Movimento dei Focolari
Giornata dell’Interdipendenza 2004

Giornata dell’Interdipendenza 2004

Un’utopia realizzata? “L’avveniristico Auditorium-Parco della Musica ha una nota di utopia realizzata. L’interdipendenza dei popoli, resa assolutamente urgente dalla globalizzazione dei mercati e del… terrorismo è stata cantata e suonata in moltissime variazioni nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, in un dialogo a più voci e a più fedi ed opzioni politiche ma all’unisono sulla necessità di un “sistema di interdipendenza virtuosa” cui concorrano tutti: dall’Onu alle religioni”. E’ quanto afferma Orazio Petrosillo su Il Messaggero del 13 settembre. E aggiunge: “Chi è arrivato a Roma per la II Giornata dell’Interdipendenza lo ha fatto perché crede che i popoli, le persone e gli Stati possano davvero essere più uniti”.

 

Benjamin Barber: L’interdipendenza virtuosa in risposta alle attuali sfide globali Il prof. Benjamin Barber, politologo americano, fondatore delle Giornate dell’Interdipendenza, in un’ intervista spiega che “Interdipendenza significa che noi possiamo creare un mondo che sia sicuro per tutti, oppure un mondo che non è sicuro per nessuno”. E, dando il benvenuto ai convenuti, afferma: “Poiché le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi sono sfide globali, anche le risposte fornite devono essere tali. Da questo è nata l’esigenza di una Giornata dell’Interdipendenza e di una Dichiarazione dell’Interdipendenza”. “Le nostre risposte devono essere frutto di un sistema di interdipendenza virtuosa, un nuovo sistema transnazionale di diritto internazionale, cooperazione multilaterale e governance sociale globale”.

Un documento per una nuova convivenza mondiale La Carta europea per le politiche dell’Interdipendenza fissa le priorità per una nuova convivenza mondiale. Afferma, prima di tutto, che è indispensabile sradicare il terrorismo e questo lo si può fare attraverso la costruzione di salde reti sociali e linguistiche, così da favorire il dialogo interculturale e religioso; la cooperazione internazionale per abbattere il divario economico tra nord e sud del mondo. Sollecita anche la libera circolazione delle persone, il diritto di voto ai cittadini stranieri, l’accesso all’acqua potabile e il diritto alla salute per tutti. Si chiede che venga rafforzato il diritto di asilo e che si dia il voto agli stranieri. Prodi: superare le divisioni tra i popoli Nel suo messaggio, il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, afferma che “i tempi ci chiedono di essere lungimiranti, di superare le divisioni che hanno segnato il nostro passato”. “Adesso sappiamo qual è la via da seguire: unità nella diversità, dialogo tra le culture, messa in comune delle risorse”. Kofi Annan: urge una nuova consapevolezza di essere cittadini del mondo Per risolvere le disuguaglianze e gli orrori che affliggono il mondo – scrive il segretario generale dell’ONU, nel messaggio per l’occasione – “occorrono uomini e donne che sviluppino la consapevolezza di essere cittadini del mondo”. “Da sola nessuna nazione è in grado di proteggere se stessa dai pericoli che la minacciano dall’esterno”.  

Veltroni definisce l’ Interdipendenza: alternativa al divario tra nord e sud Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ribadisce che l’interdipendenza è l’alternativa a quella globalizzazione che scava un divario sempre crescente tra nord e sud del mondo: “L’ultimo rapporto sullo sviluppo umano dice che per 26 Paesi, soprattutto Paesi africani, la ricchezza è diminuita invece di crescere”. Serve quindi rafforzare gli organismi – vedi l’ONU – che governano il Pianeta.

Chiara Lubich: Interdipendenza e fraternità per mettere in moto processi positivi Per Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, interdipendenza ha un significato ben preciso: comporta infatti la scelta del dialogo rispetto a quella dell’egemonia, la via della condivisione rispetto a quella della concentrazione di risorse e dei saperi in una sola area del mondo. Vivificata dalla fraternità, l’interdipendenza, da semplice “fatto” o “strumento”, potrà diventare motore di processi positivi… non di un solo popolo, ma di tutta l’umanità. Andrea Riccardi: tutti chiamati a lavorare per la pace “Un piccolo numero di uomini può destabilizzare il mondo con le armi – ha detto Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’ Egidio – e questa è la storia del terrorismo. Ma è anche vero che tutti possono lavorare per la pace”. “C’è bisogno di una nuova cultura, di nuove iniziative”. (altro…)

