a casa, il tempo che trascorriamo con i familiari è utile per capire di più le loro problematiche e sofferenze”. Caritas Lee vive a Ulsan, in Corea. Racconta di una raccolta fondi alla sua università. “L’obiettivo era raccogliere 500,000 won (€380). Dato che si trattava di piccole donazioni, ho pensato di partecipare ricordando le 1595 persone infettate e identificate in quel momento. Ma è successa una cosa meravigliosa: sono stati raccolti 46 milioni di won (€35.360) donati all’ospedale diocesano e al distretto sanitario di Daegu, la regione più colpita”. Dopo questo gesto altre università hanno voluto raccogliere fondi per aiutare il sistema sanitario. Non solo! “Tanti i volontari, medici e infermieri – spiega Caritas Lee – che vanno ad aiutare gratuitamente in ospedale. Alcuni proprietari di case invece non vogliono ricevere l’affitto mensile, o ancora alcune persone portano il cibo davanti casa per coloro che non possono uscire”. Yopi vive proprio a Daegu. La sua casa si trova vicino un ospedale pertanto si sentono di continuo le sirene delle ambulanze. “All’inizio quando le sentivo pregavo per i pazienti. Poi ha iniziato a prendermi l’ansia. Con l’inizio della Quaresima ho deciso di recitare ogni giorno il Rosario. Piano piano l’ansia lasciava posto ad una pace nel cuore”. Micaela Mi Hye Jeong invece scrive da Gumi, sempre in Corea. “Qui stiamo preparando 150 mascherine da distribuire nei posti di più urgenza. Abbiamo pensato: invece di procurare le mascherine usa getta che inquinano l’ambiente possiamo realizzarle noi stessi con cotone lavabile. In questo periodo gelido e bloccato dalla paura ho sentito come il mio cuore si scaldava con questa possibilità di vivere concretamente il Vangelo”. In Brasile, Armando, imprenditore EdC, ha un’azienda che lavora nel settore sanitario. “In questo periodo mascherine e disinfettanti hanno avuto prezzi fino al 500% in più rispetto al normale – racconta -. Mi sono chiesto: come imprenditore EdC come posso testimoniare ciò in cui credo e per cui vivo? Ho quindi deciso di andare contro i prezzi praticati dal mercato vendendo i miei prodotti con prezzi fino al 50% (o più) inferiori ai miei concorrenti, ed è bello avere il sostegno dei miei dipendenti per sostenere questa politica”.

Volontari della Protezione Civile impegnati nei controlli sanitari nell’aeroporto “Milano Malpensa”.
In Italia alcuni giovani dei Castelli Romani si sono offerti per fare la spesa al supermercato con consegna gratuita a domicilio. “Se avete più di 70 anni o avete patologie e per precauzione preferite rimanere a casa ci incarichiamo noi della vostra spesa – si legge nel messaggio WhatsApp -. Alla spesa nun ce pensà, Superiamo Presto Questa Realtà”. E sempre dall’Italia, don Paolo, parroco di Gorgonzola, un paesino in provincia di Milano famoso in tutto il mondo per il formaggio, insieme al sindaco sono andati ad incontrare i sindaci di alcuni comuni nella “zona rossa”, consegnando quattro pezzi di formaggio, “segno della vicinanza della nostra gente alla loro popolazione – spiega don Paolo -. Segno per me di voler donare un antivirus, l’antivirus della fraternità. (…) L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto d’amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente. E allora anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia importante viverle proprio come atto d’amore nei confronti dei fratelli”. Questa è l’occasione giusta per trasformare l’emergenza in una gara di solidarietà.
Lorenzo Russo
(altro…)
Feb 22, 2020 | Sociale
Con un comunicato del 1 marzo il Comitato Organizzatore di “The Economy of Francesco” ha rimandato l’evento a novembre. Il Side Event, prefissato a Perugia per fine marzo, slitterà, dal 20 al 22 novembre.
