Movimento dei Focolari

Messaggio del Presidente della Camera

A Lucia Fronza Crepaz Presidente del Centro Internazionale Movimento  politico per l’unità «In occasione dell’apertura del ciclo di seminari su Igino Giordani, promosso ed organizzato dal Movimento politico per l’unità, desidero rivolgere a Lei, cara presidente, ed a tutti i partecipanti il mio saluto più cordiale. Componente dell’ Assemblea Costituente, deputato nella I legislatura per la Democrazia cristiana e confondatore del Movimento dei Focolari, Igino Giordani è stato parte di quell’area del mondo cattolico che, formatasi alla scuola di Sturzo e De Gasperi, ha dato un contributo importante alla costruzione della nostra democrazia e alla rinascita della vita politica e culturale italiana nel segno della libertà e della partecipazione. Nella sua esperienza parlamentare, un luogo speciale ha trovato il suo impegno fermo ed appassionato a favore della pace. Nel corso della sua attività culturale – come animatore di numerose riviste cattoliche e come bibliotecario, della cui consulenza la stessa Biblioteca della Camera dei deputati si è giovata per oltre un decennio – ritroviamo i segni di un’ intensa spiritualità e le ragioni di un’azione coraggiosa all’interno della società: un’azione ispirata ai principi della dottrina sociale della Chiesa che rappresenta ancora oggi una testimonianza importante nella promozione dei valori della solidarietà, del dialogo e dell’accoglienza. Nella certezza che gli incontri di studio, promossi dal vostro sodalizio, sapranno arrecare un contributo importante nella conoscenza dell’attività e del pensiero di Igino Giordani mi è gradito formulare a Lei, alle autorità presenti ed a tutti gli intervenuti il mio sincero augurio per il miglior esito dei lavori odierni». Fausto Bertinotti Presidente della Camera dei deputati

Nel vivo della politica italiana, guardando a Igino Giordani

Nel vivo della politica italiana, guardando a Igino Giordani

Entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte, con scelte e azioni coerenti, con le opere e gli scritti. Questa la proposta del ciclo di incontri promossi, presso il Parlamento italiano a Roma, dal Movimento politico per l’unità, in collaborazione con il Centro Igino Giordani, per il 2007/2008. L’ampiezza e la profondità dell’impegno politico di Giordani, vera anticipazione dei temi culturali della contemporaneità, fanno di lui una figura che può indicare una strada e sostenere lo sforzo di quanti operano per dare spazio in politica a speranze e scelte coraggiose, a profezia e progettualità. Il dialogo e l’anelito di unità vissuti da Igino Giordani rappresentano una testimonianza straordinaria delle virtù che la politica può oggi recuperare per dare risposte adeguate ai dilemmi della contemporaneità. Questo, secondo l’ispirazione del Movimento politico per l’unità, l’obiettivo degli incontri periodici che hanno ripreso il via lo scorso 24 ottobre, e che hanno alle spalle oltre un quinquennio di esperienza. L’iniziativa si inscrive infatti nel solco della proposta rivolta nel 2000 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, ai parlamentari italiani proprio nel Palazzo San Macuto. L’incontro si è svolto a Palazzo San Macuto, presso la sala del Refettorio, dalle 18.00 alle 20.00. Prossimi appuntamenti: dicembre 2007 Pace e mondialità fra storia e prospettiva aprile 2008 La costruzione dell’Europa per un mondo più solidale giugno 2008 Famiglia, società, Stato: Giordani e le comunità d’amore Per saperne di più: Movimento politico per l’unità Movimento dei Focolari Via di Frascati, 306 00040 Rocca di Papa Roma – Italia tel. +39.06945407210 –  fax +39.069412080 email mppu@focolare.orgwww.mppu.org (altro…)

Nel vivo della politica italiana, guardando a Igino Giordani

La guerra: un omicidio in grande

“La guerra è un omicidio in grande”. “Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare”. “Se vuoi la pace, prepara la pace” . “Solo i matti e gl’incurabili desiderano la morte. E morte è la guerra”. “Non credo che ci sia mai capo di Stato, il quale abbia ammesso di far la guerra a scopo di rapina; ha sempre dichiarato di farla per fini uno più nobile, uno più altruista, più ideale dell’altro. E – puerilità dell’odio – sempre la rapacità è assegnata al nemico e l’idealità all’amico”. “I nemici si amano: questa è la posizione del cristianesimo. Se si iniziasse una politica della carità, si scoprirebbe che questa coincide con la più illuminata razionalità, e si palesa, anche economicamente e socialmente, un affare”. “Per meritarsi il nome di figli di Dio i cristiani devono lavorare per la pace”. “Noi dobbiamo organizzare la pace così come altri hanno organizzato la guerra”. “L’opera pacificatrice comincia da me e da te…” (altro…)

