Gesù sa bene i bisogni fondamentali delle persone: essere comprese nel proprio intimo e avere, oltre al sostegno alle proprie fatiche, indicazioni chiare sul cammino da percorrere. Non perdiamo l’occasione comportarci con chi incontriamo con l’amore che lui suggerisce nel Vangelo.

Con pazienza e tenacia
Mio zio, ritenuto “un uomo d’onore”, viveva da anni nel Supramonte, una regione montuosa della Sardegna. Ritornava giù in paese di tanto in tanto e, quando i carabinieri venivano ad arrestarlo, lui era già lontano. Mio padre aveva cercato di tenerci lontani dai guai con la giustizia e con la famiglia dello zio, dalla quale fra l’altro ci dividevano questioni di eredità. Come cristiana, però, io aspettavo l’occasione giusta per far pace con loro. La prima si presentò con l’arrivo in paese di una cugina. Senza badare alla gente che ci osservava, andai a salutarla. Quando lei e suo marito risposero al mio saluto, tirai un respiro di sollievo: il primo passo era fatto. In seguito, saputo del ricovero in ospedale di mio zio, volli andare a trovarlo. Mia madre mi sconsigliò, dicendo che io non avevo zii. Ma per me era un fratello. Andai e lui mi accolse commosso. Col tempo, avvicinai tutti gli altri parenti. L’ultima fu la zia, quella che più ci aveva fatto soffrire: mancavo da 18 anni da lei, e tanti ce ne erano voluti perché con amore paziente e tenace la pace ritornasse fra le nostre famiglie.

(Gavina – Italia)

 

I bisogni degli altri
Mentre sto uscendo in auto, mi accorgo che il vicino di casa sta cercando di pulire dal ghiaccio il parabrezza e gli altri vetri. Vado ad aiutarlo, mettendo da parte la mia fretta. Con un sorriso, lui chiede: “Ma chi te lo fa fare?”. Non ho risposte scontate, ma dentro di me ringrazio Dio di avermi fatto notare le necessità dell’altro prima delle mie faccende. Qualche ora dopo lo stesso vicino mi telefona: “Ero così contento per il tuo gesto che mi son detto: anch’io devo vivere accorgendomi dei bisogni altrui. E non c’è voluto molto: al lavoro, infatti, ho trovato una situazione difficile, risolta poi abbastanza facilmente col mettermi nei panni dell’altro. Grazie!”.

(F.A. – Slovenia)

 

Adottare un fratellino
Siamo studenti di un Istituto tecnico. Da quando la nostra professoressa ci ha portato Città Nuova da leggere in classe, all’inizio certe cose ci parevano un po’ da illusi… Ma l’idea di contribuire a costruire insieme un mondo più unito, in fondo, ci pareva bella. Anche perché, man mano che andavamo avanti nella lettura, ci siamo accorti che non erano parole. Il giornale riportava notizie che non trovavamo in altri, un modo diverso di vedere gli avvenimenti. Tutto sommato, che ci perdevamo a provarci anche noi? Ci abbiamo provato. Ogni mattina, assieme alla professoressa, ci davamo una piccola “massima” da vivere. Per esempio: “Amare tutti” …chi ci aveva mai pensato? Poi ci è capitato di leggere un articolo sulle adozioni a distanza. E allora ci è venuta l’idea di farne una, tutti insieme. Quel piccolo gesto di contribuire ciascuno con una piccola somma mensile ci fa crescere anche come persone. Ormai Nader, anche se vive lontano (è un piccolo libanese), è diventato molto importante: parliamo di lui, delle sue necessità, proprio come di un nostro fratellino.

(I ragazzi della IIIB – Italia)

A cura di Lorenzo Russo

 

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.3, maggio-giugno 2021)

4 Comments

  • I need a copy of spanish word of life for July 2021. I get the english word of life but since my parish is the biggest spanish community in north america, I reproduce the spanish version from the website. Why can’t I do it anymore? Could you send me a copy. Why it is easy to access old word of life (archive) not new once?

  • Bellissime queste esperienze concrete sono di luce per tanti sempre più dovrebbero essercene anche su Cittanuova Tanti dicono che ne sentono la mancanza

  • Ça nous fait tant de bien d’accueillir l’autre comme mon frère. D’accueillir tout le monde. Je suis à l’hôpital. J’ai décidé d’aller vers celui qui est seul. Vers celui qui est rejeté. Vers celui qui ne sourit pas. J’ai envie de connaître sa souffrance. J’ai envie de le comprendre. Et je vois que ma petite souffrance n’est rien. Je me rends compte que mon frère m’attendait. Qu ‘il avait besoin de parler. Qu’ il avait besoin d’être accueilli pour être délivré du poids qui est en lui. Combien de personnes ont elles retrouvé le sourire. Elles ne cherchaient qu ‘à être accueillies , qu’ à être aimées. Et nous, et moi, ça me permet de retrouver une paix intérieure. Je retrouve l’estime de moi-même de ne pas laisser l’autre dans sa souffrance.

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