Set 20, 2019 | Cultura
Koen Vanreusel, imprenditore EdC belga: “Serve un’alleanza fra generazioni di imprenditori”
“Abbiamo bisogno dei giovani per aprire nuove strade, e siamo felici di aiutarli attraverso il nostro lavoro e la condivisione di beni e conoscenze”. Koen Vanreusel, 4 figli e 9 nipoti, amministratore delegato di “Easykit”, impresa che in Belgio conta 100 dipendenti, racconta del suo impegno in favore di giovani imprenditori in diverse parti del mondo. Una scelta che muove dall’adesione ai principi dell’Economia di Comunione (EdC) e che lo porterà ad Assisi, dove dal 26 al 28 marzo 2020 si terrà l’evento “The Economy of Francesco”, voluto dal Papa per i giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo. Koen, in che modo i principi dell’Economia di Comunione ispirano il tuo lavoro? L’Economia di Comunione è frutto della “cultura del dare” nata in seno al Movimento dei Focolari. Una cultura che trova le sue radici nel Vangelo, dove si dice “Date e vi sarà dato“ (Lc 6,36-38), che porta alla condivisione dei beni, materiali e immateriali, e che suscita un’economia nuova, di comunione appunto. Nel contesto del lavoro nella mia azienda questo significa mettere la persona al centro del lavoro e rispettare la sua dignità: con i nostri impiegati cerchiamo di creare una famiglia, una comunità; abbiamo 9 punti vendita in diversi luoghi e siamo sempre attenti affinché ci sia un buon legame con i collaboratori. Aderire all’EdC significa per noi anche donare ogni anno una parte degli utili dell’azienda e così dare un contributo per combattere la povertà nel mondo. Quali difficoltà incontri nel vivere l’Economia di Comunione nel tuo lavoro e come le superi? Siamo un’impresa come tutte le altre sul mercato e abbiamo le stesse difficoltà che anche altre aziende incontrano. Ma quando abbiamo dei problemi cerchiamo di creare un’atmosfera nella quale si possa parlare tra colleghi e con la direzione. Per me è molto importante poter condividere queste esperienze con altri imprenditori che cercano di vivere anche loro l’EdC: ci incontriamo in un clima di fiducia, parliamo delle difficoltà e cerchiamo insieme di vedere le opportunità che ci sono. In che modo cerchi di coinvolgere i tuoi dipendenti nel vivere la “cultura del dare”? I nostri dipendenti sanno che condividiamo gli utili dell’azienda con i poveri e facciamo in modo di rendere visibile i progetti che sosteniamo in modo che li possano condividere. Inoltre, alla fine dell’anno, quando si calcolano gli utili, anche loro ne ricevono una parte e possono decidere a quale opera donarli e così partecipano, in parte, alla destinazione degli utili dell’azienda. Allo stesso tempo cerchiamo di essere di esempio per loro, dando qualcosa in più nel lavoro, facendo qualcosa di gratuito per un collega o un fornitore, e mostrando che anche questo dà grande gioia. Come è nata l’idea di sostenere imprese di giovani in Paesi dell’Europa e di altri continenti?
In uno degli incontri annuali fra imprenditori europei dell’EdC abbiamo conosciuto giovani della Serbia e dell’Ungheria che hanno mostrato di apprezzare molto il nostro modello di business e abbiamo deciso di condividerlo con loro. Li abbiamo sostenuti nell’avvio di un’azienda nel loro Paese e abbiamo vissuto con loro questo percorso: siamo felici di vedere che attraverso la nostra impresa possiamo condividere le nostre conoscenze e il nostro modello di lavoro. Poi, in occasione dell’incontro internazionale dell’Edc a Nairobi, in Kenya, abbiamo conosciuto un gruppo di giovani imprenditori congolesi decisi a non abbandonare il loro Paese in guerra ma a restare per aiutare le persone in difficoltà avviando un’azienda. Abbiamo sentito di voler restare accanto a questi giovani offrendo loro le nostre competenze. Il nostro desiderio è che nuove generazioni di imprenditori aderiscano all’Economia di Comunione. L’applicazione del paradigma dell’EdC su vasta scala che effetti potrebbe produrre? Può contribuire a costruire una società più giusta e con meno squilibri, con un minore divario fra ricchi e poveri e un minore tasso di povertà. Impegnandoci insieme possiamo scoprire che un mondo migliore è possibile. Lo racconteremo ad ottobre, a Bruxelles, nel corso di una giornata dedicata a questi temi.
