Movimento dei Focolari
17 anni di incontri fra ebrei e cristiani

Scuola Sociale 2013: Dov’è tuo fratello?

“Sono arrivato in un momento di crisi profonda, una ricerca interminabile su questioni esistenziali e sociali che in questi giorni ha trovato una forte risposta”, racconta uno dei numerosi partecipanti arrivati dal Cono Sud (Bolivia, Cile, Paraguay, Uruguay e Argentina), a conclusione della Scuola di Studi Sociali (EDES), che dal 6 all’8 luglio si è svolta presso la Mariapoli Lia, la cittadella dei Focolari in Argentina. Tre giorni di riflessione e di intenso scambio, partendo dalle esperienze di vita, fra persone impegnate in modi diversi nel campo della promozione umana; molti con una lunga esperienza ed altri appena agli inizi, lavorando insieme e cercando di dare una risposta alla domanda fondamentale: “Dov’è tuo fratello?”. Una questione molto inquietante che, coincideva proprio in quei giorni con il forte appello di Papa Francesco visitando l’isola di Lampedusa (Italia), luogo di approdo di migranti africani alla ricerca di migliori condizioni di vita, spesso vittime di naufragi.  “Quello che più mi ha colpito in questi giorni è stato vedere gente così diversa proveniente da tante località geografiche, impegnate in vari ambienti della società, ma tutti con lo stesso obiettivo: amare. Tutto è stato così importante, che vorrei metterlo in pratica già, subito”. Le attività in cui sono impegnati i partecipanti si rivolgono al riscatto della dignità umana in mezzo agli immondezzai, ai centri di ascolto e di salute in centri educativi in zone ad alto rischio, al lavoro nella conservazione del patrimonio culturale indigeno, alla promozione del turismo sociale, dei centri per l’infanzia, al sostegno scolastico, prevenzione e recupero di tossicodipendenti, centri di aiuto alla vita, centri per disabili, volontariato in diverse ONG ed enti di promozione sociale dello Stato, gestione di progetti, alloggi popolari, centri sociali, sindacalisti, dirigenti d’azienda, politici… Anche il solo fatto di potersi incontrare per scambiare le proprie esperienze, è stato di grande arricchimento reciproco. La metodologia di lavoro, era centrata sull’impegno e nell’interesse sociale proprio di ognuno, più che in dibattiti accademici; e ha privilegiato la “costruzione di conoscenze a partire da esperienze vissute”. “Porto con me strumenti e idee da mettere in pratica nelle attività sociali in un quartiere a rischio nel quale stiamo lavorando”. “L’aspettativa è stata ampiamente colmata: ho partecipato a scuole precedenti e sento che gradualmente stiamo crescendo e maturando in questa vocazione all’impegno sociale nelle nostre città”. “Grazie mille! Qui impariamo ad essere, per tornare alle nostre case e fare”. (altro…)

