4 Dic 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Masaka, Kampala, Entebbe, il grande Lago Vittoria. È la geografia degli spostamenti di Henry nella sua Uganda, la “perla d’Africa”. Dal villaggio natio agli studi di Economia all’Università della capitale, fino alle sponde del lago più grande del continente. Così vasto da contenere più di tremila isole. Da qui sgorgano le acque del Nilo Bianco che confluiscono nel fiume africano più lungo, il Nilo. Tutto ha dimensioni grandiose in Uganda: i parchi, le foreste impenetrabili, le riserve naturali. Anche i sogni di Henry sono grandi. «A Masaka, dove frequentavo l’Università, avevo notato che la gente non aveva più il tempo per cucinare». Per risolvere questo problema Henry progetta e avvia una azienda per la produzione di prodotti a base di carne e pesce. A soli 24 anni, insieme ad altri due coetanei, Henry fonda, a Entebbe, la “Sseruh Food Processing Company Ltd”. Dall’altra parte del mondo, in Argentina, un altro imprenditore, Gonzalo Perrin, già da qualche anno ha avviato un’azienda, la “Pasticcino”, che produce biscotti per diverse catene di caffetterie e torrefazioni di caffè. Spinto dallo spirito dell’Economia di Comunione, Gonzalo si è trasferito nel Polo “Solidaridad” della cittadella “Mariapoli Lia”, promuovendo, con la sua attività, una cultura improntata ai valori della reciprocità, dell’attenzione alle persone svantaggiate e all’ambiente.

Henry Sserugo con Gonzalo Perrin
Sono passati due anni da quando, nel giugno 2015, Gonzalo era andato a Masaka, in occasione di una visita alla comunità africana. Henry, all’epoca studente ventiduenne, era ancora un imprenditore “in erba”. Ma Gonzalo aveva intuito che il suo progetto aveva in sé tutte le componenti per trasformarsi in un buon business: l’idea, l’attenzione per i dettagli, la qualità del prodotto. Quello che più stupiva Gonzalo era il progetto di packaging, realizzato con materiali semplici, ma con la creatività e responsabilità di chi ha l’impresa nel sangue. Erano bastati pochi minuti per diventare amici. «Non dimenticherò mai la visita al villaggio di Henry – ricorda Gonzalo –. Il calore e l’allegria della sua gente, la meravigliosa accoglienza con il suono dei tamburi che avevano preparato per la nostra piccola delegazione di amici argentini; e l’abbraccio, perché il vero incontro avviene con l’abbraccio». Per sigillare quell’incontro Gonzalo si era sfilato la sciarpa e l’aveva annodata al collo di Harry: «Quando avrai finito gli studi, ti aspetto in Argentina». 
I prodotti della ditta Sseruh Food Processing Company Ltd
Quel momento è arrivato. L’estate scorsa Henry ha raggiunto Gonzalo. Racconta: «Dopo aver affrontato tutti gli ostacoli per ottenere il visto, finalmente sono salito su un aereo. Dopo un viaggio di 21 ore, all’aeroporto di Ezeiza, alle 3.30 di una fredda notte d’inverno, ho trovato il mio amico Gonzalo ad aspettarmi». Un’opportunità unica per Henry, che segue Gonzalo nelle riunioni con i clienti e nelle diverse fasi di lavoro. «Come imprenditore, ho conosciuto molti aspetti dell’industria alimentare e ho potuto toccare con mano i sacrifici necessari per fare impresa con un movente ideale». Il ragazzo ugandese in Argentina scopre l’asado – “presente in tutte le occasioni d’incontro con ciascuna famiglia” –, il mate – “molto vicino ai riti sociali della cultura africana, in particolare nella zona di Bugana, dove i grani di caffè si condividono come segno di unità” -, il tipico saluto hola – “per me quasi un segno di pace” – e anche l’esperienza dell’inverno – “neanche immaginavo esistesse un freddo del genere!”. Ora Henry è tornato in Uganda: «Ho progettato di affiancare all’azienda la costruzione di stagni per assicurare una fornitura costante di pesce fresco, e chissà, magari di esportarli anche fuori dall’Uganda e dall’Africa. Molti giovani africani preferiscono essere lavoratori dipendenti. Ma quelli che scelgono la strada dell’imprenditoria lavorano con passione e questo fa la differenza». L’amicizia e collaborazione tra le due imprese continua. Da continenti lontani, ma sulle sponde dello stesso Oceano. Fonte: Economia di Comunione online (altro…)