Claudia Di Lorenzi
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Set 13, 2019 | Cultura
Per sanare la crisi del lavoro serve un’economia nuova, per farlo occorre dar voce e spazio ai giovani che, più di tutti, capiscono il nuovo e lo sanno attuare. E sarà proprio questo uno degli obiettivi dell’evento “Economy of Francesco” che si svolgerà ad Assisi nel 2020. A maggio 2019 i disoccupati in Europa sono diminuiti. Secondo Eurostat scendono al 7,5% nei 19 Paesi dell’Eurozona e al 6,3% nei 28 dell’UE. Un dato in chiaroscuro, tuttavia, che si accompagna ad un alto tasso di disoccupazione giovanile: nonostante il miglioramento dei dati urgono politiche più efficaci. Ne abbiamo parlato con Luigino Bruni, economista all’università Lumsa di Roma (Italia) e direttore scientifico del Comitato che organizza l’evento “The Economy of Francesco”, voluto dal Papa e dedicato ai giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo, che si svolgerà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.
Cosa ci si può aspettare, secondo lei, da questo evento? Credo che ci sarà un grande protagonismo del pensiero e della prassi dei giovani, che diranno la loro idea sul mondo, perché lo stanno già cambiando, sul fronte dell’ecologia, l’economia, lo sviluppo, la povertà. Non sarà un congresso, ma un processo che si avvia, ad un ritmo però lento, che consenta di pensare e domandarsi per esempio, sulle orme e nei luoghi di San Francesco, cosa significa oggi costruire un’economia nuova o chi sono gli emarginati di oggi. Sarà soprattutto il momento in cui i giovani stringeranno un patto solenne con Papa Francesco, assicurando il proprio impegno per cambiare l’economia. Questo sarà il cuore dell’evento. Del resto, proprio i giovani hanno idee chiare al riguardo… I giovani fanno cose interessanti. Sono i primi a reagire ai cambiamenti, perché sono coloro che più capiscono il nuovo. Ci sono tantissime esperienze di valore nel mondo sul piano delle imprese, delle start-up, c’è un pensiero dei giovani sull’economia, ma gli adulti – che hanno il potere e le cattedre nelle università – non riescono ad ascoltare e a dare spazio perché ragionano con 20 anni di ritardo, mentre i giovani hanno cose da dire. Ad Assisi saranno loro a parlare e gli adulti saranno a disposizione per ascoltare e aiutare.
Cos’è che non va nelle ricette economiche finora messe in campo contro la crisi del lavoro? I dati Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, vanno letti con attenzione: il fatto che sia diminuita la disoccupazione in Europa non vuol dire che sia aumentata l’occupazione. In Italia per esempio ci sono tante persone che non cercano più lavoro. Inoltre, si lavora meno perché molti contratti prevedono un numero minore di ore per dare un impiego a più persone. Oggi le macchine fanno lavori che fino a 10 anni fa erano svolti dagli uomini: i robot sono nostri alleati, ma dobbiamo inventare lavori nuovi, perché quelli tradizionali non riescono più ad assorbire abbastanza lavoro. Questi nuovi strumenti, poi, esercitano una selezione naturale fra i lavoratori privilegiando i più competenti, perché sono sempre meno le persone in grado di reggere la concorrenza delle macchine. Significa che lavorano meno persone e che sono quelle più preparate, e questo crea diseguaglianze. Allora è necessario un “patto sociale” per far sì che tutti possano accedere a lavori remunerati, immaginando forme di lavoro nuove. Serve dunque un approccio nuovo? In pochi anni abbiamo subito un cambiamento epocale, ad una velocità straordinaria, ma le categorie di pensiero, i sistemi di lavoro, cambiano molto più lentamente e questo contrasto produce la crisi. Quindi dobbiamo lavorare di più a livello culturale, scientifico e di ricerca, perché – come ha detto Papa Francesco – oggi il mondo soffre per la mancanza di un pensiero che sia adeguato ai tempi.
Claudia Di Lorenzi
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Mag 13, 2019 | Sociale
Dal 26 al 28 marzo 2020 Papa Francesco invita ad Assisi (Italia) giovani economisti di tutto il mondo per dar vita a un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima a quella del futuro. “Vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “’patto’ per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”.
