Giu 30, 2021 | Testimonianze di Vita
La volontà di Dio è la voce di Dio che continuamente ci parla e ci invita; è il modo di Dio di esprimerci il suo amore, amore che chiede una risposta perché egli possa compiere nella nostra vita le sue meraviglie. La verità che non passa Dopo 4 anni in India e 25 di vita senza risparmio al servizio del prossimo, con le “batterie” completamente scariche, sono rientrato in Italia per cercare di recuperare una salute che temevo irrimediabilmente compromessa. Nei lunghi mesi di inattività, di solitudine (pur circondato dall’amore dei compagni di comunità), fuori della vita così dinamica e ricca di rapporti che il mio temperamento estroverso ha sempre respirato, è avvenuto – a livello interiore, esistenziale – qualcosa di molto importante e difficile da esprimere a parole: un ritorno alla mia scelta originaria, la comprensione di una verità fondamentale. E cioè: tutto è dono, di tutto occorre ringraziare Dio, ma pronti a perdere, perché non è la verità; la verità che non passa è un’altra, ed è il proprio rapporto con Lui, l’unico ideale di sempre: Dio e basta. Contrariamente a quanto temevo, riacquistai poi la salute. Incominciò così un nuovo periodo, nella ritrovata gioia di lavorare al Suo servizio. Custodendo però nel profondo del cuore la nuova unione con Dio, nata da quella prova. (Silvio – Italia) Ero stata infermiera Colpita dal fatto che tanti medici e infermieri rischiano e anche danno la vita, dato che 30 anni prima ero stata un’infermiera (ma poi avevo cambiato lavoro) avevo deciso di iscrivermi in un ospedale come infermiera di riserva. Recentemente mi hanno chiamata a dare il mio aiuto nel reparto di terapia intensiva una volta alla settimana. È una sfida enorme per me (in questi 30 anni molto è cambiato nell’attrezzatura e nelle cure ospedaliere), ma grande è la gioia di essere ancora utile. La più grande ricompensa che avrei potuto ricevere è stata quando i miei figli, che cerco di non trascurare, si sono detti orgogliosi di me. (Martina – Repubblica Ceca) Essenzialità nuova Nell’istituto per anziani dove presto servizio come animatrice, il mio rapporto con gli ospiti era diventato affettivo. Saper indovinare come aiutare un malato di Alzheimer o pazienti con altre patologie degenerative aveva reso il mio servizio una vera rete di rapporti intensi e vivi. Poi è entrato il Covid e uno dopo l’altro si sono ammalati tutti. Per me era uno strazio sentirmi tramite tra il paziente e il parente senza poter far nulla per riempire quel vuoto. Forse aiutando un’anziana molto malata a parlare con i suoi attraverso il cellulare, ho contratto anch’io il virus. Nella mia solitudine ho compreso ancor meglio quella dei miei vecchietti e ho riscoperto il valore della preghiera. Ad ogni notizia della morte di qualcuno, il mio dolore aumentava insieme al senso di impotenza, ma anche intensificavo la preghiera, spesso non da sola ma insieme a chi rimaneva. La pandemia ci ha portati a un’essenzialità nuova, oltre quella causata dalla malattia e dalla vecchiaia. (G.K. – Slovacchia)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.3, maggio-giugno 2021) (altro…)
Giu 26, 2021 | Testimonianze di Vita
Gesù sa bene i bisogni fondamentali delle persone: essere comprese nel proprio intimo e avere, oltre al sostegno alle proprie fatiche, indicazioni chiare sul cammino da percorrere. Non perdiamo l’occasione comportarci con chi incontriamo con l’amore che lui suggerisce nel Vangelo. Con pazienza e tenacia Mio zio, ritenuto “un uomo d’onore”, viveva da anni nel Supramonte, una regione montuosa della Sardegna. Ritornava giù in paese di tanto in tanto e, quando i carabinieri venivano ad arrestarlo, lui era già lontano. Mio padre aveva cercato di tenerci lontani dai guai con la giustizia e con la famiglia dello zio, dalla quale fra l’altro ci dividevano questioni di eredità. Come cristiana, però, io aspettavo l’occasione giusta per far pace con loro. La prima si presentò con l’arrivo in paese di una cugina. Senza badare alla gente che ci osservava, andai a salutarla. Quando lei e suo marito risposero al mio saluto, tirai un respiro di sollievo: il primo passo era fatto. In seguito, saputo del ricovero in ospedale di mio zio, volli andare a trovarlo. Mia madre mi sconsigliò, dicendo che io non avevo zii. Ma per me era un fratello. Andai e lui mi accolse commosso. Col tempo, avvicinai tutti gli altri parenti. L’ultima fu la zia, quella che più ci aveva fatto soffrire: mancavo da 18 anni da lei, e tanti ce ne erano voluti perché con amore paziente e tenace la pace ritornasse fra le nostre famiglie.