21 Nov 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La notizia, annunciata il 13 giugno scorso da Papa Francesco, di voler dedicare ai poveri una Giornata Internazionale apparve da subito in linea con un pontificato particolarmente attento alle esigenze delle persone più vulnerabili e scartate della società. Sorprendente l’adesione di associazioni, movimenti, istituzioni e il moltiplicarsi di iniziative, di singole persone o gruppi, in risposta a tale appello. Anche il Movimento dei Focolari in Italia ha fatto proprio l’invito a “creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto”, per amare “non a parole, ma con i fatti”. «Se dai poveri si può imparare – dicono i responsabili dei Focolari in Italia, Rosalba Poli e Andrea Goller – non di meno chi ha di più è chiamato a dare. Non l’elemosina, non un gesto una tantum per mettere in pace la coscienza. L’invito è ad uscire dalle nostre certezze e comodità, come dice il Papa, per andare incontro ai mille volti della povertà». Anche in Italia è un fenomeno di proporzioni preoccupanti. Quasi 5 milioni di persone, secondo un recente Rapporto (dati Istat relativi all’anno 2016), sono in condizione di “povertà assoluta”. 8 milioni e mezzo soffrono invece di “povertà relativa”. È una povertà dai mille volti: emarginazione, disoccupazione, violenza, mancanza di mezzi di sussistenza. E soprattutto isolamento, perché essere poveri significa prima di tutto essere esclusi.
«Questa giornata ci riporta al primo aspetto della spiritualità dei Focolari, la comunione dei beni», spiegano Poli e Goller. Una pratica che ha portato, negli anni, alla nascita di numerose opere e azioni sociali, ispirate dal desiderio di ripetere una consuetudine delle prime comunità cristiane, nelle quali non vi era nessun indigente. Tra questi, l’Associazione Arcobaleno, attiva a Milano da oltre 30 anni, il Centro La Pira per giovani stranieri a Firenze, il Progetto sempre persona per il reinserimento dei carcerati e l’assistenza alle loro famiglie. O, ancora, il Progetto Apriamoci dell’associazione culturale del Trentino More, i progetti per minori non accompagnati, come Fare sistema oltre l’accoglienza, o per le famiglie, come Facciamo casa insieme. Altre si occupano di redistribuzione del cibo, come l’Associazione Solidarietà a Reggio Emilia, B&F ad Ascoli, a Genova l’Associazione Città Fraterna e il Comitato Umanità Nuova. Tra le azioni con i senza tetto, RomAmoR è attiva da anni alla stazione di Roma Ostiense, mentre altre si occupano di accoglienza ai migranti a Lampedusa e Ventimiglia. A Pomigliano d’Arco, l’associazione Legami di solidarietà, in un contesto fortemente segnato dalla disoccupazione, ha riscoperto il senso del mutualismo e della condivisione. Dopo il terremoto in Centro Italia, si sono costituiti alcuni GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) del progetto RImPRESA per il sostegno in loco alle attività economiche danneggiate dal sisma. Tra le ultime nate, il PAS (Polo Accoglienza Solidarietà) di Ascoli Piceno. Molti imprenditori in Italia, raccolti nell’Aipec, si ispirano ai principi dell’Economia di Comunione, perché la cultura del dare diventi prassi aziendale. Accanto a progetti consolidati, altre iniziative sono fiorite dal Nord al Sud del Paese, spesso “in rete” con istituzioni o associazioni che operano nel sociale. L’intento è quello di diventare forme stabili di sostegno alla