Nel vivo della politica italiana, guardando a Igino Giordani

Il mistero d’amore

«E’ da poco iniziato il processo per la possibile beatificazione di Igino Giordani, che noi chiamavamo Foco, per il fuoco dell’amore che viveva in lui. Mi sono chiesta: ha pensato Foco nella sua vita a farsi santo? Che idea aveva della santità?

Ho consultato, allo scopo, alcune documentazioni ed ho scoperto un Foco nuovo in certo modo anche per me. Egli non solo ha meditato qualche volta sulla santità, ma è stato immerso nel tentativo quotidiano di farsi santo. Come? Iniziando con l’impersonare quel tipo di santo che egli definisce così: “Un cristiano con la spina dorsale”, frutto perciò di un’ascesi personale quotidiana. E’ una storia meravigliosa la sua. Nel 1941, sette anni prima che incontrasse il Focolare, nel Diario di fuoco, un suo libro che iniziava a scrivere, leggiamo: “Infine, quel che conta è una cosa sola: farsi santi”. Nel 1946, chiamato a candidarsi alle elezioni politiche, perplesso alquanto, si poneva questo interrogativo: “Può un uomo politico farsi santo?” Non conosceva una risposta precisa al suo anelito: farsi santo. Quando nel 1948 incontrò il Movimento, rimase, come egli disse, folgorato, sconvolto, trasformato. Perché? Per più motivi, ma anche perché la sua spiritualità fino allora era stata prevalentemente individualista. Da quel momento invece gli si era aperto un cammino di santità collettiva. Definiva il nostro come “un Movimento che ci induce a fare la scalata a Dio in unione, in cordata… Il fratello vale come ianua coeli…”, la porta del cielo. E scrive: “Dio scende in me per il tramite del pane (eucaristico); io salgo a Lui per il tramite del fratello”. Immerso nella spiritualità comunitaria, in un colloquio intimo con Gesù, lo ringrazia così: “Il tuo amore mi ha scoperto i fratelli (…); me ne ha fatto il viatico per salire sempre di terra in cielo”. E’ poi suo quello che chiamerà il “mistero d’amore”: (…) “Dio, il Fratello, Io”. Nel 1955, in mezzo alle prove che non mancano mai a nessuno, va acquistando una certa familiarità con la Santissima Trinità, ed anche qui il bisogno di santificarsi si fa evidente. “Questi passi – scrive -, affaticati (…) sono la marcia di ritorno alla casa tua, o Padre; (…) tutte queste pene, si fanno gocce di sangue, del tuo Sangue, o Figlio; (…) e questo bisogno di santificarsi è partecipazione dei tuoi doni, o Spirito Santo”. Da particolari episodi della sua vita si capisce come lo Spirito Santo, in questa sua tensione alla santità, lo abbia pian pianino introdotto nella vita mistica. Percorre poi un cammino di distacco progressivo da ogni cosa, ma lo vede come la possibilità di santificarsi nell’unione con Dio: “Osservando – scrive – con pena questa caduta di fronde (illusioni di fama, di potere, amicizie), dall’albero della mia vita, (…) mi sono ancora meglio accorto (…) che ho un più intenso convegno amoroso con Dio: l’anima trova tempo (…) per intrattenersi con lo Sposo (…), per convivere con gli angeli e con i beati (…). Ora, via via l’unione si fa costante. Imparo e preparo la vita del Paradiso”. A proposito di vivere Gesù al posto del proprio io (è stato questo un suo desiderio costante), scrive nel ’63: “Parmi oggi d’aver (…) compiuto il trasloco; il trasloco del mio essere: dall’Io a Dio”. E “sente” l’unione con Dio: “Ecco – dice – l’immensità di Lui (…), io la sento nell’intimo della mia anima (…). Mi rivolgo all’interno e L’ascolto. Lo vivo. Si stabilisce, nel fondo dell’essere, un colloquio con l’Eterno: Dio in me”. E l’anno dopo incalza: “Ora sento che si vola (…)”. Due anni prima della partenza per il Cielo, conferma: “Sento d’aver trovato l’accesso libero per andare a Lui. Ora sono in terra e abito in cielo (…) Sono di Dio. Non mi serve altro”. Queste le poche frasi di Foco che ho potuto riportare sul suo anelito alla santità. Che dire? E che cosa dice Foco a noi, ancora pellegrini su questa terra? “Ora tocca a voi”. Percorriamo allora questo viaggio con amore. Facciamoci santi, imitando Foco soprattutto nel suo “mistero d’amore”: “Io, il fratello, Dio”. Amiamo il fratello, ogni fratello pronti a morire per lui. Sarà anche per noi la porta del Cielo». Chiara Lubich (altro…)