Perché un evento parallelo? Quando si ha a che fare con “appuntamenti con la storia”, la missione in qualche modo va sostenuta! Dietro ai CV dei giovani che hanno risposto con entusiasmo all’invito del Papa non ci sono solo profili brillanti, ricerche e progetti innovativi, ma anche il chiaro obiettivo di ridisegnare, insieme, teoria e prassi del sistema economico, invertendo trend mondiali. E ciò rappresenta una sfida globale troppo seria ed importante per restare spettatori passivi. L’ incontro parallelo che si svolgerà a Perugia dal 20 al 22 novembre 2020, è dunque una possibilità per tutti coloro che non possono partecipare direttamente a “The Economy of Francesco” (per limiti di età e logistica) ma vogliono esser parte di questo processo innescato, seguendo e sostenendo da vicino il lavoro degli under 35 riuniti ad Assisi. Si manterrà la stessa struttura prevista per marzo, riprogrammando l’incontro, a sostegno del lavoro dei giovani, da venerdì 20 novembre a domenica 22 novembre 2020 (dalla notte del giovedì 19 al pranzo di domenica 22): sono nuovamente aperte le iscrizioni, per procedere al meglio con l’organizzazione dei lavori e proseguire nel nostro cammino con l’energia e la responsabilità riposte finora. Promosso dall’Economia di Comunione, il Side Event è uno spazio aperto a chiunque crede nella necessità di un’economia diversa: un luogo, inclusivo, portavoce di molteplici realtà. Nella consapevolezza che l’economia attuale spesso fallisce, poiché può funzionare bene per alcuni, ma non funziona affatto per (molti) altri, minacciando l’ecosistema sociale ed ambientale, si dialogherà tra giovani e senior, tra culture ed ambiti diversi, vivendo 3 dimensioni generative: sentire-ideare-agire. Alternando momenti di plenaria a sessioni parallele / di gruppo, si vuole testimoniare quanto sia importante lasciar fiorire reti, imparare dai fallimenti, convertire idee in azioni. Sotto la guida di facilitatori (in maniera simile a quanto accadrà ad Assisi) e con il contributo di alcuni importanti keynote speakers, si affronteranno i 12 macrotemi su cui lavoreranno in contemporanea i giovani nella città Francescana, ponendo il focus su alcuni concetti chiave in tensione tra loro, quali ricchezza/povertà ed altri. Come per Assisi, anche i giorni a Perugia vogliono far incontrare visioni, desideri, competenze ed impegno: personale e collettivo. Sì, perché l’economia, prima che di profitto, è fatta di vocazione e se si crede in qualcosa di alternativo, va fatta sentire la propria voce, poi messa in relazione -potenziandola- con quella di altri. Affinché essa si converta in collaborazione e crei, a sua volta, comunità. Una comunità in grado di generare impatto, avviando un processo necessario: a questo si punta con Economy of Francesco ad Assisi, è questa la causa che si sostiene a Perugia. E per raggiungere l’obiettivo, non basta far diventare di moda parole come etica e sostenibilità, ma occorre compiere un passo di discontinuità con ciò che è il pensiero dominante. Economy of Francesco lascerà il segno per la sua natura giovane, ma attorno ad essa ci sarà un’eco eterogenea che rafforza l’apertura del varco, alimentando, tutti insieme, il terreno del cambiamento.
di Francesca Giglio
fonte www.edc-online.org
_______________________________________ Scarica il volantino
Per maggiori informazioni: edcperugia2020@gmail.com
Per richieste di iscrizione: Richieste di iscrizione Side-Event EoF Perugia 2020
(altro…)
Gen 10, 2020 | Sociale
Il Movimento Politico per l’Unità e New Humanity promuovono l’istituzione di un comitato trilaterale ad alto livello fra rappresentanti speciali degli Stati Uniti, dell’Unione europea e dell’Iran con il mandato di ristabilire il dialogo tra USA e Iran. L’appello è stato inviato a Josep Borrell, (Alto rappresentante EU), a Seyed Mohammad Ali Hosseini (Ambasciatore dell’Iran a Roma) e a Lewis M. Eisenberg (Ambasciatore USA a Roma). Di seguito il testo: Il Movimento politico per l’unità esprime la sua grave preoccupazione per l’intensificarsi del conflitto tra Iran e Stati Uniti. La politica internazionale, con le proprie istituzioni, ma anche con le proprie organizzazioni non governative, ha una responsabilità speciale nel mettere la sua azione al servizio della pace e dei diritti dei popoli. Solo il dialogo internazionale e la diplomazia – quella residua, quella che fa sperare contro ogni speranza – possono ancora assumere iniziative nella logica della pace. Questa è una delle nostre maggiori sfide del ventunesimo secolo. La strada per la soluzione ci deve essere e ci viene indicata dai valori dell’uomo e dalla docilità dei cuori. “Il volto dell’uomo non lo vediamo più: l’uomo che soffre, che è limitato, tormentato e alla fine macellato sui campi di battaglia”, declamava l’On. Igino Giordani, in un accorato discorso nel Parlamento Italiano. Siamo chiamati a vedere, a riscoprire il volto dell’uomo per dire no alla guerra, ad ogni atto di guerra. Per arrivare alla pace occorre però soprattutto diplomazia e negoziazione, senza stancarsi, perché guerra e terrorismo sono la grande sconfitta dell’intera umanità. Questo è il motivo per cui proponiamo e sollecitiamo l’istituzione di un comitato trilaterale ad alto livello fra rappresentanti speciali degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e dell’Iran, con il mandato di ristabilire un dialogo significativo e, in definitiva, raggiungere una soluzione pacifica al conflitto. Mario Bruno Marco Desalvo President – Mppu Movement President – New Humanity NGO contact: Mario Bruno +39 334 998 0260 Appello in pdf (altro…)
