Movimento dei Focolari
Ricordando i 60 anni dalla revoca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli.

Ricordando i 60 anni dalla revoca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli.

L’anno 2025, ormai tutti lo sanno, è stato un anno ricco di anniversari e avvenimenti ecumenici. L’incontro di papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo a Nicea con i leaders delle varie Chiese e Organismi ecumenici e, in seguito i vari appuntamenti ad Istanbul, hanno testimoniato il desiderio e impegno delle Chiese nel continuare il cammino verso l’unità. Un altro avvenimento ecumenico di grande importanza di cui ricorreva il 60° anniversario è la revoca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli avvenuta il 7 dicembre 1965 da parte di papa Paolo VI e del patriarca Athenagoras I, un evento che dette inizio ad una nuova stagione di rapporti tra cattolici e ortodossi. Paolo VI e il Patriarca Athenagoras uomini santi, di grandi vedute e amanti soltanto della volontà di Cristo per la sua Chiesa, hanno avuto la fortezza di rompere la spirale di ostilità e inimicizia trovandosi da fratelli a Gerusalemme nel gennaio 1964, preparando, così, il terreno per la revoca di quelle scomuniche scambiate tra i legati del Papa e l’allora patriarca di Costantinopoli ancora nel 1054. L’evento segnò l’inizio di un dialogo della carità che ha visto i due pionieri in un continuo e crescente impegno perché le due Chiese, cattolica e ortodossa, si riconoscessero nuovamente come Chiese sorelle.

La Cattedra ecumenica patriarca Athenagoras – Chiara Lubich, dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano ha promosso un Seminario per evidenziarne l’importanza. Hanno aperto i lavori i messaggi del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, di papa Leone XIV a firma del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e di Margaret Karram, vice gran cancelliere dell’Istituto Universitario Sophia e Presidente del Movimento dei Focolari.  

Papa Leone XIV ha sottolineato l’importanza non solo di “riflettere su quanto accaduto in passato”, ma anche di “suggerire nuovi passi concreti che possiamo compiere insieme”.

Il Patriarca Bartolomeo, ricordando la centralità della Resurrezione di Cristo per la fede cristiana celebrata a Pasqua, lamenta il fatto che celebriamo questa festa ancora raramente nella stessa data e osserva quanto hanno fatto lui e papa Francesco per risolvere la questione della data comune della Pasqua.

Margaret Karram, nel suo video-messaggio, mentre guardando indietro nella storia ringrazia Dio per i miracoli compiuti, invita a guardare avanti e a rinnovare la nostra speranza che l’unità tra le Chiese avverrà nel tempo e nel modo a Lui noti, riprendendo il pensiero del Patriarca Atenagora: “L’unione avverrà. Sarà un miracolo. Quando? Non lo sappiamo. Ma dobbiamo prepararci. Perché un miracolo è come Dio: sempre imminente”.

I vari interventi hanno illustrato gli aspetti storici, spirituali, teologici e canonici di questo cammino. Mons. Piero Coda, professore eSegretario Generale della Commissione Teologica Internazionale; membro della Commissione mista per il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa e della Commissione dei teologi per il cammino sinodale, ha sottolineato che quel gesto profetico della revoca delle scomuniche ci esorta a vivere, pensare, dialogare, agire in quella luce e in quell’amore in cui possiamo preparare e accogliere, gli uni e gli altri, gli uni con gli altri, il giorno benedetto in cui lo Spirito Santo ci farà trascendere – con un miracolo del suo amore, sotto lo sguardo tenero e forte di Maria, la piena di grazia e la ‘Theotokos’ – tutto ciò che ancora ci separa dallo straripare della piena condivisione tra noi della comunione in Cristo.

Sandra Ferreira Ribeiro, teologa ecumenista attuale co-responsabile del Centro “Uno” del Movimento dei Focolari, ha delineato il contesto storico che ha preceduto e preparato la revoca delle scomuniche e gli atti che l’hanno concretizzata nel 1965 inaugurando un nuovo clima di dialogo.