povertà. Da Milano a Scicli, da Messina a Udine, Banchi Alimentari, Centri di ascolto, mense, iniziative di lotta agli sprechi. Anche una casa per padri separati, alle porte di Cagliari (in Sardegna). Intanto, a pochi giorni dalla sua attivazione, ha già un migliaio di iscritti l’App Fag8, evoluzione tecnologica della consuetudine di mettere in comune i propri beni, oggetti, ma anche talenti e idee, all’insegna della gratuità. Scaricando l’app, è possibile condividere, anche per conto di altri (magari di poveri di cui si è a conoscenza), un “oggetto”, un “progetto” o il proprio tempo. Uno strumento prossimo alle reti locali, ma anche di respiro nazionale, che consente di verificare in tempi brevi la disponibilità di quello che cerco, o la necessità per altri di quello che offro. Leggi il comunicato stampa (altro…)
17 Nov 2017 | Cultura, Spiritualità
A metà del cammino tra due giornate internazionali, quella del 17 ottobre scorso, dedicata dall’ONU allo sradicamento della povertà, e quella del 19 novembre prossimo, indetta da Papa Francesco per avvicinare i poveri di tutto il mondo, la domanda torna insistente: sarà possibile ridurre, fino a eliminare, le disuguaglianze? Economisti, ong, associazioni, istituzioni nazionali e internazionali discutono e cercano strade per ridurre le sacche di povertà e le sue conseguenze. Un dibattito organizzato a Bruxelles, nel mese di ottobre, dall’Intergruppo europeo per la lotta contro la povertà e in difesa dei diritti dell’uomo e da ATD Quarto Mondo ha ospitato il contributo di diverse organizzazioni che sperimentano metodi alternativi per aiutare le persone in difficoltà a uscire dalla loro condizione. Il loro metodo consiste non nel calare dall’alto sussidi, ma nell’attivare percorsi di rete. Tra i contributi, quello dell’argentina Florencia Locascio, portavoce in tale circostanza del progetto di Economia di Comunione. «L’Economia di Comunione – spiega Locascio – è un movimento di persone, imprenditori, lavoratori, consumatori, studiosi e cittadini impegnati a dare una risposta di fraternità al problema della povertà, a promuovere una cultura economica e civile che metta al centro la persona e il valore delle relazioni. L’EdC concepisce il profitto come un mezzo per una crescita sostenibile, inclusiva e solidale dell’uomo e della società». Dopo 26 anni di storia (era il 1991 quando Chiara Lubich ebbe l’intuizione del nuovo modello economico, durante una visita a San Paolo in Brasile), l’EdC propone alle aziende che aderiscono a questo spirito di lavorare con tre obiettivi: ridurre la povertà e l’esclusione, formare nuovi imprenditori a una cultura di comunione e sviluppare le aziende, creando nuovi posti di lavoro.
Alcuni esempi, tra i tanti. Alla Banko Kabayan – banca di sviluppo nelle Filippine -, l’85 % dei suoi clienti sono microimprenditori, in gran parte donne, ai quali si offrono dei prestiti, risparmio, microassicurazioni, nonché corsi di imprenditorialità per promuovere le loro attività. La startup “Project Lia”, negli Stati Uniti, che ha l’obiettivo di reinserire nel mondo del lavoro donne ex carcerate attraverso il riutilizzo di vecchi mobili. La Dimaco è una azienda argentina che distribuisce materiali per la costruzione. Insieme ad altri imprenditori locali e in coordinamento con istituzioni pubbliche, il gruppo è riuscito a rendere sostenibile il lavoro di oltre mille piccoli produttori della regione. «Siamo convinti, anche per l’esperienza fatta – continua Locascio – che non si possa curare nessuna forma di povertà non scelta senza includere le persone svantaggiate all’interno di comunità vive e fraterne e, dove è possibile, anche nei luoghi del lavoro. Non basta distribuire la ricchezza in modo diverso. Bisogna coinvolgere i poveri nella creazione di ricchezza».
