Ott 23, 2005 | Focolari nel Mondo
Stiamo lavorando su diversi fronti:
1. Collaborazione con la Caritas che ha istituito un campo base ad Abbottabad (v. sito: www.caritas.it) e con l’ISCOS (un progetto dei sindacati italiani, distributori ufficiali degli aiuti del Governo italiano), che hanno intanto individuato un villaggio vicino a Balakot per distribuire 3000 tende. 2. Raccolta di cibo, vestiario per l’inverno, coperte, medicinali. 3. Visite ai terremotati feriti negli ospedali di Rawalpindi. 4. Sensibilizzazione e raccolta di fondi a livello locale per le prime necessità delle persone. 5. Raccolta di fondi a livello internazionale per i futuri bisogni. 6. Sono allo studio vari progetti, una volta superata l’emergenza. Occorrerà sostenere le persone nei campi di accoglienza con tutto, assistenza, cibo, libri, giocattoli. In un terzo tempo si dovrà pensare alla ricostruzione di case e scuole antisismiche.
Che cosa potete fare voi:
Una cosa concreta che possiamo fare tutti è pregare per queste persone, e – ve ne siamo davvero grati – perché possiamo avere la forza e la luce per capire come meglio aiutare la nostra gente.
Segnaliamo i seguenti conti correnti per chi desidera inviare aiuti attraverso l’AMU:
per versamenti dall’Italia, si può usare il conto corrente postale n. 81065005 oppure il conto corrente bancario N. 100000640053 presso la banca SAN PAOLO IMI S.p.A. – Agenzia di Grottaferrata, codice ABI 01025, codice CAB 39140, CIN M
per versamenti dall’estero si può usare il conto corrente della Banca San Paolo IMI – Agenzia di Grottaferrata, con queste coordinate bancarie internazionali : IBAN IT16 M010 2539 1401 0000 0640 053 BIC IBSPITTM
Questi conti sono intestati all’ Associazione “Azione per un Mondo Unito – ONLUS” Per i cittadini italiani, ricordiamo che i contributi versati all’AMU godono dei benefici fiscali previsti dalla nuova legge.
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Mar 20, 2005 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari, fra cui alcuni europei e alcuni indonesiani, da Singapore si sono recati in viaggio nella provincia di Aceh, nel nord di Sumatra, Indonesia. Riportiamo alcuni stralci del loro diario di viaggio: Obiettivo del nostro viaggio è verificare di persona le necessità di queste zone colpite e capire cosa possiamo fare concretamente, come Movimento dei Focolari, sul posto, per le vittime del maremoto. E’ stata un’esperienza indelebile, in cui siamo andati per dare ed abbiamo ricevuto molto di più. Tornando, qualcuno ci ha detto di veder tornare persone come da un pellegrinaggio in un luogo sacro. Il nostro è un gruppo variegato: asiatici, di Singapore e della stessa Indonesia, e anche qualche europeo, cristiani, musulmani e senza un riferimento religioso. Insieme ci siamo recati in Indonesia, mosaico di culture.
La nipote del re
Ad Aceh, al nostro gruppetto si aggiunge una coppia del posto – lei indonesiana, lui inglese – che ci fa da guida. Il nonno di lei è stato l’ultimo re di Sigli, nella regione est di Aceh. La loro partecipazione nel gruppo è provvidenziale, perché ci aprono tante porte. A., da noi chiamata affettuosamente “principessa” – la nipote del re – durante il viaggio ci racconta della sua famiglia: “Fino a metà del secolo scorso Aceh ha avuto vari sultanati o regni. Mio nonno ne governava uno: era il “Raja” (re) di Sigli, ed è stato assassinato nel 1950 quando l’Indonesia ha acquistato l’indipendenza dagli olandesi, formando un’unica nazione con le 16.000 isole dell’arcipelago”. Da allora si è formato un gruppo armato, il GAM (Movimento per Aceh Libera), che attraverso continue azioni di guerriglia combatte per l’indipendenza del paese. I frequenti scontri fra l’esercito regolare indonesiano e il gruppo di guerriglia armata crea insicurezza e tensione nel popolo, che fuori di questa regione è più sconosciuto che amato, più oggetto di pregiudizi che del sentimento di comune nazionalità, e Aceh è vista come una zona pericolosa. Dopo questo viaggio abbiamo scoperto gli abitanti di Aceh come veri fratelli, pieni di ricchezza spirituale.