Messaggio di Romano Prodi, Presidente della Commissione europea

Cari amici, la Giornata dell’Interdipendenza è un’iniziativa lodevole e illuminata che merita di essere celebrata e sostenuta pienamente. E’ per questo che faccio le mie congratulazioni agli organizzatori dell’evento e mando i miei più calorosi saluti a tutti i presenti. Mi dispiace solamente di non poter essere con voi per l’intera giornata, ma sono felice di riuscire a partecipare almeno in parte, più tardi, questa sera. In questo giorno, il nostro primo pensiero deve essere per le vittime dei tragici eventi che hanno sconvolto nei giorni scorsi l’Ossezia del Nord. Questi eventi ci ricordano il drammatico bisogno per le nostre società di tolleranza e pace. Ci ricordano quanto importante sia lavorare per la pace e la fraternità dei popoli. La Giornata dell’Interdipendenza acquista così un doppio significato e una doppia valenza: anzitutto, come giorno della memoria; secondo, perché ci impone di riflettere sul nostro avvenire comune e su come sia fondamentale evitare di cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, e insistere piuttosto sulla necessità di rafforzare la cooperazione e la solidarietà. Oggi più che mai, non dobbiamo semplicemente rimanere sulla difensiva, confortati da un’analisi dei fatti errata e superficiale. Dobbiamo ricercare le cause profonde di questi tragici avvenimenti e affrontarli alla radice. Sarebbe un grave errore sottovalutare il possibile effetto di contagio di questa violenza. E proprio mentre dobbiamo rispondere fermamente e vigorosamente alla violenza e al terrorismo, dobbiamo anche trovare risposte di lungo termine. Tutto ciò perché le nostre speranze di mettere fine a tanto oltraggio una volta per tutte riposano nel lungo periodo. I tempi ci chiedono di essere lungimiranti. Ci chiedono di essere capaci di superare le divisioni che hanno segnato il nostro passato, ci richiedono di rispondere al momento storico che viviamo sviluppando un progetto nuovo e maturo per il nostro futuro comune. Abbiamo bisogno di visione e di idee forti. L’interdipendenza è una di queste idee, perché trascende i tecnicismi e solleva questioni che vanno al di là della possibile architettura istituzionale dell’Unione e della maniera in cui essa è governata. L’interdipendenza è di gran lunga più importante e essenziale, perché ha a che fare con i principi e i valori che guidano la nostra azione. Cinquant’anni fa, i Padri Fondatori dell’Europa avviarono un progetto incredibilmente ambizioso e misero in moto quel processo di integrazione europea che ha portato all’Unione europea come la conosciamo oggi. Sapevano che non esisteva alternativa all’integrazione e all’interdipendenza, alla messa in comune delle risorse per il benessere di tutti. Sapevano che la prosperità non dura se lascia che la povertà cresca al suo fianco. L’integrazione europea è cominciata all’indomani di quella che è stata probabilmente la più grande tragedia dell’umanità: la Seconda Guerra Mondiale. Grazie all’intuito e al coraggio dei Padri Fondatori, abbiamo goduto cinquant’anni di pace. L’ultimo allargamento che ha abbracciato l’Europa centrale, orientale e meridionale ha unificato il continente, mettendo fine a decenni di separazione artificiale. E’ la prima volta nella nostra storia che il processo di unificazione continentale si realizza pacificamente, democraticamente e con la partecipazione diretta dei cittadini dell’Unione. E sappiamo bene che non si tratta solo di vuote parole, perché il contributo tangibile e concreto del processo di integrazione europea alla pace è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, ci sono oggi nuove minacce che incombono sull’Europa e sul mondo intero. La situazione che ci troviamo a fronteggiare è drammatica e senza precedenti. E richiede intuito, coraggio, iniziativa, proprio come fu mezzo secolo fa. Sappiamo quale sia la via da seguire: unità nella diversità, dialogo tra le culture, messa in comune delle risorse, azioni congiunte. Dobbiamo promuovere questi valori a livello globale, poiché non esiste alternativa se vogliamo assicurare stabilità, sviluppo e pace. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di pensare assiduamente e in maniera approfondita al tipo di architettura istituzionale e di governance che meglio può servire lo spirito del dialogo e della pace. Abbiamo bisogno di assicurare che l’interdipendenza economica, sociale e politica venga promossa costantemente attraverso un multilateralismo efficace e rafforzato. Abbiamo bisogno di uomini e donne di buona volontà impegnati nel progresso economico e sociale per il bene comune. Abbiamo bisogno di nuove forme di partenariato tra le istituzioni pubbliche e la società civile in grado di portare nuovo entusiasmo e nuova vita al momento della definizione e dell’attuazione delle politiche pubbliche. Abbiamo bisogno di rafforzare il senso civico e la partecipazione per assicurare democrazie forti e sane. La partecipazione assegna ai cittadini un compito nella definizione del loro futuro, a livello nazionale, europeo e internazionale; dà loro il sentimento di appartenenza ad una comunità più ampia, il sentimento di come pace e prosperità siano un obiettivo e una missione comuni. Oggi non dobbiamo solamente pronunciarci in favore di, ma anche lavorare assiduamente per rivitalizzare quell’alleanza politica e sociale che è la base per un’interdipendenza positiva e fruttuosa tra le culture, i popoli e gli Stati. In favore di e per un mondo di pace, più unito e coeso. Vi esprimo i miei più cari auguri per la migliore riuscita di questa Giornata,