Per monitorare e diffondere gli effetti dell’Economia di Comunione nel contrasto alla povertà e alle disuguaglianze, nel 2017 è nato OPLA – Osservatorio sulla Povertà, un centro di ricerca internazionale intitolato a Leo Andringa, economista olandese tra i pionieri dell’Economia di Comunione. Le ricerche di OPLA vogliono indagare in particolare la produzione di “beni relazionali” connessa alle azioni EDC. «Ma poiché vogliamo occuparci della riduzione della povertà non solo di oggi, ma anche di domani – conclude la giovane argentina –, l’ultimo progetto dell’Economia di Comunione è la rete EoC-IIN (Economy of Communion International Incubating Network), per contribuire alla nascita di nuove aziende ad impatto sociale positivo. Sono solo alcuni esempi ispiratori che portano in sé un seme di una proposta economica inclusiva. Siamo consapevoli che per debellare la povertà occorre cambiare le regole di un sistema che genera sempre più diseguaglianza. È una sfida che vogliamo e dobbiamo prendere insieme a tutti gli altri attori della società, a cominciare della politica». (altro…)
26 Ott 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
È attualmente una delle più grandi banche rurali delle Filippine. Ma quando Francis Ganzon (67 anni), ne aveva preso la guida, nel 1989, aveva una sola filiale. Da allora, l’Istituto si dedica al sostegno e al potenziamento delle piccole e medie imprese (PMI), mediante l’offerta di servizi finanziari di qualità, “con una forza lavoro unita a Dio”, come si legge nel sito della Banca, alla voce “mission”. Dopo la laurea in Legge, Ganzon si dedica al salvataggio di un Istituto, la Ibaan Rural Bank, Inc. (IRB), coinvolto in casi di frode.«Ho promosso uno stile di lavoro diverso, puntando sul rispetto delle leggi, sulla professionalità e sulla centralità delle persone, e promuovendo nuove pratiche in linea con i valori cristiani». Ganzon fa proprio lo spirito dell’Economia di Comunione, la rete internazionale di imprenditori impegnati a mettere in pratica la Dottrina sociale della Chiesa. «In seguito, abbiamo creato la fondazione Ibaan Rural Bank, con l’obiettivo di estendere i programmi di microcredito anche a studenti meritevoli ma in difficoltà economiche, attraverso delle borse di studio. La crisi finanziaria asiatica del 1997 ha colpito anche la nostra banca, ma non abbiamo chiuso grazie alla fiducia dei nostri clienti. Nello stesso anno, la Banca ha celebrato i 40 anni di vita e l’abbiamo rinominata Bangko Kabayan, con un ulteriore sforzo per fornire a persone bisognose di un aiuto la possibilità di accedere a microcrediti per elevare il proprio tenore di vita».
«Molti clienti – continua Ganzon – non disponevano di garanzie collaterali, ma per noi erano persone comunque degne. Questo ha creato un rapporto di fiducia reciproca: la banca si fidava delle persone, concedendo dei prestiti, e i clienti si fidavano della banca. In questo modo la Bangko Kabayan ha avuto un forte impatto sociale, migliorando la vita di molte persone e di tante piccole imprese. In seguito, è diventata il fornitore di credito preferito dalle PMI nella nostra regione, aprendo 23 filiali nelle province di Batangas, Quezon e Laguna». Nel prossimo futuro, la Bangko Kabayan sarà impegnata a costruire un portafoglio equilibrato di prestiti e tesoreria e a investire ulteriormente nelle nuove tecnologie, in particolare nella Internet banking. Bangko Kabayan ha ricevuto finora diversi riconoscimenti. Nel 2007, ha ricevuto il miglior Capital Build-up nei PremiLandbank ed è stata inclusa tra i migliori cento istituti, a livello mondiale, per il microcredito. Dal 2008 al 2011 e ancora nel 2013 e nel 2015, è stata nominata, nella regione dove ha sede, partner della Banca Terra delle Filippine. Ha ricevuto inoltre l’accesso Microenterprise al premio MF EAGLE dei servizi bancari dal 2003 al 2007 e ancora nel 2010 e nel 2011. «La determinazione e l’integrità saranno sempre ricompensati» conclude Ganzon. «Attendo con ansia il giorno in cui le transazioni bancarie potranno essere fatte con una stretta di mano invece che sulla carta». (altro…)