17 anni di incontri fra ebrei e cristiani

Dialogo ebreo-cristiano: a due voci e all’unisono

Certamente non è la prima volta che l’Editrice “Ciudad Nueva”(Buenos Aires), si occupa di dialogo interreligioso: infatti, alcuni anni fa pubblicò “Ecumenismo e dialogo interreligioso in Argentina”. In quell’occasione il prologo lo firmò il cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Fra le altre cose, scriveva: “Questo libro cerca di aiutarci nel cammino, nell’adorazione dell’unico Dio, nella ricerca quotidiana per essere migliori: è un anello in più nella catena del dialogo. Questo libro cerca di aumentare ancora di più la nostra fraterna sete di incontro”. Il testo di Silvina Chemen e Francisco Canzani, del quale stiamo parlando con loro, rappresenta una proposta ed una testimonianza di questo tipo di incontro. Come è nata l’idea di scrivere insieme “Un dialogo per la vita”? Silvina Chemen:« In realtà non ci siano incontrati per scrivere: il libro è stato il frutto di un incontro “di vita”, che si è arricchito con il trascorrere del tempo. Mentre stavamo scrivendo, abbiamo deciso di aggiungere una piccola appendice ad ogni capitolo, con il titolo: “Imparando nel cammino”, perché avevamo capito che era un’esperienza anche il fatto di scriverlo insieme». Francisco Canzani: «È stata un’esperienza comunitaria nel contesto di un dialogo del quale eravamo partecipi. Non volevamo cadere nei soliti luoghi comuni, in questioni tecniche, accademiche o “politicamente corrette. Non abbiamo pensato ad un libro di buoni consigli su come dialogare, ma partire da un’esperienza personale e comunitaria che, a sua volta, presentasse i fondamenti teorici sufficienti per dare gli elementi necessari per entrare nel dialogo ebraico-cristiano e, anche se sembra un po’ pretenzioso, in qualunque forma di dialogo». Qual’è l’obiettivo principale del libro? Silvina Chemen: «La nostra idea è generare la coscienza che il dialogo è una opportunità per vivere meglio, perché se la religione deve fare qualcosa in questo mondo globalizzato, è preservare il senso etico, la speranza, dare un senso all’esistenza. (…)». Ritornando sul concetto di convivenza, il documento della Chiesa cattolica Lumen gentium parla della “costruzione della famiglia umana”. Francisco Canzani:«Non bisogna aver paura delle identità: identità solide aiutano il dialogo. Più forte l’identità, più forte è il vincolo. Inoltre, l’identità comprende la trasparenza intellettuale e la trasparenza spirituale». Per accedere alla versione integrale dell’intervista di José Maria Poirier e Santiago Durante (Buenos Aires), entrare al sito della rivista Ciudad Nueva. (altro…)

17 anni di incontri fra ebrei e cristiani

Argentina: arte e luce per camminare

“Nella visione cosmica andina, il passato si trova davanti: è luce per avanzare. Questi giorni mi hanno dato tanta luce per il cammino! Un grande abbraccio a ciascuno e buon viaggio”, così il saluto di Dami Adanto de Rueda, Direttrice della Scuola Aurora della cittadella argentina di Santa Maria, che ha ospitato l’appuntamento, ai 50 partecipanti al 6° Incontro Latinoamericano di Artisti. Organizzato da Clarté – gruppo di artisti che si ispira alla spiritualità dell’unità – ha riunito nell’ultima settimana di gennaio artisti da tutta l’Argentina, dalla Colombia, dalla Spagna e con la presenza di Michel Pochet, artista belga che vive a Roma, tra gli animatori di Clarté. Santa Maria di Catamarca è una città di 20.000 abitanti nel Nordest del’Argentina, e sorge sulla riva del fiume che porta lo stesso nome. È stata centro di culture millenarie ed è stata parte dell’Impero Inca. Un luogo affascinante, ricco di resti archeologici, con l’incantevole paesaggio dei primi contrafforti della Cordigliera delle Ande. “Le difficoltà per arrivare e le lunghe distanze percorse sono state una ragione in più per godere dell’incontro fra le nostre anime, senza pregiudizi, senza maschere”, spiega Claudio Villareal. E Cristina Críscola aggiunge: “Abbiamo condiviso momenti per conoscerci fra noi, per avvicinarci alla cultura andina, per lavorare insieme in laboratori di produzione. Tutte occasioni di festa, anche per coloro che stavano attraversando dolori profondi”. Il tema era “Nella diversità: l’unità”. Parole che si facevano realtà giorno dopo giorno.

Alcuni pittori sono passati dal: “Non riesco a lavorare. Non sono abituato con gente intorno. Non è il mio stile”, allo scegliere spazi comunitari, condividendo il mate, la tipica bevanda argentina, e le chiacchiere nei momenti di riposo, arricchendosi anche nel contatto con altri artisti. Gli scrittori, il penultimo giorno, in un’esperienza nuova e spontanea, hanno realizzato un “assalto poetico”, regalando una esperienza poetico-teatrale nella quale tutti (musicisti, pittori, attori) hanno partecipato in piccoli gruppi, con una profonda condivisione che partiva dall’anima. L’ultimo giorno, una mostra con i lavori realizzati: pittura, musica, teatro e composizioni letterarie, alla quale hanno partecipato anche alcune persone della comunità di Santa Maria. “Santa María di Catamarca ci hai cambiato la vita – ha detto José, uno dei partecipanti -. Congresso d’arte indimenticabile, con gente proveniente da ogni dove: argentini, latinoamericani, europei. Io ti sento, Santa Maria, come il centro del paese, il suo essere più profondo, con la tua saggia e millenaria cultura, la tua dignità infinita. Le tue donne dolci e valorose. Tienici stretti nella tua mano, altrimenti naufraghiamo nelle stupidaggini e nella banalità. Grazie per averci offerto un nido per nascere di nuovo”.