Un incontro col dolore e con la vita
Incontriamo tantissima gente: bambini, religiosi, insegnanti, poliziotti, la gente nelle tendopoli dove sono rifugiate centinaia e centinaia di famiglie, i pescatori – la categoria più colpita, avendo lo tsunami distrutto sia le barche che le reti. Ascoltiamo le loro storie di vita e le loro necessità: ci viene un senso di sgomento di fronte a così tanto dolore e a così tanti bisogni. Ma andiamo avanti, con pace. Ci ricordiamo che è Gesù nei fratelli a dirci: “Avevo bisogno di una barca e di reti per poter vivere e tu me le hai procurate…”. Ci sorprende la generosità della gente, che sa dimenticare il proprio dolore per pensare a noi, stranieri sconosciuti: un ragazzo, con la sua spada, taglia dall’albero un frutto di cocco per ciascuno, e ci offre da bere la squisita bevanda.
Piangere insieme
Nel villaggio Kampung Cina abbiamo incontrato una giovane signora musulmana che proprio in quel momento era andata a vedere la sua casa per la prima volta dopo il disastro. Era rasa al suolo: aveva perso il marito e 8 figli! Ci ha raccontato piangendo che, mentre scappava tenendo in braccio il più piccolo di pochi mesi, ad un tratto ha visto altri due suoi bambini in pericolo ed è tornata indietro a soccorrerli. Ma in quel momento ha sentito le grida del piccino che le era sfuggito di mano travolto dall’acqua. Un’altra altissima onda è arrivata trascinando via i due figli. In questo vortice d’acqua ha perso i sensi e si è risvegliata sopra una palma da cocco. Siamo rimasti impietriti ad ascoltarla: era impossibile dirle almeno la pur minima parola. Non sapendo che altro fare, come consolarla, l’abbiamo abbracciata e abbiamo pianto con lei. Quando entriamo nella parte della città più colpita dallo tsunami e nei villaggi attorno troviamo una totale desolazione! Case svuotate di tutto per la violenza dell’acqua, la maggioranza distrutte e con montagne di macerie sopra, dove si stanno ancora raccogliendo i corpi delle vittime. Nell’impossibilità di esumare i corpi, mettono sopra una bandiera, una per ogni corpo che si pensa sia sepolto lì, in una sorta di improvvisato funerale per rispetto a quelle vite che non vanno dimenticate. Lungo la strada che porta al centro della città, a circa 3 km dal mare, due grandi navi (di 350 tonnellate ciascuna) sono addossate ad un hotel. Resteranno lì come monumento, a ricordo di questa grande tragedia. Ma il dolore più intenso è vedere la punta estrema di Banda Aceh, dove la furia del mare si è riversata con tutta la sua potenza, colpendo in tutte le direzioni e distruggendo tutto. E’ una specie di penisola stretta, con mare da tutte le parti. Solo il pavimento di quelle abitazioni è rimasto, insieme ad un cumulo di macerie. Nessun segno di vita. Abbiamo percorso due ore di macchina nel più grande silenzio, ammutoliti dallo sgomento. Forse era anche preghiera, meditazione, condivisione di una sofferenza che grida solo “perché”. Abbiamo riconosciuto un volto di Gesù Abbandonato sulla croce – Egli che ha assunto tutti i dolori, le divisioni, i traumi dell’umanità -, e allora anche la certezza, pur nel mistero, del Suo Amore personale per ciascuno.