9 Ott 2017 | Cultura, Spiritualità
Non spaventi la sigla all’apparenza impronunciabile: la piattaforma, grazie all’aiuto di una grafica semplice, immediata e dai colori solari, si sta rivelando utilissima per la comunità internazionale di imprenditori e professionisti EdC che vogliono condividere i propri talenti e la propria esperienza e favorire la crescita di nuove imprese. I destinatari sono progetti di impresa, cooperative, micro-imprese, associazioni con impatto sociale positivo, ma anche persone che vogliono condurre la propria azienda nel rispetto dei principi dell’etica, della responsabilità sociale e ambientale e dell’inclusione. La piattaforma offre diversi servizi, specie alle start-up, ma allo stesso tempo rappresenta un ponte con l’intera comunità internazionale, consentendo di diventarne parte. Partecipare non è difficile. Grazie al portale, ogni neo imprenditore, mosso da una logica di collaborazione e reciprocità, può beneficiare di un tutoraggio a distanza o di un mentoring “personale” per maturare il proprio progetto. L’offerta passa attraverso la rete di Hub nazionali. Si tratta di “punti di accesso”, di “snodi” della rete, attualmente presenti in 13 Paesi (in Africa, Centro America, Sud America e Europa). La messa online della piattaforma segue di un anno l’apertura del primo Hub. In questo arco di tempo, gli Hub si sono moltiplicati, promuovendo localmente corsi e workshop di formazione tecnico-professionale e di approfondimento dei valori che sostengono il progetto dell’EdC, accompagnando in modo personalizzato e sistematico l’esecuzione di nuovi progetti imprenditoriali. Se fino ad oggi l’azione degli Hub poteva rivolgersi soltanto a progetti e persone presenti in uno stretto ambito territoriale, ora, grazie alla piattaforma (fruibile in spagnolo, portoghese, tedesco, italiano, francese e inglese), la stessa opportunità è offerta anche a chi non è fisicamente prossimo a un Hub locale. Roylán, ingegnere di telecomunicazioni ed elettronica e coordinatore dell’Hub spagnolo, spiega: «Trasmettere le nozioni base del linguaggio imprenditoriale e incoraggiare in modo adeguato e concreto i nuovi imprenditori che trovano momenti di incertezza e dubbi è una sfida molto arricchente. Coordinando gli appuntamenti e i compiti delle persone che volontariamente collaborano con le start-up ho potuto apprezzare il contributo di ciascuno: è grande il potenziale che abbiamo quando lavoriamo insieme, mossi da questa comune chiamata all’Economia di Comunione». Ogni Hub ha una propria storia da raccontare. L’Hub del Messico, ad esempio, è nato dall’incontro tra alcune attività economiche del territorio che desideravano svilupparsi a livello di micro-imprese e il programma di incubazione EdC. Enrique, produttore di marmellate artigianali, ha partecipato al primo workshop di incubazione a Città del Messico: «L’incubazione mi ha aiutato a crescere e a trasformare la mia piccola attività in una vera e propria impresa; ma allo stesso tempo ha favorito una crescita personale e profonda nella cultura EdC. Il cambiamento più grande per me è stato cominciare a generare comunione a partire dalla mia impresa, aiutando persone vulnerabili. Quando l’azienda crescerà, potremo offrire lavoro a persone bisognose, disabili o che non troverebbero lavoro altrove. A livello tecnico il workshop mi ha aiutato a migliorare i processi di produzione e conservazione dei prodotti, migliorandone la qualità. Adesso stiamo formalizzando tutti i permessi necessari per entrare con più forza nel mercato». All’interno della piattaforma vi è una “area riservata” per gli imprenditori che desiderano unirsi alla comunità EdC. Al suo interno tre diversi ambiti: “Networking”, per presentare i propri progetti, conoscere altri imprenditori e scambiare esperienze; “Wiki Toolkit”, per condividere articoli e video; e “Incubazione Digitale”, rivolta ai portatori di progetti che non hanno la possibilità di essere accompagnati localmente. Vedi il sito EoC-IIN Fonte: EdC online (altro…)