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Giornata dell’Interdipendenza. "Le persone, i popoli, gli Stati per un mondo più unito"

Giornata dell’Interdipendenza. "Le persone, i popoli, gli Stati per un mondo più unito"

Di fronte al rischio dello scontro tra le civiltà, ecco l’idea dell’interdipendenza positiva come chiave per affrontare la grande sfida del “saper vivere insieme” posta dalla società postglobale. Per superare la visione di un’interdipendenza solo economica dei mercati e della finanza, l’interdipendenza positiva tra persone, popoli e Stati per un futuro di pace, dialogo, giustizia sociale e fraternità universale.

L’iniziativa L’11 e 12 settembre prossimo, sarà celebrata a Roma la seconda Giornata dell’Interdipendenza. La prima ha avuto luogo il 12 settembre 2003 a Philadelphia, per iniziativa di Benjamin Barber, professore dell’Università del Maryland (USA) e fondatore dell’associazione Civ-World. La scelta della data non è casuale, trattandosi del giorno seguente l’11 settembre in cui si ricordano gli attacchi terroristici alle Twin Towers e al Pentagono. Nel progetto del Civ-World questa è sembrata la data più appropriata in riferimento alla nuova realtà interdipendente che questi attacchi hanno così duramente espresso. Il significato dell’iniziativa è quello di sottolineare l’idea dell’interdipendenza positiva, come chiave per affrontare la grande sfida del “saper vivere insieme”, come valore necessario alla convivenza pacifica tra gli uomini, da applicare in politica e su cui impegnarsi culturalmente. L’interdipendenza è la condizione globale nella quale oggi ciascuno di noi, come singolo e come gruppo, vive, lavora, respira, pensa: prenderne coscienza accelera il cammino positivo dell’umanità. Di fronte ad una interdipendenza negativa organizzata dal crimine o dal terrorismo o ad un’interdipendenza solo economica, dei mercati e della finanza, che non riesce ad evitare il rischio di uno scontro fra civiltà, la ricerca di un’interdipendenza positiva tra i popoli e le nazioni contribuirà alla maturazione di una cultura della pace, del dialogo, della solidarietà e della fraternità universale. Obiettivo dell’evento del prossimo settembre è quello di promuovere anche in Italia e in Europa l’idea dell’interdipendenza positiva tra le persone, i popoli e gli Stati, collaborando per individuare azioni comuni locali, nazionali, europee e transnazionali. I promotori, insieme al Comune di Roma e al Movimento Civ-World del prof. Barber, sono: le ACLI, Legambiente, il Movimento politico per l’unità – Movimento dei Focolari e la Comunità di Sant’Egidio. Realtà così diverse si sono unite per rispondere insieme, ognuno con la sua tipicità e specificità, adeguatamente alla necessità di formare un “cittadino globale”, che con le sue virtù civiche sia in grado di costruire una “società civile globale”, capace di vera mutualità e reciprocità e di vero dialogo tra culture e popoli diversi.   (altro…)

1° Giornata Mondiale dell’Interdipendenza

Signor Governatore della Pennsylvania, Signor Edward Rendell, Professor Benjamin Barber, Signore e Signori,