Declan O’Byrne, professore e rettore dell’Istituto Universitario di Sophia, cotitolare della cattedra ecumenica dell’Istituto Sophia, ha sottolineato l’importanza che la professione di fede proclamata a Nicea diventi una realtà vissuta attraverso la carità tra i cristiani e l’impegno per la ricerca di una chiarezza teologica.

Il metropolita Maximos Vgenopoulos di Selyvria co-titolare dela cattedra ecumenica e membro della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, ha illustrato il tema Primato e Sinodalità nel secondo Millennio e oggi, tema dell’ultimo Documento della Commissione mista di Dialogo trovatasi ad Alessandria d’Egitto a giugno del 2023, concludendo che mentre le due Chiese procedono «nell’amore e nella verità» verso l’unità, il Documento apre vie e prospettive positive per il futuro riguardo all’autentica comprensione del Primato e della Sinodalità, specialmente nel contesto delle discussioni ufficiali in corso sulla Sinodalità all’interno della Chiesa cattolica romana.

Dimitrios Keramidas– professore di ecumenismo e teologia ortodossa all’Istituto Angelicum di Roma, ha ricordato che la condivisione della benedizione comune del Papa e del Patriarca ecumenico a Fanar, la recita del Padre Nostro e la preghiera ecumenica tenutasi a Nicea sono stati ulteriori segni del riconoscimento dell’ecclesialità delle due Chiese: una condivisione spirituale vera e visibile.

Augustinos Bairachtaris, professore associato di Studi ecumenici all’accademia ecclesiastica patriarcale di Creta ha enfatizzato la necessità di una teologia della croce e lo spirito di metanoia che devono sempre accompagnare il dialogo ecumenico.

A sottolineare l‘armonia che l’unità ricercata tra le Chiese rappresenta, è stato il pianista don Carlo Seno, con un pezzo musicale di rara bellezza.

La realizzazione del seminario ha messo in luce il ruolo irrinunciabile che può avere la Cattedra ecumenica Patriarca Athenagoras – Chiara Lubich nel promuovere l’ecumenismo e la crescente reciproca conoscenza e apprezzamento dei cristiani gli uni degli altri, considerando l’esortazione di papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo nella loro Dichiarazione congiunta: “Esortiamo vivamente tutti i fedeli delle nostre Chiese, e in particolare il clero e i teologi, ad accogliere con gioia i frutti finora conseguiti e a impegnarsi per il loro continuo incremento”. 

Sandra Ferreira Ribeiro
(Centro “Uno” per l’unità dei cristiani)

Foto: @ Mariane Gonçalves de Araújo

Nuovo corso CEG: incarnare la sinodalità nelle realtà in cui viviamo

Nuovo corso CEG: incarnare la sinodalità nelle realtà in cui viviamo

Il Centro Evangelii Gaudium (CEG) a breve darà inizio a un nuovo corso sulla Sinodalità. Quali le novità di questo anno?

Siamo in una nuova fase del processo sinodale. Dopo i primi 3 anni culminati con l’Assemblea dell’ottobre 2024, ora siamo entrati nella così chiamata fase di attuazione. Il 15 marzo 2025 infatti Papa Francesco ha approvato l’avvio di un processo di accompagnamento della fase attuativa da parte del Segretariato Generale del Sinodo. Questo processo coinvolge tutti, dalle diocesi alle associazioni laicali, movimenti ecclesiali e nuove comunità.

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Questo il motivo per il quale abbiamo deciso di lanciare un nuovo corso, dal titolo Prassi per una Chiesa sinodale come un contributo concreto all’attuazione del processo sinodale. Siamo convinti che la pratica della sinodalità è molto più di un tentativo di rendere la Chiesa più partecipativa, è un nuovo paradigma dell’esistenza ecclesiale. Non solo, ci sembra che non si tratti solo di un fatto religioso. Le nostre società stanno cambiando radicalmente e, – lo vediamo tutti, – la verità, i valori fondamentali e l’impegno reciproco stanno cedendo il passo alla legge della giungla. D’altra parte, a livello locale e regionale stanno emergendo nuove idee che rivelano parallelismi con il processo sinodale nella società civile. Noi crediamo che il processo sinodale in cui è impegnata la Chiesa potrebbe essere un valido contributo in questo momento storico, anche per tutta la società.