Sono queste le prime righe del messaggio che sabato 11 maggio scorso Papa Francesco ha indirizzato a giovani economisti, imprenditori e change-makers impegnati nel pensare e praticare un’economia diversa. Francesco li invita a partecipare e costruire insieme l’evento internazionale “The economy of Francesco”, che si terrà ad Assisi (Italia) dal 26 al 28 marzo 2020. Vuole avviare con loro un processo di cambiamento globale affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro. L’evento è promosso da un Comitato composto dalla Diocesi di Assisi, dal Comune di Assisi, dall’Istituto Serafico di Assisi e da Economia di Comunione. Li attende tutti, il Papa, senza distinzioni di credo o di nazionalità, per trattare con loro i problemi più complessi del mondo attuale, dalla salvaguardia dell’ambiente alla giustizia verso i poveri; questioni che hanno bisogno del coraggioso impegno a ripensare i paradigmi economici del nostro tempo. Il Prof. Luigino Bruni, direttore Scientifico del Comitato, dichiara che: “L’invito di Papa Francesco ai giovani economisti è un evento che segna una tappa storica, perché si uniscono due grandi temi e passioni del Papa: la sua priorità per i giovani e la sua sollecitudine per un’altra economia. Stiamo invitando, a suo nome, alcuni degli economisti e imprenditori più sensibili allo spirito dell’Oikonomia di Francesco (Francesco di Assisi e Papa Francesco), per poter dare ai giovani il meglio delle riflessioni e prassi economiche di oggi nel mondo. La parola Oikonomia evoca insieme tante realtà: la radice greca richiama le regole della casa, ma rimanda anche alla cura della casa comune, all’OIKOS. E ci riferiamo anche all’Oikonomia intesa dai Padri della Chiesa come categoria teologica di salvezza universale. Assisi è parte essenziale, perché è una città-messaggio di una economia diversa. I diversi luoghi della città di Assisi, ospiteranno il programma dell’evento costruito attorno ai tre pilastri dell’Oikonomia di Francesco: i giovani, l’ambiente, i poveri”. Molti i temi che troveranno spazio nella due giorni di Assisi: diritti delle generazioni future, accoglienza della vita, equità sociale, dignità dei lavoratori e salvaguardia del Pianeta. Dal 26 al 28 marzo 2020,” The Economy of Francesco” si articolerà in laboratori, manifestazioni artistiche, seminari e plenarie con i più noti economisti ed esperti dello sviluppo sostenibile e delle discipline umanistiche, che rifletteranno e lavoreranno insieme ai giovani. Le candidature per partecipare all’iniziativa si apriranno a giugno 2019. La lettera integrale di Papa Francesco e tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.francescoeconomy.org
Stefania Tanesini
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Ott 31, 2018 | Cultura
Si chiama “Tempi Senza Tensioni, TST” il programma di conciliazione tra lavoro e famiglia che ha fruttato alla Cooperativa sociale aderente all’Edc “Il Sentiero di Arianna” (nei pressi di Genova, nel nord Italia), il primo premio della 4° Edizione di Aziende Family Friendly assegnato dal Forum delle associazioni familiari del Lazio. La cooperativa, che fa parte della rete del Consorzio Tassano Servizi Territoriali opera principalmente nell’area dell’assistenza domiciliare, dell’educazione, dei servizi scolastici e dell’orientamento professionale. Il programma TST prevede una serie di servizi specifici per i dipendenti (Sportello Conciliazione, Sportello Famiglia, Servizio di counseling, Telelavoro, Lavoro in remoto, Banca delle ore migliorativa, Azioni informative per il management, Figura Jolly oltre a Percorsi volti a favorire il reinserimento dopo un periodo di assenza dal lavoro per esigenze di conciliazione) che si sono rivelati di grande efficacia nel creare un clima aziendale positivo, basato su rapporti autentici di collaborazione e cooperazione. Nata nel 1996 su iniziativa di nove giovani donne che per un anno hanno messo in comune le risorse guadagnate reinvestondole in formazione e sviluppo, oggi Il Sentiero di Arianna conta più di 130 soci, l’85 per cento donne. La coesione del gruppo iniziale e l’incontro con alcuni pionieri della cooperazione locale, ispirati ai valori del progetto di economia di comunione, lanciato da Chiara Lubich nel 1991, hanno costituito le fondamenta sulle quali l’impresa si è sviluppata. La Cooperativa Il Sentiero di Arianna si è fatta promotrice, sin dalla sua costituzione, di politiche aziendali family friendly che hanno influenzato positivamente le altre realtà imprenditoriali a lei collegate. Una organizzazione dove la notizia di una gravidanza è sempre una bella notizia, dove si può vivere serenamente la maternità e il rientro al lavoro. Ma anche una azienda dove le donne che non sono madri sono generatrici di innovazione, perché sanno innescare processi positivi di miglioramento organizzativo per una armonizzazione tra tempi di lavoro e di cura dei propri cari. Perché i bisogni delle persone e delle famiglie sono tanti. «
