«Creare una rete di donne, trascendendo la diversità di religioni e culture; approfondire i testi sacri per recuperare il posto della donna nella società d’oggi; e promuovere il dialogo interreligioso con una dimensione più umana», ecco alcune delle conclusioni del Simposio internazionale che ha avuto luogo nei giorni 12 e 13 novembre scorsi, a Rabat, capitale del Marocco. Organizzato dal Centro per gli Studi sulle Donne nell’Islam (Centre for Women’s Studies in Islam), affiliato al Consiglio dell’Ulema del Marocco (Moroccan Council of Ulama), l’incontro si è svolto nel quadro del Dialogo Strategico tra il Marocco e gli USA sotto l’alto patronato del Re Mohammed VI. Presenti un centinaio di esperte provenienti da 25 nazioni, in maggioranza musulmane, ma anche cristiane ed ebree, studiose e impegnate nel campo giuridico e negli organismi per i diritti delle donne. L’incontro, dal titolo “Donne nel cuore dei monoteismi: una storia plurale”, ha voluto affrontare l’importante contributo delle donne nel dialogo interreligioso, dove spesso la loro voce rimane emarginata. Si è iniziato con uno sguardo sul ruolo della donna nella storia delle tre religioni monoteiste. Quindi, si è sottolineata l’importanza di partire dai testi sacri, anziché da logiche di rottura, con l’obiettivo di ritrovare la dignità della donna puntando ad una maggiore uguaglianza tra uomo e donna, sia a livello spirituale, che morale e sociale. Da qui la necessità di interpretazioni corrette dei testi sulla figura femminile, spesso condizionati dal costume del tempo e da altri fattori: politici, economici e sociali. Christina Lee, corresponsabile del dialogo interreligioso dei Focolari, ha presentato l’esperienza, nel dialogo interreligioso, del Movimento dei Focolari fondato da una donna, Chiara Lubich. Ha parlato del “genio femminile” – come lo ha definito Giovanni Paolo II -, e cioè quella capacità delle donne di vivere per gli altri, di avere cura degli altri e di allacciare i rapporti tra le persone. Questa visione è stata apprezzata per la profondità, la spiritualità e le prospettive future. Ci sono stati altri importanti interventi su varie forme di dialogo condotte dalle donne d’oggi con le loro difficoltà, speranze e testimonianze. La prof.ssa Aicha Hajjami del Marocco si domandava perché in molte nazioni islamiche persistono tuttora certe leggi ingiuste verso le donne. «È una situazione che richiede una profonda riflessione – aggiungeva – su come arrivare a modificare tali leggi con i valori sostenuti dall’Islam». Yolande Iliano, presidente di Religions for Peace Europe, ha dato una testimonianza su come la sensibilità femminile fa nascere degli impegni collettivi interreligiosi a livello sociale e politico. Non sono mancate le giovani con le loro esperienze ed aspettative, che hanno evidenziato il ruolo cruciale che la donna ha da svolgere per costruire l’unità della famiglia umana. Come affermava la prof.ssa Asma Lamrabet, direttrice del Centro per gli Studi, «il simposio è stato già una realtà e una sfida, non più solo un sogno».
Essere operatori di pace
Essere operatori di pace
0 commenti