Quest’anno vogliamo calarci in questi aspetti, offrendo un approfondimento sul processo in corso, cercando di scoprire nuove piste e strumenti per incarnare la sinodalità nelle realtà in cui viviamo, come ci invita il Documento Finale del Sinodo e il successivo documento della Segreteria di luglio scorso, Tracce per la fase attuativa del Sinodo.  Nella certezza che si tratta di un cammino in cui il protagonista è lo Spirito Santo e che prima di tutto dobbiamo aprirci a Lui e lasciare che sia Lui a guidare la storia, la nostra personale come quella della Chiesa e dell’umanità.

Il tema della “Sinodalità” è stato centrale durante gli anni del pontificato di Francesco. In che modo si sta proseguendo in questo cammino con Papa Leone XIV?

Maria do Sameiro Freitas

L’8 maggio scorso, nel suo primo messaggio al popolo di Dio, il giorno della sua elezione, Papa Leone ha tracciato un programma: A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.

E in diverse altre circostanze, in particolare il 26 giugno, ai membri del Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo, ha ribadito: E l’eredità che ci ha lasciato (Papa Francesco) mi pare sia soprattutto questa: che la sinodalità è uno stile, un atteggiamento che ci aiuta ad essere Chiesa, promuovendo autentiche esperienze di partecipazione e comunione.

Sembra chiaro che la linea sia quella del suo predecessore, nella convinzione che la sinodalità sia intrinseca alla Chiesa. Significativo anche il prossimo Giubileo delle equipe sinodali e organismi di partecipazione che si svolgerà dal 24 al 26 ottobre in Vaticano. Sono attesi più di 2.000 partecipanti ai quali il Papa rivolgerà un messaggio il 24 pomeriggio. Sarà un ulteriore passo per andare decisamente avanti, tutti in cordata nel mondo.

Come sarà strutturato questo corso? A chi si rivolge?

Il Corso anche questa volta sarà online, in italiano con la traduzione in 3 lingue: inglese, portoghese, spagnolo. Come contenuto, si partirà dal Documento Finale del Sinodo e dalle Tracce per la sua attuazione, cercando di scoprire Nuovi percorsi per una prassi sinodale e come implementarli nei diversi contesti in cui ognuno si trova.

Si daranno poi degli strumenti pratici per attuare il processo sinodale, come il metodo della facilitazione, la rendicontazione, la valutazione e la verifica.

Si metteranno in evidenza le buone pratiche già in corso, con una condivisione a livello internazionale. Il tutto con la ferma convinzione che il processo sinodale non è una tecnica ma sì una esperienza di apertura ai fratelli e sorelle, che apre la possibilità della presenza di Gesù tra i suoi (cfr Mt 18,20) e, alla luce di questa presenza, ci mette in grado di ascoltare lo Spirito.

In ogni lezione ci sarà la possibilità di una condivisione tra gli studenti, sia di buone pratiche, che di riflessioni o suggerimenti vari.

Si concluderà con un laboratorio ad aprile in cui si metterà in pratica quanto appreso durante l’anno.

Il corso avrà inizio il 3 novembre con una lezione speciale affidata alla Segreteria generale del Sinodo e con il contributo di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari che ha partecipato alle 2 Assemblee sinodali. Questo momento è aperto a tutti.

Si stanno iscrivendo persone di tutte le vocazioni, tanti laici, ma anche sacerdoti, religiosi e consacrate, persone impegnate a livello ecclesiale e civile. Diversi sono studenti degli anni precedenti ma abbiamo anche tante nuove iscrizioni da diversi Paesi.

Alla luce dei precedenti anni cosa vi auspicate? 