(Gavina – Italia)
I bisogni degli altri Mentre sto uscendo in auto, mi accorgo che il vicino di casa sta cercando di pulire dal ghiaccio il parabrezza e gli altri vetri. Vado ad aiutarlo, mettendo da parte la mia fretta. Con un sorriso, lui chiede: “Ma chi te lo fa fare?”. Non ho risposte scontate, ma dentro di me ringrazio Dio di avermi fatto notare le necessità dell’altro prima delle mie faccende. Qualche ora dopo lo stesso vicino mi telefona: “Ero così contento per il tuo gesto che mi son detto: anch’io devo vivere accorgendomi dei bisogni altrui. E non c’è voluto molto: al lavoro, infatti, ho trovato una situazione difficile, risolta poi abbastanza facilmente col mettermi nei panni dell’altro. Grazie!”.
(F.A. – Slovenia)
Adottare un fratellino Siamo studenti di un Istituto tecnico. Da quando la nostra professoressa ci ha portato Città Nuova da leggere in classe, all’inizio certe cose ci parevano un po’ da illusi… Ma l’idea di contribuire a costruire insieme un mondo più unito, in fondo, ci pareva bella. Anche perché, man mano che andavamo avanti nella lettura, ci siamo accorti che non erano parole. Il giornale riportava notizie che non trovavamo in altri, un modo diverso di vedere gli avvenimenti. Tutto sommato, che ci perdevamo a provarci anche noi? Ci abbiamo provato. Ogni mattina, assieme alla professoressa, ci davamo una piccola “massima” da vivere. Per esempio: “Amare tutti” …chi ci aveva mai pensato? Poi ci è capitato di leggere un articolo sulle adozioni a distanza. E allora ci è venuta l’idea di farne una, tutti insieme. Quel piccolo gesto di contribuire ciascuno con una piccola somma mensile ci fa crescere anche come persone. Ormai Nader, anche se vive lontano (è un piccolo libanese), è diventato molto importante: parliamo di lui, delle sue necessità, proprio come di un nostro fratellino.
(I ragazzi della IIIB – Italia)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.3, maggio-giugno 2021) (altro…)
Giu 23, 2021 | Testimonianze di Vita
Gesù invita a riconoscere la vicinanza amorevole di Dio e indica come agire di conseguenza: scoprire nella volontà del Padre la via per raggiungere la piena comunione con Lui. Uragano Le immagini della tv mostravano le località colpite dall’uragano e rimaste isolate, e poiché lì abitavano le nostre famiglie si può immaginare l’ansia di noi seminaristi. Capitava a proposito la Parola di vita del mese: esortava ad aver fede. Uniti, pregammo per i nostri cari e ottenemmo dai nostri formatori il permesso di raggiungerli l’indomani. Ma proprio quella notte anche la capitale fu colpita duramente: strade allagate, ponti crollati, senza elettricità… Il nostro seminario tuttavia era ancora in piedi. Partimmo ugualmente: durante quel viaggio a piedi o con mezzi di fortuna, in zattera o legati a funi per vincere la resistenza dei torrenti, infinite volte fummo costretti a deviare. E finalmente il nostro paese… irriconoscibile! Dove prima era campagna, ora c’era un lago. Dopo aver riabbracciato i nostri cari (avevano perso tutto, ma erano salvi!), ci mettemmo a disposizione del parroco per i primi soccorsi. La nuova Parola proposta per quel mese sembrava indirizzata proprio a noi, per darci coraggio e infonderlo agli altri: “Beati gli afflitti…”
(Melvin – Honduras)
L’ombrello Sapendo che dietro i poveri e gli emarginati è Cristo che chiede di essere amato, cerco di non perdere le occasioni per farlo. Per esempio, nel bar vicino casa avevo notato un povero, soprannominato Penna, bagnato fradicio, perché quel giorno pioveva. Sapendo che aveva avuto la tubercolosi, e superando una certa resistenza a farmi vedere in sua compagnia, l’ho invitato a casa, per cercagli qualcosa di asciutto. I miei sono rimasti stupiti e increduli. “Babbo, servirebbero dei vestiti…”. All’inizio papà non era molto entusiasta, poi però ha procurato un paio di pantaloni, mentre io rimediavo una giacca. Ma la pioggia non accennava a finire… Ed io, tornando alla carica: “Babbo, e se gli dessimo anche un ombrello?”. Anche quello è arrivato. Felice il povero, ma più felice io, perché ci eravamo mossi insieme per aiutarlo. Ma la cosa non è finita lì. Giorni dopo, Penna è tornato per restituirci l’ombrello. Veramente non era quello che gli avevamo dato, era più bello. Era successo che il nostro glielo avevano rubato, e qualcuno gliene aveva regalato un altro. Aveva voluto così ricambiare.