Se andiamo all’origine della parola “economia” vi è proprio la parola “casa”. Per noi in impresa non ci si può sentire persone separate. Non si può essere lavoratore e poi, quando si va a casa, essere genitore. La persona è unica e come tale deve poter vivere anche l’esperienza lavorativa» ha commentato la presidente, Simona Rizzi, ritirando il premio lo scorso 9 ottobre, presso la Camera dei Deputati, a Roma. La motivazione del Premio recita, tra l’altro: “Una realtà dotata di una visione particolarmente attenta alla persona che, partendo dai bisogni dei suoi dipendenti, ha istituito una flessibilità organizzativa articolata e innovativa organizzando un supporto concreto sia internamente che sul territorio e intrecciando reti di relazioni sociali ed economiche per trovare soluzioni appropriate nel supporto alle esigenze di armonizzazione della vita lavorativa e familiare”. «Questo risultato è frutto di un lungo percorso fatto dalla cooperativa, dalle sue origini ad oggi. Un percorso articolato che si è sviluppato attraverso molte esperienze significative in questi anni – ha aggiunto Simona Rizzi –. A vincere il premio sono le donne, la loro capacità di fare impresa a misura di persona e di fare economia a misura di comunità». «Le imprese che adottano buone prassi di conciliazione rivelano un innalzamento della produttività e non solo. Le donne che vi lavorano occupano prima di altri posizioni manageriali di organizzative di alto rilievo» è stato il commento del Ministro per le Politiche della famiglia e la disabilità, intervenuto alla premiazione. Fonte: www.edc-online.org
https://youtu.be/SvSrvxj_uic (altro…)
Ago 28, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Provenivano da paesi diversissimi tra loro (Repubblica Democratica del Congo, Angola, Uganda, Nigeria, Costa d’Avorio, Camerun, Burkina-Faso, Madagascar, Bénin e Olanda) i 55 giovani imprenditori desiderosi di mettersi alla prova con 30 progetti imprenditoriali innovativi, accompagnati da un team internazionale di “mentori” (sette africani, cinque europei e una sudamericana). Il primo StartUp Lab 2017 africano si è svolto nel giugno scorso a Fontem, nel cuore della giungla camerunense: cinque giorni di studio per imparare e approfondire i temi dell’imprenditoria legata ai valori dell’Economia di Comunione, così come già sperimentato da tanti imprenditori a varie latitudini. L’idea della settimana d’incubazione di progetti era nata due anni prima. A Nairobi, nel 2015, durante l’assemblea internazionale dell’EdC, alcuni giovani avevano condiviso con la prima generazione di imprenditori il sogno di realizzare alcuni progetti. La loro energia, capacità e motivazione non potevano che essere sostenute. Venne lanciata così la proposta di realizzare, entro due anni, una attività di incubazione dedicata appositamente a loro. A giugno 2017, alla StartUp Lab nella cittadella Mafua Ndem di Fontem, alcuni di quei sogni hanno già cominciato a camminare come attività produttive.
Il Laboratorio ha inizio. Anouk Grevin, docente francese al Polytech dell’Università di Nantes e al corso di Specializzazione in Economia e Management presso l’Istituto Universitario Sophia, presenta i valori dell’Economia di Comunione. L’argentina Florencia Locascio, esperta in comunicazioni sociali, spiega la tecnica dell’”elevator pitch”, che consente di descrivere la propria idea imprenditoriale a un potenziale cliente o investitore in maniera chiara, sintetica ed efficace, e in un tempo brevissimo, quello appunto di una rapida salita in un ascensore. Locascio fa parte di EoC IIN (Economy of Communion International Incubating Network) per l’incubazione di nuove aziende con lo spirito della comunione e della solidarietà. Pierre Chevalier, imprenditore francese, conduce un laboratorio dedicato alla ricerca delle idee più innovative e all’analisi dei progetti, senza dimenticare lo sforzo necessario per sostenerli. Come la parte sommersa di un iceberg che sostiene, invisibile, la parte in superficie: “l’illusione dell’iceberg” esprime al meglio la vita e l’impegno di un imprenditore, il cui successo si realizza al prezzo di grandi sacrifici, lavoro, fede e creatività.
L’approfondimento delle nozioni di bilancio, budget (“budget di gestione, cash flow e piano degli ammortamenti”), vendita, costi di produzione, rendicontazione finanziaria è affidato a Giampietro Parolin, docente di Strategia aziendale presso l’IUS. Le esercitazioni pratiche su costi e prodotti aiutano a comprendere la componente finanziaria, con particolare riferimento al calcolo e alla previsione delle vendite, al costo della produzione e alla rendicontazione. Markus Ressl, consulente della Ressolution e imprenditore EdC, analizza con i giovani imprenditori, nella teoria e nella pratica, diversi modelli di business. Infine, si esaminano i processi e il funzionamento di un’impresa EdC. L’ultimo giorno, nuovamente con Locascio, è dedicato alle strategie di comunicazione: nome dell’impresa, marchio, slogan e utilizzo dei mezzi di comunicazione, diversificati per i vari target di clientela. Un’immagine-simbolo, consegnata insieme ai certificati di partecipazione, a conclusione del Laboratorio, ritrae una rete di persone, protagoniste di un nuovo modo di fare economia, strette attorno alla cittadella Mafua Ndem. Le braccia alzate, collegate con una cordicella, simboleggiano un patto di reciprocità. Forse l’inizio di una nuova storia per queste giovani startup. (altro…)