Rimboccarsi le maniche
Cerchiamo di darci da fare: uno di noi lavora in una ditta che commercializza reti da pesca. Possiamo interessarci concretamente al problema. Facciamo i calcoli: quante reti, quanto filo monofilamento, quanto legno per costruire le barche, possibilmente con il motore, quante biciclette per permettere ai bambini di andare a scuola, quanto materiale scolastico, quanti soldi servono. Adesso tornando potremo organizzare la distribuzione degli aiuti raccolti, conoscendo una per una le necessità e i volti delle persone che vi stanno dietro (abbiamo incontrato 953 pescatori). Ci sembra di aver costruito una famiglia con tutti, cristiani e non. Ed è solo l’inizio! La nostra impressione è quella di aver assistito ai miracoli operati dalla solidarietà che questo tsunami ha provocato in tutto il mondo. Si constata la generosità di gruppi, ong, congregazioni… e c’è posto per tutti! Il motto sullo stemma nazionale dell’Indonesia è: “Unità nella diversità”. Ci sembra che questo immenso Paese, dopo la terribile prova, sia più vicino all’unità. (altro…)
Feb 20, 2005 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Dopo questi eventi non si riesce ad essere più come prima. Mi succede di svegliarmi di notte e di pensare a questi miei fratelli e sorelle del sud. Conosco queste zone: sono delle vere perle di bellezza. E’ tutto distrutto: cose e vite umane… Risuonano dentro le domande che da millenni ci seguono e ci aspettano: “Cos’è l’uomo? Cos’è la vita che stiamo vivendo?” Risuona in tutto il Paese questo grido: “Perché… perché tutto questo?” Questo dolore solca l’aria, come la puzza terribile dei corpi in decomposizione. Non puoi andare avanti nemmeno un metro senza vederne uno.
Buddisti e cristiani sono d’accordo nell’affermare che il lavoro più grande post-catastrofe sarà quello spirituale: dare una risposta a questo senso di smarrimento che attanaglia le anime di molti. Non si possono contare le persone che di colpo, dopo mesi e mesi di scarsità di donatori, si sono letteralmente riversate nelle corsie degli ospedali, in cerca di una siringa per donare il proprio sangue! Sì, ci sono troppi donatori, tanto che già due volte siamo dovuti ritornare indietro io ed un amico mio. Continuo a non dormire la notte: sento le grida della gente che soffre e delle migliaia che corrono in loro soccorso. Tornando a casa trovo una piccola scatola bianca: sono i risparmi di uno studente di scienze politiche, che con i suoi amici, in poche ore, ha raccolto un bel po’ di denaro: eppure lo giudicavo un “insensibile”… Poche ore prima un ragazzino ci aveva portato il sacco dei suoi vestiti «per i nostri al sud». Così un’altra famiglia: tutti corrono, tutti fanno qualcosa. Uno dei nostri amici mi ha chiesto la macchina in prestito: finalmente aveva una buona occasione per dare un colpo d’ala alla sua vita, distribuendo un bel po’ di vestiti superflui: impossibile usare il motorino. Il paese è cambiato, la gente è trasformata. Da vent’anni li conosco i thai, e mai li ho visti così, nella donazione e tutti insieme. Sono felice di stare qui, di piangere i loro morti che ora sono i miei e con tanti far quello che è possibile. Tutti sono mobilitati: anche l’elicottero di una principessa, che trasporterà un piccolo svedese di pochi mesi, salvato per miracolo. Lei ha perso suo figlio, travolto dall’onda. Penso a quell’attrice che ho riconosciuto in mezzo ai soccorsi, ai pacchi, alle medicine da distribuire. Si vedeva dai suoi occhi luminosi che l’amore ci illumina dal di dentro, ci trasfigura. Persino quel riccone, col suo paracadute motorizzato, è venuto al sud per sorvolare le zone disastrate ed avvertire della presenza di cadaveri. Recuperare i corpi in decomposizione è l’allarme del momento. Questo Paese, dunque, non è sensibile solo ai bollettini economici, ma anche sa piangere i propri morti come quelli di quanti sono venuti qui solo per una vacanza e ci hanno lasciato la vita. Siamo uomini, siamo fratelli: è la risposta che mi nasce dentro in queste ore post-tsunami. La solidarietà che respiri nell’aria andando in giro per le strade è più forte dell’odio stupido e cieco che le notizie di guerra ti vorrebbero portare. La gente presta attenzione alle migliaia di storie di solidarietà “fino al dono della vita”, nate durante e dopo l’onda. Una ragazza inglese piange uno sconosciuto tailandese dalla maglietta arancione che l’ha salvata facendola aggrappare ad un albero. Lui poi, è scomparso nell’acqua. Ci si guarda tutti, anche al semaforo, con occhi diversi. Si annullano distanze, differenze. Non ci stordiscono più il successo, la salute, il benessere. Sarei potuto essere io al posto loro! E’ questo in definitiva il senso della vita, e la tragedia te lo svela: l’amore nasce dal dolore, vissuto e superato a favore di un altro essere umano. Per questo ho fiducia che quel «che tutti siano una cosa sola» un giorno si realizzerà». (L. B. – Tailandia) Tratto da CN n. 2/2005 (altro…)
Feb 20, 2005 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Le adozioni a distanza e i progetti di ricostruzione e sostegno economico si muovono insieme per garantire sia un primo soccorso e far fronte così all’emergenza, sia un sostegno mirato alla ripresa e allo sviluppo economico e sociale. Grazie ai nostri amici musulmani in Indonesia, si sono aperte alcune strade per favorire gli aiuti alla popolazione.