(Francesco – Italia)
L’amore non si piega con parole Poco dopo la nascita, a Mariana era stata diagnosticata una lesione cerebrale. Non avrebbe parlato né camminato. Ma Dio ci chiedeva di amarla così e ci siamo buttati nelle sue braccia di Padre. La bambina ha vissuto con noi solo quattro anni; non abbiamo mai sentito le parole papà e mamma dalla sua bocca, ma nel suo silenzio parlavano gli occhi, di una luce risplendente. Non abbiamo potuto insegnarle a fare i primi passi, ma lei ci ha insegnato a fare i primi passi nell’amore, nella rinuncia a noi stessi per amare. Mariana è stata per tutta la famiglia un dono di Dio che potremmo riassumere in un’unica frase: l’amore non si spiega con le parole.
(Alba – Brasile)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.3, maggio-giugno 2021) (altro…)
Apr 30, 2021 | Ecumenismo, Testimonianze di Vita
Si avvicina la Santa Pasqua ortodossa che quest’anno si festeggia domenica 2 maggio. Delia Surdu, focolarina rumeno-ortodossa ci racconta come vive questi giorni di attesa. La Chiesa ortodossa dopo aver celebrato domenica 25 aprile la festa delle Palme, vive in questi giorni la Settimana Santa e si appresta a festeggiare il 2 maggio la risurrezione del Signore. Delia Surdu è una focolarina ortodossa e vive nel focolare di Velletri, vicino Roma (Italia). Le abbiamo chiesto come sta vivendo questa Settimana Santa nonostante la pandemia: “Devo dire che è una Settimana Santa un po’ particolare a causa della situazione mondiale, ma è molto meglio rispetto allo scorso anno, quando qui in Italia eravamo in lockdown totale e abbiamo potuto seguire le varie celebrazioni soltanto via internet. Oggi ringraziamo Dio di poter partecipare, anche se con orari ridotti! In questi giorni speciali, in cui veniamo a contatto con tanta sofferenza causata dalla pandemia e non solo, dalla solitudine che tanti sperimentano… sento che siamo più vicini a Gesù Cristo Crocifisso e Abbandonato e che guardando Lui senza distogliere lo sguardo, alla pazienza con la quale ha accettato il dolore, all’amore con il quale ha dato la vita per noi, riceveremo forza e risusciteremo insieme a Lui!”