Ci auspichiamo che sia un contributo all’implementazione del processo sinodale nei vari ambienti dove vivono i partecipanti.

Negli anni precedenti abbiamo visto che diversi studenti si sono impegnati a livello di diocesi, parrocchia, associazione, per mettere in pratica quanto appreso; altri si sono fatti moltiplicatori di idee in atenei, scuole…

Abbiamo un ampio ventaglio di partecipanti di diversi Paesi, dalle Filippine al Canada, dal Sud Africa alla Svezia. Lo scambio di buone pratiche potrà dare idee nuove, impulsi decisivi per portare avanti il processo sinodale, per il bene della Chiesa e della società.

Intervista a cura di Maria Grazia Berretta

Un laboratorio di sinodalità

Un laboratorio di sinodalità

Tra poco inizierà la terza edizione del corso di formazione alla sinodalità organizzato dal Centro Evangelii Gaudium dell’Istituto Universitario Sophia. Che bilancio si può fare?

Siamo alla terza edizione e finora questo corso ha visto centinaia di partecipanti da tutto il mondo e decine di docenti di varie discipline. È un corso interculturale, interlinguistico e interdisciplinare. Le lezioni stesse sono dei mini-laboratori perché parte integrante di esse sono gli incontri di gruppi.

Grazie alle piattaforme on line è possibile seguire il corso da ogni parte del mondo. L’orario per l’Europa è serale (18.00 alle 21.00 ora di Roma) ma c’è chi si collega alle 3 del mattino da Singapore e dalla Malesia; chi all’ora di pranzo dalle Americhe.

Abbiamo avuto una buona partecipazione. In tutto 380 iscritti. Gli studenti possono solo seguire le lezioni oppure impegnarsi con degli elaborati finali ed ottenere dei crediti accademici da parte dell’Istituto Universitario Sophia. Lavoriamo in sintonia con la Segreteria generale del Sinodo, che è tra i promotori del corso.

E’ stato interessante per noi ed è stato un bell’incoraggiamento che durante la conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum Laboris per la fase dell’Assemblea del Sinodo appena incominciata il 1 ottobre 2024, il cardinale Hollerich abbia affermato: “Vorrei ricordare le numerose iniziative di formazione sulla sinodalità (…) A livello internazionale ricordiamo il MOOC del Boston College che ha visto la collaborazione di molti esperti del Sinodo o ancora il corso universitario proposto dal Centro Evangelii Gaudium dell’Università Sophia qui in Italia”. (Conferenza stampa del 09-07-20249)

Dopo due anni, quali sono le prospettive che si aprono in questa terza edizione?

Ci sembra che il corso abbia dato un piccolo contributo per aiutare a creare comunità di persone impegnate a vivere e diffondere la sinodalità lì dove sono. C’è chi la propone alla propria diocesi, organizzando azioni di formazione; chi la vive nella propria parrocchia o comunità religiosa… Molto importante l’effetto moltiplicatore del corso e le reti che si stanno creando. Reti che si intrecciano con tante altre di diversi movimenti ecclesiali, Università o della Chiesa stessa.

Particolarmente interessanti sono i laboratori che si realizzano durante il corso e che si possono seguire via zoom o in presenza.

Dopo il primo anno, una studentessa degli USA ha proposto nella sua parrocchia di frequentare il corso dell’anno seguente: si sono iscritti in 12. A fine anno hanno chiesto di fare il laboratorio in presenza a San Antonio. Hanno partecipato 40 persone di varie diocesi e della Oblate School of Theology di San Antonio.

Le azioni di formazione realizzate sono innumerevoli perché fatte dagli studenti stessi usando il contenuto ed il metodo delle lezioni: in Irlanda per un’intera parrocchia, in Italia in diverse diocesi come anche in Australia, a Sidney; mentre nella Repubblica Democratica del Congo recentemente si è fatta un’azione per più di un centinaio di sacerdoti di 8 diocesi, e in Angola per tutto il clero della diocesi di Viana.