I primi interventi
Fino al 1° febbraio sono arrivati all’AMU 280.000 € provenienti da tutto il mondo, anche dalle zone più povere. Così sono stati avviati alcuni progetti in India, Indonesia, Tailandia.
India
Da Madras, Tamil Nadu, una giovane con il fratello e gli amici ha organizzato una rete di aiuti alle persone del posto. Con la somma inviatale sta mantenendo 14 bambini sotto i due anni, qualche adulto ammalato, ha acquistato medicine per un ospedale delle suore francescane di Madras, e adesso propone l’acquisto di reti da pesca per 333 famiglie di Nargecoil e materiale scolastico per 250 bambini. Ecco quanto ci scrive: «A Nargecoil ci sono famiglie che come lavoro producono delle reti per la pesca. Ma hanno perso quasi tutto. Col nostro aiuto potrebbero riprendere questo lavoro. Ogni famiglia di pescatori ha bisogno di una rete di 5 kg. I pescatori vivono in un villaggio a Kovalam nel Tamil Nadu che è a circa due ore da Madras. In questo modo potremmo aiutare sia le famiglie che producono le reti, sia quelle che ne hanno bisogno. I pescatori sono cattolici, indù e musulmani. Il vescovo di Kovalam è già intervenuto, ma sono rimaste ancora 333 famiglie senza nessun aiuto. Un cardiologo di Madras ha donato una grande imbarcazione e se le famiglie avranno le reti potranno usarla insieme. Infatti queste famiglie non vogliono tanto il piatto di riso che il governo passa ogni giorno, dovendo percorrere lunghe distanze per avere la loro razione, ma sono felici di avere un aiuto per poter ricominciare a lavorare. Mio fratello ed un suo amico sono andati ieri a vedere la situazione e per trasportare le primi reti da Nargecoil a Kovalam (700 km). Hanno trovato un trasporto gratis: le autobotti di benzina e i camion che portano le bombole del gas. Il totale necessario per queste reti sarà di circa 7.200 Euro». «Ci sono due scuole cattoliche. I bambini sono traumatizzati e si deve aiutarli a tornare al più presto a scuola per rientrare nella normalità. Siamo già riusciti a
trovare il grembiulino e le scarpe, la piccola lavagna dove scrivono, un quaderno… mancano ancora 250 bambine. Il totale della spesa sarebbe circa 1000 Euro».
Indonesia
Fra i vari progetti abbiamo avviato un sostegno alimentare e scolastico di 400 bambini di Aceh, Nias e rifugiati a Medan, in attesa di regolari adozioni a distanza; un sostegno alle attività di E., musulmana, che porta aiuti in un campo profughi musulmano ad Aceh; è partito un primo «campo di lavoro» a Sumatra: dal 5 al 13 febbraio, in corrispondenza delle ferie per il Nuovo Anno Cinese, da Singapore due gruppi di giovani si sono messi in viaggio per aiutare con il proprio lavoro e il denaro mandato dall’AMU le persone colpite dallo Tsunami. Questi giovani presteranno il loro servizio ad Aceh, guidati da un pastore metodista, e a Nias, da un parroco cattolico. Per venire incontro a queste necessità è già stato assicurato un primo finanziamento di 36.000 Euro.