è un grande onore poter rivolgermi con questo messaggio ad un pubblico così qualificato che si raduna oggi a Filadelfia per dichiarare l’impegno a costruire un mondo più unito, più giusto, più fraterno. Il desiderio sarebbe stato quello di essere presente di persona. Non essendo stato possibile, permettetemi di offrirvi con questo messaggio una breve e personale riflessione. Quando lo scorso giugno a Roma ho avuto un incontro lungo e caloroso con il professor Benjamin Barber, è stato spontaneo per me aderire con gioia a questa prima Giornata Mondiale dell’Interdipendenza. La realtà dell’interdipendenza, infatti, richiama un ideale a me molto caro, per il quale – assieme a molte persone di buona volontà impegnate nella politica, nell’economia e nei vari campi dell’agire e del sapere – ho deciso di spendere la mia vita: l’unità della famiglia umana. All’indomani dell’11 settembre, molti di noi hanno avvertito l’esigenza di riflettere a fondo sulle cause, ma soprattutto di impegnarsi per un’alternativa vera, responsabile, decisa, al terrore ed alla guerra. È stato, per me, un po’ come rivivere l’esperienza della distruzione e la sensazione dell’umana impotenza, nella città italiana di Trento, bombardata durante la seconda guerra mondiale. Ma è proprio sotto le bombe che io e le mie prime compagne abbiamo scoperto nel Vangelo la luce dell’amore reciproco, che ci ha rese pronte a dare la vita l’una per l’altra. È tra le macerie di quella distruzione, nella convinzione che “tutto vince l’Amore”, che è nato il desiderio forte di rendere partecipi di questo amore tutti i prossimi, senza distinzione di persone, gruppi, popoli, e senza considerazione di condizioni sociali, cultura, convinzioni religiose. Analogamente in molti ci chiediamo oggi, a New York come a Bogotà, a Roma come a Nairobi, a Londra come a Baghdad, se sia possibile vivere in un mondo di popoli liberi, uguali, uniti, non solo rispettosi l’uno dell’identità dell’altro, ma anche solleciti alle rispettive necessità. La risposta è una sola: non solo è possibile, ma è l’essenza del progetto politico dell’umanità. E’ l’unità dei popoli, nel rispetto delle mille identità, il fine stesso della politica, che la violenza terroristica, la guerra, l’ingiusta ripartizione delle risorse nel mondo e le disuguaglianze sociali e culturali sembrano oggi mettere in discussione. Da più punti della terra, oggi, sale il grido di abbandono di milioni di rifugiati, di milioni di affamati, di milioni di sfruttati, di milioni di disoccupati che sono esclusi e come “recisi” dal corpo politico. E’ questa separazione, e non solo gli stenti e le difficoltà economiche, che li rende ancora più poveri, che aumenta, se possibile, la loro disperazione. La politica non avrà raggiunto il suo scopo, non avrà mantenuto fede alla sua vocazione fin a quando non avrà ricostituito questa unità e guarito queste ferite aperte nel corpo politico dell’umanità. Ma come raggiungere questa mèta così impegnativa, che sembrerebbe al di sopra delle nostre forze? Libertà ed uguaglianza, dinanzi alle sfide del presente e del futuro dell’umanità, non sono da sole sufficienti. La nostra esperienza ci insegna che c’è bisogno, crediamo, di un terzo elemento, lungamente dimenticato nel pensiero e nella prassi politica: la fraternità. Senza la fraternità, nessun uomo e nessun popolo sono veramente e fino in fondo liberi ed eguali. Uguaglianza e libertà saranno sempre incomplete e precarie, finché la fraternità non sarà parte integrante dei programmi e dei processi politici in ogni regione del mondo. Cari amici, il nome della città in cui vi trovate – Filadelfia – non evoca, esso stesso, un programma di amore fraterno? E’ la fraternità che può dare oggi contenuti nuovi alla realtà dell’interdipendenza. E’ la fraternità che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. E’ la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. E’ la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. E’ per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra Paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio, oggi esistente nel mondo, è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità oggi esprime, dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico. Ecco perché un mondo sempre più interdipendente ha bisogno di politici, di imprenditori, di intellettuali e di artisti che pongano la fraternità – strumento di unità – al centro del loro agire e del loro pensare. Era il sogno di Martin Luther King che la fraternità diventi l’ordine del giorno di un uomo d’affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo. Cari amici, come cambierebbero, i rapporti tra i singoli, i gruppi ed i popoli, se solo fossimo coscienti che siamo tutti figli di un solo Padre, Dio, che è Amore e che ama ciascuno personalmente ed immensamente e si prende cura di tutti! Questo amore, coniugato nelle sue infinite forme, anche politiche ed economiche, porterebbe a superare angusti nazionalismi e visioni parziali, aprendo menti e cuori dei popoli e dei loro governanti, spingendo tutti – come ho affermato in un mio intervento alle Nazioni Unite a New York nel 1997 – ad amare la patria altrui come la propria. Questa è l’esperienza ormai pluridecennale del Movimento dei Focolari, presente in 182 Paesi del mondo, ed al quale aderiscono milioni e milioni di persone di ogni latitudine. Auguro così a questa prima Giornata Mondiale dell’Interdipendenza di essere l’occasione, per quanti vi hanno aderito, di un nuovo impegno a vivere ed a lavorare assieme, con dedizione e con fiducia, e sostenendosi sempre l’un l’altro, per l’unità della famiglia umana universale.   (altro…)