Su quali temi si svolgerà il corso che inizierà tra poco?

Il prossimo corso avrà inizio il 4 novembre 2024, all’indomani dell’Assemblea, con interventi dello stesso Segretario generale del Sinodo, Mons. Mario Grech e dei sottosegretari, Mons. Luis Marin e Sr. Nathalie Becquart, del teologo Piero Coda e di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari e invitata speciale all’Assemblea sinodale.

I temi del corso saranno quelli emersi dell’Assembla stessa: piste aperte dalla XVI Assemblea ordinaria del Sinodo: nuove pratiche in una Chiesa sinodale e missionaria; iniziazione cristiana e trasmissione della fede in stile sinodale. Si concluderà con un laboratorio in presenza.

Come mai questo impegno del centro Evangelii Gaudium verso la sinodalità? Nel passato vi siete dedicati ad altri temi, come la formazione sugli abusi o la formazione degli operatori pastorali.

Ci sembra che la sinodalità non sia uno slogan destinato a passare. La sinodalità fa parte dell’essere della Chiesa da sempre, come ben si comprende anche leggendo gli Atti degli Apostoli. D’altra parte, è anche l’attualizzazione di quelle riforme che il Concilio Vaticano II ha indicato per la Chiesa ma che, come si può capire, hanno fatto e fanno fatica ad attuarsi.

Lo stesso Papa Francesco ha affermato nella celebrazione del Cinquantesimo dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, il 17 ottobre 2015: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. E il 9 ottobre 2021 lui stesso ha dato avvio al processo sinodale che oggi cerca di farsi strada in tutta la Chiesa.

Da quel momento, ci siamo impegnati nella formazione e nella promozione della sinodalità attraverso borse di ricerca, seminari, corsi di formazione e la creazione di reti nel mondo con altre facoltà e associazioni.

La sinodalità è anche uno stile che si addice molto alla spiritualità di comunione a cui si ispirano il Centro e l’Istituto Universitario Sophia. Il Card. Petrocchi, presidente del Consiglio scientifico del Centro Evangelii Gaudium, afferma che dobbiamo arrivare a “sinodalizzare” la nostra mente, sia come individui, che come gruppo ecclesiale, ma anche come gruppo della società civile. Cerchiamo di fare la nostra parte, piccola ma, speriamo, effettiva.

Carlos Mana

Info: ceg@sophiauniversity.org

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Corso di Formazione alla Sinodalità: essere parte di un unico popolo

Corso di Formazione alla Sinodalità: essere parte di un unico popolo

Il Centro Evangelii Gaudium (CEG), apre le iscrizioni al Corso di Formazione alla Sinodalità, un contributo concreto per rispondere alla chiamata della Chiesa a camminare insieme. Il Centro Evangelii Gaudium (CEG), centro di formazione all’interno dell’Istituto Universitario Sophia, si prepara, nel 2023, ad avviare un Corso di Formazione alla Sinodalità, un percorso formativo elaborato in sinergia con la Segreteria Generale del Sinodo e in collaborazione con altri centri di formazione e istituti accademici in Italia e non solo. Ma perché parlare di sinodalità? Ce lo spiega il Prof. Vincenzo di Pilato, docente di teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese in Italia e coordinatore del CEG.