Thailandia
Abbiamo deciso di collaborare al progetto della Conferenza Episcopale thailandese per il rilancio dell’economia locale attraverso l’acquisto di barche per i pescatori colpiti dallo tsunami. Sono stati stanziati allo scopo 50.000 Euro. (altro…)
Feb 6, 2005 | Focolari nel Mondo
Il Movimento Famiglie Nuove, espressione dei Focolari per il mondo della famiglia, attraverso le adozioni a distanza raggiunge attualmente 14.200 bambini inseriti in 96 progetti di sviluppo in 45 Paesi. In risposta all’emergenza sud-est asiatico, numerose le richieste e le offerte di adozioni a distanza. Sono stati avviati i primi nuovi progetti.
India – Tamil Nadu
Il Tamil Nadu, uno dei 32 stati dell’India, con capitale Madras, è situato nel sud est della penisola indiana, ed è tra i più densamente popolati. Dalle coste, colpite in modo devastante dal maremoto, la popolazione si è riversata nei territori dell’interno, rendendo necessaria l’attivazione di centri di assistenza in tutto lo Stato. Ma la situazione di povertà dell’area, aggravata dagli effetti della catastrofe, non consente un’accoglienza adeguata, e urgono finanziamenti immediati.
Progetto “Ilanthalir”
Father Susai Alangaram è un sacerdote molto vicino ai Focolari, con il quale Famiglie Nuove collabora dal 1997. L’Associazione da lui creata ha lo scopo di offrire educazione ai bambini dei villaggi dando la priorità a bambini poveri e/o orfani. Oltre ai 600 minori già inseriti nel programma di sostegno a distanza, Famiglie Nuove propone il sostegno a distanza di altri circa 200 bambini vittime dello tsunami dei quali il centro può prendersi cura con continuità.
Progetto “Bala Shanti”
Coimbatore – Tamil Nadu: dal 1986 vi opera l’associazione gandhiana ‘Shanti Ashram’ che raggiunge le popolazioni di una trentina di villaggi nell’intento di formare uomini di pace in una società pluralista come quella indiana, tipica per la diversità di culture, religioni e caste, offrendo ai bambini anche adeguato supporto alimentare e sanitario. Shanti Ashram ha accolto famiglie e bambini che dalla costa si sono rifugiati a Coimbatore. Si propone il sostegno a distanza per un centinaio di bambini Tsunami che si aggiunge alle 180 avviate da anni.
Progetto “K. Gandhi Kanya Gurukulam”
Nagapattinam -Tamil Nadu: dal 1946 opera l’associazione ‘K. Gandhi Kanya Gurukulam’ attraverso attività educative e sociali, dirette alle ragazze povere e orfane. Si portano avanti 1.700 ragazze di tutte le religioni, che ricevono
gratuitamente l’insegnamento, imparando vari mestieri per potersi poi mantenere. Dal 2003 le Famiglie Nuove collaborano inviando 49 sostegni a distanza: dopo la tragedia il referente del progetto invita ad accogliere e seguire nella continuità almeno 200 bambini colpiti dallo Tsunami, mediante il sostegno a distanza.
I progetti in Indonesia, Sri Lanka, isole Andamane e Nicobare
Indonesia
In Indonesia sta prendendo forma un intervento continuativo per 600 minori gestito da uno dei centri dei Focolari presente a Medan (Sumatra).
Sri Lanka
Nello Sri Lanka, in partnership con Apostolic Carmel, congregazione con diverse case sparse nel paese e con la quale da anni Famiglie Nuove collabora per progetti infanzia, si è presa cura di 150 bambini vittime Tsunami e delle loro famiglie.
Isole Andamane e Nicobare
Nelle isole Andamane e Nicobare stiamo mandando aiuti di emergenza tramite il vescovo di Port Blair, amico dei Focolari, che ospita un migliaio di persone nel cortile della sua parrocchia, in attesa di finalizzare un progetto di sostegno a distanza. Tutti i progetti possono essere sostenuti con l’invio di 216 €. Il versamento della quota, preferibilmente in un’unica soluzione, va effettuato su uno dei seguenti conti: c/c postale n° 48075873; c/c bancario n° 1000/2497 presso SAN PAOLO – IMI – Agenzia di Grottaferrata (Roma) – ABI 01025 – CAB 39140. intestati a: Associazione AZIONE PER FAMIGLIE NUOVE Onlus – Via Isonzo 64 – 00046 Grottaferrata (RM) Specificare la causale del versamento. (altro…)