Igino Giordani: un’anima di fuoco

Igino Giordani, scrittore, giornalista, politico, ecumenista e patrologo, è una delle figure più rappresentative del Novecento, una personalità poliedrica che ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale, sociale.

Nato nel 1894 a Tivoli, primo dei sei figli di Orsolina e Mariano muratore, si avvia agli studi per l’aiuto di un benefattore. Nel 1915 è chiamato alle armi nella prima guerra mondiale. Ufficiale in trincea, confesserà poi di non aver mai voluto sparare al nemico, meritandosi comunque la medaglia d’argento per l’ardire e la generosità, insieme a ferite che lo angustieranno per tutta la vita. Laureato in lettere, si dedica all’insegnamento a Roma e sposa Mya Salvati, intessendo una storia d’amore sempre più delicata e forte, dalla quale nasceranno quattro figli: Mario, Sergio, Brando e Bonizza. Negli anni ’20 comincia il suo impegno politico Conosce Don Sturzo, che lo sceglie come capo ufficio stampa del neonato Partito Popolare. Piero Gobetti gli pubblica il libro Rivolta Cattolica, definendolo “sintesi di pensiero cattolico nuovo”. Fonda il periodico Parte Guelfa. E già negli anni ’24 e ’25 elabora e diffonde idee sulla “Unione delle Chiese” e sugli “Stati Uniti d’Europa”. Abbandonata per motivi politici la scuola pubblica, nel 1927 trova lavoro presso la Biblioteca Vaticana, dove riesce a far assumere anche Alcide De Gasperi, appena uscito dalle prigioni fasciste. Diviene direttore di Fides, la rivista della “Pontificia Opera per la preservazione della Fede”. Collabora al periodico Il Frontespizio di Piero Bargellini, stringendo rapporti col vivace movimento letterario fiorentino. Nel 1944 dirige Il Quotidiano, il nuovo giornale dell’Azione Cattolica del secondo dopoguerra; in seguito succede a Gonella nella direzione de Il Popolo. Il 2 giugno 1946 viene eletto deputato ed entra a far parte di quei “padri costituenti” che hanno posto le fondamenta ideali della Repubblica italiana. Sarà rieletto ancora nel 1948, e nel 1950 diverrà membro del Consiglio dei popoli d’Europa a Strasburgo. In sintesi, Giordani è stato politico militante, non per ambizione, ma per amore e servizio alla comunità in momenti difficili. Negli anni ’20 lotta con coraggio per la libertà di fronte alla dittatura. La forte connotazione etica del suo impegno politico gli vale l’emarginazione sotto il regime: periodo di intelligente, continua “resistenza culturale”, in cui esalta nei suoi libri i valori della libertà e di un ordine diverso. Il periodo dal ’46 al ’53 è quello più creativo e vivace, con iniziative audaci e profetiche per la pace tra le classi e tra i popoli, e un timbro originalissimo: la ormai famosa “ingenuità” – come lui la chiama -, che lo porta su posizioni scomode, come l’obiezione di coscienza, il no alle spese militari, il no alla demonizzazione dei comunisti, … Una “ingenuità” che lo mette presto fuori gioco (non viene rieletto nel ’53) ma che oggi lo fa riscoprire come (sono parole dello storico De Rosa) “un politico dell’anti-politica, non fatto per tutte le stagioni, non disponibile alle ragioni del potere per il potere”. Come scrittore, ha pubblicato oltre 100 opere (una media di quasi due all’anno), tradotte nelle principali lingue, senza contare i saggi, gli opuscoli, gli articoli (oltre 4000), le lettere, i discorsi. Esemplare la sua esperienza cristiana Tra le sofferenze dell’ospedale militare, a 22 anni avverte una prima chiamata alla santità, rafforzata dagli scritti di Caterina da Siena. Si fa terziario domenicano per amore di lei, “la prima – dirà – che m’incendiò dell’amor di Dio”. Come cristiano ha vissuto con spirito evangelico ogni attività terrena, vedendola sempre come vocazione. I suoi scritti più validi – di continua attualità – nascono da una profonda conoscenza della storia del cristianesimo e dei Padri della