Dic 28, 2019 | Sociale
Una onlus che opera da tredici anni nella capitale italiana, recuperando alimenti in eccedenza o rimasti invenduti, prepara ogni giorni 250 pasti per i poveri e lavora anche per favorire la loro inclusione sociale
Accumulo e spreco sono piaghe del nostro tempo e di molte delle nostre società, ma c’è anche chi, silenziosamente, raccoglie il cibo che andrebbe buttato e lo dona alle persone più povere. E lo fa non solo per offrire assistenza, ma come gesto concreto di accompagnamento verso un percorso di riscatto. È la storia di Dino Impagliazzo e di Romaamor, la onlus a cui ha dato vita nella capitale in risposta all’invito di Chiara Lubich, che nel 2000, ricevendo la cittadinanza onoraria di Roma, chiedeva di cooperare per una “rivoluzione d’amore” nella città. Da 13 anni Romaamor offre 250 pasti al giorno ai senzatetto che si trovano alle stazioni Tuscolana e Ostiense e in piazza San Pietro. E Dino, che ha ormai 90 anni, ogni giorno sperimenta la stessa gioia nel donarsi agli altri: “Nell’aiutare queste persone ci sono a volte tante difficoltà – spiega – bisogna sacrificarsi, ma poi senti una grande gioia per aver fatto del bene. Cristo ci ha insegnato che l’essenza del cristianesimo è amare Dio e il prossimo, e Chiara Lubich ci invita a vivere per la fratellanza universale: questo è il fondamento del nostro servizio ai poveri”. Per il suo impegno Dino ha ricevuto il premio internazionale Cartagine 2018, perché “La sua opera di sensibilizzazione e formazione restituisce etica alla città e concretamente crea alternative valide che ridanno giusto valore alle persone e alle cose”. Inoltre, il 20 dicembre scorso, il fondatore di Romaamor ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, l’onorificenza al merito della Repubblica, conferita “per l’impegno nella solidarietà, nel soccorso (…) nella promozione della coesione sociale e dell’integrazione”. Lo abbiamo intervistato:
Come è iniziata l’esperienza di Romaamor? Ho cominciato da solo, per caso, portando un panino ad una persona povera che ho incontrato alla stazione, e pian piano ho pensato di coinvolgere il maggior numero di persone possibile. A partire da mia moglie, poi i miei condomini, il quartiere. Da sempre ci rapportiamo ai poveri nella consapevolezza che nel prossimo, che sia ricco, povero, sano o malato, c’è mio fratello e quando mio fratello è in difficoltà va aiutato e considerato come tale. Per la Giornata dell’Alimentazione 2019, il Papa ha sottolineato come sia necessario un ritorno alla sobrietà negli stili di vita, per coltivare un rapporto sano con noi stessi, i fratelli e il Creato… E’ una scelta essenziale. Se sei cristiano e sai bene che ciascuna persona è tuo fratello, perché te l’ha detto Gesù, se vivi non solo per te stesso ma in relazione agli altri e sai che tra di noi c’è gente che sta bene e gente che sta male, allora come puoi pensarla diversamente? La tua disponibilità deve essere sempre piena e offerta con gioia. Di fronte al predominio della “cultura dello scarto”, voi che scegliete di servire i poveri andate controcorrente… Questo è importante, ma noi non ci limitiamo a raccogliere il cibo in scadenza, cucinarlo e portarlo alle persone in difficoltà. Cerchiamo anche di entrare in rapporto con loro per fare qualcosa in più del semplice sfamare. Cerchiamo di adeguare i pasti alle persone che aiutiamo: bambini, anziani, donne, malati hanno esigenze diverse, e per i nostri ospiti musulmani prepariamo pasti senza utilizzare carne di maiale. Il nostro obiettivo è poi favorire l’inclusione: invito i volontari a cercare di instaurare un rapporto stretto almeno con qualcuna di queste persone. Nell’offrire il pasto chiedo che portino due vassoi, uno per il povero e uno per loro, per sedersi e mangiare insieme. Qual è il valore del gruppo? È fondamentale, siamo insieme in tutto, nel decidere il menù, cucinare, dividere i compiti. Se uno pensa a vedere se ci sono malati, un altro si dà da fare per chi ha bisogno di relazionarsi con gli enti pubblici, e l’uno dà forza all’altro. Le ore che passiamo insieme sono tante: cominciamo a cucinare nel pomeriggio, finiamo alle otto, usciamo e stiamo fuori per due ore. Si condivide tutto, anche le gioie e le difficoltà. Qualcuna delle persone che aiutate è poi diventata volontaria? Certo! Tra i volontari un terzo sono stranieri che, per esempio, sono nei centri di accoglienza e aspettano di essere riconosciuti come rifugiati politici. Alcuni ci vengono segnalati dai giudici per fare servizi sociali, e ci sono seminaristi inviati dalle diocesi. Siamo di provenienza diversa ma tutti operiamo per lo stesso fine. Perché un giovane dovrebbe venire a Romaamor? Tra i volontari c’è una marea di giovani che cresce in continuazione. Fanno questa esperienza con gioia, sono felici, e cercano di portare i loro amici.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)