Cittadini del mondo per costruire il futuro

Cittadini del mondo per costruire il futuro

“We the people of the world…” “Noi, popolo del mondo, dichiariamo la nostra interdipendenza come individui e membri di comunità e nazioni distinte. Ci impegneremo ad essere cittadini di una unica città-mondo…”

A Filadelfia, i padri fondatori degli Stati Uniti nel 1776 avevano firmato la dichiarazione di Indipendenza. Separandosi e distinguendosi dal Vecchio Mondo, l’America trovava così la sua libertà e la sua autonomia. Oltre due secoli dopo, all’indomani dell’11 settembre 2001, gli americani si sono riscoperti fragili. Al terrore, in Afghanistan come in Iraq, si è risposto con la forza delle armi, seminando altro terrore. A due anni di distanza e dopo due guerre dichiarate in nome della lotta al terrorismo l’America ed il mondo oggi si sentono ancora più insicuri. Assume un significato altamente simbolico l’avvenimento celebratosi a Filadelfia il 12 settembre 2003: di fronte al palazzo dove è stata firmata la Dichiarazione di Indipendenza, a 227 anni di distanza, si è voluta firmare la Dichiarazione di Interdipendenza. Un’iniziativa condivisa dai molti che in America professano il loro credo nel multilateralismo, nel dialogo tra le culture, nella necessità di una cittadinanza globale. Su iniziativa del professor Benjamin Barber, politologo e docente all’Università del Maryland, già consigliere politico del Presidente Clinton, politici, accademici, artisti, semplici cittadini, hanno voluto dichiarare di essere ”cittadini del mondo” che sentono sulla propria pelle la responsabilità di costruire un futuro sostenibile per la famiglia umana. Alla interdipendenza negativa sperimentata col terrorismo internazionale e le epidemie come la SARS e l’AIDS, va promossa una interdipendenza positiva di cittadini globali che si fanno promotori del bene comune. “Alla guerra preventiva – spiega Barber – dobbiamo opporre una democrazia preventiva”. Duecento e più anni fa, l’America aveva trovato la sua libertà separandosi dal Vecchio Mondo: Vecchio Mondo. “Oggi invece – ha aggiunto – può trovarla solo lavorando per la libertà di tutti”. E’ l’esigenza insomma di passare dalla indipendenza all’interdipendenza, promuovendo un movimento dal basso che trasformi i singoli individui in cittadini del mondo in relazione. Il Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, l’ex-presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel, la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, e il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, hanno inviato messaggi di adesione. “Dobbiamo porci – ha sottolineato la fondatrice dei Focolari nel messaggio letto a Filadelfia durante la cerimonia – come orizzonte dell’interdipendenza la fraternità: è la fraternità che può dare oggi contenuti nuovi alla realtà dell’interdipendenza. A Filadelfia si è vissuta così una giornata altamente simbolica che ha mostrato la volontà e l’impegno di tanti per il bene comune e la fraternità della famiglia umana. In contemporanea si celebrava l’Interdependence Day in varie altre località degli Stati Uniti, come l’Università del Maryland, il College Park, la Roosevelt University di Chicago e il Suny – Stonybrook in New York, nonché a Budapest, dove Ivan Vitanyi, membro del Parlamento, è stato affiancato da Arpad Goencz, primo presidente dell’Ungheria dopo il regime socialista, per una tavola rotonda dedicata all’Interdipendenza. Per il 2004 è previsto l’ Interdependence Day a Roma, Calcutta, Johannesburg, Pechino e molte altre metropoli. (altro…)