Movimento dei Focolari
Messaggio di Chiara Lubich al Movimento Umanità Nuova

Messaggio di Chiara Lubich al Movimento Umanità Nuova

Messaggio rivolto da Chiara Lubich alla Giornata del Movimento Umanità Nuova

Roma (EUR), 20/03/1983(…) Il nostro Movimento – come sappiamo – è sorto perché un piccolo numero di persone, una cellula di umanità si è imbattuta in una sorgente, s’è lasciata imbevere da una polla di acqua viva: una nuova, più profonda comprensione della buona novella: Dio è Amore! Dio ci ama. Dio ama tutti gli uomini. Nella nostra vita, anche in quella concreta di tutti i giorni, con i suoi problemi e progetti, coi suoi dolori e le sue gioie, noi non siamo soli. Se lo vogliamo, se l’accogliamo, può giocarvi questa Presenza superiore e straordinaria, in grado di aiutare in maniera imprevista, di arricchire e di sublimare il nostro vivere quotidiano in tutte le sue manifestazioni. Un Padre, una Provvidenza divina è sopra di noi e ci segue. Certamente questa fede nell’amore di Dio non è assente, nemmeno oggi, dal cuore di molti. Tuttavia non se ne traggono spesso tutte le conseguenze e si conduce la propria vita, si costruisce la città terrena, si vuole rinnovare il mondo, come se in questo sforzo dovessimo far tutto da noi. (…) Una delle più grandi convinzioni, che s’è fatto, ad esempio, il nostro Movimento in questi quarant’anni di vita, convinzione suffragata dall’esperienza quotidiana, è questa: vivere secondo la Buona Novella, scatenare nel mondo la rivoluzione evangelica è sinonimo di scatenare anche la più potente rivoluzione sociale. Ci sono oggi dislivelli sociali nel mondo? Ci sono ancora, su due fronti, i ricchi e i poveri? Noi crediamo, come Maria, – e l’abbiamo visto per grazia di Dio realizzarsi in più posti del nostro pianeta – che la legge del Vangelo praticata sa veramente arricchire di beni quanti hanno fame e “rimandare a mani vuote i ricchi” (Lc.l,53). Noi siamo testimoni di come la beatitudine della povertà (cf. Lc.6,20) e la minaccia del “guai a voi, o ricchi” di Gesù (Lc.6,24), prese sul serio, possono dare una solenne spinta per ristabilire gli equilibri sociali. Abbiamo oggi il problema della disoccupazione, degli anziani, degli emarginati, degli handicappati, della fame, i molti problemi nel Terzo Mondo? Non ammonisce forse tutta la storia cristiana che la pagina del Vangelo riguardante l’esame finale di ogni cristiano “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare…” (Mt. 25,35 ss) ha offerto straordinarie soluzioni? Non abbiamo forse sperimentato anche noi che, messa in atto, con impegno quotidiano, secondo le esigenze attuali e con metodi consoni al nostro tempo, può risolvere molti di questi problemi? E il “dare”, che il Vangelo domanda (“Date e vi sarà dato”) e che assicura la promessa di “misure piene, pigiate e traboccanti” (cf. Lc. 6,38), che il nostro Movimento tante volte ha costatato, non è anch’esso un atteggiamento concreto che può sollevare chi è nella miseria, nella fame, nella solitudine, bisognoso di ogni cosa? E’ un’esperienza quotidiana poi che “chiedendo”, come il Vangelo insegna, si ottiene (cf. Lc.11,10); che “il resto” (e questo resto può essere per gli uni: la salute, per altri: il posto di lavoro, per altri ancora: la casa, o un figlio, o quanto necessita) viene in sovrappiù (cf. Mt. 6,33). L’abbiamo costatato con i nostri occhi poi, tante volte, a gloria di Dio, quel “centuplo”, che Cristo ha promesso a quanti si staccano da ogni cosa per Lui (cf. Mt. 19,23). (…) E se arriva qui, per il poco che, con la grazia di Dio si fa, per il poco che si ama, perché non può arrivare dappertutto?

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Messaggio di Chiara Lubich al Movimento Umanità Nuova

1939 – La Casetta

Casetta Il 1939 registrò un viaggio che si rivelò decisivo per Silvia: «Sono invitata a un convegno di studentesse cattoliche a Loreto – scriverà più tardi Chiara, usando quel tempo presente che per lei significava il permanere della realtà divina, quasi nell’atemporalità dello Spirito –, dove è custodita, secondo la tradizione, la casetta della Sacra famiglia di Nazareth. Seguo in un collegio un corso con tutte le altre; ma, appena posso, corro lì. Mi inginocchio accanto al muro annerito dalle lampade. Qualcosa di nuovo e di divino m’avvolge, quasi mi schiaccia. Contemplo col pensiero la vita verginale dei tre: “Dunque Maria avrà abitato qui – penso –. Giuseppe avrà attraversato la stanza da lì a lì. Gesù Bambino in mezzo a loro avrà conosciuto per anni questo luogo. I muri avranno riecheggiato la sua vocetta di infante…”. Ogni pensiero mi pesa addosso, mi stringe il cuore, le lacrime cadono senza controllo. Ad ogni intervallo del corso corro sempre lì. È l’ultimo giorno. La Chiesa è gremita di giovani. Mi passa un pensiero chiaro, che mai si cancellerà: sarai seguita da una schiera di vergini». Così. Tornata in Trentino, Chiara ritrovò la sua scolaresca e il parroco che l’aveva accompagnata nel suo cammino spirituale in quei mesi. Questi, non appena la vide così felice, le chiese se finalmente avesse trovato la sua strada. Chiara rispose di sì. Era una strada nuova, che non corrispondeva a quelle conosciute: ritirarsi in un convento, sposarsi, consacrarsi a Dio, ma nel mondo. Nulla di più, nessuna “involata”, ma la concretezza delle cose e dei tempi di Dio. (altro…)