Prof. Vincenzo di Pilato

“Lo scorso 16 ottobre papa Francesco ha comunicato la decisione di voler svolgere in due sessioni la prossima XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. ‘Tale decisione – si legge nel Comunicato stampa – scaturisce dal desiderio che il tema della Chiesa sinodale, per la sua ampiezza e importanza, possa essere oggetto di un discernimento prolungato non solo da parte dei membri dell’Assemblea sinodale, ma di tutta la Chiesa’. Questa è la sfida che il Corso vuole raccogliere: coniugare al meglio possibile il camminare ‘insieme’ con il camminare ‘tutti’. Lo stiamo sperimentando a livello di diocesi, parrocchie, movimenti, congregazioni, ovunque: la sinodalità senza la vita nello Spirito si riduce ad assemblearismo stonato e inconcludente. Abbiamo bisogno di ‘case e scuole di comunione’, ma anche di ‘palestre di sinodalità’ in cui imparare ad ascoltare e seguire lo Spirito Santo. Facile a dirsi! Il Corso vorrebbe mettersi al servizio di quest’altra sfida: far incontrare l’esperienza spirituale con le scienze teologiche e umane. È quanto auspicato dai Dicasteri pontifici, in particolare quelli impegnati sul versante della formazione, che in varie occasioni hanno suggerito corsi di questo genere aperti a tutte le vocazioni. La stessa Segreteria Generale del Sinodo si è mostrata particolarmente coinvolta nell’iniziativa. Avremo, infatti, l’onore di aprire il Corso con il cardinale Segretario Mario Grech, il prossimo 17 gennaio 2023. Professore, in che modo si svolgerà questo corso e a chi è rivolto? Il corso è triennale. Si snoda in 4 periodi dell’anno (3 moduli accademici e un incontro residenziale), trattando tematiche in sintonia con il processo sinodale in corso. Ci si può iscrivere per l’intero anno o per il singolo modulo. La lingua ufficiale sarà l’italiano, ma con traduzioni simultanee in spagnolo, portoghese e inglese. È un corso destinato a tutti i membri del popolo di Dio, dai vescovi agli operatori pastorali, dai sacerdoti alle suore, dai seminaristi ai laici. Per quest’anno, con prudenza, manteniamo il corso online. Si consiglia – dove possibile – la partecipazione a gruppi di una stessa comunità, parrocchia, diocesi per rendere il Corso una vera e propria “palestra di sinodalità”. Due o più partecipanti che potranno dialogare tra loro in stile sinodale, diventeranno anche “moltiplicatori” del corso, o dei suoi temi principali, nella comunità dove sono inseriti. Durante un incontro con le varie realtà ecclesiali legate al Movimento dei Focolari, il Copresidente, Jesús Morán, ha parlato della spiritualità di comunione (citando la Novo Millennium Ineunte di San Giovanni Paolo II) e di sinodalità come due momenti legati tra loro, ma distinti. Può approfondire questo concetto? Ci stiamo preparando al prossimo Giubileo nel 2025 con un prolungato cammino sinodale senza precedenti nella storia della Chiesa. All’indomani dell’ultimo Giubileo del 2000, S. Giovanni Paolo II riconosceva che “molto si è fatto dal Concilio Vaticano II in poi anche per quanto riguarda la riforma della Curia romana, l’organizzazione dei Sinodi, il funzionamento delle Conferenze episcopali. Ma certamente molto resta da fare” (NMI, 44). Cosa intendeva con quel “molto resta da fare”? Credo non fosse per lui un’espressione retorica, bensì profetica. Nel 2015, cinquantesimo dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, così si espresse papa Francesco: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Ecco la reciproca convergenza ispirata tra questi due Giubilei: da una parte, la “spiritualità” della comunione per penetrare nella più alta contemplazione del mistero di Dio Trinità custodito dentro e tra tutte le creature; dall’altra, la sinodalità come “cammino” in cui rimanere, sull’esempio di Gesù e di Maria, mescolati fra tutti, partecipando “a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (Evangelii gaudium 87). È chiaro, dunque, che non esiste spiritualità di comunione senza sinodalità e viceversa. La comunione fino all’unità è il mistero di Dio rivelatoci da Gesù Crocifisso-Risorto e per sempre presente nel destino dell’umanità; la sinodalità è il cammino che ci permette di renderlo visibile “affinché il mondo creda” (Gv 17,21). Cosa significa concretamente tutto questo per ciascuno di noi e quali le tappe per vivere questa chiamata? Anzitutto sentendoci parte di un unico popolo, non un gruppo di individui posti l’uno accanto all’altro come birilli su una pista da bowling o passeggeri in una cabina di ascensore. Rivolgendosi ai giovani, papa Francesco lo ha così spiegato: “Quando parliamo di ‘popolo’ non si deve intendere le strutture della società o della Chiesa, quanto piuttosto l’insieme di persone che non camminano come individui, ma come il tessuto di una comunità di tutti e per tutti, che non può permettere che i più poveri e i più deboli rimangano indietro: “Il popolo vuole che tutti partecipino dei beni comuni e per questo accetta di adattarsi al passo degli ultimi per arrivare tutti insieme” (Christus Vivit, 23). Ecco: camminare insieme senza lasciare nessuno indietro, riconoscendo la presenza di Cristo in chiunque ci passa accanto. È questa la radice della uguale dignità e libertà di ciascuno di noi. Sentirsi un unico popolo è la premessa, ma anche lo scopo della sinodalità, così come Gesù è, al contempo, la Via e il nostro compagno di viaggio. In ciascun membro del popolo di Dio dimora lo Spirito Santo, come in un tempio, e l’unica legge tra tutti dovrà essere il comandamento nuovo di amare come lo stesso Gesù ci ha amati (cf. Gv 13,34). Ci auguriamo che il Corso sia un tratto di strada fatto insieme con lo sguardo rivolto ai confini del Regno di Dio che incontriamo ogniqualvolta c’è un prossimo da amare.