chiesa. Da qui la solida formazione teologica e spirituale che lo contraddistingue. La mette a frutto in una feconda attività di animazione cristiana della cultura e di formazione spirituale dei laici ed anche di sacerdoti e religiosi. Precursore del dialogo ecumenico, anticipa negli anni ’30 le linee del Concilio Vaticano II. Studia, traduce, spiega i Padri del primo cristianesimo in anni in cui erano quasi dimenticati. Da essi tira fuori quel “Messaggio sociale del cristianesimo” che è una delle sue opere più note. Si immedesima tanto in loro, che Italo Alighiero Chiusano lo definisce “un qualche antico Padre della Chiesa a cui Dio ha dato il privilegio di risorgere e di girare oggi in mezzo a noi”. Verso i sentieri della santità Ma l’evento che eleva ancor di più la sua vita verso i sentieri luminosi ed esigenti della santità, avviene nel settembre 1948, ed è l’incontro con Chiara Lubich. Si può dire che inizia per lui una esperienza nuova che lo coinvolge completamente, un sodalizio spirituale singolare per umiltà, trasparenza, unità. Dirà più tardi: “Tutti i miei studi, i miei ideali, le vicende stesse della mia vita mi apparivano diretti a questa meta… Potrei dire che prima avevo cercato; ora ho trovato”. Affascinato dalla radicalità evangelica della “spiritualità di comunione” da lei annunziata e vissuta, vi scorge la possibile realizzazione del sogno dei Padri della Chiesa: spalancare le porte dei monasteri perché la santità non sia privilegio di pochi, ma fenomeno di massa nel popolo cristiano. Aderisce perciò con totalità di mente e di cuore al Movimento dei Focolari, all’interno del quale viene chiamato “Foco”, per l’amore che testimonia e diffonde. Non solo. Col suo “sì” diviene strumento provvidenziale perché la fondatrice dei Focolari abbia ulteriori comprensioni del proprio carisma. Giordani pare quasi uscire gradualmente dalla scena culturale e politica fin allora calcata, per riviverla su un piano soprannaturale. Nel “farsi bambino” davanti all’amore totalitario dei chiamati alla verginità, a lui sposato si spalanca, proprio “nell’amore senza misura”, una via di comunione con essi. Puro di cuore e con l’anima dilatata sull’umanità, può così aprire la strada ad una schiera di coniugati in tutto il mondo, chiamati a questa nuova consacrazione. E dietro a loro sono sorti movimenti di massa per le famiglie e per la rianimazione evangelica delle varie attività umane. Diviene così uno dei più stretti collaboratori di Chiara Lubich, che lo considera “confondatore” del Movimento dei Focolari. Sulle vie della mistica Nel crogiolo del Focolare, Giordani compie un più alto viaggio dell’anima sulle vie della mistica, dove le prove spirituali, le incomprensioni e le umiliazioni delle progressive emarginazioni, i dolori fisici, si scoloriscono davanti all’esperienza quotidiana della presenza di Cristo “tra due o più” uniti nel suo nome, e del mistero d’amore di un Dio crocifisso e abbandonato. Ottiene dal Cielo straordinarie esperienze di unione con Dio e con Maria, ed anche quelle prove “oscure” dell’anima che il Signore riserva a chi più egli ama. Il suo viaggio diventa così un “volo” in Dio, concluso la sera del 18 aprile 1980. I suoi resti mortali riposano nel cimitero di Rocca di Papa (Roma). Definire Giordani con una parola? Molti, anche intellettuali esigenti, l’hanno chiamato “un profeta”. Per Chiara Lubich è “l’uomo delle beatitudini”, e ne svela l’ampiezza insolita quando lo definisce “anima-umanità”. Per Tommaso Sorgi, attento suo studioso, è un “innamorato di Dio e dell’uomo”. Nedo Pozzi ———————————– Il viaggio dell’anima di Giordani, attraverso i suoi scritti, soprattutto quelli più autobiografici, è ripercorso in una recente breve biografia di Tommaso Sorgi, responsabile del Centro Studi “Igino Giordani”, dal titolo: “Un’anima di fuoco”, edita da Città Nuova. (altro…)