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Argentina: una scuola per crescere in famiglia

Nel periodo che coincide con l’estate dell’Emisfero Sud, è cresciuto il numero delle famiglie  presenti nella Mariapolis Lia (Argentina). Oltre a quelle che risiedono nella Cittadella, nel mese di gennaio, come succede da oltre dieci anni, sono arrivate altre dieci famiglie, provenienti da Perú, Cile, Paraguay e Argentina, per condividere insieme un’esperienza di unità: tra genitori e figli. Ben 50 “cittadini” in più, dall’età di un anno e mezzo fino ai cinquanta. Diverse provenienze, età, culture che hanno arricchito con la loro varietà la convivenza tipica della Mariapoli. L’obiettivo era quello di “immergersi” nella proposta di vita comunitaria, con le sue attività, il lavoro, i momenti di preghiera, di festa, ed allo stesso tempo riflettere, dialogare e condividere esperienze sui temi specifici della vita di famiglia. In altri termini, una scuola di vita, sul senso più profondo del matrimonio visto con gli strumenti propri della cultura dell’unità. Il programma prevedeva momenti di riflessione sui punti fondamentali, gli aspetti e gli strumenti della spiritualità, nella loro applicazione alla vita di famiglia, con ampi spazi dedicati al dialogo ed alla comunione in coppia ed in gruppo. Per rivalorizzare da questa prospettiva la propria vita quotidiana, il programma della scuola era ‘elastico’: ad ogni famiglia organizzare il proprio ritmo quotidiano di vita, fra spese, faccende di casa, pranzi e cene, lavoro nelle varie attività della cittadella, momenti di riposo. Nello stesso tempo la possibilità di coltivare rapporti di amicizia con gli altri in riunioni spontanee, feste di compleanni ed anniversari, condividendo usanze, cibi tipici, folklore delle diverse culture, crescendo giorno per giorno come una vera “famiglia di famiglie”. I figli, divisi secondo le fasce di età, hanno avuto propri spazi, fra momenti di attività e giochi: esperienze che poi condividevano a casa con i genitori. Facendo insieme il bilancio finale, una giovane sposa diceva di aver scoperto e potuto “cambiare le coordinate di base, (…) per vivere l’ideale dell’unità con mio marito…”. E così la diciassettenne Alejandra, del Perú: “Oggi sento un desiderio particolare di crescere in famiglia, però so che non sono sola in questo cammino, perché sono insieme ai miei genitori, a mio fratello, con tutte le famiglie della Scuola, e so che vicino o lontano, in Perú, in Cile, Paraguay o Argentina c’è chi vuole arrivare alla stessa meta.. forse sbagliando e ricominciando, ma credendo nell’amore”. “Ci sembra di essere come un puzzle nelle mani di Dio, che ci ha smontati e rimessi insieme con tutto il suo amore”, afferma Jorge, cileno. “Ci portiamo via un bagaglio di esperienze, alcune già vissute qui ed altre che vivremo giorno per giorno” dice Gustavo, argentino. E Nicolás, 9 anni: “Mi piace molto il posto, in mezzo alla natura, ed è perfetto per andare in bicicletta. Ho incontrato nuovi amici di diversi paesi, ho scoperto nuove culture e cose nuove, per esempio la storia di Chiara Luce, che sapeva ricominciare ed ha saputo vedere il Paradiso, ed anche a me piacerebbe vedere il Paradiso”. (altro…)