Maria Grazia Berretta

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Università in rete: Sophia nel mondo

Università in rete: Sophia nel mondo

Allargare gli orizzonti del sapere. Dal 27 marzo al 2 aprile, in Colombia l’incontro  “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Una sede latino-americana per Sophia. Apertura e gradualità. Sono stati questi i principi guida dell’incontro “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Tenutosi a Tocancipá, Colombia, dal 27 marzo al 2 aprile, l’evento ha riunito il rettore dell’Istituto Universitario Sophia, Giuseppe Argiolas, con la commissione transdisciplinare e interculturale che lavora da più di dieci anni per gettare le basi della futura sede latinoamericana dell’università. Presenti anche Francisco Canzani e Renata Simon, in rappresentanza del Consiglio generale del Movimento dei Focolari. Al centro delle riflessioni, le linee guida della Congregazione per l’Educazione Cattolica per la realizzazione di un progetto che non ha precedenti nella storia delle università pontificie: le singole unità dell’Istituto Universitario Sophia, anche se aperte in altri continenti, faranno parte di un’unica università globale con sede a Loppiano (Firenze, Italia). Se approvato, il progetto Sophia ALC (America Latina e Caraibi) sarà il primo passo nella costruzione di questa “università in rete” e si ramificherà in tre contesti distinti: in Argentina, il progetto prevede l’offerta di un Master in “Ecologia Integrale e Interculturalismo” in modalità ibrida (di persona e online); in Brasile, un corso di laurea in presenza in “Pedagogia con indirizzo in Umanesimo Integrale”; in Messico, corsi di estensione universitaria (soprattutto online). Durante i sei giorni dell’incontro, i membri della commissione hanno lavorato intensamente per trovare soluzioni per la graduale realizzazione di questo complesso progetto, nei suoi diversi aspetti: dall’adeguatezza alle norme ecclesiali all’adattamento alla legislazione locale; dalla sostenibilità economica alle strategie di raccolta fondi e diffusione; dalle infrastrutture ai curricula. Infine, una certezza: è arrivato il momento di allargare ancora di più gli orizzonti dell’esperienza di unità nella diversità costruita finora dai membri della commissione locale di Sophia ALC, provenienti da paesi come Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Messico e Uruguay, e di discipline come economia, amministrazione, teologia, filosofia, storia, diritto, pedagogia, sociologia e comunicazione. Il futuro del progetto dipende dall’approfondimento del già intenso dialogo con il rettore e il corpo docente di Sophia, con i responsabili del Movimento dei Focolari e soprattutto con la Congregazione per l’Educazione Cattolica, che indica le vie attraverso le quali il sogno di Chiara Lubich può essere gradualmente portato avanti, ora nel continente latinoamericano.

Daniel Fassa

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