Nel tuo focolare sei l’unica ortodossa, perché le altre sono cattoliche. Come vivete l’attesa di questa Pasqua? “Insieme!! Attendiamo insieme il grande giorno per ridirci: Cristo è risorto!! Abbiamo festeggiato insieme la Pasqua cattolica il 4 aprile e adesso viviamo insieme un altro Triduo Pasquale, secondo la tradizione della Chiesa Ortodossa Rumena di cui faccio parte. Le altre focolarine parteciperanno insieme a me alle varie celebrazioni e anche nel preparare dei cibi tipici di Pasqua mi daranno una mano, ormai, hanno imparato benissimo come si fa! Da quando sono in questo focolare, una delle gioie più grandi è preparare insieme ad una focolarina coreana le ‘sarmale’ (involtini di verza con carne macinata) e scambiarci tutte i saluti pasquali come si fa nella tradizione della mia Chiesa! Siamo una famiglia, perciò la festa di una è la festa di tutte!” Cosa ti ha colpito della spiritualità dell’unità di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari? E come ti ispira oggi per costruire la fraternità universale? “Ho conosciuto il Movimento dei Focolari a 14 anni e quello che mi ha colpito è stato scoprire che le parole della Sacra Scrittura potevano essere vissute da chiunque, anche da una ragazza come me, con semplicità, nella quotidianità. Mi sono sentita fortemente attratta in modo particolare dalla parola: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21) e ho deciso di vivere per contribuire ad attuarla! L’ideale dell’unità di Chiara mi ispira ogni giorno in tutto quello che faccio: nel mio lavoro con bambini disabili, nel tempo libero, nel focolare, nella mia chiesa ecc., cercando di vedere in chiunque un fratello, una sorella da amare per camminare insieme verso la fraternità universale”. Raccontaci un po’ la tua esperienza di dialogo, che vivi quotidianamente con persone di altre Chiese. “Vivere insieme a persone che appartengono ad una Chiesa diversa dalla mia è un arricchimento personale. Più che di un dialogo, si tratta di una vita insieme, dove ognuno nella tensione a volere bene all’altro tira fuori il meglio di sé e la bellezza della propria tradizione, e scopre il meglio e la bellezza della Chiesa dell’altro. Per esempio, io sono ammirata dall’impegno attraverso le varie azioni sociali che le focolarine cattoliche portano avanti nella società, così come le altre rimangono attirate dalla percezione del Mistero che colgono nel nostro modo di vivere la fede come ortodossi”.
Lorenzo Russo
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Mar 18, 2021 | Testimonianze di Vita
Considerare “fratelli tutti” – come dice Papa Francesco – ci aiuta ad allargare i nostri orizzonti. “Date e vi sarà dato” Padre David, del Kenya, racconta: “aiutavo un ragazzo rifugiato povero, che avevo conosciuto durante la missione nel campo profughi Kakuma, nel nordovest del Kenya, pagandogli la scuola. Ma dopo un po’ non avevo più soldi per portare avanti questo sostegno; così gli ho spiegato questa difficoltà e ci siamo salutati. Dopo qualche tempo questo ragazzo ha inviato attraverso i social media un messaggio chiedendo di nuovo aiuto: ho avvertito tanta sofferenza nel non poterlo aiutare. Allora ho deciso di vendere una mucca che avevo a casa dei miei genitori, per pagargli la scuola. Lui è stato molto felice di ritornare finalmente alle lezioni. Nella nuova parrocchia dove vivo da quasi una un anno, i parrocchiani un giorno hanno deciso di farmi visita perché avevano saputo che il mio papà non stava bene in salute. Tra i regali che hanno portato c’erano tre mucche. Non potevo crederci: mi sembrava che Dio mi volesse dire soprattutto le parole “una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”. Padre David, Kenya “Per i miei fratelli in Libano” Dopo la catastrofe del 4 agosto 2020 a Beirut in Libano, mi sono chiesto cosa potessi fare per aiutare quella terra già così martoriata. Dopo qualche giorno sarebbe arrivato il mio compleanno: 40 anni. La mia famiglia e i miei amici volevano festeggiarmi, anche solo con una cena. Ho pensato: è l’occasione giusta per aiutare la popolazione libanese. Così ho chiesto a tutti gli inviati alla cena di non farmi regali ma di contribuire economicamente al mio progetto in aiuto per Beirut. A fine serata, lo stupore nel contare i soldi raccolti: ben 600 euro! Mai immaginavo di arrivare a questa cifra anche perché alla cena c’erano pochi invitati a causa delle restrizioni per il Covid-19. Questo gesto ha però scatenato una reazione a catena fra gli amici: Emilia per la sua laurea ha dato il ricavato per un altro progetto, Francesco per il suo compleanno ha fatto un’adozione a distanza, e poi ancora i bimbi del quartiere, saputa della nostra iniziativa al compleanno, hanno dedicato il ricavato di un mercatino che hanno fatto con materiali di riciclo, sempre per il Libano! Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date…è questo in cui crediamo fortemente, sempre, quando riceviamo e quando diamo. L., Ischia (Italia) “Da un panino al centuplo per i poveri” Una volta sono stato in una paninoteca, in attesa di comprare un panino; avevo appena i soldi per uno solo. Uscendo dal negozio, ho visto una signora che guardava tutti quelli che mangiavano. Mi sono accorto che aveva fame e che aspettava qualcuno che le offrisse qualcosa da mangiare. Ho preso il mio panino e gliel’ho dato. Ho pensato tra me e me, posso sempre mangiare qualcosa più tardi. Era felicissima. Poi l’ho portata al negozio di frutta e ho chiesto al fruttivendolo se poteva darle della frutta che gli avrei pagato il giorno dopo, perché in quel momento non avevo soldi. Il fruttivendolo ha dato volentieri a questa signora non solo un frutto, ma una borsa piena, gratis. Ero così felice di vedere come un piccolo panino può diventare una catena del centuplo. Mumbai (India)
Lorenzo Russo
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Gen 27, 2021 | Testimonianze di Vita
Vivere per l’unità, significa contribuirvi in prima persona, quotidianamente, iniziando dai rapporti in famiglia, sul lavoro, nella certezza che con essa si trasformano le situazioni, si creano comunione, fraternità e solidarietà. Un’altra logica Quella mattina, di ritorno dalla messa domenicale, avevo trovato il caos in cucina, segno che la notte nostro figlio e i suoi amici avevano gozzovigliato. Sarebbe stato giusto ed educativo lasciare le cose come stavano in modo che si “vedessero”: così ne avremmo parlato. Ma la lettura del Vangelo appena ascoltata non mi lasciava in pace: riguardava il perdono. Perdonare settanta volte sette. Mentre cominciavo a fare ordine, avvertivo farsi strada in me una “giustizia” diversa, secondo un’altra logica. Era come se quel disordine esterno dovesse prima trovare spazio in me stessa. Rabbia e delusione verso nostro figlio hanno perso forza. Quando il ragazzo si è svegliato, mi ha chiesto cosa mi rendesse così felice. Non avvertendo risposta, dopo un certo silenzio si è aperto: era entrato nel giro della droga e chiedeva aiuto. Più tardi ci siamo confrontati col padre. Come un seme, la Parola cominciava a germogliare. In seguito la situazione di nostro figlio e, di conseguenza, di tutta la famiglia, è cambiata. (M. J. – Norvegia) La lezione di mia figlia Come responsabile di un importante settore dell’azienda presso cui lavoro, il mio impegno è stato subito di aiutare i dipendenti a dare il massimo con competenza e precisione. Ma dopo qualche anno qualcuno ha chiesto di essere licenziato, altri si lamentavano. Cos’era che non andava? Non capivo…Un giorno la mia bambina più piccola mi ha dato una grande lezione. Stavo aiutandola a fare i compiti e scorrendo il suo quaderno le facevo notare tutte le correzioni della maestra. E lei, tra le lacrime: “Papà, ma tu vedi solo gli errori? Non vedi le pagine con il voto massimo?”. Lo stesso errore che commettevo al lavoro: vedere soltanto i difetti altrui. È stata una luce. Si trattava ora di mettere un altro paio di occhiali, quelli che dà l’amore. Non è stato facile. Di nascosto ho cominciato a contare le volte che riuscivo e ogni giorno aumentava il numero. Un giorno uno dei collaboratori mi ha domandato come mai fossi così contento. È venuto a proposito raccontargli della lezione che mi aveva dato mia figlia. (J. G. – Portogallo) Marito alcolizzato Con un marito dedito all’alcol non esistevano più feste, ricorrenze, amicizie. E sarebbe stato sopportabile se non ci fossero stati anche gli scatti violenti. Vivevamo della sua pensione (quando riuscivamo a non fargliela spendere) e dei lavori di pulizia che svolgevo nel palazzo. In certi momenti andare avanti così richiedeva eroismo. «Perché non lo lasci?», mi ripetevano i parenti e gli stessi figli, andati via di casa per causa sua. Ma poi sarebbe finito sulla strada. Questo mi tratteneva: era il padre dei miei figli. Nei giorni nei quali ha dovuto subire un’operazione l’assenza di alcol lo rendeva ancora più agitato. Tuttavia ha accettavo di sottoporsi a una cura disintossicante. È stata lunga, ma ha cominciato a fare qualche passo. Mi sembrava di vedere un bambino che impara a camminare. Dopo qualche anno gli è ritornata la voglia di vivere, di godersi la famiglia e anche il primo nipotino. Ci avviamo alla fine della vita. Posso dire che senza la fede non avrei avuto la forza per stargli accanto. (M. D. – Ungheria)
a cura di Stefania Tanesini
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.1, gennaio-febbraio 2021) (altro…)